Ab umbra veritas

Paese del Ferro

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  1. ~Cube
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    Il Fiore Lupo

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    Un viaggio nella Memoria.



    Diverso tempo orsono...

    Sospirai. E lo feci perché non avevo alternative. Perché non vedevo scappatoie. Quello che i miei occhi osservavano era solo una lunga fila di some. Dieci muli, carichi di vettovaglie e beni, e tre cavalli. Alla testa di quel gruppo: Sakurai Togan.

    Ricca mercante, figlia di Sago Togan. Uno dei massimi esportatori accademici di polveri, colori e additivi per impreziosire e sofisticare la ceramica e l'argilla. Sakurai cavalcava davanti a tutti, con fiero portamento. Se qualcuno mi avesse mai chiesto se era carina avrei sicuramente risposto di sì. I suoi lineamenti erano ricercati. Le mani pulite e prive di calli, tipiche di una persona acculturata, e le forme del corpo erano decisamente equilibrate.

    Eravamo in dodici persone: la figlia del mandate della missione, le sue tre guardie del corpo e sette manovali. E poi certo... io, Kato Yotsuki, Genin del Suono. Scelto espressamente dall'Accademia per quella missione. “Missione”, già. Un banale lavoro di scorta, di una carovana, verso il Paese del Ferro. Il valore di quel carico non poteva semplicemente essere ignorato e l'eventuale perdita non era consentita, almeno questo era stato scritto nella missiva che mi era stata inviata.

    Dal mio punto di vista più semplicemente il padre di Sakurai aveva lasciato una mancia cospicua all'Accademia per assoldare un Ninja a difesa di sua figlia. Sì, perché era la priva volta che la sua adorata primogenita usciva dalla sua villa. Dalla zona sicura. E di certo suo padre, protettivo al massimo, non voleva correre nessun tipo di rischio. Ma allo stesso tempo non voleva far notare la cosa alla figlia... ecco perché ufficialmente stavo scortando il carico.

    - Mi scusi Genin Yotsuki... ma la signorina Togan ha chiesto la sua presenza per un minuto. -


    Sospirai. Quello era il vero problema della missione: Sago. Ogni dannata ora voleva parlarmi. Farmi delle domande. Interrompere la mia dannata tranquillità. Alzai lo sguardo e notai la signorina fissarmi con occhi intensi. Un brivido mi corse lungo la schiena. Era una sensazione terribile. Io, Kato Yotsuki, a chi diavolo volevo darla a bere? Volevo sfidare il mio Clan? Di certo stavo perdendo il mio tempo e la cosa iniziava a infastidirmi. Tanto che per la prima volta da quel percorso risposi negativamente.

    - Dica alla signorina Sago... che al momento sto tenendo d'occhio la situazione e non posso muovermi da qui. -

    La sua guardia del corpo, per un attimo, rimase inespressiva per poi cambiare il suo sguardo, in misto di sorpresa e astio. Poco mi importava. Prima arrivavamo a destinazione, o meglio ad una delle varie tappe chiave, e prima avrei ritrovato un attimo di pace. Sopratttutto perché sapevo che a breve avrei incontrato un mio collega. Una persona, almeno, con cui avrei avuto modo di conversare normalmente.

    E così percorrendo per diverso tempo strade battute, in un ambiente tutto sommato mite vista la stagione, giungemmo a destinazione. In quel primo villaggio, dove in teoria avremmo dovuto riunirci con la seconda carovana. Tuttavia giunti al centro di quel piccolo groviglio di case il mio livello di attenzione fu richiamato. Notai subito la presenza dei mercanti e dei loro accompagnatori, distinguendoli subito dal resto degli abitanti locali, per via dei loro vestiti e del loro modo di fare. E mentre il nostro gruppo si avvicinava a loro, in un scambio di saluti e strette di mano, con relativa calma mi avvicinai alla signorina Sago. Già, perché nel gruppo dei mercanti con cui ci eravamo riuniti... mancava qualcuno. Nella fattispecie il Ninja incaricato a difendere quel gruppo. Dove diavolo era finito? Non era per nulla un comportamento normale. Cosa stava succedendo?

    E tra lo sguardo incredulo di Sago, e leggermente arrossito, mi posi al suo fianco. Quella situazione non mi piaceva, ma evitai di fare domande o di indagare. Semplicemente mi sarei guardato attorno. Alla ricerca di eventuali minacce. Pronto a scattare a difesa della signorina.



     
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