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Add. Competenza Generica Creazione Haruki Miyazawa

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  1. ~Cube
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    Il Fiore Lupo

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    Sanguinavo, copiosamente. Ero già stato colpito in vita mia e non ero la prima volta che vedevo il mio sangue sporcare il terreno. Ma quella ferita era particolare, solo una lama speciale poteva causare un danno simile, senza considerare come l’armatura elettrica si limitò solo a diminuire la gravità.

    Sputai per terra, come era stato possibile? Ma per un momento misi da parte quei pensieri quando notai la presenza di ben due persone, avvicinarsi verso di me.

    Nemici?

    Mi alzai in piedi e impugnai in entrambe le mani i miei fidati tirapugni. Ma caddi, le mie gambe cedettero. Un veleno, doveva esserlo per forza. Una semplice ferita non poteva causarmi tutti quelle conseguenze. Sorrisi, stava veramente giungendo la mia fine? Così in un deserto, nel bel mezzo del nulla? Sospirai. Nulla, già. Una metafora dell’utilità della mia vita?

    Sentii pronunciare il mio nome. Di nuovo… come era possibile? Con la coda dell’occhio notai dei movimenti, apparentemente non ostili. Percepii chiaramente una sensazione positiva. Quasi gratificante… mi stava curando? Perché?

    Alzai il braccio verso il samaritano: - Chi sei? - Ma poi sopraggiunse il nulla. Caddi tra le braccia del Kami Tsukuyomi.


    ~.~



    Aprii gli occhi e a fatica mi guardai attorno. Ero disteso su un letto rigido, piuttosto scomodo a dire la verità. Rimasi in silenzio per qualche istante. Stavo cercando ancora di capire che cosa era successo. La mia mente mi riportò subito all’ultimo ricordo vivido. Una sensanzione di calma e tepore. Due uomini ma a fatica riuscivo a inquadrarli. Già, la ferita! Spostai subito il braccio verso l’addome, verso la zona danneggiata ma il mio tatto mi lasciò stupido. Nessuna sensazione viscida, niente sangue represso. Solo una benda che copriva la zona.

    Osservai meglio la stanza, muri di pietra circondavano quel locale e giusto un paio di torce permettevano di definire con chiarezza la camera. Mi scrosciai gli occhi con la mano e vidi niente che lo stesso uomo che mi aveva soccorso. A fatica mi alzai, portandomi in una posizione semi-seduta. Era vestito in una maniera alquanto singolare, senza dubbio, ma quel tipo di vestiti gli avevo già visti in qualche occasione. Vestiti tipici dei monaci. Con una mano stringeva una sorta di rosario mentre una benda copriva i suoi occhi, era cieco? Eppure si era accorto della mia presenza, o meglio del mio risveglio.

    Mi pose una domanda. Molto semplice, a dire la verità. L’avrei chiesta anche io come prima cosa se fossi stato al suo posto. Sospirai. Presi a proferire, limitandomi a dargli del tu. Non ero il tipo da grandi formalismi.

    - Mi ricordo che hai pronunciato il mio nome. E quindi sai chi sono. Ma forse non sai bene da dove provengo, dove sono cresciuto. Ebbene nel Paese delle Sorgenti Termali c’è un detto, a cui credo fermamente e così recita: Colui che salva la vita ad una persona si prende la responsabilità della vita stessa della persona. – attesi un istante, quella frase era decisamente importante… almeno per me – E’ evidente che chiunque tu sia mi hai salvato e ti devo la vita. Perciò mi sembra il minimo risponderti, anche se non ti conosco. Ero qui, in questo deserto, per mia personale iniziativa. Probabilmente non lo saprai ma in questo Deserto ogni anno si tiene una competizione illegale dove il Clan Yotsuki di Oto e quello di Kumo si affrontano, mettendo in campo i loro migliori gladiatori. Ebbene io sono il vincitore di questo torneo. – sospirai di nuovo –… e la mia volontà è distruggere questo scempio. Come ogni competizione illegale sesso, potere e malvagità corrompono l’animo delle persone che partecipano. Orge, alcool, droghe, scambi di potere avvengono in quel contesto. E ci perdono tutti, ma in particolare il mio Clan. Gli Yotsuki devono superare questi vecchi e inutili retaggi. – forse quel monaco avrebbe inteso le mie parole, meglio di molte altre persone – ed eccoci qui. Ogni anno il luogo nel deserto cambia e questo perché si muove l’arena, tramite delle carovane. Ero qui per capire dove si svolgerà il prossimo anno e raccogliere informazioni da due tizi. Alcuni miei informatori mi avevano avvisato che si stavano dirigendo verso un certo tempio, chissà forse per invitare alti dignitari del quel luogo sacro alla competizione. Non so bene…-

    Attesi, più di qualche secondo. Avevo praticamente raccontato la pura verità, certo tralasciando la parte vendicativa, nei confronti del Clan stesso, o quella di Daichi, molto più personale, ma alla fine i fatti erano proprio quelli. Esattamente quelli che aveva sentito quel monaco.

    - Credo di aver soddisfatto la sua curiosità, no? Ora mi può dire il tuo nome? Il nome di quello che mi ha salvato da morte certa. –

    Una domanda lecita, del resto.
     
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