La ragazza e il gatto[Free+Add] Harumi e Kairi

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    La ragazza e il gatto


    Post I ~ Alba di sangue


    A cena Harumi aveva appena assaggiato il piatto che il solerte domestico le aveva servito, nella sala da pranzo dell'imponente tenuta. Le dimensioni della stanza sembravano sottolineare la sua solitudine. Su quel lungo tavolo, progettato evidentemente per ricevimenti sfarzosi, la giovane era infatti l'unica commensale. Non che di solito la Villa fosse un luogo affollato, tutt'altro. Eppure il padrone di casa, il capoclan dei Mikawa, contava un numero di sottoposti notevole, quindi qualcuno che facesse compagnia alla ragazza - o che la tenesse d'occhio - vi era sempre. In quei giorni qualcosa di grosso doveva però essere in atto. Diogene-sama aveva inviato tutti i suoi shinobi e le sue kunoichi in giro per il continente per raccogliere informazioni, da quel poco che la genin aveva udito. Poco prima che partissero, l'otese aveva consegnato al gruppo diretto a Konoha una missiva, da recapitare ad una persona estremamente importante per lei. Si trattava della sua salvatrice, la kunoichi a cui doveva tutto, a partire dalla vita. Il suo nome era Kairi Uchiha.
    La giovane aprì la finestra. Una lieve brezza prese a spirare verso l'interno della stanza, nonostante la porta chiusa alle sue spalle impedisse che si formasse una vera e propria corrente. Dopo essersi voltata un'ultima volta, Harumi con un balzò scavalcò il davanzale, ritrovandosi nel giardino della dimora. Fortunatamente il suo alloggio era proprio al piano terra, per cui era atterrata senza problemi sull'erba morbida. Se i suoi conti erano corretti la data dell'appuntamento fissato con la donna della Foglia era l'indomani, ma per qualche motivo che anche lei faticava a comprendere il luogo che era finita per indicare non era il Villaggio del Suono, bensì il suo piccolo paesino natale. Muovendosi di soppiatto tra le ombre degli alberi proiettate dalla luce lunare, la ragazza raggiunse il muro di cinta che isolava la villa dal resto del mondo. Piuttosto imponente, la neo genin non sarebbe stata in grado di superarlo normalmente, ma aveva pensato anche a quello. Giunta davanti ad una piccola porticina, appena sufficiente per le sue dimensioni minute, estrasse una chiave dalla tasca. L'aveva sottratta nel pomeriggio al giardiniere, dopo aver scoperto quell'entrata di servizio che l'uomo usava per trasportare quanto gli necessitava per la cura delle piante e del prato. Pregando i kami, la giovane infilò la chiava nella toppa, per poi ruotarla. Con uno scatto secco, la serratura si aprì. Si voltò indietro, ancora una volta. Gli dispiaceva doversene andare di nascosto in quel modo, ma in assenza del padrone di casa e di suoi gregari che potessero accompagnarla, sembrava che i restanti domestici avessero ricevuto ordine di non farla uscire dall'abitazione. Quando tornerò mi scuserò per bene. Lì era un'ospite, ma sempre più spesso aveva l'impressione di essere anche una prigioniera. Era grata a Eiatsu e al suo capo di averle dato un tetto sopra la testa e di prendersi cura di lei, non facendole mancare niente, ma forse era giunto anche il momento di mettere in chiaro che non intendeva tornare a essere, come era stata in passato, un uccello in gabbia. Eppure, il sentimento che prevaleva era il senso di colpa per star in qualche modo tradendo la loro fiducia. Con il cuore pesante, attraverso il varco, tirandosi la porta dietro di sé.
    Quando Kairi Uchiha fosse giunta nei pressi della vallata del fiume Ime, l'indomani mattina, una serie di ricordi l'avrebbero probabilmente assalita. Risalendo il corso del torrente, avrebbe attraversato diversi centri abitati abbastanza grandi e fiorenti, i cui abitanti erano per la maggior parte dediti alla coltivazione del riso. Il sole iniziava a scaldare l'aria con i suoi raggi, ma salendo di quota la kunoichi avrebbe trovato refrigerio nelle correnti fresche che scendevano dai monti sempre più vicini. Dopo l'ultima tappa avrebbe dovuto tagliare per un sentiero sperduto in mezzo ad una fitta foresta per raggiungere il luogo convenuto per l'incontro, il villaggio di Tachi. Poco prima di giungere a destinazione, tuttavia, si sarebbe accorta che qualcosa non andava. Superato il crinale, il canto degli uccelli che popolavano il bosco era scomparso. Nell'aria, poi, c'era uno strano odore. La giovane avrebbe impiegato del tempo a riconoscerlo, perché il vento soffiava molto debolmente nella sua direzione, ma infine ne sarebbe stata sicura. Cenere. Cenere e sangue. Che avesse percorso di corsa il tratto di strada che le rimaneva, o piuttosto avesse scelto un approccio più circospetto, non avrebbe mutato ciò che l'aspettava. Lo spettacolo che si aprì di fronte ai suoi occhi era terrificante. L'intero villaggio di Tachi era avvolto dalle fiamme. Le case, una decina in tutto, erano di semplice legno, con i soffitti di paglia, fornendo abbondante combustibile all'incendio in corso. I suoi abitanti però, non erano stati uccisi dal fuoco. Girando per il paese, la kunoichi avrebbe trovato i resti di alcuni di loro, per la maggior parte maschi adulti, sparsi qua e là, dilaniati da quelle che sembravano le zanne e gli artigli di una creatura feroce. Alcuni impugnavano ancora degli attrezzi agricoli a modo di armi, altri erano stati chiaramente abbattuti mentre cercavano di fuggire. Gli occhi spalancati di una testa mozzata avrebbero osservato la donna dal suolo in terra battuta dello spiazzo centrale. Kairi non avrebbe faticato a riconoscervi l'arringatore, colui che aveva incitato i compaesani ad allestire il rogo per placare gli dei. Il suo cadavere era stato scagliato con violenza contro la dimora del capo villaggio, mentre un suo braccio pendeva dal tetto spiovente. La fogliosa non avrebbe trovato donne e bambini, a quanto sembrava la bestia li aveva lasciati scappare concentrandosi sugli uomini. Infine, su un grosso masso al limitare dell'abitato, l'Uchiha avrebbe trovato l'artefice di quella carneficina.
    Abbarbicato sulla roccia, gli abiti coperti del sangue delle sue vittime, un oni in forma umana la fissava con occhi ferini. Spalancò la bocca per emettere un sordo ruggito, mettendo in mostra i canini appuntiti e allungati. La chioma era di un bianco abbagliante, quasi rilucente. Un'irrequieta coda felina si agitava al termine della sua figura, così come da gatto erano le orecchie ai lati del capo. Il demone si raddrizzò, osservando la kunoichi con uno sguardo enigmatico, ma in cui si poteva intuire un furia ancestrale.

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    D'improvviso, il corpo del mostro fu scosso da un brivido e vacillò. Cercò di recuperare l'equilibrio, mantenendosi saldo sui piedi, ma le gambe cedettero e cadde al suolo, un paio di metri più in basso, con un tonfo soffocato. Se la kunoichi si fosse avvicinata immediatamente avrebbe fatto in tempo ad assistere ad una scena che probabilmente l'avrebbe toccata nel profondo. La chioma della creatura mutò di colore, facendosi corvina con solo alcune ciocche bianco avorio. Le orecchie e la coda felina decrebbero rapidamente fino a scomparire del tutto. Davanti a Kairi stava ormai una sua vecchia conoscenza, la persona che l'aveva convocata in quell'angolo sperduto del Paese delle Risaie. Harumi giaceva riversa su un fianco, priva di conoscenza e ricoperta di sangue non suo. Come avrebbe reagito la sua salvatrice, vedendo ciò che la ragazza che aveva salvato era diventato?


    Benvenuta in questa giocata dove Kairi scopre cosa la sorte ha riservato ad Harumi. Secondo la tradizione orientale chi salva una vita ne diviene responsabile. La penserà così anche la kunoichi di Konoha?

     
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