Shinobi e mercanti

[Paese del Ferro] Shin e Asami

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  1. Zakira
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    -Ma che ore sono!?-

    La giovane Hoshiyama si svegliò nel cuore della notte. Il canto di una cicala fece da colonna sonora al suo risveglio notturno. Portò la mano destra alla tempia mentre barcollando si avvicinò alla finestra, completamente aperta. Gli occhi, ancora socchiusi, si aprivano lentamente mentre con lo sguardo cercava di distinguere il paesaggio che poteva osservare dalla sua stanza. Oltre alle altre dimore che occupavano l’area est del villaggio, poteva osservare anche diversi alberi. I rami degli stessi seguivano la stessa direzione del vento che in quelle ore investiva la città più importante del Paese del Fuoco. Alcune nuvole di passaggio, che la ragazza aveva involontariamente evitato con lo sguardo, erano intente a raggiungere il villaggio. Si avvicinò alla scrivania, accendendo la piccola lampadina. Numerosi libri, oltre all’attrezzatura dove solitamente creava i suoi tonici, erano sparsi su di essa. La mano si muoveva tra i volumi, cercando in realtà un piccolo orologio da tavolo in legno. Solo una volta presa avvicinò sia il suo volto che l’oggetto alla luce, controllando così l’orario.

    §E' notte fonda.§

    Sbuffò quando vide l’ora. Non era la prima volta che si svegliava in piena notte e quando succedeva difficilmente riusciva a chiudere nuovamente gli occhi. Posò la sveglia sul piano in legno, spegnendo successivamente la luce. A passo lento si avvicinò alla porta dal sua camera, aprendola lentamente. Ma qualcosa la bloccò improvvisamente, tenendo con la mani sinistra la maniglia della porta. Le sue orecchie ascoltarono una voce familiare, risvegliando la mente della ragazza.

    -Dici sul serio!-

    §Ehm...§

    Quella voce era inconfondibile. La sentiva dalla mattina alla sera ed era della stessa persona che, gentilmente, l’aveva ospitata nella sua dimora. La sua voce potente rimbombò in tutta la casa. Ma ormai era abituata a quel tono di voce e sapeva benissimo che apparteneva a suo zio Bumi. Ma con chi stava parlando? Perchè era così sorpreso?

    -Non urlare!-

    I suoi occhi iniziarono a guardare in un punto fisso sul pavimento. Una goccia di sudore iniziò a scorrere lungo il suo visto. Le sue mani, come tutto il suo corpo, iniziarono a tremare mentre le sue orecchie continuarono ad ascoltare le parole dell’uomo. Anche la sua voce, come quella dello zio, non era nuova per le sue orecchie. Solamente dal suo tono freddo e aggressivo, si materializzò l’immagine del padre. Perchè era a Konoha? E perchè a quell’ora della notte? Di chi stavano parlando i due fratelli? Chi era stato ucciso e per quale ragione?

    §Un esponente della famiglia è stato ucciso!?§

    -Era un buono a nulla. Dal mio punto di vista, ci hanno fatto solo un favore.-

    Perchè era così freddo? Perchè ogni volta non gli importava di niente e di nessuno? Era stato ucciso un esponente della famiglia Hoshiyama eppure non aveva intenzione di muovere un dito per scoprire la verità. Ascoltando quelle parole, un senso di delusione s’insinuò nel suo animo. Dopo tutto questo tempo non riusciva a comprendere il carattere del padre, che era totalmente diverso dal suo. Da quando aveva compiuto 15 anni aveva visto il suo carattere cambiare radicalmente. Era diventato più possessivo ma allo stesso tempo era meno presente per il suo lavoro. Pretendeva troppo dalla ragazza non comprendendo le varie passioni della figlia. Aveva già prestabilito il suo futuro quando lei stessa aveva già deciso di cambiarlo, lasciando la sua casa nativa.

    -Era un esponente della famiglia...-

    Diverso anche dal fratello che, molto probabilmente, rimase anche lui scioccato dalla sua risposta priva di sentimento. Tra i due chi aveva il carattere sbagliato? Suo padre, che incarnava il vero carattere dei membri della famiglia, o suo zio, totalmente l’opposto?

    -Io ti ho solo riferito l'accaduto. Ma nessuno deve saperlo... nemmeno Asami.-

    -Va bene. Non dirò niente...-

    E perchè in quell’occasione non era in disaccordo con il fratello? Perchè la giovane Hoshiyama doveva starne fuori da questa storia? Per le regole della nobile famiglia, che proibivano le donne alla partecipazione di simili situazioni? O perchè diventando una kunoichi a tutti gli effetti, la famiglia non voleva sapere nemmeno un suo parere?

    §...§

    Un silenzio si abbattè all’interno della dimora che venne spezzato solo dal rumore di alcuni passi e di un cigolio di una porta. Molto probabilmente suo padre stava lasciando Konoha, nel modo più silenzioso possibile in modo da non far sapere alla figlia della sua presenza. La breve riunione era terminata e l’unica cosa che fece la ragazza fu quella di ritornare nella sua stanza, appoggiando successivamente la schiena contro la porta. Con lo sguardo assente ripensò a tutto quello che ascoltò quella notte. Fino al mattino, guardando, seduta sul suo letto, fuori dalla finestra. Osservando ciò che il panorama gli offriva. Assistendo anche l’alba, che arrivò in un attimo. Forse troppo in fretta.
    Quella mattina la casa era completamente vuota. Suo zio l’aveva già lasciata da un bel pò. Forse per questioni di lavoro o perchè non voleva incontrare la nipote, non raccontando niente di quello che era successo quella stessa notte. Ma la diciannovenne sapeva già tutto e il suo prossimo obiettivo era quello di raggiungere il paese del Ferro. Per riprendere le energie fece una doccia tiepida. Non aveva bisogno di svegliarsi dato che lo era già da ore ma l’acqua serviva per rilassare i muscoli e sciore quella tensione che aveva accumulato nel corso della notte. Non trattandosi di una missione per l’accademia o per il vilaggio e non volendo rappresentare una minaccia per la gente del posto, scelse un abbigliamento semplice indossando una maglia marrone a giromaniche, un pantalone aderente nero, delle scarpe rosse e i guanti di cuoio. Inoltre indossò una cintura aggiungendo diversi piccoli marsupi separando così le diverse armi e accessori che aveva deciso di portare con sè. Prima di lasciare la villa e il villaggio, entrò nella camera di suo zio. Sperava di trovare ulteriori notizie riguardo all’accaduto raccontato dal padre. Ma nessun documento o appunto trovò sulla sua scrivania.

    §Non c'è niente... Sicuramente mio padre starà già agendo.§

    Nonostante le sue parole fredde, la giovane Hoshiyama avvertiva che in realtà stava già escogitando qualcosa per la reputazione della famiglia Hoshiyama. Ovviamente a modo suo, forse, ordinandolo ad un altro esponente del clan. Lasciò il villaggio con quel dubbio, guardandosi di tanto in tanto alle spalle, sperando di non essere seguita da nessun esponente del clan.

    [...]

    -Dimmi, Asami-san, perché ce l'avevi tanto con me quella volta?-

    Lungo la strada aveva incontrato un ragazzo alto più o meno quanto lei. Inizialmente non l’aveva riconosciuto ma osservandolo con più attenzione l’aveva già visto, anche se non ricordava dove. Ma Ascoltando quelle parole un piccolo briciolo di memoria si accese nella sua mente. E ricordava anche il tono che aveva usato per presentarsi alla ragazza. Non amava particolarmente quel tipo di atteggiamento. Inoltre non l’aveva incontrato nemmeno per sbaglio all’interno del villaggio, non capendo il perchè di quel tono usato nei suoi confronti.

    -Ti eri rivolto a me con così tanta arroganza. In più non c'eravamo mai visti, quindi per me eri uno sconosciuto.-

    Aveva ancora lo sguardo sul ragazzo per poi spostarlo verso la strada che gli si presentava davanti. Lo era anche in quell’occasione. Non poteva definirlo nemmeno un conoscente visto che l’aveva visto solamente una volta. Quell’occasione rappresentava un’opportunità per conoscerlo davvero, rivalutando anche il suo carattere. Al primo incontro la loro conversazione non era stata piacevole ma non voleva fermarsi alla prima impressione. Ma la seconda domanda posta dal ragazza la spiazzò. Di colpo si fermò, osservando il giovane con aria stranita e rimanendo senza parole. L’unica cosa che fece fu quella di serrare la mascella, guardando lo shinobi, questa volta, con un’aria del tutto tranquilla.
    Quando aveva lasciato la casa per trasferirsi a Konoha, solo gli esponenti della famiglia nè erano al corrente. La maggior parte, infatti, avevano deciso di tacere su quell’argomento, proprio per non sminuire la loro reputazione e salvaguardare l’economia della famiglia. Altri avevano visto la sua scelta come un affronto, tanto da non considerarla. Il primo tra questi fu proprio il padre che, dal giorno del trasferimento, non mandò una lettera, a differenza della madre.

    -E tu come fai a saperlo!?-

    I suoi occhi verde smeraldo puntarono quelli neri del giovane. Era confusa ma allo stesso tempo arrabbiata, cercando di capire il perchè era a conoscenza d’informazioni così riservate. Oltre a lui altri shinobi del villaggio sapevano di quel segreto? Davvero gli esponenti della famiglia Hoshiyama avevano rilevato la scelta della giovane?

    -Lascia perdere…-

    Il quel caso non aveva nessun motivo per essere arrabbiato con lui. Piuttosto doveva prendersela con suo padre. Durante l’infanzia aveva fatto di tutto per educarla secondo la tradizione della famiglia, ritrovandosi invece una figlia che aveva scelto un destino completamente diverso. Spostò lo sguardo altrove, quasi nascondendo il suo viso. Iniziò a camminare, a braccia conserte, rivolgendosi a lui.

    -Se proprio vuoi saperlo io non dovevo diventare una kunoichi. Loro disprezzano gli shinobi, per questo motivo, ora come ora, non sono nemmeno considerata...-

    Quella disgrazia accaduta poteva essere un motivo per avvicinarsi alla ragazza. Invece aveva preferito lasciarla al di fuori di tutta quella storia.

    -Ma è stata una mia scelta diventarlo… Sto pagando le conseguenze... ma almeno... non sono manipolata dalle loro assurde regole.-

    Prima di allora veniva controllata da tutti, anche dalla servitù. Ciò che mangiava o ciò che indossava veniva sempre approvato dai suoi genitori. Solo una volta arrivata a Konoha sentì il vero significato di libertà.

    -Per quanto riguarda la missione… io non sono stata coinvolta. In realtà volevano tenermi fuori da questa storia. Ho deciso di partecipare di mia spontanea volontà. Anche se per loro rappresentava solo un peso, faceva comunque parte della famiglia.-

    Voleva andare a fondo della vicenda a differenza del padre o suo zio che, inaspettatamente, la tenne al di fuori di questa storia.

    -Visto che sono coinvolti nell'incarico, avrei piacere mi spiegassi meglio come funzionano le cose all'interno del tuo clan, onde non commettere errori.-

    -Ci sono diversi nuclei sparsi per il continente... A volte organizzano delle riunioni. Essendo una donna, per me era proibito solo ascoltare i loro discorsi. Questo è tutto quello che so...-

    Guardò altrove. Forse cercava della normalità in tutto quello ma lei non lo vedeva. Non l’aveva mai visto. Solo in quel momento era consapevole della scelta fatta. Non era solo affascinata dal potere del chakra. Il suo non era solo un capriccio come, molto probabilmente, pensava il padre. Non voleva più essere sottomessa a quelle regole. Ci era riuscita. Ma era l’unica donna ad averlo fatto. Come aveva fatto sua madre ad avvicinarsi a quella famiglia? Riceveva ancora lettere scritte da lei perchè comprendeva il suo stato d’animo?
    Assunse un'espressione pensierosa, portando la mano destra sotto al mento. Non aveva altro da raccontare sulla sua famiglia. Apparte il carattere che accomunava la maggior parte degli esponenti. Freddi e calcolatori, soprattutto per quando riguarda gli affari. Orgogliosi del loro nome e di ciò che pensavano riguardo ai shinobi che popolavano quel continente. Amanti del lusso, pensiero soprattutto condiviso fra le donne, spendendo la maggior parte del loro denaro in abiti e accessori costosi, sia per il loro abbigliamento che per la casa.

    -Se non vuoi battibecchi devi rivolgerti in modo più cordiale possibile...-

    Amanti soprattutto del rispetto, riservato solo a chi lo dimostrava.

    -Ovviamente questo discorso non vale per me. Puoi darmi benissimo del tu. Non farti nessun problema Jin.-

    Fece un piccolo sorriso, lanciandogli un fugace sguardo. Parte di quelle caratteristiche erano comuni anche per la giovane donna, dimostrandosi a volte orgogliosa e amante del lusso (negando la maggior parte quest’ultimo aspetto).
    Ma un dubbio l’assalì in quegli attimi. Si fermò, a braccia conserte, e iniziò a guardarlo con fare sospetto prima di rivolgergli la parola.

    -Prima hai fatto riferimento al rapporto tra me e la mia famiglia... Questo vuol dire che sai già qualcosa della mia famiglia. Volevi delle conferme?-

    Indipendentemente dalla sua risposta avrebbe continuato a guardarlo, chiedendogli una sua piccola curiosità.

    -Perchè sei coinvolto in questa storia?-
     
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