A Matter of Purposes

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  1. - Hohenheim -
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    Il Vecchio ed il Bambino

    II


    Hohenheim si alzò di soprassalto. Era sudato per via della febbre, e sentiva ancora più caldo per colpa del sole che lo raggiungeva con i suoi raggi attraverso la finestra nella sua stanza. Non era per quello che si era svegliato, tuttavia. Stava sognando di volare verso casa, così come sempre faceva dopo una missione, ma qualcosa era andato storto, e si era ritrovato a precipitare, solo e senza speranze, verso terra. Poi si era destato.

    I suoi occhi ci misero un attimo a mettere a fuoco. ...dove sono? Era seduto su una brandina bassa, fatta di legno massiccio, coperta con uno strato di paglia che serviva più a proteggere la struttura che non a far star comodo chi vi riposava. La stanza era povera nel mobilio quanto ridotta nelle dimensioni. Infatti, il letto era l'oggetto più voluminoso che poteva entrarvi ed occupava oltre metà dello spazio a disposizione. C'era tuttavia un piccolo tavolino basso, a mo' di comodino, dove erano state poste due ciotole: una conteneva acqua, l'altra un miscuglio di erbe. Solo in quel momento, Hohenheim realizzò di avere una gran sete, e attinse avidamente alla prima ciotola, lasciando la seconda in disparte. Quel semplice movimento fu sufficiente a risvegliargli dolori lungo il braccio che aveva alzato, e che era fasciato. ...? Il ricordo di quello che era accaduto affiorò lentamente nella sua mente ancora confusa dalla febbre:...allora non era un sogno dopotutto... Controllò in che condizioni si era ridotto: il braccio e la gamba destra gli facevano un male cane, ma non sembravano rotti. Come mai il Kiseki Verde non aveva già curato le sue ferite? Era davvero così ridotto male da non riuscire a controllarlo? Per fortuna, una fasciatura cingeva entrambi gli arti malandati, segno che qualcuno si era preso cura di lui. La stessa persona gli aveva lasciato un kimono con cui cambiarsi ed una mela per rifocillarsi. Chiedendosi mentalmente dove fosse finito, Hohenheim si tolse i vestiti logori e lordi di sangue - fortunatamente non suo - e si cambiò alla velocità che le sue ferite gli permettevano di muoversi. Sentiva che la febbre era ancora abbastanza alta, ma doveva sapere cosa stesse succedendo. Non si sentiva in pericolo, ma doveva esserne sicuro. Con riluttanza, si costrinse ad uscire dalla stanza.

    Seguì la luce del sole che gli indicava la via verso l'esterno e ben preso si ritrovò ad osservare il deserto dell'Anauroch. Coerentemente con i suoi ricordi, il jonin si rese conto di trovarsi su una montagna piuttosto alta nel bel mezzo del deserto. Il mare di sabbia si estendeva fino all'orizzonte lanciando bagliori accecanti in ogni direzione, e non era possibile vedere la traccia dell'uomo indipendentemente da dove si rivolgesse lo sguardo. L'unica opera umana era il tempio alle sue spalle. Voltandosi, il bambino osservò come l'edificio in cui aveva riposato fosse solo una parte di un complesso di costruzioni, quella più bassa. Sebbene rovinata dal tempo, la superficie del palazzo era decorato da scritte sbiadite, che il jonin riconobbe essere iscrizioni sacre. Davvero era un tempio quello in cui era arrivato per puro caso: un tempio nel punto più isolato del deserto! La stessa montagna su cui si trovava lo lasciava perplesso. Ammirando le sue pendici che si innalzavano per altri mille metri sopra la sua testa, il jonin si rese conto che esistevano ancora così tante porzioni de deserto che non conosceva affatto, come per quella montagna e quel monastero. ...non ho mai sentito parlare di un posto del genere....nè letto mai nulla a riguardo...

    Vagando con lo sguardo su quei crinali rocciosi, infine qualcosa attirò la sua attenzione. Nonostante la stanchezza che si sentiva nelle palpebre e nelle ossa, il jonin si avvicinò fin quando non riuscì ad identificare la figura di un uomo. Un vecchio in realtà, intento a scalare una parete verticale la cui pendenza avrebbe fatto impallidire chiunque non fosse stato un ninja. Sebbene fosse abbastanza distante, il jonin decise di chiamarlo:Ehilà...! ma dalla bocca emerse solo un suono flebile che si perse rapidamente nell'aria rarefatta. Schiarendosi la voce, riprovò più forte, ma l'uomo non sembrò percepire il suo richiamo. ...bhè non mi resta che avvicinarmi... Non aveva argilla con sè, quindi dovette affidarsi al più basilare tra gli utilizzi del chakra. Sperando che la febbre non gli giocasse un brutto scherzo, il bambino iniziò la scalata sulla parete verticale. Il chakra gli permetteva di camminare sulla parete invece che arrampicarcisi propriamente, e non gli ci volle moltissimo prima di raggiungere l'uomo. Ehilà gli disse quando fu ad una distanza ragionevole. Quello, così intendo nel suo esercizio fisico dovette rimanere scioccato dall'apparizione del jonin, e perse la presa. Il cuore di Hohenheim perso un colpo. Non era nelle condizioni per eseguire una manovra di salvataggio, a mala pena riusciva a tenere il controllo sul chakra che gli impediva di cadere. Tuttavia, il vecchio, stupendolo, eseguì una rapida manovra con le corde che portava con sè e riuscì a ritrovare un appiglio. ...questo vecchietto è un ninja?...che riflessi per un uomo della sua età! Come una procedura di routine, Hohenheim utilizzò la sua naturale affinità con il chakra per analizzare l'energia spirituale dell'uomo. Ne rimase colpito. L'energia accumulata nel tentien dell'uomo era come una fiammella, piccola e splendente, non molto diversa da quelle dei giovani studenti che iniziavano ad apprendere l'arte ninja. Tuttavia, Hohenheim avvertiva un sensazione di vuoto provenire da quell'uomo, o di assenza. Come se l'energia a disposizione occupasse solo una piccola frazione del suo tentien, lasciando la maggior parte di questo completamente inutilizzato! ...curioso....

    L'uomo si era finalmente concentrato su di lui, urlandogli contro. Ignorando il tono di voce troppo forte del vecchio, disse: ...anf...sono Hohenehim...un ninja del villaggio di Suna...anf...anf parlando ansimava leggermente. Quei pochi passi lo avevano stremato. ...mi spiace di aver interrotto la sua scalata...anf...io...anf...mi sono ritrovato nel tempio...è stato lei a prendersi cura di me...?..anf...anf...volevo ringraziarla....anf Poi si passò una mano sulla fronte, come a volersi togliere una traccia di sporco. Non si stava sentendo molto bene, e avvertiva la vista appannarsi e le ginocchia perdere le forze. ...uff..sembra non sia stata una buona idea...anf...venire fin qui sopra...anf... Gli mancava l'aria. La rarefazione a quella quota non gli permetteva di ossigenarsi come doveva, e le sue condizioni di salute stavano imponendo un grosso limite a quello che poteva chiedere al suo corpo. ...io...credo di star per svenire... avrebbe detto in un filo di voce, un secondo prima che la patina di chakra sotto i suoi piedi svanisse, gettandolo verso una caduta mortale. Tuttavia, il bambino non avrebbe emesso alcun suono. Esattamente come aveva detto, aveva perso nuovamente i sensi.
     
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17 replies since 4/6/2017, 21:16   305 views
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