Destino Incerto

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    Pioggia di Sangue


    - VI -
    Youkai





    Si aspettava qualsiasi risposta da parte di Youkai, persino una delle sue pessime battute, ma non una specie di impacciato monologo che mischiava il suo stato d’animo da redivivo, alle sensazioni che provava in quel momento, a quelle che immaginava avrebbe dovuto provare Raizen e quelle che avrebbe provato lui al suo posto.
    Ne rimase confuso, gli sembrava che l’albino si avvitasse su un discorso senza capo ne coda che lo costrinse a ragionare. Il problema dei discorsi contorti era proprio quelli, il cervello doveva costringersi a seguirli anche se quello di Raizen lo fece quasi con riluttanza.

    Impedire che si ripeta, Youkai?

    Era riuscito a trovare un capo a quel discorso.

    Avere un’ esperienza pronta per il futuro?

    Domande retoriche che avevano bisogno di qualche secondo per far si che venissero comprese.

    Certi errori non sono esperienze per il futuro, sono…

    Cosa potevano essere simili errori?
    Uno scotto da pagare per la sua eccessiva sicurezza? Probabile.
    Pensava di essere partito una marcia in avanti rispetto a Cantha perché sapeva del suo arrivo, e nonostante tutto si era fatto mettere nel sacco, nonostante le sue parole sfrontate.

    …solo una pioggia di sangue.

    Buttò fuori un sospiro.

    Non si può apprendere niente da simili errori.
    Ma almeno c’è qualcuno che è felice di vedermi vivo.


    L’ultima frase aveva un tono malinconicamente ironico, non era una gran cosa, ma era evidente che fosse qualcosa.

    Il problema è essere sopravvissuto, Youkai.
    Un sopravvissuto può davvero rappresentare un villaggio?
    Dovrò uscire, tra qualche giorno, con questa faccia, a seppellire il daimyo, sua moglie e i suoi figli.
    E cosa dirò?


    Lo chiedeva alla parete dinnanzi a se, più che al ragazzo.

    Scusatemi, ho provato ma loro erano più preparati?
    Si, si erano organizzati da tempo.
    No non potevamo immaginarlo.
    Abbiamo tentato in tutti i modi ma niente, non siamo riusciti a far nulla.
    E ora…


    Strinse i denti con così tanta forza da farli digrignare con un suono simile al cordame di una grossa nave.

    E ora l’unico uomo che ha creduto in me è morto!
    Lo comprendi?
    Mi ha messo lui qui sopra!
    E io… l’ho…


    Si abbandonò, come una marionetta senza fili, gli occhi lucidi per aver nuovamente realizzato ciò che era accaduto.

    …ucciso

    Concluse con un sussurro.
    Raizen non era uomo da fare segreto delle sue sofferenze, ma parimenti non era nelle sue corde scaricare su prossimo la sua frustrazione, ed ora la riversava su quello scricciolo albino che a stento sorreggeva e stesso. Lo vedeva, avrebbe potuto cancellarlo dall’esistenza con un dito, eppure il suo animo era così incrinato che persino lui gli sembrava adatto. Non lo sapeva, non era consapevole di ciò che faceva in quel momento, eppure si ritrovava a farlo, a mostrarsi debole, distrutto. Umano.
     
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