Rise - Secondo Atto

[Gambe nuove ed Add TS per Kensei]

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  1. Ade Geist
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    ~ The Red Capes are coming!

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    L'Operazione
    Capitolo Primo



    Atto II
    Un Mondo che Brucia


    Ero sveglio, in una stanza di ospedale. Non riuscivo ad aprire gli occhi ma ero cosciente. Sentii dei passi fuori dal corridoio ed la porta che si apriva. Interrogai chi stava entrando. Ricevetti risposta da Meika che ovviamente controllava il suo paziente con scrupolosa professionalità ed etica. È finita venti ore fa Kensei. Sarai addolorato nel sapere che ieri uno Shinobi di Kiri, Keiji Kagome, è deceduto in questo stesso ospedale. Mi disse. Tacqui un istante, ancora stordito dalle droghe anestetiche ed ancora incapace di aprire gli occhi, e poi risposi. L'Attacco al tempio ha portato con sé molte vittime. Ne sono profondamente dispiaciuto. Mentre pronunciavo questa frase sentii uno strano prurito alla mano sinistra. Al che allungai la destra e provai a grattarmi, toccando tuttavia le lenzuola del letto su cui mi trovavo. Non potendomi affidare alla vista, fui totalmente ingannato dai miei sensi: percepivo il mio braccio ancora lì, attaccato al mio corpo. Anzi, non solo, lo percepivo addirittura infastidito, che pizzicava. Nel momento in cui realizzai tutto questo sentii qualcosa sfiorarmi la destra. Sentirai dolore. Questa è morfina, ti aiuterà a superarlo. Premi e sarà erogata. È andato tutto bene... vuoi provare il braccio? Avrei voluto dirtelo prima dell'operazione ma ... io posso non sentire il dolore. Non ho certo bisogno di quella morfina. Stavo indubbiamente peccando di superbia in quella circostanza ma stavo anche suggerendo alla mia dottoressa che non ci sarebbero potute essere complicazioni sotto quel punto di vista. O almeno credevo. Sì, vorrei provare il mio nuovo arto. Anche se mi sembra di non aver ancora perso niente, mi sembra ancora di essere tutto intero. Meika afferrò il braccio e, dopo averlo avvicinato al sistema che lei ed il Mizukage avevano progettato e costruito, a seguito di un suono come di espulsione completa dell'aria e d'un aggancio metallico, fece un passo indietro aspettando che i nervi ed il sistema circolatorio si adattassero perfettamente su quel corpo estraneo che adesso usciva dal mio corpo. Avevo peccato di hybris poco prima: appena il braccio divenne completamente operativo, un calore immondo si prodigò da quell'arto mefistofelico e abbraccio e cinse tutto il mio corpo. Poco potei fare riguardo Ryuketsu: il dolore era così insostenibile che pensare di controllare il mio sistema circolatorio del chakra era impossibile. I miei occhi si spalancarono, bruciati dalla luce che prima mi dava così tanta noia, luminosi di quel giallo furente e di quel rosso malsano che gli era stato donato dalla vicenda al tempio.

    AAAAAAAARGH


    Un urlo straziante avrebbe rotto il silenzio della curiosità che si era appena creato; l'attesa spasmodica di una buona riuscita aveva quasi allontanato ogni possibile spettro del disastro: eppure quello spettro era lì ed accarezzava il mio corpo orribilmente deturpato e la fragile coscienza di Meika. Entrambe le mani si alzarono verso il cielo e si strinsero in modo violento. Quel poco che era rimasto delle unghie della mano destra penetrò nella mia carne, aprendo nuove ferite e facendole sanguinare: la destra era anche la mano dove avevo il pulsante per la morfina che Meika mi aveva appena dato. Stringendola lo ridussi in brandelli ed anche schegge di plastica e ferro mi penetrarono le carni. Il fatto che durante la distruzione del marchingegno avessi inavvertitamente premuto il pulsante per il rilascio di morfina, però, non mi fu affatto d'aiuto. Il dolore era insostenibile e con le braccia rivolte verso il cielo iniziati a scuotermi, a dimenarmi come era già successo la prima volta che mi ritrovai con Meika. Sentivo il mio corpo cedere ad ogni istante, un dolore insostenibile per ogni cuore attanagliarmi le membra. Ero convinto che sarei morto lì, con un braccio nuovo che rispondeva benissimo ad ogni mio stimolo - in quanto stavo dimenandomi, avevo portato le braccia verso l'alto, le avevo serrate - ma che mi provocava un dolore così intenso che solo quel sentimento che fino ad adesso mi aveva tenuto in vita riusciva ad arginare. Li vedevo: il dolore e l'odio erano due bestie chimeriche di orribile fattezza, l'una più tetra dell'altra, l'una avvolta in un manto elettrico, l'altra in un vorticare di fiamme. Si scontravano come due Demoni soltanto sanno fare, gonfie nelle loro criniere, avide e sanguigne nei loro artigli. Non v'era esclusione di colpi: chi si sarebbe portato a casa la testa trofeica dell'altro avrebbe affondato definitivamente la bilancia della mia esistenza verso la vita e la morte. Ma mentre ero spasmodicamente chiuso in me stesso, sbraitante, urlante dal dolore nel mondo reale - con delle conseguenza e delle gatte da pelare per Meika non da poco - nel mio mondo interiore successe l'impensabile. Fui richiamato lontano da quel combattimento di Demoni e mi ritrovai alla presenza di Yakusoku.

    Brandiva il femore di Kensei nella destra e mi fissava con la solita maschera d'osso striata di sangue. Inespressivo. Lo Spirito dei Kenkichi mi aveva chiamato un'altra volta ma taceva e mi osservava. Sembrava quasi che si stesse impegnando a distrarmi dal combattimento d'Odio e Dolore. Quando fu certo di avere la mia completa attenzione, quando i dubbi sul suo richiamo furono più rumorosi delle colonne di fuoco e del trepidare saettante di fulmini, egli tornò ad esprimersi. I Guardiani del Tempio ti avevano informato ma tu continui a non comprendere. Come al solito, la voce di Yakusoku prima di prendere manifestazione concreta, era più un coro di voci perdute, di uomini e donne che si erano uniti nella sua figura. Era estremamente difficile per il simulacro apparire come immediatamente corpo. In te alberga l'oscuro potere di Midorinaka. Il tuo corpo si ciba di odio e dolore, la vita ti ricaccia come il corpo rigetta i liquidi infermi della malattia. Non puoi vivere ma il tuo potere non ti permette di morire. Quelle parole così oscure e lentamente più decifrabili erano per me incomprensibili. Non riuscivo a capire cosa volesse la Promessa dal sottoscritto: Fintanto che non abbraccerai consapevolmente questa tua duplice natura, quella di Odio Incarnato e di Eterno Dolore, non potrai camminare sulla terra tra i vivi né riposare le membra negli inferi dei morti. La tua vita sarà sofferenza stagna, la tua esistenza rimarrà imperituro rimpianto. Un corpo inerme, un vegetale, cosciente e massimamente impotente. Un lungo silenzio seguì quest'ultima frase, come se volesse che riuscissi a prefigurarmi quella vita non-vita d'eterna immobilità. Il mondo interiore in cui mi trovavo iniziò lentamente a sgretolarsi e l'azzurro del fulmine ed il rosso del fuoco tornarono a venare l'oscurità assoluta della presenza di Yakusoku. La sua voce tornò eterogenea, multiforme, tornò l'eco di mille grida di guerra. Placa i demoni del tuo animo e torna Demone tu stesso. furono le sue ultime parole prima che l'arma si spegnesse e mi ritrovassi sotto le zampe infernali dei due demoni ammantati. Si erano fermati: non combattevano più tra di loro, le ferite che si erano inferti, profonde e mortali, stavano lentamente smettendo di sanguinare. Mi osservavano con le fauci della morte spalancate, mi scrutavano con i fari dell'inferno che avevano al posto degli occhi. Poi si chinarono, miti come dei docili cani ed avvicinarono i loro musi spaventosi. Digrignavano i denti, ancora per niente appacificate ma come domate da qualcosa che le avvolgeva e che non era altro che la mia presenza. Allargai le braccia e toccai il loro naso, la loro fronte, carezzai le loro guance. Ancora una volta fui pervaso da un dolore insostenibile e da una passione inarrestabile: mi sentivo come puro chakra vorticante nel caos eterno, totipotente e incontenibile.
    E fu in quell'istante che tornai da Meika, nell'ospedale. Qualsiasi forma di prevenzione avesse adottato, adesso non serviva più. Gli spasmi erano cessati ma non certo era il dolore né l'animosità immonda che mi muoveva: si era trasferito tutto all'interno, nelle mie membra, nelle mie ossa. Le chimere che lottavano contro e per la mia vita adesso si erano unite nella mia vita stessa ma ad un prezzo infinitamente alto: dovevo condividere eternamente con un corpo che sembrava camminare nel mezzo di un mondo che brucia, dovevo condividere la mia coscienza e la mia mente con l'eterna volontà di non placare le emozioni più disumane. Il mio corpo venne circondato da un sottile strato di chakra nero che saltuariamente sfumava verso il rosso. Non potevo controllarlo, era come se fuoriuscisse indiscriminatamente dal mio corpo. Mi voltai verso Meika e mossi il braccio artificiale con sguardo vitreo, vuoto, profondo. Aprii e chiusi la mano, ruotai il braccio in ogni sua direzione,
    anche su se stesso e, mi accorsi, pure dietro la schiena. Mi sembra d'avere ancora la mia mano. Non riconosco questo braccio, mi sembra sia mosso da qualcuno che non sia il sottoscritto, anche se so benissimo di essere io a muoverlo. Parlavo come se gli attimi di terrore che avevo vissuto e che anche la Dottoressa doveva aver vissuto con me esternamente. Avrò bisogno di un po' di tempo per riuscire a muovermi come prima. E credo che la riabilitazione del braccio sia la parte più semplice.
    Non restava che attendere la seconda parte dell'intervento.




    StatisticheStatus
    Forza: 700
    Velocità: 600
    Riflessi: 600
    Resistenza: 575

    Agilità: 600
    Precisione: 600
    Concentrazione: 600
    Intuito: 500

    Vitalità


    Chakra
    Slot Difesa | Slot Azione | Slot Tecnica | Slot Gratuiti


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    [Slot Difesa II]
    [Slot Difesa III]


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    [Slot Azione II]
    [Slot Azione III]


    [Slot Tecnica]

    [Slot Tecnica]



    [Slot Gratuito]



    Legenda


    Narrato
    Citato!
    Parlato!
    Pensato!
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.

     
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16 replies since 28/7/2017, 13:38   290 views
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