Le porte di Shulva

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  1. Jotaro Jaku
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    La Porta [4]



    Forse frainteso per il suo recente comportamento, Jotaro rispose un po' seccamente all'ultima illazione del ragazzo, che probabilmente lo stava mettendo un po' troppo sul piano della pietà, dimenticandosi per un momento chi aveva davanti.

    << Elogi? Per chi mi hai preso, sono qui perchè sei il migliore in quello che fai, altrimenti sarei da un'altra parte. Comunque si, morti; almeno io penso siano morti, dal momento che sono spariti nel nulla da un giorno all'altro, e non c'è verso di localizzarli. L'unico che sembra ancora in vita è Ryokko. Il tuo vecchio allenatore, ti ricordi di lui? Era il sensi sempre sotto al cappuccio con una capacità simile al simbolo maledetto. Riesco a percepirlo dentro Shulva, da anni, ma non riesco a capire bene in che stato sia, oltre a non riuscire a contattarlo. >>
    Non c'era spazio per elogi e sentimenti, non più da molto tempo nella vita del Ronin. In realtà aveva un legame col ragazzo, ma non era chiaro se ne fosse consapevole e in caso positivo, a che livello; dopotutto lo aveva visto crescere e addestrato, anche se le cose poi, avevano preso tutt'altra piega.

    Jotaro rispose alla domanda sulla porta solo una volta arrivati a destinazione. Mentre il jonin di Suna contemplava la bellezza del paesaggio, il vecchio sensi gli spiegò quali problemi generava quella dannatissima porta.


    << In realtà non è la porta il problema, ma la pianura e i suoi abitanti. Il passaggio è chiuso, non c'è verso di aprirlo, nè di farsi aprire dall'interno. Quella assurda pietra verdastra che la compone, annulla qualunque tipologia energetica le venga sbattuta contro. Abbiamo provato con qualunque elemento esistente, con i colpi fisici, ma nulla; sembra come essere refrattaria al chakra in tutto e per tutto. L'unica cosa rimasta è un colpo fisico estremamente potente, il che normalmente sarebbe una bomba, ma serve più grossa, ecco perchè ti ho cercato. Riguardo alla pianura, di solito è invasa da predoni che vogliono assaltare la città in attesa di trovare un momento in cui gli Shulviani escono per le provviste. Solo che quella porta non l'ho mai vista aperta. >>

    Quindi Hohe provò ad utilizzare le doti di percezione per avere informazioni sull'ambiente circostante. Anche lui come Jotaro era specializzato nelle capacità sensoriali, e il ronin non lo interruppe; voleva che il ragazzo si rendesse conto dell'altro problema. Il nulla.

    << Hai sentito si? Niente di niente. Teoricamente sotto quella montagna c'è una città, eppure non si riesce a percepire nulla, nè col chakra, nè senza. La mia ipotesi è che quell'infido materiale con cui è stata creata la porta, sia presente in abbondanza nel sottosuolo, e blocchi qualunque cosa. >>

    Ma invece di essere rallentato dalla situazione, il ragazzo non si lasciò intimorire, e passò subito all'azione, creando due piccole statuette della forma di...balene? Jotaro era sorpreso, non aveva mai visto una tecnica simile. Fu ancora più sorpreso quando le balene assunsero la forma reale, e sgranò gli occhi ancora di più quando vide l'effetto che quelle balene ebbero sulla porta.
    Un'esplosione come non ne aveva mai viste, generate da una singola tecnica, tanto da farlo chinare sulle gambe e fargli coprire il volto col mantello, per esporre meno superficie possibile del corpo allo spostamento d'aria, lasciando solo gli occhi in vista, sebbene il bagliore gli impedisse di analizzare la situazione.

    Il botto avrebbe probabilmente impedito che le sue parole venissero colte dal ragazzo.
    << MA COSA DIAVOLO, SAREBBE IL RISCALDAMENTO ?!?!? >> Era estremamente colpito, un grado sotto il dover cambiare i pantaloni.

    Ma quello che accadde dopo non sarebbe passato inosservato. Dopo alcuni secondi, quando l'aria si fosse distesa e la nube di polvere si fosse depositata, un profondo suono sordo si sarebbe divelto nella valle, preannunciando qualcosa di inatteso.
    La porta si stava aprendo. Jotaro spalancò la bocca ancora di più.


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    Non venne spalancata, ma semplicemente aperta per generare lo spazio sufficiente a far passare un piccolo drappello. Il gruppo di Shulviani che lo componeva era formato da una dozzina di persone, quasi tutti vestiti in stile Samurai, ma con delle armature decisamente malconce, senza aste con bandiere o simboli, ma solo l'emblema di una scolopendra sulle pettorine o sugli spallacci. Le uniche due figure che si distinguevano dal resto del gruppo erano un ragazzo dai capelli color oro e la pelle piuttosto scura, molto più giovane degli altri, e una donna dal portamento fiero, e un grosso giubbotto di pelliccia. La figura femminile apriva il gruppo e portava in mano una grossa balestra. Era chiaramente molto ben equipaggiata, e dal modo in cui camminava precedendo gli altri, sembrava essere al comando.
    Il gruppo si fermò a circa una decina di metri dalla porta, e attese i due ninja.
    Hohe e Jotaro avrebbero capito che si trattava di un incontro e non, per il momento, di una schermaglia, dal momento che i samurai avevano ancora le armi riposte, sebbene le accarezzassero con le mani, e la donna teneva la balestra rivolta verso il basso, con una sola mano; ma la situazione sarebbe potuta cambiare in fretta.


    - FATEVI AVANTI, NON AVRETE ALTRA OCCASIONE PER RIVOLGERVI A SHULVA -

    Il messaggio voleva sembrare un avvertimento, ma per due ninja esperti, la voce della donna tradiva un interesse a voler essere la prima a generare un contatto; forse avevano più bisogno di parlare loro coi ninja, che non il contrario...
     
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