Le porte di Shulva

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  1. Jotaro Jaku
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    Quando lo vide arrivare, dalla parte opposta a quella che aveva appena percorso, Jotaro lo riconobbe appena. Il portamento era cambiato, lo sguardo era cambiato. Sembrava che il deserto si inchinasse ad ogni suo passo, ben diverso dal bambino talentuoso di Suna che aveva conosciuto molti anni, e una vita fa.
    Quando furono faccia a faccia, al vecchio sembrò di essere il giovane. Hohenheim ne evitò lo sguardo, ma l'odore e la presenza di chi aveva camminato coi morti erano qualcosa di unico, ed evidente. Non poteva esserne sicuro, ma era come una sensazione, tra morti, dicono le leggende, gli uomini possono comprendersi. Seguì il ragazzo, di cui ignorava il nuovo grado e ruolo, fino a che egli si fermò, ponendo domande.
    Più che un interrogatorio, sembrava lo sfogo di un figlio, o di un compagno tradito; che volesse dalle responsabilità, più che delle spiegazioni? Jotaro aveva molto sbagliato in passato, fidandosi di cose e persone delle quali non avrebbe dovuto, e anche Hohe aveva pagato per via di questi errori. Però l'uomo non rispose alle affermazioni del ragazzo di Suna, non disse nulla e lo lasciò parlare; non voleva mancare di rispetto alle sue emozioni e voleva sapere cosa egli pensasse; quindi restò in silenzio tutto il tempo.

    Alla fine, quando l'arringa del ragazzo, strozzata da un fastidio in fondo della gola, fu esaurita, Jotaro lo guardò, e chinò le gambe, poggiando le ginocchia sulla Sabbia, quindi i pugni, restando a terra su questi 4 punti, e chinò anche il capo, finendo di fatto in ginocchio, prostrandosi sulla sabbia cocente.


    <<...Aiuto. >>



    fGBupZ5



    Non recitò, non mentì, non ne aveva voglia, nè tempo. Avrebbe potuto spiegargli che era morto, che Eiatsu lo aveva riportato alla vita, che per via del processo antiche Reliquie si erano liberate e che grandi mali, più oscuri di quanto tutti e due avessero mai visto, si preparavano a rivoltare il loro mondo, che aveva scoperto da dove provenivano le genti di Cantha, la federazione del sud dove era stata combattuta la grande guerra che aveva dato origine ai D10, che tutta quella maledizione lui quasi del tutto la ignorava, ma che aveva come base un patogeno, nato in quello stesso luogo, e che aveva molto in comune con l'epidemia che aveva devastato Kiri poco tempo prima.
    Avrebbe potuto blaterare di tutte queste cose, ma nulla avrebbe dato all'uomo la certezza di essere creduto, quindi restò inchinato, estraendo una cartelletta dalla divisa scura, e facendola scivolare a terra davanti al ragazzo, restando inchinato.
    Da essa sarebbe scivolata fuori una fotografia. Un enorme portone, grande come le mura esterne di Suna. Una porta mastodontica, come il ragazzo certamente non ne aveva mai viste, con un simbolo impresso che invece egli conosceva molto bene, lo stesso simbolo che formava il simbolo dei D10, molto antico, inciso nell'enorme portone.


    << Ho trovato il luogo dove tutto ha avuto inizio, e ho bisogno....abbiamo...bisogno, tutti del tuo aiuto. Resterò qui ad aspettare se necessario, fino a che non accetterai. >>

    Il cambio di atteggiamento era evidente, mai prima di allora, aveva supplicato qualcuno per ricevere qualcosa, aveva sempre macchinato, sfruttato per ottenere qualcosa, questa volta le cose sarebbero state diverse; l'abbandono di Jashin e il rilascio delle Reliquie, il risveglio di Indra dentro di lui, e l'avanzare di Shiro da Cantha, erano fattori troppo grossi persino per lui, per continuare a tramare, doveva riunire i migliori e doveva farlo in fretta.
     
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