A Matter of Purposes

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  1. - Hohenheim -
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    Il monastero sopra le nuvole

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    C'era una montagna nel punto più inaccessibile del deserto. Si innalzava come un corno, dritto e stretto, solitario, per oltre duemila metri tra le dune più sconosciute dell'Anauroch. L'aria calda del deserto si inerpicava sulle sue pendici di roccia, creando forti correnti ascensionali, riscaldando persino la sua sommità, già baciata perennemente dal sole. Un luogo senza nome, lontano dalle rotte commerciali e dagli avamposti militari ninja, dove nessuno passava. Un luogo morto, senza vita animale o vegetale, in una terra desertica: difficile immaginare un posto meno ospitale alla vita umana! Eppure una volta, in un tempo ormai dimenticato dalla memoria degli uomini, anche quel picco era stato colonizzato da chissà quale antico ordine di monaci, che vi avevano costruito una serie di monasteri. Ma gli anni erano passati, i monaci erano stati dimenticati, i palazzi erano stati abbandonati, e la natura aveva ripreso a dominare incontrastata quel luogo, mentre cicli di giorni bollenti e notte gelide si ripetevano tutti uguali a loro stessi.

    Eppure, se non altro la natura, quel particolare giorno, sarebbe stata testimone di un piccolo fuori programma. Nel cielo una figura remota volava veloce come il vento, troppo spedita per essere un animale, sebbene le sue forme ricordassero quelle di un falco. L'ombra sarebbe arrivata da ovest, solcando le correnti calde che si innalzavano come pilastri dall'Anauroch, tracciando, con la sua piccola ombra, una traiettoria che portava a levante. Così remota, alta nel cielo, sembrava che nulla potesse intaccare il moto di quella stella cometa. Ciò nonostante, proprio quando essa si ritrovò a passare sopra la montagna, qualcosa non dovette andare come previsto. Il moto della figura si fece incerto, mentre con ampie spirali iniziò ad abbassarsi verso la sommità del picco. La sua discesa era troppo veloce, troppo confusa per essere voluta. Sembrava più che, chiunque fosse sopra quella figura in avvicinamento, stesse provando a non precipitare invece che volare. Poco dopo, uno schianto sordo si avvertì in quel luogo che un tempo era stato di preghiera. Un suono estraneo a quello che era il dominio della voce del vento.

    Nel luogo dello schianto non ci sarebbe stata alcuna cometa. C'era invece un bambino, 12 forse 14 anni, vestito come un ninja e recante il simbolo del villaggio segreto di Suna. Aveva i capelli castani ed un volto leggermente scavato, severo nonostante l'età, e sporco del terriccio della montagna e sangue. Era avvolto nelle ali di quello che sembrava un pupazzo di argilla a forma di uccello. Probabilmente l'impatto era stato attutito dalla consistenza soffice del materiale di cui la bambola era composta, e questo gli aveva salvato la vita. Il bambino aveva perso i sensi, ma non sembrava ferito. Tuttavia, la sua pelle era in fiamme, febbricitante, e piccoli tremori scuotevano le estremità del ragazzo. Nel petto portava, fusa con il proprio corpo, non incastonata, una gemma color verde smeraldo che pulsava al ritmo del suo battito cardiaco ed il simbolo di una croce, impressa a fuoco sulla pelle.

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