Le porte di Shulva

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  1. Jotaro Jaku
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    Il primo ponte [7]



    Con un sospiro affranto, Surwa accettò l'offerta del jonin della Sabbia. Sapeva bene che il fratello era in grado di aiutare i ninja, e che ogni aiuto sarebbe stato vitale data la situazione disperata, ma in qualche modo cercava di proteggere il più possibile il fratello dalla città, quella città infame che le aveva tolto tutto. Riguardo la domanda di Hohe, il giovanotto rispose di buon grado aiutando il jonin a capire meglio le abitudini e le tattiche nemiche.

    - Dunque signor ninja, gli infami della Peste usano tutti lame cosparse di sostanze acide. Non necessariamente si tratta sempre di agenti tossici o infettanti, a volte semplicemente corrosivi. Diversa questione per le armi da lancio più o meno grandi. Quelle sono sempre coperte di tossine che agiscono per via ematica. Per quanto riguarda le loro capacità invece, arrivare vicino ad uno di questi nemici non è una buona idea, sono in grado di generare nubi di gas tossico. Per quanto riguarda i soldati dell'Ombra invece, quelli che un tempo erano lucciole, si vedono raramente, dovete stare attenti agli angoli bui, se sono celati dall'oscurità sono molto più forti, per questo abbiamo disseminato questa zona di torce. -

    Dalle parole del ragazzo si capiva che non era mai stato direttamente in battaglia con questi nemici, le sue conoscenze erano sia vaghe, sia molto estese negli argomenti. Probabilmente era stato tenuto nelle retrovie per curare i feriti, ma aveva attinto ad ogni racconto e ogni libro a cui aveva accesso, per poter aiutare i suoi alleati il più possibile pur senza aver avuto esperienza diretta. Quello che invece era chiaro, era che Riwa conosceva dei passaggi, o semplicemente era in grado di muoversi dentro Shulva con più successo delle altre Scolopendre.
    Il gruppo avrebbe ricevuto una torcia a testa e alcune provviste, sufficienti a 3 giorni di viaggio, contanto due pasti al giorno per ognuno dei presenti. La città era grande, ma non abbastanza da tenerli via 3 giorni, il significato di quel pacchetto "standard" era infatti dovuto ai "blocchi".
    Come Surwa avrebbe infatti spiegato, il loro rischio più grande era di trovarsi davanti ad un "blocco di Shulva": per come era conformata la città, con poche, pochissime vie per procedere, se per qualche ragione la strada davanti o dietro a loro fosse stata inaccessibile, non avrebbero avuto molte alternative, e sarebbero rimasti intrappolati o incapacitati a proseguire. Il pacco doveva servire a resistere fino all'arrivo dei rinforzi, o nell'attesa di trovare il coraggio di porre fine alla propria vita.

    Gli altri, tutti riuniti alla barricata esterna, in un religioso silenzio, con le torce in mano, li avrebbero osservati allontanarsi, dopo qualche secondo, se i ninja si fossero voltati, avrebbero notato Riwa osservare alle loro spalle, dove tutte le Scolopendre, si trovavano in piedi con il pugno destro alzato in segno di saluto, al quale il ragazzo rispose prontamente, conscio che forse, non avrebbe rivisto nessuno di quegli uomini. Era la prima volta che lasciava Surwa per una missione dentro la città, senza di lei.
    Il ponte iniziale che portava al primo pilastro, era una meraviglia dell'ingegneria Shulviana, si estendeva per km senza tiranti, nè strutture particolari, aveva semplicemente una colonna ogni tanto, che scendeva nell'oscurità del baratro della città infame. Presto, le luci alle loro spalle scomparvero, lasciando che i tre fossero illuminati unicamente dalle loro torce e da quelle presenti una volta ogni 50 metri sul ponte: dei bracieri non troppo grandi ma sufficienti per tenere tutta la struttura, più o meno illuminata. Attorno a loro, il nulla. A parecchie decine di metri, si potevano scorgere le pareti della cavità, coperte di muschio, ma il silenzio e il buio regnavano sovrani.
    Dopo circa 1 ora di cammino, Jotaro avrebbe interrotto il passo, facendo un cenno se fosse stato in cima alla comitiva, o con la voce, se fosse stato in qualunque altra posizione.

    << Problemi. >>

    Nel giro di pochi instanti infatti, davanti e dietro di loro, a circa 10 metri, sarebbero sorte dal terreno 4 figure di forma gelatinosa; una sorta di teletrasporto. In breve avrebbero assunto forma "umana".
    Il ponte era abbastanza largo da ospitare 3 persone poste una accanto all'altra, e in quel momento, due si trovavano dietro ai ninja per impedire la fuga, mentre altre due sbarravano il cammino.
    Dietro di loro due soldati dall'insolita armatura, con una maschera che ricordava il volto di un volatile stilizzato. La tuta era da combattimento, ricordava vagamente quella delle Scolopendre, ma decisamente meno logora, e modernizzata. Sulla giacchetta e sui pantaloni erano presenti tasche esterne contenenti fiale di vetro di chissà quale sostanza. Gli occhi erano invece illuminati da una strana fonte luminosa verde. Difficile comprendere se si trattasse di un dispositivo o di una energia emessa dagli avversari.




    Questi uomini, di cui un terzo si trovava davanti a loro, avevano tutti una wakizashi riposta sulla schiena, e dei chiari contenitori porta-armi sulle gambe, erano molto più simili ai ninja che i continentali conoscevano, che agli stessi Shulviani appena incontrati.
    L'ultimo uomo invece, il quarto, era situato davanti a loro con uno dei soldati accanto a sè. Questo era diverso. Quasi completamente nudo, aveva solo un paio di occhiali storti e una gonnella a coprire il sesso. La cosa più strana però, era che possedeva un bastone con una grossa cisti di carne che pulsava sulla cima, per non parlare della sua pelle coperta di pustole marce. Strati tumorali ingrossati si estendevano al di fuori dell'epidermide, creando una grossa escrescenza sulla sua spalla destra, tanto da farlo sembrare un esperimento del Suono andato male. Tutta la pelle era chiaramente malata, lo scheletro era deformato al punto da impedirgli la postura eretta, e dalle smorfie di cui era dipinto il volto, sembrava perennemente immerso in dolori terribili. Non aveva altro con sè, se non il disprezzo che suscitava negli altri.




    Riwa trasalì leggermente, strinse i pugni e si rivolse sottovoce ai due accompagnatori, per informarli della situazione. Lui conosceva i nemici, di nome almeno, se non per averli incontrati.

    - Attenti...i due dietro di noi sono Adepti della Peste, come quello davanti uguale agli altri. Il tizio deforme è un Monaco della Peste, un caposquadra, non avvicinatevi troppo, pare che la stessa aria sia malata attorno a loro...sono tutti ex membri delle Scolopendre e saranno sicuramente portatori di malattie e veleni...Sono qui per capire le nostre intenzioni e studiarci per poterci attaccare in massa più avanti, non dobbiamo permettere che fuggano! -

    I primi avversari erano giunti, come avrebbero reagito i ninja?
     
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