La ragazza e il gatto[Free+Add] Harumi e Kairi

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  1. Kairi Uchiha
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    Harumi aprì appena gli occhi inizialmente, fin troppo stanca per anche solo parlare. La kunoichi la stava osservando con sguardo preoccupato ed apprensivo ma senza mai abbassare la guardia, lo sharingan perennemente attivo nel caso in cui vi fossero risvolti inaspettati: la ragazza che conosceva non avrebbe mai compiuto quel massacro ma non sapeva cosa le avessero insegnato ad Oto, o peggio, cosa le avessero fatto...
    Un paio di frasi appena sussurrate ed ecco però la genin crollare nuovamente svenuta. L'Uchiha sistemata l'arma che ancora impugnava la prese in braccio di forza, era ancora leggera come la ricordava, e cominciò ad allontanarsi da quel villaggio la cui aria era irrespirabile fino a raggiungere un rifugio fra le fronde boschive che aveva appena attraversato. Non aveva visto sopravvissuti, non lì, e c'era poco altro che potesse fare per quel luogo non possedendo alcun ninjutsu acquatico in grado d spegnere le fiamme.

    Una volta raggiunto un luogo più tranquillo l'avrebbe sistemata su un rifugio improvvisato, poggiandola sul suo mantello, lo stesso che aveva protetto l'otese la prima volta che si erano incontrate. Preso un pezzo di stoffa che teneva sempre con sé per ogni evenienza lo bagnò con un po' dell'acqua della sua borraccia, tamponando la fronte di Harumi in attesa che si riprendesse mentre mille pensieri affollavano la sua mente: si era realmente accorta di quello che aveva fatto? Che cosa le era successo? Come poteva aiutarla? Non appena l'otese avesse ripreso i sensi avrebbe dovuto indagare a fondo sulla situazione...

    Quando la sua kohai sembrò riprendere i sensi ed allungare la mano verso di lei la prese, cercando in qualche modo di darle conforto. Harumi si rialzò pian piano, per poi scoppiare in lacrime non appena la guardò negli occhi: un brivido freddo percorse la schiena dell'Uchiha quando le sue parole le fecero capire come sembrasse ricordarsi ciò che aveva fatto.
    Istintivamente strinse meno la mano che fino a quel momento aveva caldamente protetto, senza tuttavia lasciarla, rimanendo poi come spesso faceva per la maggior parte del tempo in silenzio ascoltando lo sfogo della ragazza. Solo quando si riferì ad un "lui" i suoi occhi si strinsero, indagatori Lui? Lui chi? domandò. Le sue ipotesi erano giuste, la ragazza era stata effettivamente impossessata da qualcosa di cui non era a conoscenza...All'ennesimo sfogo, quasi delirio, sul suo essere un mostro appoggiò però delicatamente e dolcemente una mano sulla sua testa Smettila subito. Non so cosa ti sia successo, non so cosa sia successo qui ma ne verremo a capo, assieme. Ora cerca di calmarti ed aiutami a capire...
    Ma la cosa sembrò non servire a nulla, e sempre più in preda alla disperazione l'otese si lanciò verso di lei, appoggiandosi al suo petto mentre la kunoichi la avvolgeva con un braccio, protettiva. Alla sua ultima frase però si irrigidì, abbassando lo sguardo per osservarla dapprima stupita, poi sempre più severa Non mi pento nemmeno un giorno di ciò che ho fatto e ti aiuterò in ogni modo sia in mio potere. Capisco la tua disperazione, ma fai attenzione a non esagerare... rispose, questa volta più fredda: l'aveva salvata dalle grinfie dei folli abitanti del villaggio, l'aveva portata ad Oto nonostante non fosse d'accordo con la sua scelta, l'avrebbe protetta in ogni modo possibile ma non avrebbe accettato un simile peso. Le varie ultime esperienze che le erano capitate le avevano ben fatto capire come ognuno, in fondo, fosse fautore del proprio destino e potesse decidere di controllarlo. Anche se in realtà non sapeva cosa stesse succedendo ad Harumi, e se lei potesse realmente fare qualcosa a riguardo...
    Passarono un paio di minuti in cui l'Uchiha non ricevette risposta si accorse di come l'otese si fosse nuovamente addormentata. Rimase immobile continuando a stringerla ma senza sapere bene cosa fare: non era riuscita a capire praticamente nulla di ciò che era successo, ancora, e l'unica cosa che era per lei certa in quel momento era il dover aiutarla in qualche modo, anche se al momento non sapeva neppure da dove cominciare...


     
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