Le porte di Shulva

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  1. Jotaro Jaku
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    I problemi di Shulva [6]



    Alla prima domanda del jonin di Suna, la donna rispose immediatamente, non senza nascondere una certa amarezza, supportata però da una discreta dignità e da grande comprensione.

    - Non è così, Kiri ci ha prestato aiuto, ma giunti alla porta, non hanno fatto in tempo a contattarci. A volte la piana è abitata da mercenari, a volte da banditi, a volte da...molto peggio, sono stati attaccati e un membro della loro squadra è stato ferito e infettato. Sono corsi via per soccorrerla, quando avremmo potuto farlo noi se solo si fossero fatti notare. Non biasimo la loro situazione, ci sono malattie terribili in questa zona, ma si sono lasciati trasportare. Mio fratello Riwa ha ceduto al panico e non li ha avvertiti della possibilità. -

    Avrebbe voluto aggiungere che se anche la ragazza (Meika) fosse morta, non sarebbe stato invano, e che forse una singola perdita valeva la pena per portare aiuto alla città, che versava in una situazione ben peggiore. In quel periodo, le scorribande contro la porta di Shulva erano molto frequenti e sebbene il portone fosse inespugnabile, doveva comunque essere tenuto aperto per assicurare l'arrivo di provviste per la resistenza. Come se non bastasse, la stessa epidemia si era sparsa anche all'interno della città, mietendo molte vittime tra gli uomini di Surwa.

    - Il simbolo sulla porta? E' lo stemma di Shulva, ma ora andiamo, si è fatto tardi, parleremo dentro. - E invitò i ninja a seguirla.

    [...]

    Durante la traversata, i dubbi del ragazzo passarono all'indirizzo di Jotaro, che gli rispose senza dare la minima spiegazione, perchè lui stesso non sapeva nulla, o quasi, della città.

    << Non sono mai arrivato così in profondità in questo posto, non ho idea di quali segreti possa celare, so solo che non mi piace affatto. >> A quel punto Surwa rispose ai due, senza voltarsi.

    - Sono dispiaciuta per quello accaduto anni fa, non immaginavo foste un membro di quella squadra di soccorso. Le mie scuse, all'epoca non eravamo minimamente in grado di organizzare una resistenza... - Surwa era presente durante l'intervento delle Ombre, anni prima, ma a quel tempo, la resistenza stava addirittura accampata fuori dalla città. - Il vostro aiuto ci permise di costituire l'avamposto che abbiamo oggi, ma non fu senza grandi sacrifici. -
    Il volto di Jotaro si contrasse in un ghigno di disapprovazione. A parer suo il sacrificio non era valso minimamente il risultato ottenuto.

    [...]

    Per tutta la traversata il compagno di Hohe restò in silenzio chiuso in se stesso. Stare in quella città gli ricordava quanto era stato incapace di difendere la sua squadra, e quanto non fosse affatto il ninja forte ed esperto che si era sempre vantato di essere. Non disse nulla, nemmeno durante l'incontro con la capoclan delle Scolopendre. La quale invece rispose a tutte le domande del giovane di Suna, o almeno a quelle cui poteva rispondere.

    - Sono sia mutati nel corpo, che impazziti. I seguaci dell'Ombra sono più spettri che uomini, mentre quelli del Veleno sono ammassi di carne e sangue senza una logica. Provano dolore ma sembrano gioirne invece di averne timore, spesso infatti ci colgono di sorpresa con attacchi suicidi; riguardo la loro sorte, per come sono ridotti, noi vogliamo considerarli morti, non siamo pronti a credere siano umani viventi, non hanno nulla di umano ormai. -

    Secondo l'analisi della donna, che aveva passato gli ultimi 10 anni in quell'inferno, i due clan rivali avevano uno scopo, ma non era quello di uscire dalla città; li attaccavano raramente, e senza convinzione, più per disturbarli o giocare con loro. A volte catturavano membri della milizia per aggiungerli ai loro ranghi, ma non sembravano avere una strategia precisa.

    - Non ho idea di cosa abbia scatenato tutto questo, ma scommetterei il miglior liquore del continente che la chiave di tutto sia nell'ultimo pilastro, quello del tempio. Già all'epoca della grande Shulva, era un luogo privilegiato, quasi tutti i cittadini erano banditi da quel luogo, solo i più influenti e le loro famiglie potevano avere accesso, la popolazione vi entrava una o due volte all'anno per le celebrazioni più importanti. Era sia la casa del culto che quella del Re, capite bene quindi che non era di facile accesso. Ora poi, la concentrazione di nemici aumenta via via che ci si avvicina ad esso, quindi non siamo in grado di indagare. L'avanzata più grande che abbiamo tentato è arrivata al secondo pilastro, e per riuscire abbiamo perso molti uomini, fu molto veloce, per recuperare scorte vitali e tornare indietro. Con gli uomini che ho adesso, se morissimo tutti, forse, e dico forse, conquisteremmo il primo pilastro con l'aiuto delle Lucciole lì presenti, ma poi saremmo distrutti. Siamo pochi, male equipaggiati, feriti e stanchi. I nostri rinforzi non esistono, e le nostre ricchezze sono così esigue da permetterci solo il minimo di provviste dall'esterno, qualunque tipo di aiuto da parte dei ninja stranieri sarebbe vitale. Qualunque; anche abbattere uno solo dei nostri nemici, dal momento che a quanto pare, la mutazione non permette la proliferazione. Negli ultimi dieci anni non abbiamo scorto nessun fanciullo degli Shulviani rinnegati, quindi prima o poi....potrebbero finire; ma finiremo prima noi senza aiuto. Oltretutto, gli uomini che ho qui non sono nemmeno cresciuti a Shulva, alcuni erano mercanti, altri pescatori, non sono mai stati addestrati, sono tornati qui per aiutare in nome della fratellanza che lega gli uomini e le donne di Shulva; sono persone meravigliose, ma pessimi combattenti. -

    Quindi, dopo aver permesso ai ninja di riposare e averli nutriti con dell'acqua e uno sformato di patate, la donna riprese a parlare con loro; dopo qualche ora concessa per il sonno nella sua stessa tenda. Al loro risveglio, la donna sarebbe tornata a sedere su di uno sgabello di legno e cuoio, rivolgendosi ai due ninja.

    - Ieri mi avevi chiesto del simbolo sulla grande porta, non so sinceramente cosa sia, per me è sempre stato solo lo stemma della città, se ha un significato particolare, lo scopro adesso. Nessuno in città hai mai avanzato un'idea del genere, sinceramente, e nessuno ha mai pensato il contrario. Ora, tornando a noi, l'ultima cosa che voglio è rischiare la vita dell'unico aiuto che sia arrivato dall'esterno, ma voi due siete più capaci di molti dei miei uomini, e forse siete gli unici in grado di aiutarmi sul momento. Da questo accampamento si accede al primo pilastro dal primo grande ponte di pietra; le Lucciole hanno recuperato un piccolo gruppo dei loro dal secondo pilastro dove erano relegati da mesi, in questo gruppo c'è una donna, Yen, un medico molto capace, che potrebbe rimettere in sesto molti dei miei uomini. Sono accampati al 2° settore del primo pilastro. La numerazione è crescente man mano che si scende, da 0 a 5. Il piano 0 del secondo pilastro, quello di accoglienza, con le rovine dei negozi, secondo le nostre informazioni è disabitato, ma al piano 1 sappiamo essere presente una sacca di ribelli del Veleno, che occupano il settore abitativo. Un gruppo troppo numeroso scatenerebbe un'allarme, e noi non siamo in grado di andare in 2 o 3 per recuperare una persona, ma voi potreste. In cambio, potete tenere qualunque cosa troverete nella città, e non vi chiederò altro aiuto; aprirò la grande porta e vi lascerò andare, sperando che ci manderete altro aiuto. -

    Che fosse un ricatto per non lasciarli uscire senza che avessero ultimato la richiesta, o semplicemente una richiesta disperata, non era troppo chiaro, ma se volevano vederci chiaro, quella era una prima possiblità. A quel punto, il giovane Riwa sarebbe entrato nella tenda con impeto, rivolgendosi a tutti i 3 presenti.

    - Li accompagnerò io, lasciatemi andare sorella ! - L'impeto del ragazzo era palpabile, sarebbe sgattaiolato tra le Scolopendre pur di accompagnare gli stranieri, a costo di violare la volontà della sorella, se lei glielo avesse impedito. - Non se ne parla, ne abbiamo già discusso, non sei pronto per seguirli negli altri pilastri; la tua debolezza ci ha quasi estinti l'ultima volta che hai chiesto aiuto a Kiri, non te lo ripeterò - Il battibecco non si fermò affatto, il giovane sebbene più giovane, basso ed esile della donna, si fece avanti e si fermò sul volto di lei, stringendo i pugni e fugando le sue paure e la riverenza verso la sorella. - Non ti presterò ascolto, andrò con loro, sono l'unico in grado di passare quasi inosservato tra tutti i tuoi uomini, loro si perderanno senza una guida nell'oscurità della città, e sono anche il più capace nel caso venissero avvelenati. Senza di me sono già morti! -

    Surwa esitò, teneva chiaramente al fratello, al punto da far appannare il suo giudizio per salvargli la vita, ma il ragazzo aveva ragione. Senza contare che quanto successo con i Kiriani, era stata colpa di Surwa, non di Riwa, la quale, non credendo che il fratello sarebbe tornato a Shulva potendo scegliere di andarsene lontano, fece sigillare le porte dopo la sua partenza. Questi sentimenti la convinsero a cambiare idea, dopotutto lui aveva dimostrato di poter attraversare mezzo mondo da solo per chiedere aiuto, mentre lei non aveva dato fiducia alla sua lealtà, facendogli credere di essere un codardo.

    - Molto bene, ma non azzardarti a morire, altrimenti verrò a pestarti. Riwa verrà con voi, mio fratello è abile nel curare le tossine del clan del Veleno, vi sarà utile, ma vi prego di tenerlo al sicuro...-

     
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