Destino Incerto

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  1. Waket
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    Serious Youkai

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    Il leggero imbarazzo nel rendersi conto della mancanza del braccio lo costrinse a trovare goffamente una soluzione a quel gesto, seguendo il cenno fattogli con la testa e posandoli sul comodino. Rimase lì in piedi, portando una mano dietro al collo, indeciso sul dafarsi. La situazione gli appariva quasi surreale, vedere il proprio capovillaggio conciato in quel modo era terribile, e gli si leggeva in faccia che i danni erano soprattutto interiori. Anche gli occhi avevano qualcosa di diverso dal solito, ma non domandò nulla a riguardo per il momento, lasciando parlare l'Hokage.
    Intuendo dove sarebbe andato a finire il discorso, si arrese e si spostò per un attimo avvicinando una delle sedie nella stanza al letto, aspettando la fine del discorso di Raizen. Non si aspettò la domanda che gli venne posta, ma dopo un rapido pensiero, capì che cercare di tirargli su il morale a frasi fatte sarebbe stato inutile.

    Vedo quello che avrei potuto provare io se non avessi perso la memoria. Probabilmente.

    Parlare di sè non era l'ideale in un momento del genere, tuttavia avrebbe sfruttato la sua esperienza per cercare di empatizzare al meglio con lui.

    Immagina di non sapere nulla. Ti svegli, e non ricordi perchè sei lì, nemmeno il tuo nome, e nessuno sa dirti cosa sia successo o chi tu sia. Quel senso di vuoto che ti avvolge, dato dall'aver dimenticato te stesso... fa meno male del sapere perchè sei conciato in quelle condizioni, e a cosa hanno portato i tuoi sbagli. In un certo senso, anche io potrei aver fatto qualcosa di terribile, eppure non ho sensi di colpa, non ho la coscienza sporca, non mi sento male perchè non so cosa sia successo. Quindi non può essere colpa mia, qualsiasi cosa abbia fatto il vecchio me, non era mia responsabilità.

    Raizen poteva apparire confuso dopo quel discorso apparentemente scollegato dalla situazione. Youkai riprese timidamente a parlare, quasi vergognandosi di dover fare il discorso "importante", non sentendosi all'altezza, ma glielo doveva. Era pur sempre l'unica persona che era andata a trovarlo durante un intero anno in ospedale, non poteva ignorare quel gesto come una gentilezza qualsiasi.

    Ma tu ricordi tutto, e la cosa ti uccide dentro. Perchè sai cos'hai sbagliato, e probabilmente a mente fredda sai anche come avresti potuto evitarlo. Ed il fallimento ti distrugge. Ma dimmi, preferiresti dimenticare tutto e ripetere quell'errore, oppure sopportare la botta e far sì che la cosa non si ripeta?

    L'albino sospirò un paio di volte, indeciso sul dafarsi. No, quella non era una situazione che sapeva come gestire, nonostante anche lui fosse quasi morto per chissà quale motivo, la sua esperienza era stata completamente diversa. Aveva improvvisato come al suo solito, lasciando che fosse l'istinto a parlare per lui, ma la cosa sarebbe davvero servita ad aiutare il suo Hokage? Non lo sapeva, doveva provarci. L'assenza durante la missione lo aveva distrutto, chiunque gli avrebbe potuto dire che anche la sua presenza non avrebbe cambiato le sorti, ma non gli importava. Qualcosa in lui lo convinceva che, se fosse stato lì, le cose sarebbero andate diversamente, per il meglio. E quell'assurda convinzione non faceva che peggiorare il suo stato d'animo.

    ...Mi dispiace.

    Gli sfuggì un commento su quel pensiero, mordendosi subito dopo il labbro. Ormai era partito, non poteva tirarsi indietro.

    Mi sembra da ipocriti dire che avrei voluto fare qualcosa. Sono rimasto a protezione del villaggio in caso di ogni evenienza, perchè qui mi sentivo più al sicuro. Perchè con voi temevo che sarei finito con l'essere un peso. Però, sai... Sarebbe stato diveso, con un sacrificabile in squadra. Una persona senza parenti, senza un passato... Una persona che nessuno avrebbe pianto. Invece abbiamo perso il Damiyo, e per un miracolo sei riuscito a salvarti. Per quanto tu possia piangerti addosso per la cosa... Ci sono tante persone sollevate per la tua sopravvivenza. Avete trovato dei nemici tosti, vi hanno colti alla sprovvista. Insomma, il loro attacco è stato a dir poco d'effetto, chissà da quanto stessero progettando la cosa. Presi così alla sprovvista, è una fortuna che ci sia stata una sola perdita. Certamente una perdita importante, però...

    Si strofinò nervosamente il collo, sentiva di aver perso il controllo di quel discorso, e c'era il rischio di peggiorare la situazione. Buttarlo più giù di quanto già non fosse non gli sarebbe stato per nulla salutare. Eppure faticava a trovare le parole giuste, o cercare di spiegargli che non pensava fosse colpa sua. Dirgli che i nemici erano troppo forti perchè potesse contrastarli sentiva non sarebbe stato d'aiuto. Sarebbe rimasto in silenzio per un po', senza infierire ulteriormente parlando del suo disagio nel non saper reggere quella situazione. Si lasciò scappare una semplice frase, mentre nella folla di pensieri cercava di capire cosa poter dire per migliorare la situazione:

    Sono felice di sapere che sei vivo.
     
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