Il Soldato dell'Oni

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  1. Jotaro Jaku
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    [7] La fine del tunnel



    Quando i due giganti si incrociarono, Sho si sarebbe svegliato. Era esattamente uguale a prima, come era quando l'uomo misterioso lo aveva portato via dalla Foglia, ma nudo. Si trovava seduto a terra, poggiato su di una pozza di liquido scuro, con attorno a sè una dozzina di monaci in preghiera. Accanto a lui un uomo estremamente magro, alto e longilineo, ma con la massa muscolare quasi del tutto assente. La sua magrezza era tale che le ossa erano visibili sotto il sottile strato di pelle che le cingeva, per tutto lo scheletro. Poteva scorgere i suoi organi interni, tanto l'epidermide e gli strati sottostanti erano sottili; al punto che i pigmenti erano diventati quasi assenti. Sembrava più un velo di sashimi su di una polpetta di riso, che una persona; non solo, ma per tutta la lunghezza del corpo, una grande quantità di oggetti simili a bastoni erano conficcati nella pelle, fin dentro l'esile corpo. Solo i lunghi capelli neri, che coprivano quasi totalmente quella che sembrava proprio una salma, tradivano l'umanità dell'individuo accanto al ninja, il quale, pochi istanti dopo il risveglio del ragazzo, volse la testa verso di lui, pur restando disteso; mostrando occhi di un rosso sbiadito, tendente al rosa.
    I monaci si affrettarono a prelevare il corpo dell'individuo e a portarlo come fosse un tappeto fin dentro il monastero; mentre altri si avviarono con grandi sorrisi verso Sho, porgendogli degli abiti puliti, mentre il liquido nero rapidamente si ritirava sotto al ragazzo, scomparendo.
    Dove si trovasse, sarebbe stato un dubbio rapidamente chiarito, ma altro sarebbe rimasto misterioso; avrebbe ricordato tutto; sia di se stesso, sia di quello avvenuto fino a pochi istanti prima. Per qualche motivo, Shiro gli aveva fottuto la mente, ma senza successo. Quella era la spiegazione più probabile, qualunque cosa gli stessero facendo, non era andata a buon fine, era stato aiutato da alleati misteriosi, e tutto si era risolto. Kokuo era sempre dentro di lui, e stava bene. Si, Kokuo; per qualche motivo però, pur percependolo esattamente come prima, Sho nel mondo interiore avrebbe visto un enorme lupo nero, non il solito Kokuo. Il quale, avrebbe risposto sempre allo stesso modo, come se niente fosse cambiato, ignorando la visione che Sho avrebbe avuto di lui. Per qualche motivo, lui solo aveva questa strana visione del demone, che discostava, e avrebbe discostato, da quella di chiunque altro.

    Quanto ai suoi ricordi, tutto era tornato. Coi giorni a venire avrebbe avuto alcuni fastidi, e frequenti mal di testa che con il passare delle nottate sarebbero scomparsi, senza lasciare alcuna traccia di quanto successo. Sarebbe stato ospite dei monaci, per recuperare le forze, per circa 3 giorni, prima che gli fosse permesso di girare per il monastero da solo, anche perchè in ogni caso, era così stremato che forse solo dopo il secondo giorno, sarebbe riuscito a reggersi in piedi, sempre comunque per arrivare al bagno, dal letto, e tornarci.

    Quello di cui Sho non era cosciente, era che non solo aveva perso la quasi totalità delle sue conoscenze ninja, restando molto più simile a un civile, che a un combattente della foglia, ma anche tutti i ricordi che erano legati alle sue tecniche, al suo contratto, e alle esperienze di allenamento, erano scomparse, in modo tale che per lui, tutto sarebbe stato normale, come un mese prima. Facendo credere al ragazzo, di essere perfettamente in forma.
    Un esame approfondito dei ricordi infatti, avrebbe confermato la cosa. Nessun ricordo pareva strappato via dalla sua mente. Qualunque fosse il rituale a cui era stato sottoposto, o non aveva avuto effetto come doveva, o era qualcosa di molto potente.

    [...]

    Allo scoccare del terzo giorno di riposo, se Sho avesse voluto esplorare il monastero, avrebbe avuto libero accesso a ogni area del monastero, e in una delle sale di questo, avrebbe scovato lo stesso individuo accanto al quale si era svegliato, chiuso in un kimono nero, in posizione del loto, in meditazione con un paio di candele accanto, apparentemente in trance. Il corpo dell'uomo non sembrava più provato e strimizzito come tre giorni prima, ma pareva tornato alla normalità.
     
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