La ragazza e il gatto[Free+Add] Harumi e Kairi

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    La ragazza e il gatto


    Post V ~ Potere

    Pur con il labbro tremolante, Harumi alzò la testa, ricambiando lo sguardo della kunoichi, ed annuì. Voleva che Kairi fosse sincera con lei, così come lei lo era stata. Stringendo piano le mani a pugno, ascoltò le dure parole della senpai. Non vi trovò cattiveria, solo la cruda realtà. Io...hai ragione, ovviamente. Fu tentata di voltare il capo, interrompendo quel doloroso contatto visivo, ma si trattenne. Cercando di alleggerire l'atmosfera pesante che si era creata, abbozzò una battuta. Beh, non è che mi abbiano proprio scelto... Più che altro mi sono trovata nel posto sbagliato in un momento sbagliatissimo... Avrebbe voluto ridere, ma riuscì a malapena a far uscire un sorriso triste. All'ultima osservazione della donna sussultò visibilmente. Desiderava veramente la morte di tutte quelle persone? No, certo che no. Tuttavia si rendeva conto di non esserne neppure dispiaciuta. La dipartita di uno sconosciuto l'avrebbe probabilmente toccata di più. Al loro pensiero, invece, provava solo una sensazione di freddo nel petto, come se fosse anestetizzata alla sofferenza. Aprì la bocca per rispondere, ma le mancavano le parole, perciò tacque, chinando infine la testa. Era stato il nekomata ad interpretare in modo perverso le sue emozioni, eccedendo le sue reali intenzioni, ma dentro di sé non riusciva a condannarlo fino in fondo. Ormai concepiva il bakemono come una parte del suo io, quella più oscura e repressa, che non vedeva mai la luce perché Harumi la reprimeva con tutte le sue forze, negando i suoi sentimenti peggiori. Solo che ora aveva un demone dentro di sé, un mostro che ne si appropriava delle ansie e delle preoccupazioni, liberandone la giovane ospite. La ragazza non si celava dietro una maschera: il viso tranquillo e bonario, facile al riso e caritatevole verso il prossimo, era semplicemente la parte di sé che aveva deciso di mostrare al mondo, quella migliore. Doveva semplicemente continuare a tenere sotto controllo le sue pulsioni più profonde, i sentimenti negativi che ogni persona prova e ai quali reagisce diversamente. Solo che ora essi avevano un'incarnazione, il due code, su cui addensarsi. Sarebbe stato più difficile, enormemente più faticoso, pretendere che essi non esistessero. Tuttavia, la sua salvatrice aveva ragione: era una sua precisa responsabilità. Io... Alzò gli occhi, incontrando le iridi rosse dell'Uchiha. Gli chiuse un istante e quando li riaprì essi brillavano di determinazione. Io non lascerò che sia lui a decidere per me, Kairi-sama. Imparerò a controllarlo. Mi rendo conto che per me tutto è cambiato ora, ma troverò il modo di conviverci. Però...grazie, di preoccuparti per me. L'espressione sul viso le si addolcì al pensiero che anche la senpai, ai suoi occhi una persona meravigliosa ed una kunoichi eccezionale, avesse i propri demoni contro cui lottare. Per la ragazza la senpai era un esempio in tutto, anche nel dominare la propria parte malvagia. E di oscurità Harumi era diventata prematuramente un'esperta, rischiando di esserne inghiottita. Eppure proprio quando ogni speranza sembrava sul punto di scomparire, un seme di luce era apparso davanti a lei, sotto forma di donna dai capelli e occhi neri come il carbone. Ed ora proprio lei le poneva quella domanda così complicata. ...lo desideravo? Harumi chiuse gli occhi, riportando alla mente il suo primo incontro con il demone gatto. Era tutto confuso, nelle loro anime quasi fuse in una sola vorticavano un'infinità di emozioni, ricordi e sensazioni. Il potere...no, non ci aveva proprio pensato in quel concitato momento. Né, a onore del vero, l'aveva fatto in seguito. Ti sbagli, senpai. La ragazza abbassò lo sguardo mesto, inclinando un poco la testa di lato. L'ho raccolto perché mi ricordava me stessa. Perché speravo che se io avessi accettato una creatura tanto sola e sofferente quanto ero io, qualcuno forse avrebbe fatto lo stesso con me. Alla fin fine sono una vera egoista, non è vero? Il sorriso sul volto di Harumi avrebbe comunicato una profonda sensazione di tristezza alla giovane di Konoha. L'otese non proseguì, ma più ci pensava, più le veniva da rispondere che aveva accolto Matatabi perché le faceva tenerezza. Si rese conto che esprimere un pensiero del genere su un bijuu a voce alta l'avrebbe fatto sembrare più folle di quanto già non fosse. L'inesperta genin aveva una visione del tutto particolare della vita, in particolare della sua: se anche le fosse capitato di perderla, non l'avrebbe considerata una grave perdita. Era cresciuta ritenendosi, nella migliore delle ipotesi, un peso; nessun avrebbe pianto per lei. Ma quella stupida idea era nata semplicemente poiché aveva imparato a reprimere i propri sentimenti. Nel profondo lei voleva semplicemente essere accettata, venire amata come chiunque altro, senza essere speciale, ma come una persona normale. Eppure il destino l'aveva spinta a non darsi nessun valore, lasciandosi andare trascinata dalla corrente. L'incontro con Kairi aveva incrinato quella corazza di vuoto che aveva eretto intorno a se stessa, ma era stato il gatto il primo a superarla, entrando veramente in contatto con la sua io più intima e vera. Per tutti quei motivi Harumi aveva spalancato le braccia al bakemono, stringendolo a sé e custodendolo come un tesoro prezioso. Non per il suo potere, ma perché l'aveva accettata per quello che era. Già, ma che cos'era in fondo lei?



     
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