A Matter of Purposes

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  1. DioGeNe
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    Quando il ragazzo si svegliò non avrebbe trovato nessuno al suo capezzale. Se avesse avuto ricordo di dove si era schiantato, avrebbe potuto capire di trovarsi in un posto diverso; era giorno, dei raggi di luce entravano da una finestrella posta in cima alla stanza che, a guardar bene, doveva essere una camera. Lui era steso su di un letto spartano, basso e duro (come i precetti buddhisti indicavano) e, a portata di braccio, aveva due ciotole: una contenente dell'acqua ancora tiepida e l'altra uno strano intruglio di erbe pestate. Il braccio e la gamba destra erano stati fasciati da stretti bendaggi ingialliti, non proprio l'ideale per uso medico e sulla testa aveva uno straccio ancora umido...Qualcuno lo aveva assistito ma di lui non vi era traccia.

    Hohenheim avrebbe scoperto di essere in grado di camminare sebbene dolorante; era stato un volo notevole quello del giorno prima e solo grazie al suo corpo di acciaio e la sua amata argilla si era salvato senza nemmeno grandi danni. Cosa fosse accaduto, però, solo lui poteva dirlo. Ad ogni modo, ora si trovava in quel luogo che aveva tutta l'aria di un monastero abbandonato e, a valorizzare questa tesi, il giovane avrebbe trovato un kimono Uttarasangha della sua misura poggiato su di una cassapanca in legno vuota. Che avesse indossato o meno il dono del suo "salvatore" non sarebbe rimasto che ispezionare il tempio perché di certo nessuno sarebbe tornato della sua stanza ad accoglierlo; a dirla tutta il Jonin doveva sentire anche un leggero languorino, dopotutto era da almeno 24 ore che non mangiava nulla, e vi era solo una mela rossa da cui poter attingere energie. Se si fosse fidato, avrebbe scoperto l'assenza di veleni e soprattutto l'estrema bontà di quel frutto tanto difficile da trovare a Suna, figuriamoci al centro dell'Aunaroch!

    Uscendo dalla stanza, il ninja avrebbe constatato di trovarsi su di un corridoio laterale cieco la cui unica direzione di percorrenza conduceva ad una enorme scalinata in pietra, probabilmente la più grande che avesse mai visto. Ogni gradone era alto un metro e dalla base, dove si trovava, ne poteva contare un centinaio...in pratica quello era un modo "rapido" per scalare la montagna fino alla cima. Tuttavia quella non era l'unica alternativa a disposizione del manipolatore di Argilla (il quale di certo aveva altri modi per potersi spostare) che avrebbe potuto optare per uscire dal portone principale lì vicino e tornare alla luce del sole risparmiando energie e accertandosi di trovarsi ancora nel deserto.

    Il cortile esterno era in scala con tutto il resto della struttura e faceva invidia ad alcune delle piazze più grandi di Suna, sebbene lo stato di degrado avanzato. Aveva tutta l'aria di quei classici luoghi dove si apprendevano le arti marziali in comunione con la crescita dello spirito: in tempi passati, probabilmente, quel posto pullulava di monaci provenienti da ogni parte del continente per apprendere la dottrina di un qualche maestro, isolati dal mondo e dalla civiltà. Da quel cortile di pietra arida e rossastra, Hohenheim avrebbe avuto una chiara idea di dove si trovasse: le aperture sul quadriportico rivelavano il deserto, ad un migliaio di metri di dislivello, mentre guardando in alto si poteva vedere il Tempio nella sua interezza, con le quattro torri antistanti collocate su pennoni secondari, e il fianco della montagna principale.

    E proprio lì, l'occhio attento del Jonin avrebbe potuto individuare un puntino in lento movimento su quella parete verticale di roccia.
    Qualora il ragazzo lo avesse raggiunto, avrebbe scoperto trattarsi di un vecchietto dal fisico asciutto e contenuto alle prese con una faticosa scalata. La via che stava intraprendendo era delle più complicate anche per un professionista (chiaramente non ninja) poiché quel versante era costituito da un unico blocco liscio, inclinato verso l'esterno di qualche grado per giunta, i cui unici appigli erano piccole imperfezioni del muro di un centimetro. Un percorso di circa cento metri già segnato, poiché in punti strategici erano state piazzate delle corde che, in qualche modo, dovevano fungere da ancore di salvezza a seguito di un passo falso...in effetti cadere da quell'altezza era morte certa per chiunque non fosse a livello del Jonin di Suna.
    Quello che il ragazzo non poteva sospettare, però, era che anche solo rivelandosi all'anziano uomo lo avrebbe distolto dal suo stato di concentrazione inducendolo a mancare l'appoggio, staccandosi dalla parete!

    " HEE! Ma co..sa?! "

    Un attimo di panico anche per il ninja delle squadre speciali di Suna che anche volendo intervenire, sarebbe stato anticipato da una rapida risposta dello stesso scalatore, il quale avrebbe rivelato di conoscere l'arte ninja e l'uso del chakra. La corda più vicina di mosse nella sua direzione per finire proprio tra le braccia tese, arrestando la caduta sul nascere [Tecnica delle Corde]. Una prontezza di riflessi e un movimento fin troppo agile per uno di quell'età!

    xM2uyk7

    Una volta al sicuro, avrebbe tirato un sospiro di sollievo tramutando quella sua espressione di spavento in un sorrisetto beffardo, per poi guardarsi attorno come per vantarsi del salvataggio appena compiuto. Dopo tutti quegli anni ancora aveva quelle reazioni spontanea e il suo cervello continuava a pensare di avere qualche allievo da dover impressionare o ragazza da dover segretamente conquistare. Ma, quella volta, c'era davvero qualcuno ad osservarlo! Sobbalzò e, appeso alla fune con entrambe le mani, disse urlando come se quello fosse a decine di metri di distanza:

    " Hei tu! Chi diavolo sei? "

     
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