Tomodachi

[Free Kairi - Shin]

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    Tomodachi

    VII



    Il sorriso di Kairi attenuò le ansie del giovane. A quanto pareva le sue parole avevano fatto breccia nel muro di rabbia che l'amica aveva eretto intorno a sé, riuscendo a stabilire un ponte tra i due. Tuttavia la domanda che giunse subito dopo lo sorprese un poco. Esatto. Può voler dire anche fiducia. Si accarezzò sovrappensiero il mento, prima di proseguire. Quando ero piccolo mia madre usava anche il kanji di cuore, che si pronuncia allo stesso modo. Fece un sorriso imbarazzato, parlare di affetto materno lo metteva a disagio come qualsiasi adolescente. Guardò Kairi, ricordando che era stata cresciuta dal solo padre. Non sapeva cosa fosse successo all'altro genitore, la ragazza non aveva mai affrontato l'argomento con lui. Venne distratto dai suoi pensieri quando l'Uchiha riprese la parola. Sì, proprio lui. Non mi sta simpatico. Ci ho parlato pochi minuti, ma dalle sue frecciatine mi è parso che avesse idee diverse in mente. Il Senju gli era parso arrogante e superficiale, ma forse si trattava solo di un travisamento da parte del Kinryu dovuto alla situazione. Allo stesso shinobi sfuggiva il motivo di tale antipatia a pelle, anche se di certo gli atteggiamenti riservati all'amica dovevano giocare una parte di rilievo.

    Quando lo sharingan di Kairi tornò a manifestarsi, chiaro sintomo che stava venendo nuovamente sopraffatta dai sentimenti, Shin rimase un attimo incerto se arretrare, come gli suggeriva l'istinto, o farsi avanti come invece gli diceva la testa. Alla fine riuscì ad avanzare, preso un respiro profondo e raccolto il coraggio. Levò con un gesto impacciato la mano, ma quando fece per sfiorarle il braccio, iniziò a scusarsi, cogliendolo nuovamente di sorpresa. Interrotto il movimento appena principiato, senza che probabilmente la ragazza se ne fosse neppure avveduta, il genin ascoltò con un filo di preoccupazione la spiegazione, o meglio l'impossibilità di fornirgli una spiegazione, dell'Uchiha. Aprì bocca per ridire, ma gli occhi imploranti dell'amica lo fecero desistere all'istante. Io... Certamente, non ne farò parola con nessuno. Rimasero così, ad una decina di centimetri l'uno dall'altra, per alcuni secondi, durante i quali il giovane osservò rapito le sfumature scarlatte delle sue iridi. Si riscosse non appena Kairi tornò ad appoggiarsi allo schienale, chiudendo le palpebre alcuni istanti. Colto da un senso di imbarazzo, il ninja della Foglia distolse lo sguardo dalla figura della kunoichi. La sensazione si fece più forte nell'udire le successive parole. Io... Ti ringrazio, è lo stesso per me. Ricordando la considerazione precedente sul significato del suo nome, quella ammissione assumeva un valore particolare. Il silenzio teso che rischiava di calare fu spezzato sul nascere dall'invito della giovane a raccontarle le sue recenti disavventure. Il genin sorrise debolmente, calando la testa.

    Io... Ho deciso di smetterla di lamentarmi. Davanti ad un ostacolo devo semplicemente mettercela tutta e provare a superarlo con le mie forze. Mi dispiace averti scaricato addosso i miei problemi fino ad ora. Gli amici esistevano anche per condividere le difficoltà, ma il Kinryu aveva in quei giorni sviluppato la convinzione che doveva abituarsi a portare da sé i propri pesi: scaricarli sugli altri era un comportamento da pigri, se non addirittura da irresponsabili. Scosse la testa, disperdendo l'espressione tetra apparsa sul suo volto, e fece comparire al suo posto un sorriso. Però posso raccontarti di quello che mi è successo. In pratica stavo seguendo una pista sulle Salamandre, l'organizzazione in cui ci siamo imbattuti quella volta... Lo shinobi di Konoha fece il punto della situazione, includendo le disavventure nel deserto vissute con Shunsui Abara e i più recenti avvenimenti ad Oto con Kato Yotsuki. ...e nelle foreste del Paese delle Sorgenti Termali siamo entrati in contatto con questo Uchiha. Non conosco il suo nome, Kanazawa, la ragazza che ci accompagnava, lo chiama semplicemente sensei, e così abbiamo fatto noi. A quel punto si interruppe, deglutendo al pensiero della prova a cui erano stati sottoposti. Cercò di tagliar corto, ma Kairi avrebbe chiaramente percepito il suo disagio. Con il suo sharingan ci ha fatto rivivere una parte del nostro passato, per poi proiettarci in un possibile futuro. La visione lo aveva segnato, così come essere partecipe di quella dell'amico. La vita dello Yotsuki prima di divenire uno shinobi era però un segreto, e Shin intendeva preservarlo, perciò non vi si soffermò. In ogni caso ho imparato una lezione importante da quell'uomo. Il ragazzo si fece avanti con sguardo serio e voce sicura. Non reclamare le cose, ottienile. Solo così sarai ricompensato. Le parole del sensei gli si erano impresse a fuoco nella memoria. Non appena le aveva udite, il Kinryu aveva capito che aveva ragione. Sì, di certo il loro incontro aveva cambiato la visione del mondo del giovane virgulto della Foglia, ma tale cambiamento era ancora in divenire, ed era difficile predire quale via avrebbe preso. Finalmente si versò del tè, ancora tiepido dentro la teiera. In tono più leggero raccontò del successivo addestramento e delle osservazioni dell'Uchiha sul suo stile di combattimento. Proprio quando l'ospite aveva bussato alla sua porta lo shinobi era intento a proseguire l'allenamento per affinare le capacità messe in luce in quei giorni.

    Concluse che ormai si era fatto tardi. La giornata era stata pesante per entrambi, e probabilmente anche Kairi come Shin presentava i sintomi della stanchezza. Accennando un mezzo sbadiglio, prontamente coperto con una mano, il ragazzo sorrise apertamente all'amica, che vi avrebbe scorto l'espressione spensierata di quando lo aveva conosciuto. Sono contento che siamo riusciti a spiegarci. L'uscita fu inaspettata e completamente avulsa dal discorso appena terminato. Per questi due giorni ho avuto un peso sul cuore, ma ora mi sento meglio. La candida ammissione avrebbe probabilmente spiazzato Kairi, ma il sorriso sul volto di Shin era sincero. Spero che anche tu stia un po' meglio. Anche lo sguardo che le rivolse era tenero, come quello riservato ad un persona cara a lungo sofferente che finalmente mostra segni di ripresa. Dovremmo vederci più spesso. Lontano dai campi di battaglia, si intende. Rise tra sé alla propria battuta. Mi fa piacere parlare con te, è in qualche modo...rilassante. So che mi ascolti veramente e ti interessa ciò che ho da dire. E' una bella sensazione... Socchiuse appena gli occhi. Il sonno iniziava ad avvolgerlo. Nei giorni che mancano alla convocazione starò nei paraggi, per prepararmi. Quindi se avrai voglia di uscire...beh, sai dove trovarmi. L'amica aveva ancora bisogno di stare sola per metabolizzare il trauma subito, lo aveva ammesso lei stessa, quindi il ragazzo non si arrischiò oltre. Tuttavia le stava offrendo con un sorriso un bene quanto mai prezioso: il proprio tempo. L'avrebbe lasciata tranquilla, ma, se ne avesse avuto necessità, ci sarebbe stato per lei.

     
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