Silenzi scroscianti

free con Kairi

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  1. Kairi Uchiha
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    L'uomo non si oppose in nessun modo alla sua presa, dimostrando una tranquillità che spiazzò la kunoichi. Quando le disse di prendere qualcosa dalla sua tasca non se lo fece ripetere due volte, mollando il colletto dello shinobi con il braccio destro ed andando alla ricerca di qualcosa nel suo mantello: impiegò diversi secondi per trovare la foto, la mano le tremava dalla rabbia e dall'irritazione causati dalle frasi che aveva sentito poco prima, mentre la sua mente ancora non riusciva a ragionare in maniera razionale. Quando finalmente sentì un pezzo di carta sotto le sue dita estrasse la foto velocemente, e quasi le venne un colpo al cuore quando riconobbe la donna.

    Mamma... sussurrò, mentre sentì improvvisamente gli occhi farsi umidi: ricacciò a forza le lacrime indietro mentre osservava anche gli altri dettagli della foto. Non riconosceva l'uomo alla sinistra, ma la persona al centro era chiaramente una versione più giovane dello shinobi che sedeva davanti a lei nel carretto in quel momento. Fu la piccola collina di cadaveri di bambini ai piedi dei 3 che le fece venire la pelle d'oca, mentre un brivido freddo percorreva la sua intera spina dorsale. Sua madre era complice di quello sterminio disumano?

    Dimmi quello che sai. ribadì ancora una volta, mentre in tutta risposta il ninja tirava fuori un piccolo libricino e glie lo porgeva. Costretta a mollare definitivamente la presa la ragazza si allontanò di mezzo metro, sedendosi sulle ginocchia ed appoggiando la foto sulle sue stesse gambe quasi fosse una reliquia ed iniziando a sfogliare il piccolo diario.
    Riconobbe alcune foto, altre erano a lei completamente sconosciute ma non le fu difficile capire che si trattava di una sorta di libro nero dell'accademia, ove venivano riportati i soggetti più pericolosi, obiettivi da catturare o meglio ancora, eliminare. Quando finalmente raggiunse la foto che temeva, quella di sua madre, si portò istintivamente una mano alla bocca quando riconobbe una firma che per lei era fin troppo conosciuta, ovvero quella di suo padre. Rimase secondi che le parvero infiniti a fissare il foglio, passando lo sguardo fra la foto e la firma e riportandolo sullo shinobi davanti a lei solo quando questi cominciò a parlare nuovamente.

    Ascoltò la spiegazione senza dire una parola, abbassando la mano dal viso fino ad andare a sfiorare senza nemmeno rendersene conto la firma di suo padre. Per tutti quegli anni le aveva nascosto quelle informazioni? Stentava a crederlo, eppure si fidava di suo padre più di ogni altra persona al mondo, se l'aveva fatto doveva esserci un motivo più che buono. O forse più semplicemente l'uomo davanti a lei stava mentendo. Si, quella era la soluzione migliore, la più semplice. Mentiva.

    Stai mentendo, vero? esclamò, scuotendo la testa ed emettendo una piccola risata, gli occhi sgranati La cosa è chiara come il sole. Questo è un pessimo scherzo di carnevale in ritardo, non può essere altrimenti continuò quasi senza rendesi conto di ciò che diceva: se si fosse fermata qualche secondo a ragionare razionalmente si sarebbe resa conto di quanto anche solo credere la cosa fosse assurdo, ma in quel momento la sua mente era in totale confusione. Le prove che l'uomo aveva portato, la foto, il libretto e la firma di Izuna ben riconoscibile erano già più che sufficienti per dimostrare che ciò che diceva era la realtà, e la prova più schiacciante fu il seguente foglietto che le venne dato. Lo sharingan non mentiva, e le bastò un'occhiata per capire come quella fosse, in maniera che non concedeva dubbi, la scrittura di suo padre.

    Ma Jotaru non aveva ancora finito: come un boia che da il colpo finale alla sua vittima l'ascia della verità, una verità che le era stata taciuta per quasi 13 anni, calò inesorabile sulla kunoichi dandole il colpo di grazia. Allo stesso tempo scoprì di avere un fratello e che il suo stesso fratello era stato ucciso da sua madre, una persona che aveva sempre creduto essere una combattente della foglia, fedele servitrice del villaggio e del suo clan. Donna che in realtà non era altro che una vile traditrice e figlicida: un colpo che la sua psiche in quel momento non sapeva come metabolizzare, un colpo troppo duro che distrusse totalmente tutte le sue credenze ed al contempo tutte le sue speranze.
    Lasciò cadere dalle mani il libretto che scivolò sulle sue gambe fino ad appoggiarsi morbidamente sulle varie pellicce, fissando il buio davanti a lei per diversi istanti, la sua mente totalmente annebbiata da sentimenti vorticanti che neppure lei riusciva a decifrare.
    E fu allora che il muro fece il suo lavoro: quel muro che fin da quando era bambina, fin da quando aveva 6 anni aveva creato per proteggersi da un dolore troppo forte da sopportare tornò inesorabilmente a costruirsi nel suo inconscio, andando a vanificare tutti gli sforzi di buttarlo giù fatti negli ultimi anni e soprattutto nell'ultimo grazie anche alle persone che le erano state attorno.
    Non una lacrima scese dal suo viso, non un singhiozzo. Se l'uomo si fosse aspettato qualsiasi ulteriore reazione da parte sua sarebbe rimasto stupito nel vedere come in quel momento davanti a lei ci fosse al contrario una persona apparentemente calma e tranquilla, ma in realtà in stato di shock totale. Una sola frase fu proferita dalla kunoichi, le uniche domande a cui ancora non aveva ricevuto risposta

    Perché proprio io? Perché proprio ora? Cosa dovrei fare, adesso?

    L'ultima domanda fu retorica, per quanto non volesse ammetterlo neppure a se stessa la soluzione era una, ed una soltanto. Sua madre era una traditrice del villaggio, traditrice del suo clan e peggio ancora traditrice della sua famiglia. Taka doveva morire.
     
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