Tomodachi

[Free Kairi - Shin]

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    Tomodachi

    II



    Shin fece gli onori di casa, presentandosi dopo pochi minuti con un paio di tazze e una teiera fumante. La sala in cui aveva fatto accomodare Izuna era accogliente, con i suoi divanetti e il basso tavolino tra di loro. Ad un occhio attento non sarebbe però sfuggito il sottile strato di polvere che ricopriva i soprammobili disseminati sugli scaffali della libreria addossata alla parete, per la maggior parte fotografie di famiglia.
    Non appena i due furono seduti ai due capi del piano, uno di fronte all'altro, il padre di Kairi ruppe il silenzio. Il suo atteggiamento impaziente tradiva una certa premura ed il Kinryu abbassò un poco la guardia. Mentre l'uomo parlava, il giovane stringeva la sua tazza fumante tra le mani, senza tuttavia fare mai il gesto di portarla alla bocca. Anzi, quando il poliziotto si soffermò sull'assenza della figlia da casa e dalle sue condizioni al rientro, la ripose sul tavolo con un piccolo suono sordo. Gli angoli della bocca del ragazzo si incurvarono impercettibilmente verso il basso. Aveva avuto il presentimento che la situazione fosse grave quando Izuna si era presentato alla sua parte, ma era una di quelle occasioni in cui detestava avere ragione. Il silenzio scese nuovamente tra di loro, e per un paio di istanti l'unica cosa che parve muoversi nella stanza fu il vapore che si levava dai recipienti ancora pieni. Shin approfittò della pausa per fare il punto ad alta voce, a beneficio del suo ospite. Quando quell'individuo le ha consegnato il rotolo ho tirato un po' gli occhi per sbirciare, lo ammetto. Ero curioso. Però la carta era completamente bianca, non posso sbagliarmi. Tuttavia... Incrociò le mani davanti alla bocca, come usava fare spesso. Sì, Kairi ha senza dubbio attivato lo sharingan in quel frangente. Quindi mi viene da pensare che si tratti di qualcosa che, direttamente o meno, coinvolge il clan. Accennò appena ad alzare lo sguardo, ma sembrò cambiare idea a metà dell'azione e tornò a fissare il te che si raffreddava davanti a sé. Per il resto non ho avuto più modo né di vederla, né di contattarla, quindi sono completamente all'oscuro di cosa le sia successo. Le mani giunte si strinsero in un accenno di frustrazione, ma il genin riprese immediatamente il controllo rilassandole. Le prometto che farò tutto ciò che è in mio potere per aiutarla. Lo desiderava davvero, e non perché fosse stato il padre a pregarlo. Anche se cercava di non formulare quel pensiero, non dopo la visione nel bosco del Paese delle Sorgenti Termali, teneva molto a Kairi.

    A quel punto fu il turno di Izuna di scuotere il silenzio nuovamente sceso nella casa. Shin osservò l'anello che portava al dito quando l'Uchiha lo nominò. Era già passato un po' da quando gli era stato affidato, ma non aveva mai avuto veramente avuto necessità di utilizzarlo, anche se gli aveva permesso di trovare più di una volta la strada spianata. Sì, in effetti c'è stata una missione che abbiamo svolto insieme, per conto dei due clan. Quella volta erano stati condotti in trappola da un'organizzazione misteriosa che bramava gli occhi rossi di Konoha. Il Kinryu non aveva esitato a proteggere l'amica, facendole scudo col suo stesso corpo. Alla fine erano riusciti a cavarsela, ma il ricordo non era piacevole. Da quel momento la visione del mondo del giovane della Foglia era andata cambiando poco alla volta, mentre indagava su quell'oscura minaccia. Ne aveva incrociato la strada ancora, a Suna e a Oto, ma i nemici continuavano a sfuggirgli, così come le loro motivazioni ed il loro piano, ammesso che ne avessero uno. Shin scacciò quei pensieri scuotendo appena la testa. Era improbabile che centrassero qualcosa con il motivo per cui la kunoichi era tanto scossa. Proprio perché era sovrappensiero non colse subito il significato della domanda che Izuna gli aveva posto subito dopo.

    Kairi è una mia compagna ed un'amica, è la mia cara nakama. La risposta gli era uscita spontanea, non ci aveva riflettuto sopra neppure un istante. Non appena ebbe concluso la frase però Shin non poté fare a meno di domandarsi se la sua risposta fosse sincera, e se l'Uchiha glielo stesse chiedendo in veste di shinobi o di genitore. Non avrebbe cambiato la sua versione, però il dubbio iniziò a insinuarsi in lui. In fin dei conti era ormai diverso tempo che si conoscevano, e avevano condiviso momenti belli e momenti brutti, superandoli tutti insieme. C'erano state delle incomprensioni, ma nulla di grave, avevano riso, ma mai in modo eccessivo. Un rapporto normale all'apparenza. Eppure, perché era stato così turbato dall'immagine del suo corpo privo di vita? E perché era così inquieto, ascoltando le parole del padre? Forse era l'essenza della vera amicizia, un bene per lui sconosciuto fino a poco tempo prima, o forse c'era dell'altro. Meditabondo, impose alla sua mente di sgombrarsi, concentrandosi unicamente sul problema contingente. Mi dispiace Izuna-san, ma non credo avrà un'altra risposta all'infuori di questa. Un timido sorriso fece capolino sul suo volto. Ed ora direi di elaborare un piano. In realtà il Kinryu aveva già preso in considerazione una decina di alternative, scartandole una dopo l'altra. La strada migliore gli pareva per assurdo un assalto frontale. Quella era però l'unica opzione che gli consentiva di non mentire all'amica. Vorrei che tornasse a casa e si comportasse come sempre. Provi di nuovo a parlarci, ma non si deprima troppo se non ottiene risultati. Forse io sarò più fortunato. Appena dopo cena vorrei che uscisse e stesse lontano per un paio d'ore almeno. Potrebbe aver bisogno dei suoi tempi. Sempre che riuscisse a prima a far breccia nella corazza che sembrava aver eretto intorno a sé.

    Dopo aver congedato l'ospite con un lieve inchino, il genin si preparò distrattamente un boccone da mangiare, per poi concedersi un bagno rilassante in attesa dell'ore prevista. Immerso fino alle spalle nell'acqua calda, ripensò al tempo passato insieme con quella ragazza. Poteva davvero aiutarla, lui, che non era neppure in grado di aiutare se stesso? Alzò un braccio teso oltre la superficie liquida. Non reclamare le cose...ottienile... Chiuse di scatto la mano a mezz'aria. Già, si era pianto abbastanza addosso.

    Due colpi, seguiti da altri due. Shin aveva atteso più del dovuto, per essere sicuro che Izuna avesse avuto modo di lasciare l'abitazione. Finalmente rimesso a nuovo dopo giorni di trascuratezza, con degli abiti informali di buona fattura, ma non eccessivamente vistosi le cui tonalità viravano prevalentemente sul nero, il giovane batte nuovamente alla porta dell'Uchiha. Quattro colpi secchi, ma discreti. Lungo la strada aveva pensato a cosa dire, ma alla fine aveva rinunciato a prepararsi alcunché. Avrebbe semplicemente improvvisato, affidandosi all'istinto, e al suo cuore.

     
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