Le porte di Shulva

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  1. Jotaro Jaku
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    Dentro la Città infame [5]



    Jotaro si limitò ad un cenno di assenso verso il ragazzo, quando questo si voltò verso di lui come a cercare un'approvazione.
    Le parole di Hohe, e il tono con cui furono pronunciate, causarono un ulteriore abbassamento delle armi dei padroni di casa, che già non tenevano sotto tiro i ninja. La donna fece cenno ai ninja di avvicinarsi, e ripose la grande balestra sulla schiena. Nel farlo compì qualche passo verso i due visitatori, da sola, per favorire la creazione di un incontro basato sulla fiducia, sebbene flebile, data la situazione. Quando tutti e tre furono a portata di conversazione non urlata, fu lei la prima a parlare, sempre in modo perentorio, ma stavolta il suo scopo non era ordinare, ma dare consigli.

    - Finalmente siete qui, presto seguitemi. -

    In quel momento, forse, Hohe avrebbe potuto intuire la motivazione del tono precedente: per qualche ragione erano i padroni di casa ad attendere i ninja, ed erano piuttosto irritati dal loro...ritardo. Mentre la donna si premurava di farsi seguire verso il resto del gruppo dai due ninja, aggiunse:

    - Il mio nome è Surwa, sono il capoclan delle Scolopendre, e comando la resistenza a Shulva. Molti mesi fa ho inviato mio fratello Riwa presso il villaggio della Nebbia nostro antico alleato, ma lui è tornato senza aiuto. -

    Le parole della donna erano colme di amarezza. Il fratello le aveva raccontato di cosa era successo a Meika una volta giunta a Shulva, e dell'obbligo degli accademici di dover tornare indietro, ma ignorando l'invasione di Cantha, la donna si aspettava quantomeno l'invio di nuovi aiuti. Invio che ovviamente non avvenne mai. Sia perchè Itai era assente, sia perchè Kiri era stata invasa e rasa praticamente al suolo; ma dal momento che Shulva era chiusa in se stessa, queste notizie non erano mai giunte, e loro avevano atteso, invano.
    Il drappello di uomini avrebbe accompagnato i due ninja fino oltre le grandi porte, assieme alla capoclan e al giovane Riwa.

    [...]

    Superate la grandi porte, che si sarebbero richiuse al loro passaggio, Hohe e Jotaro avrebbero notato come la grande città non fosse ancora davanti a loro, non solo, pur essendo dentro una grande cavità scavata nel terreno, non c'era oscurità, ma una luce spettrale che filtrava dalle rocce sopra di loro. Avrebbero camminato in una sorta di grotta dall'alto soffitto, per circa una decina di minuti, verso il basso, notando come rocce e pavimentazione fossero coperte di un fitto strato di lussureggiante vegetazione di ogni tipo. Il verde era così presente e denso, da far pensare che l'intera conformazione rocciosa fosse composta unicamente da piante; era uno spettacolo incredibile, non paragonabile a nulla nel loro continente.
    Finalmente, giunsero alla vera porta di Shulva, un portone grande la metà di quello appena attraversato, e molto meno maestoso persino nelle decorazioni, ma come avrebbero presto scoperto, molto più resistente.
    La capoclan infatti, dovette avvicinarsi di persona alla porta, procurarsi una ferita sulla mano e poggiarla sulla grande porta di pietra verde, perchè questa iniziasse a pulsare, e si aprisse lentamente, rivelando un grande buio.
    Surwa si voltò, prima di di dare il permesso di passaggio, e in quel momento, tutti i presenti, Riwa compreso, sfoderarono le armi, e si avviarono uno alla volta nella grande oscurità.

    - Come avrete notato non siete stati disarmati. Anche se foste nemici, non sareste voi la minaccia più grave a Shulva. Armatevi, e prestate attenzione nella nostra amata città; quindi anche le rocce cercheranno di uccidervi. -

    Disse prima di oltrepassare la porta.
    Dentro, i ninja avrebbero trovato davanti a loro unicamente un lungo ponte di pietra, largo circa 10 metri, e lungo a perdita d'occhio. Ogni due metri, da entrambi i lati, era posto un braciere acceso, che permetteva una visione crepuscolare a pochi metri, come se un'oscurità innaturale impedisse alla luce di espandersi, e attorno a loro, unicamente il buio. Con le loro capacità, i ninja avrebbero potuto rendersi conto di trovarsi in una cavità sotterranea spropositata, un enorme foro nel sottosuolo, attraversato dal ponte in questione, sotto il quale si estendeva un vuoto incalcolabile.
    Il ponte stesso era veramente immenso, pur camminando per alcune decine di minuti, nemmeno avrebbero potuto vederne la fine, solo altre torce che illuminavano i pochi metri che precedevano la coppia di bracieri successiva.

    << Sta attento..qualcosa ci osserva..da ogni lato. >>

    Quella sarebbe stata la sensazione per tutta la traversata, come essere immersi in una nuvola di creature che volevano il loro cuore, e fossero a portata di artiglio.
    Se Hohe avesse provato a lanciare nel vuoto qualcosa di luminoso, avrebbe potuto osservare come la fonte di luce potesse illuminare solo pochi centimetri oltre il suo oggetto fisico, e avrebbe continuato a cadere per metri, metri e metri...ma senza mai udirne il suono di arrivo sul fondo della grotta. Non solo, il posto era ben più terrificante, dal momento che molto presto, il ninja si sarebbe accorto che sulla pietra che formava il ponte, un materiale grigio-verde simile al marmo, il chakra veniva completamente repulso, rendendo impossibile usufruire delle arti ninja per scalarlo, o danneggiarlo.

    [...]

    Alla fine, dopo quasi mezz'ora di passo svelto, sarebbero giunti ad una barricata in legno, improvvisata, ad una prima occhiata, ma con attenzione maggiore avrebbero notato come fosse stata organizzata con materiale riciclato, ma costruita con tutti i crismi. Vennero accolti da altri Shulviani vestiti come i primi che li avevano invitati a entrare, ma in maniera molto diversa. Furono tirati e abbracciati, alcuni avrebbero lanciato loro delle birre, altri li avrebbero salutati come fratelli tornati dal fronte. In quel clima di cameratismo, avrebbe fatto di nuovo capolino Surwa, dalla calca di persone.

    - Benvenuti a Shulva, sono dispiaciuta di non potervi accogliere come la città avrebbe fatto un tempo, ma ormai la situazione è questa. Seguitemi prego. -


    [Il Primo Pilastro]



    La città era particolare. Al termine del grande corridoio sospeso, superata la barricata di legno, si arriva al primo pilastro dei 4 che compongono la città. Dietro di esso è presente il secondo, accanto al quale è situato il terzo. Questi tre pilastri sono collegati tra loro da numerosi ponti di pietra lunghi circa cento metri, posti ogni 30 metri verticali. Dal terzo pilastro, posto non simmetricamente accanto al secondo, ma leggermente più in avanti nella caverna, è possibile accedere al quarto e ultimo pilastro. A eccezione del primo, che resta attaccato unicamente al soffitto della grotta, gli altri sono tutti inglobati nelle pareti di pietra della cavità. La donna avrebbe condotto i due al limitare della barricata, proprio davanti al primo pilastro, superando l'avamposto della resistenza, che era situato nella grande piazza di pietra posta tra il grande ponte e il primo pilastro a forma di ziggurat. La piazza, che non aveva alcuna protezione o balaustra contro il grande vuoto sotto di essa, era stata circondata di mura di legno e vi erano state allestite infrastrutture di fortuna sempre col legname, lì, in quel quadrato di poche centinaia di metri quadri, erano ammassati tutti, o quasi, gli abitanti rimasti della città; in un quartiere baracca creato per necessità. Diametralmente opposto al grande ponte, c'era un camminamento sospeso per raggiungere il primo pilastro.

    Questa è Shulva, ogni pilastro è diviso in zone, la zona più alta è quella commerciale, quella sottostante è abitativa, quella inferiore è militare, l'ultima è detentiva. Lo schema si ripete per i primi tre pilastri; essi dividono anche le caste della città, infatti ogni abitante possiede sia la sua casa che la sua attività commerciale nello stesso pilastro, manda i figli a studiare o ad allenarsi sempre nello stesso pilastro, e nel caso fosse colpevole di un crimine, sarebbe detenuto sempre nel suo stesso pilastro. L'unico che differisce è il quarto, che non possiede nè una zona militare, nè una detentiva, le sue zone inferiori sono riservate al tempio.

    Quindi, la donna avrebbe invitato i due a seguirla nel suo "fortino", una piccola base di un paio di stanze, al centro della piazza-avamposto, per poter parlare in privato. Avrebbe offerto loro delle sedie, delle coperte, e da bere, poichè data la profondità della cavità, il freddo faceva da padrone; motivo per il quale tutti i presenti avevano grosse pellicce sulle spalle, tranne forse il giovane Riwa.
    Quando si fossero messi a loro agio, Surwa avrebbe ripreso a parlare, dopo essersi seduta a sua volta e aver tirato un sospiro di sollievo. Contando anche il giovane fratello della capoclan, erano soli.

    - Il motivo per il quale siamo costretti qui in questa fortezza di fortuna, fatta di legno marcio, coperte di pelle d'orso e liquore scadente, è dovuto al fatto che la città è ormai persa. Alcuni decenni fa, un cataclisma di cui ignoriamo i natali, ha estirpato la vita da questo posto, lasciando solo ombre di quello che c'era un tempo. Tutti gli uomini e le donne che vedete qui, erano fuori da Shulva quando questo avvenne, o non erano nati. Ormai, tutti e 4 i pilastri sono infestati da quelli che un tempo erano gli abitanti, ma ridotti peggio. -

    In quel momento il volto della donna si oscurò, non perchè non volesse rivelare un segreto, ma perchè quello che stava per rivelare le dava molto dolore.

    - Nella città hanno sempre vissuto due clan, le Scolopendre, ovvero la milizia, e le Lucciole, ovvero i ninja esperti. Quando accadde il fatto, i membri dei due clan vennero corrotti, ora si fanno chiamare rispettivamente, i seguaci del Veleno e dell'Ombra. Sono molti più di noi, e molto meno preoccupati della loro sorte, questo li rende molto più temibili di noi. Alcuni membri del vero clan delle Lucciole, che come noi si trovavano fuori dalla città quando persero tutti gli amici e i parenti, sono rintanati nei vari pilastri, in delle sacche di resistenza, per fungere da spie, e sabotatori, ma sono poche decine, e stremati. Raramente riusciamo a metterci in contatto con loro, sia perchè la città è quasi impraticabile, sia perchè esporsi per cercare un contatto significa rimetterci la pelle di qualche uomo, e non possiamo permettercelo. -

    La situazione, era più complessa del previsto, ed era solo l'inizio.
     
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