Il Drago e L'Oni

QDV - Maschere di Konoha

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  1. Zakira
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    All’incontro un gruppo di ninja si era riunito attorno alla figura dell’Hokage, che spiccava soprattutto per l’altezza rispetto a quella dei suoi sottoposti. Quei ninja erano, molto probabilmente, gli stessi che avevano partecipato alla riunione avvenuta qualche giorno prima da quell’improvviso allarme. Tra loro riconobbe alcuni che avevano esposto il proprio pensiero alla riunione. Una giovane ragazza, dall’aria stanca con delle occhiaie sotto i suoi occhi neri come la pece, era la stessa che alla riunione era intervenuta per dire la sua per quanto riguarda l’imminente minaccia. Oltre a lei, un’altra figura tra gli shinobi convocati quella sera fu protagonista ,anch’egli, durante la riunione. Anche se Asami non capì nemmeno una parola di quello che aveva detto il giovane ragazzo, restando totalmente estranea a quella faccenda. Le sue parole quella volta invece furono ben comprensibili, nonostante la tarda ora anche se per la giovane Hoshiyama era abbastanza sveglia dato il pericolo che aveva colpito il palazzo del Daimyo.

    -[...]Le rammento che sono un ninja medico…-

    Quelle parole l’avevano attirata magicamente. I suoi occhi verde smeraldo si spostarono sulla figura del ragazzo, intento a spiegare altre abilità in suo possesso. Parole che la Hoshiyama ignorò completamente. Sapeva, in cuor suo, che non era l’unica all’interno di quell’immenso villaggio a voler intraprendere la carriera medica. Ma non credeva di incontrare un potenziale collega. Forse, nonostante la sua giovane età, lavorava già all’interno dell’ospedale di Konoha. Le sue abilità mediche erano migliorate dal suo arrivo al villaggio e lavorare all’interno dell’ospedale era un buon modo per ampliare le sue conoscenze sul campo della medicina. La sua mente iniziò a vagare, immaginando per un attimo la struttura ospedaliera della città più importante del Paese del Fuoco. Il corridoio bianco. La confusione. Le stanze. Fin quando non fu distratta nuovamente dalla voce.

    -Mentre non credo di conoscere te.-

    -Eh?-

    I suoi occhi puntarono dritti sulla figura del giovane shinobi, con aria ancora disorientata. Stava ancora sognando ad occhi aperti ma l’unica cosa che aveva capito era il suo nome.

    -Sono Yato, del clan Senju.-

    -Clan… Senju?-

    Fu quasi un sussurro. Anche se originariamente doveva essere un breve pensiero. Ma lo stupore, in quegl’istanti, prese il sopravvento. Infatti il suo sguardo assunse un’aria sorpresa, spostando la sua sua visuale dal ragazzo su un punto indefinito. Quel cognome per lei non fu per niente sconosciuto. Lo aveva letto, durante una missione, su un r otolo proibito. E su quel documento era stato riportato un nome di una donna aveva lo stesso cognome del ragazzo. Lei stessa aveva scritto su quel documento, parola per parola, i suoi numerosi studi riguardante la rigenerazione cellulare. Riguardante la tecnica proibita che aveva accuratamente appreso durante quella missione.

    §E’ lo stesso cognome di quella Tsunade...§

    Difficilmente ricordava nome di persona appena conosciute o che di sfuggita aveva solo letto. Ma in quell’occasione il nome del quinto Hokage del villaggio della Foglia rimase della sua mente. Era stata affascinata dagli studi effettuati dalla donna, tanto da ricordarsi ogni singola lettera di quello che c’era scritto su quel rotolo. In tutti quegli anni non aveva mai letto degli studi così complessi sulla materia che da mesi stava seguendo pian piano. Aveva letto quella tecnica fortuna che nessuno o solo in pochi avevano avuto. Ed era ben contenta di conoscere un suo probabile discendente. E, forse, era per quel motivo poteva definirsi un ninja medico. Magari in quel clan tutti gli shinobi erano predisposti all’arte medica per onorare la figura di Tsunade. Come il ragazzo, anche Asami si era presentata mentre le labbra disegnavano pian piano un piccolo sorriso nonostante il pericolo che incombeva su di loro.

    -Date le circostanze dobbiamo collaborare per forza. Inoltre anch’io sono un ninja medico… la nostra presenza è indispensabile… Comunque il mio nome è Asami Hoshiyama.-

    A differenza dello shinobi lei non poteva vantare di un clan all’interno del villaggio. Lei faceva parte di una piccola ma nobile famiglia sparsa in tutto il continente impegnata solo nel commercio. La loro ricchezza deriva soprattutto da quest’ultima attività che si tramadava da generazione in generazione. Nonostante la presenza dei genitori e dello zio all’interno del Paese del Fuoco, gli altri esponenti della famiglia Hoshiyama vagavano per il continente per ampliare l’attività di famiglia. Ma lei, fra tutti, era stata l’unica cambiare il suo destino. Contro il volere di tutti.

    [...]

    Il suo sguardo era fisso sull’imponente marchio, sovrastando il cielo sopra il palazzo del Daimyo. Proprio in quegli istanti uno dei ninja decise, tramite una tecnica, di comunicare con ognuno di loro telepaticamente. Ma per entrare nella testa della giovane Hoshiyama aveva bisogno del suo consenso. Non immaginava che le capacità del chakra si spingevano fino a quel punto. A quanto pare aveva ancora molto da imparare. Ma di sicuro non voleva farlo durante l’attacco da parte di Cantha. Diede il consenso al giovane ragazzo, nella speranza di essergli d’aiuto.

    [...]

    Il simbolo rosso di Cantha si trovava ancora nel cielo maestoso, come voler affermare una loro presenza. Ma nella stanza, come poteva vedere con i suoi occhi, c’erano solo degli scaffali vuoti. La ragazza dagli occhi verdi controlló attorno a se altro particolare all’interno della rimessa quando improvvisamente vide il capo del villaggio imbucare l’unica uscita. È una volta uscita, seguita a ruota dagli altri shinobi della foglia, il suo sguardo si focalizzó sul cielo del tutto diverso rispetto alle altre volte. Non solo per il marchio rosso ma anche per la luna che, inspiegabilmente, aveva assunto una tonalità rossiccia catturando l’attenzione della genin. Ma quella strana luna non fu l’unico problema del gruppo di shinobi della foglia. Dinnanzi a loro un uomo, quasi della stessa statura dell’Hokage. Il suo volto, marcato di numerosi cicatrici, era incoronato dai lunghi capelli castani. La sua armatura, che riportava il simbolo di Oni, riportava numerose fodere per le armi da lancio che, che molto probabilmente, aveva già usato contro i suoi precedenti nemici. La cosa inquietante erano le tre teste tenute saldamente dai capelli con la mano destra. E il suo sguardo si focalizzó immediatamente sulle teste dei malcapitati, ormai privati della loro vita. L’orrore nei suoi occhi si trasformó dapprima in confusione e successivamente in rabbia. Tre shinobi erano stati iccisi brutalmente dalla mano di quell’uomo. Oppure dai suoi aiutanti che si trovavano poco dietro di lui.
    Sette figure. Con sette armature diverse. E sui loro volti delle maschere raffiguranti diversi animali.
    L’uomo dai lunghi capelli, prima di sparire dietro ad una nuvola rossa come la luna, sfidó apertamente il capo-villaggio di Konoha. A seguirlo anche i suoi uomini sparirono lasciando il gruppo nel silenzio in compagnia della luna. Lasciarono solo le tre teste delle guardia del Daimyo che furono lanciate a pochi centimetri dall’Hokage.
    Ma improvvisamente un dolore, simile ad una piccola scottatura, avverì sul suo avambraccio destro. I suoi occhi si spostarono Sull’arto notando due simboli rossi. Simboli diverse, ma del medesimo colore, comparvero sul corpo degli altri shinobi.

    -Ma cosa diamine…?-

    -No, non so cosa possa essere.-

    Anche l’Hokage non riusciva a spiegarsi del fenomeno appena accaduto. Cosa stava succedendo? A cosa servivano quei simboli? E perché proprio il simbolo del serpente e del cervo?

    [...]

    Come capo del villaggio e del piccolo gruppo di shinobi inizió subito ad impartire ordini soprattutto per liberare il Daimyo. Diede a ciascun ninja una piccola sfera di metallo che la ragazza conservó gelosamente all’interno del suo marsupio. Grazie a quelle sfere l’Hokage poteva raggiungere ognuno di loro, anche se Asami non riusciva a capire come. Forse tramite una tecnica.
    Tra teorie e varie strategie, gli shinobi dovevano capire come liberarsi dei simboli che comparvero precedentemente sulla loro pelle, salvare il Daimyo e fermare l’oscuro rituale.
     
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