Destino Incerto

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    L'essenziale è negli Occhi


    - III -





    Il rintocco di nuove nocche sulla porta lo fece ammiccare qualche secondo prima che potesse rispondere.

    Si…

    Un tono piatto, atono, diverso da quello che si poteva udire solitamente uscire dalla bocca di Raizen.
    Furono i capelli corvini di Kairi a fare capolino dalla porta una volta aperta.

    Siediti pure.

    Fece un cenno col mento in direzione della sedia.

    E fai pure a meno del “lei”, altrimenti sembra che sei qui per dovere.

    Gli angoli della bocca gli si incurvarono in un sorriso di cortesia quasi istintivo, comune in un uomo le cui interazioni venivano costantemente fraintese, o che lasciava molto da fraintendere, ma gli occhi rimasero quasi impassibili, un contrasto fastidioso da vedere.

    Penso tu non sia l’unica, nonostante le perdite esigue del villaggio e i danni relativamente ridotti… beh.
    È stato qualcosa di…


    Si perse qualche momento nei suoi pensieri, e fissandosi i piedi riprese a parlare.

    Orribile.
    Calcolato, studiato… con un unico obiettivo.
    Hanno buttato l’amo e ho abboccato, e pur provando a redimermi, pur dando parte di me… non è servito a niente.


    Quella era la parte facile, ripetere meccanicamente che aveva sbagliato era uno scherzo, era un mantra che si ripeteva fin dal momento che aveva ripreso conoscenza e che aveva imparato a recitare bene, soprattutto a se stesso, gli bastava quell’ammissione per sentirsi l’animo più leggero.
    Ma non era una sensazione eterna, e cosa ancor più importante era fragile. Come lo era lui appena doveva mettersi a confronto con ciò che era successo.
    Con ciò che gli avevano fatto.

    La volpe ero io.

    Sciorinò, quasi fosse un bambino che confessava una marachella.

    Tutti gli shinobi che avete affrontato nel palazzo erano li, non so come, probabilmente erano solo copie quelle che avete sconfitto.
    Sapevo che il rituale accettava come unica soluzione una morte, quindi ho sacrificato UN me stesso, ma al mio arrivo ero più morto che vivo…
    …il cuore a mille…
    …l’adrenalina…


    Alzava le sopracciglia a ritmo mentre continuava a fare quella lista distratta.

    Tutte cose che mi hanno impedito di focalizzarmi sul fatto che… non avevo niente addosso a me oltre i vestiti.
    Tutto il resto era insieme al Me che era stato sacrificato.


    Si accigliò per un momento.

    Sono stato picchiato, torturato ed infine mi è stato estratto il demone, ma ora che ci penso, non c’era una reliquia per contenerlo, penso che ora sia dentro uno di loro.
    Ed in tutto questo un sigillo trasferiva i danni a me inferti sul daimyo… vanificando l’unica cosa buona che ero riuscito a fare.


    Si mise una mano sul volto e strinse le tempie, e così coperto riprese a parlare.

    Comprendi?
    Lo comprendi?
    È morto a causa mia!
    E il peggio è che ero del tutto impotente!


    Nasconderlo non era più possibile, già in un occasione era stato in grado di porsi come un muro tra Kairi e i problemi che quell’evento poteva causare, ma adesso che la notte era lontana non era più possibile nascondere ciò che era stato perduto. Aveva qualche modo per rimediare? Per dimostrare che non tutto era perduto?
    Aveva un modo per mostrare che la speranza era ancora viva?
    Chinò il capo in avanti e i capelli gli ricaddero sul viso.

    Sono venuti qui con l’intento di spezzarmi… e ci sono riusciti.

    Ma gli serviva ammettere di essere spezzato?
    Serviva a lui o a qualcun altro un uomo di oltre due metri che si piangeva addosso?
    O forse era più utile qualcuno in grado di notare che agli effetti l’unico ad averci rimesso era lui?
    Il suo villaggio, i suoi uomini, erano ancora vivi ed in salute solo uno di loro necessitava d’aiuto, e quell’unica persona stava aspettando un infante di due metri che si piangeva addosso aspettando un iniezione di fiducia liquida ed approvazione. Fu l'interesse a gettare un telo sul suo stato attuale a fargli rialzare il capo per guardare la kunoichi negli occhi.

    Tu?
    Come stai?
    Vedo ancora nei tuoi occhi una discreta dose di cose che dovresti lasciarti alle spalle.


     
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