Il Drago e L'Oni

QDV - Maschere di Konoha

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  1. Yato Senju
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    Cantha Attacca
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    Maschere della Foglia


    Ero sveglio. Ero spesso sveglio, di recente, dal mio ritorno dalla Colonna Evanescente, con tutto quello che aveva comportato. La notte mi ricordava quel luogo così alieno da sembrare una terra d'incubo, e quasi mi sembrava di sentire ancora le mani del Flagello strette intorno alla mia gola, con la mia vita e la Missione inerme di fronte alla sua potenza. Non dormivo, e quindi mi allenavo, per sviluppare ancora e meglio le capacità di clan risvegliate tanto di recente. Ero un seme che non aveva bisogno del sole per crescere, ma solo di vivere, apprendere, e diventare infine il roveto che avrebbe stritolato il cuore dell'Hokage tra le sue spire spinose.

    Si trattava solo di un obbiettivo ancora lontano.

    Ero appena uscito da una doccia corroborante dopo la sessione di allenamento e stavo sgranocchiando una barretta energetica quando giunse la convocazione. Perentoria. Possente. Inesorabile. Rango S, anche se ero solo un Genin...questo voleva dire enormi rischi, per possibili enormi guadagni e, forse, per riuscire ad avvicinarmi al Bersaglio. Che sia Cantha? Mi trovai a sussurrare...la riunione della settimana prima era un ricordo vivido. O forse il Flagello, o una di quelle Armi di Iwa di cui parlano. In ogni caso non posso perdere tempo. Nel giro di pochi minuti ero già nel salotto di casa, che faceva anche da ambiente d'ingresso della piccola villa in cui abitavo coi miei genitori: come sempre erano in salotto, e li salutai solo con un cenno del capo. La Missione era in mano mia sin da quando ero stato promosso al rango di Genin, non stava a loro intromettersi. Chiusi la porta alle mie spalle, attraversando la notte di Konoha, quasi camminando in quel sogno oscuro che mi ricordava la torre che non esisteva. Un grado S. Ripetei: non poteva che essere qualcosa di grosso, e se serviva la mia presenza doveva trattarsi di qualcosa di cui avevo conoscenza, o per cui anche i più inesperti potevano essere utili. Avrei avuto risposta solo dopo qualche minuto.

    [...]

    Riuniti nella sala emergenze, ricevemmo un briefing molto sommario: invasori nel palazzo del Daimyo, un'organizzazione abbastanza penosa che impediva di disporre le truppe in maniera efficace (ennesimo segno dell'incapacità di quel Kage che avrei prima o poi soppresso) e la possibilità di trasferire sul posto solo un piccolo drappello con quello che passava il convento: noi. L'Hokage era là, ovviamente, come prevedibile con un cipiglio tanto duro da poter sfondare qualche cancello corazzato, e si mise a sbraitare come suo solito senza nemmeno capire quanto potesse essere complessa la situazione. Non mi persi una parola di quello che disse al team deputato al teletrasporto, ma ne capii poco e nulla, limitandomi a memorizzare per poi analizzare in seguito...sempre che ci fosse un seguito. Scuro in volto, con la mia classica tuta da ginnastica e la sciarpa rovinata, le armi bene in vista sulla schiena o nelle sacche alla cintola, ero pronto a tutto, anche a tollerare Raizen Ikigami se questa storia mi avesse permesso di apprendere qualcosa su di lui...sulle sue abitudini e debolezze...e magari se mi avesse permesso di diventare più forte, perché alla fine era la pura potenza a mancarmi, unita forse all'esperienza che certo sarebbe giunta, poco a poco.

    Kairi...quell'altra ragazza della riunione...Shin, Eravamo pochi, anche se l'Hokage era sicuramente una forza della natura, ma quanto era utile portarsi un tornado tascabile quando devi salvare un Daimyo? La pochezza del suo briefing mi diede il voltastomaco e non smisi un secondo di guardarlo con aria di sfida...tuttavia era il Kage e in quell'occasione era anche il mio caposquadra. Ai suoi ordini, Hokage. Dissi con assoluta sincerità, anche se era evidente che la cosa fosse motivo di irritazione. Non penso avrò problemi col teletrasporto. Dopo la Colonna ero abituato a cambiamenti improvvisi d'ambiente. Le rammento che sono un ninja medico, ma posso fornire un po' di copertura se necessario, sia tramite illusioni che con il Mokuton. Dissi tanto a suo beneficio quanto a quello dei compagni. Ho già combattuto assieme a Kairi... Le feci un cenno del capo che era anche un saluto. Mentre non credo di conoscere te. Aggiunsi rivolto ad Asami. Sono Yato, del clan Senju. Distogliendo lo sguardo un po' avverso dal Kage, mi esibii nel più rassicurante dei sorrisi. Spero che ci guarderemo le spalle a vicenda in questa faccenda. Poi su Kairi. Uchiha e Senju assieme, no? Con una mano sul petto le rammentai il regalo della settimana prima...se avesse avuto ancora il seme che le avevo dato la settimana prima (travestito da amuleto) avrei sempre saputo dove si trovava.

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    Quanto a Shin, mi limitai a uno sguardo prolungato, fissandolo dritto negli occhi. Sicuramente non aveva scordato le parole che ci eravamo scambiati pochi giorni prima.

    [...]

    Arrivammo sul posto, alla fine, con il simbolo di Cantha ad accoglierci, sollevato a mò di sfida, più che di monito. Sapevano che sarebbe arrivato qualcuno. Tutto stava a vedere se il boccone che avevano invitato gli sarebbe andato di traverso o meno. All'erta, attesi ordini, pronto alla lotta, cercando di avvicinarmi prevalentemente a Kairi. Avevo investito su di lei, in fondo.
     
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