Destino Incerto

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    Definire Oda un visitatore non era del tutto corretto, ma fu comunque il primo ad entrare nella stanza di Raizen e con un cipiglio ben poco conciliante, cosa che avrebbe presto notato, alle macerie del Colosso dinnanzi a lui importava poco.
    Non gli chiese cosa voleva, al suo ingresso si girò semplicemente a guardarlo.

    Ciao

    Salutò con voce stanca e roca, cosa lo costrinse a schiarirsi la voce e sputare su delle garze messegli appositamente sul comodino vicino al braccio.
    Lo ascoltò parlare, e per un breve momento gli venne voglia di sputargli in faccia, ma non gli venne difficile evitarlo, Oda non aveva colpe, semplicemente non sapeva, e come chiunque scaricava su di Raizen ciò che poteva.

    È curioso che tu sia così tanto in apprensione per una persona che conosci così poco.

    Fu quella la prima frase di Raizen, poco gentile, come al solito, ma vera. Anche se qualcuno l’avrebbe incolpato di non aver indorato la pillola.
    Ma stranamente non ebbe la necessità di dover sviare quella futura critica aggiungendo un secondo commento, era l’uomo dalle mille colpe, milleuna erano ben poca differenza.

    Sei sciocco a pensare che si debba convincere qualcuno ad essere una forza portante.
    Non si può obbligare qualcuno ad esserlo o instillargli il pensiero, oppure credi che sia una mera lotta fisica?
    No.


    Tossì qualche grumo di sangue, condendolo con un turpiloquio.

    È una lotta di volontà, in cui l’uno tenta di arrivare al cuore dell’altro, con un proprio obiettivo, combattendo esclusivamente con il proprio ego, o almeno è ciò che ho fatto io, ed è un po’ simile per tutti.
    Per ego intendo se stessi, un qualcosa che rappresenti e concretizzi la volontà trasformandola in un arma, secondo te è possibile farlo perché qualcuno te lo ordina o te lo chiede?


    Lasciò allo Yamanaka la risposta.

    Inoltre i demoni hanno modi di agire particolari, non li comprendiamo del tutto e per questo non siamo in grado di prevedere o fronteggiare tutto ciò che possono fare.
    E questo era il preambolo.


    Che se fosse stato in qualche modo interrotto dopo una breve pausa sarebbe continuato senza curarsi della fretta del suo interlocutore, a meno di reiterate interruzioni che avrebbero portato Raizen ad abbandonare la sua posizione per voltarsi verso Oda.

    Mi lasci parlare?
    O gradisci ancora brancolare nel buio più totale senza sapere nemmeno da che parte girarti per trovare risposte?


    E senza proseguire oltre in una carovana di insulti musicali come avrebbe fatto di solito, si sarebbe adagiato al suo giaciglio, riprendendo a parlare come un narratore.

    Il cinque code al tempo era stato corrotto, non so come, ma so da stanotte, che c’è lo zampino di Shiro, o comunque di qualche canthiano.
    Grazie a tale corruzione è stato in grado di interagire con delle persone fuori dalla reliquia, Sho per la precisione.
    Ed il grado di interazione era fin troppo alto, così alto che la scorta della reliquia, che in quel momento veniva portata al santuario, ha tentato di correre ai ripari, cercando di dare a Sho un potere per salvarsi.
    Basicamente, sentimenti puri, se te lo stai chiedendo.
    Un arma che in quel momento aveva solo lui, un arma con cui abbiamo deciso di purificare il demone.
    Siamo partiti per questa ragione, ma al santuario gli eventi ci hanno portato a sigillare il demone al suo interno.
    Semplicemente, quando il demone ha sfiorato Sho l’ha trasformato in un contenitore ideale, nessuno glielo ha imposto, il destino l’ha scelto e lui, senza che nessuno glielo chiedesse o ordinasse, ha accettato.
    Tu, dopotutto, dove metteresti il problema se non vicino alla soluzione?


    Si girò nuovamente verso Oda.

    Hai reputato tuo fratello un cacasotto che ascolta gli ordini, senza pensare che è stato in grado di fare una scelta giusta per il bene del villaggio, pensa, inizialmente glielo avevo addirittura vietato.
    E da qui si torna al concetto di volontà, la sua era quella.
    Smettila di credere tuo fratello un debole solo perché è lontano da te.
    Non lo è. Se la caverà a prescindere dal fatto che tu sia li a spiarlo col tuo occhio.


    Respirò affondo, e sarebbe stato possibile sentire un lieve raspio provenire dai suoi polmoni.

    Non sei l’unico ad aver perso qualcosa, Oda.
    Per quanto la disperazione possa sembrarti insormontabile, per quanto tu creda di sentirti unico e solo in tutto questo.
    Credi realmente che le tue emozioni, li fuori, mi abbiano fatto sentire qualcosa di nuovo?


    Lo guardava senza battere ciglio, con un insistenza pesante, quasi inquietante.

    Sono stato dentro la mente di Sho…
    Ho combattuto per lui e con lui.
    Pensi davvero che solo il sangue possa creare un legame?
    O magari pensi che essere un jinchuriki non sia niente di più che avere una batteria in corpo?
    Quando un demone ti viene sigillato dentro si crea un mondo al tuo interno, non so a quale livello, inconscio, subconscio, di basti solo sapere che è così strettamente collegato da rendere possibile una contaminazione mentale, esattamente come fate voi Yamanaka.
    Sai dirmi quanto son profonde le tue arti?


    E con quella domanda il suo sguardo perse nuovamente quel minimo di calore che aveva acquisito, e forse, se Oda fosse riuscito a comprendere le parole di Raizen avrebbe dedotto che perdere un demone una volta stabilito un contatto forte come quello posseduto da lui, non era facile, era come prendere due cose, fonderle a tal punto da non farne percepire più i margini e poi strappare di violenza il punto in cui prima questo era presente. Dividere una persona a metà probabilmente era meno crudele.

    Tutti abbiamo perso qualcosa oggi.
    Puoi credere che faccia male solo a te, o che a te faccia più male di tutti, è una tua egoistica scelta.
    Ma non entrare qui, sbandierando il tuo dolore come un diritto, mostrando il tuo secchio di lacrime, senza sapere quanti la gente ne abbia da parte.


    Fu quasi una confessione, ammettere che anche lui soffriva per un qualcosa, un qualsiasi tipo di cosa, era un evento così raro che solamente situazioni di quel tipo potevano scaturire, forse Oda era la seconda persona a sentirlo.

    Vorrei partire in questo momento, se fossi stato in grado mi sarei tuffato in quella pozza di schifo per andargli dietro… ma non posso Oda…
    Non posso fare niente.


    Avrebbe teso i palmi delle mani dinnanzi a se, mostrandoli vuoti e impotenti, ed il fatto che soltanto uno si allungasse ad afferrare l’aria gli fece quasi venire un groppo alla gola, la mancanza di un arto non era qualcosa a cui ci si abituava.

     
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