Il Drago e L'Oni

QDV - Maschere di Konoha

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    Il Fuoco e la Giada








    Notte fonda, da tempo era passato l’orario di lavoro per Raizen, anche se solitamente andava a letto ben oltre la mezzanotte, dilungandosi per leggere qualche rivista o fare zapping tra i canali, motivato anche dal fatto che le pessime notizie arrivavano sempre di notte, tanto valeva aspettarle.
    Per Konoha non era un periodo semplice, quando il messo giunse trafelato alla sua porta, quasi sfondandola, la sorpresa non fu quindi eccessiva, non lo fece nemmeno parlare, alzò una mano per imporgli il silenzio.

    Dammi qualche minuto, vado a cambiarmi, aspetta qui, mi dirai tutto mentre ci muoviamo.

    Fu di parola, indossando gli abiti da battaglia in poco tempo, neri come lo erano da sempre il colore più adatto ad un ninja, perfetti per essere accolti nelle ombre, in pochi sapevano che era più di un vezzo professionale in quel colore così scuro, c’era qualcosa nel nero che era in sintonia con l’animo di Raizen.

    Quindi questa volta lo indosserai, ragazzo?
    È nostalgico, non sei l’unico Hokage che ho visto, ma di sicuro è passato un bel po’ di tempo da quando ho visto l’ultimo, anche per me.


    Due scatti secchi furono la risposta alla richiesta del demone, in quel momento c’era poco spazio per le parole. Quando era diventato Hokage nella sua divisa, all’altezza delle scapole, erano state incluse due placche argentate, nessun fine bellico, erano li per il villaggio della foglia.
    Tornato dal messo insieme ai vestiti aveva mutato anche espressione, la piccola aggiunta necessaria per una missione di quel tipo pareva avere un peso sulla sua coscienza della Montagna quasi superiore a quella della riuscita stessa della missione.
    Quel bianco mantello inciso di linee rosso fuoco che lo identificavano come la decima Fiamma del villaggio ora garriva alle sue spalle mentre si muoveva rapido verso il centro operativo, e lo identificava come primo protettore del villaggio: il mantello da Hokage, per Konoha un simbolo ben più alto dello stesso ridicolo cappello che condivideva con le cariche simili.
    Arrivato nella sala di controllo salutò con un cenno del capo.

    Ditemi.

    Poche parole per concedere a coloro che avevano le informazioni di comunicargliele. La situazione era critica, ma poteva essere decisamente peggiore, soprattutto sapendo quello che era successo a Kiri.

    Bene. Abbiamo qualche secondo per organizzarci allora, le guardie del palazzo sono l’elite di tutta la nazione e conosco i jotre[come da ambientazione è presente un elite di 3 jonin nel palazzo… a meno di sorprese, in quel caso gestisci tu XD]nin, non sono facili da abbattere in quell’ambiente.

    Si rivolse quindi allo Yamanaka.

    Puoi comunicare con loro, giusto?

    Domandò, se ottenuta conferma avrebbe proseguito con le indicazioni.

    Di all’ Eremita che deve dare una rapida occhiata alle condizioni della magione, può percepire forze vitali estranee, non devono esserci infiltrati altrimenti rischieremo di cedere informazioni e ritrovarci il nemico sempre un passo avanti, deve estendere i suo sguardo anche ai territori nei dintorni, a Kiri venne usato un esercito, potrebbero farlo anche qui, al mio arrivo, se non conclude prima, lo voglio pronto a farmi rapporto.
    Il Dislocatore deve occuparsi dell’evacuazione, fategli approntare il primo sigillo di dislocazione remota nella stanza più inaccessibile del palazzo, se non ne esiste una che venga creata dal Senju, è li per rendere il palazzo una trappola ed anche per questo, all’interno della stanza voglio un sigillo del dislocatore e questa.


    Estrasse dalla tasca una piccola sferetta metallica.

    Devono portarla sempre con loro.
    Potete mandare dei ninja, penso non sia assurdo poter mandare anche questa, no?
    Se vi richiede un intero viaggio tuttavia rimanderemo, ma è di primaria importanza che il daimyo venga marchiato con i sigilli del dislocatore.


    Continuò il suo discorso con lo Yamanaka, la più efficiente macchina da comunicazione che potesse esserci.

    Riguardo i ninja ho una rosa di volontari, contatteremo loro.

    Fornì i nomi scandendoli chiaramente per poi rivolgersi al team che avrebbe dislocato l’intero gruppo al palazzo.

    Una volta che porterete noi tenetevi pronti, sarete esausti al termine dell’operazione, purtroppo sono pesante, ma il dislocatore potrà usare la sua arte per portare l’intera famiglia qui a konoha, al sicuro. Prendete dei tonici, uno dei suoi sigilli deve tornare qui di modo che vengano tratti in salvo.

    Quando gli shinobi arrivarono, non trovarono il Raizen di sempre, ma qualcosa di più imponente, statuario, molto più vicino alla pietra che lo ritraeva affianco agli altri Hokage, non guardava nessuno di loro per dire “ve l’avevo detto” , un chiaro segno che ben poco gli importava della rivalsa sui suoi shinobi meno esperti, restava sempre severo in volto, ma i suoi modi informali erano distanti, come probabilmente lo era la sua voglia di sentire opposizioni non giustificate: quando la Montagna voleva far comprendere il proprio d'animo non servivano parole, bastava l'espressione.

    Cantha.
    Hanno attaccato.
    Dobbiamo muoverci.


    Cinque parole, un telegramma che racchiudeva tutto ciò che sapevano.

    Ho dato le principali predisposizioni, ma non abbiamo informazioni precise, immagino sapremmo di più una volta arrivati li.
    Quando siete pronti, andremmo dentro al cerchio, non sarà piacevolissimo se è il vostro primo teletrasporto, per cui preparatevi ad un po’ di nausea.


    Duro solo pochi istanti, dall’illuminazione era evidente che fossero in uno scantinato, o quantomeno una stanza seminterrata, sopra il palazzo, il simbolo di Cantha nefasto e minaccioso come una condanna già emessa.

    Di certo sanno come farsi notare, non so quanto fosse loro intenzione nascondersi.

    Pensò a voce alta, prima di cercare con lo sguardo le persone che aveva richiesto.

    Rapporto?

    Chiese con voce chiara quanto seria, se non ci fosse stato nessuno la sua figura di riferimento sarebbe stato Oda.

    Oda. Cosa vedono i tuoi occhi da sensitivo.
    E collegaci mediante la comunicazione mentale, sarà utile.


    Attese le sue informazioni con un filo di impazienza, la loro posizione non era tra le migliori, prima di muoversi doveva quindi programmare, attendere e sapere.
     
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