Lo Spirito del Mondo

[Setta degli Artisti del Sangue]

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  1. Zakira
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    Era passata poco più di una settimana da quella terribile missione. Il villaggio della foglia era ancora sotto shock dopo l’improvvisa invasione da parte di Cantha. E non solo gli abitanti del villaggio, ma anche la giovane Hoshiyama era piuttosto provata da quello che vide quella sera stessa, prima di perdere i sensi. Il rapimento del suo compagno di squadra, davanti ai proprio occhi. La pioggia tinta di rosso, come il sangue, che cadeva copiosa sul villaggio. L’impossibilità di muoversi per colpa delle ferite riportate, che non le avevano permesso di aiutare né il ragazzo, portato via dall’uomo misterioso, nè l’altro giovane, anche lui nelle stesse condizioni della diciannovenne. Cioè che veramente successe quella sera a Konoha gli fu comunicato quando riprese le forze. Quando tutte le sue ossa rotte furono guarite e potè nuovamente riprendere l’uso delle gambe e delle braccia.

    §Forse potevo salvarlo...§

    Il suo indice si era fermato su uno dei numerosi libri, disposti in fila su uno scaffale completamente in legno. In realtà era era circondata da quegli scaffali, che creavano dei lunghi corridoi all’interno della biblioteca centrale di Konoha. Come quasi ogni mattina da quando era diventata genin, la ragazza dai lunghi capelli rossi spendeva il suo tempo tra libri di medicina per ampliare la sua conoscenza su quel campo. Voleva essere utile per il villaggio ma a modo suo. Non aveva intenzione di dimostrare le sue capacità in battaglia, poichè le uniche abilità che cercava di migliorare erano quelle mediche. Molto probabilmente aveva bisogno anche di allenare il fisico, così da affrontare un eventuale combattimento. Ma non era quello il giorno. Né per l’allenamento fisico né per quello mentale. Era già il terzo libro che adocchiava quella mattina. Ma anche quell’ultimo non fu preso dall’apprendista medico che rimase immobile a fissare quella marea di manuali. Anche se in realtà la sua mente era altrove. Così uscì da quell’edificio, amareggiata dalla sua poca voglia di leggere qualche pagina, e si limitò a girare per il villaggio. Anche il tempo non permetteva di rallegrarla. Le numerose nuvole grigie dominavano il cielo di Konoha. Solo le fragili foglie, dai colori più vivaci, spiccavano in quell’ambiente cupo. Come i volti della maggior parte dei mercanti o mendicanti, sconvolti anche loro dagli avvenimenti appena accaduti.

    §!!!§

    E il destino quella mattina l’aveva portata nuovamente alla piazza di Konoha, dove comparve insieme ai due ninja. Avvertì un brivido lungo la schiena, ricordando com’era ritornata al suo villaggio. Le ossa rotte e i muscoli che a stento rispondevano i suoi comandi e che le producevano un dolore atroce, tanto da farla svenire subito dopo. Non si era mai ridotta in quello stato. Ma la vita da shinobi era ben diversa da quella che, fino a qualche anno fa, conduceva. Per la prima volta aveva sperimentato il vero dolore fisico. Sperava di non subire mai più un danno simile. Forse la tecnica proibita in suo possesso, la Tecnica della Rinascita, poteva salvarla un giorno da morte certa. Ma anche l’altro ragazzo era arrivato a Konoha nelle sue stesse condizioni, scatenando in Asami un grande dispiacere. Nonostante le sue abilità mediche, non era ancora pronta a curare del tipo di ferite. Lasciò quel posto, abbassando la testa e guardando in un punto indefinito davanti a sé.

    [...]

    La vegetazione si muoveva seguendo la direzione del forte vento. Un vento improvviso che nemmeno la kunoichi della foglia aspettava di incontrare a quell’ora della mattina. E proprio per quel motivo aveva deciso di ritornare a casa. Il tempo stava cambiando nel peggiore dei modi e la dimora di suo zio, che da quasi un anno era diventata anche la sua, mai come quei giorni rappresentava un luogo sicuro. Poco vicino alla villa, un gruppo di persone era radunata, attirando l’attenzione della giovane donna. E non solo la folla ma anche una voce femminile che chiedeva disperatamente aiuto.

    -AIUTO! Questo ragazzo sta male, sta perdendo sangue dalla bocca!-

    A quelle parole, soprattutto le ultime tre udite dalla giovane Hoshiyama, si precipitò verso la folla il più veloce possibile. Si aveva cercato di raggiungere il ragazzo malato, facendosi spazio tra le persone di alto rango, che occupavano quella zona del villaggio. Quando arrivò davanti al ragazzo, s’inginocchiò di fianco a lui e con la mano accarezzò il suo giovane viso. I suoi capelli corti e neri come la pece e la sua pelle molto più scura della sua, le erano familiari. Fin troppo.

    §Sarà solo una coincidenza.§

    Il suo volto era riconoscibile al ragazzo che tempo prima girava all’interno della villa Hoshiyama, cacciato poi tempo dopo insieme alla madre. Ruy. Questo era il nome che la ragazza ricordò subito dopo aver osservato con più attenzione i suoi lineamenti. Rimase paralizzata, anche se molto probabilmente si trattò solo di una strana coincidenza. Entrambi, all’epoca, avevano più o meno la stessa età ed erano passati circa 10 anni dal suo allontanamento dalla villa, insieme alla madre.

    §...§

    Aveva intenzione di sapere di più su di lui, ma per farlo doveva prima curarlo dallo strano sintomo. Si trovava dalla destra del paziente e, aiutandosi con la mano sinistra, alzò con delicatezza la sua testa, appoggiandola poi sul medesimo braccio per osservare con più attenzione l’interno della bocca e aiutandolo a espellere eventuali accumuli di sangue. Era la prima volta che assisteva ad un caso simile da quando aveva appreso le arti mediche. Il sangue scendeva ai lati della bocca, dipingendo il suo viso di rosso. In un primo momento la diciannovenne associò quel fenomeno ad un malfunzionamento dell’apparato respiratorio [Conoscenza Medica (Base)]. Il danno riportato al suo interno poteva essere più o meno grave, così per evitare l’ulteriore fuoriuscita di sangue gli somministrò un tonico [Tonico Coagulante Inferiore [Tonico]] per rimarginare un eventuale ferita interna. Ma improvvisamente la figura del bambino iniziò ad assumere una consistenza liquida, fino a diventare una pozza di sangue. A quella vista, gli occhi della Hoshiyama si spalancarono e le sue sue dita, avvolte dai guanti, affondarono nel liquido rosso tra il panico generale degli abitanti. Tutti scapparono, lasciando la genin da sola, immobile cercando ancora una spiegazione.

    -Ma cosa è successo! Perchè!?-

    Si alzò lentamente rimettendosi in piedi, notando come parte del sangue finì sulla sua maglietta, sporcandola precisamente al fianco sinistro, mano e polso del medesimo lato.

    -Cavolo! Per fortuna avevo già intenzione di cambiare i guanti…-

    I suoi occhi si posarono sulla pozza di sangue, prima di ritornare nella sua dimora. Chi era quel ragazzino? Era davvero Ruy? Per quale motivo si trasformò in sangue?

    [...]

    A quell’ora, all’interno della sua camera, era sempre illuminata da una luce soffusa. Una luce calda, in grado di illuminare solo parte della scrivania, lasciando le altri parti della stanza non del tutto alla luce. Nonostante il calo di temperatura, la finestra della stanza era completamente aperta. C’era un motivo per questa scelta adottata da Asami. In quei momenti, all’interno della sua stanza, del vapore dall’odore piuttosto nauseante, usciva da una piccola pentola. Sulla scrivania, oltre ad un libro aperto, c’erano diversi ingredienti che man mano la giovane apprendista medico aggiungeva al liquido verdastro. Ad ogni ingrediente aggiunto, la creazione diventava sempre più densa. Prima di togliere il composto dal fuoco, la genin aggiunse ad esso la polpa di una delle bacche più rare presenti sul continente. Grazie a questa particolare polpa, il tonico acquistava delle proprietà curative, in modo da rimarginare varie ferite. Prima di essere pronto lo stesso composto, appoggiato su un foglio di carta, doveva raffreddarsi. Così lo lasciò sulla scrivania spegnendo poi il fuoco e chiudendo il grosso manuale [Farmacista (Generica)= Tonico Coagulante Inferiore [Tonico] 30 crediti= 3 ore].
    Da due ore era seduta vicino a quella scrivania, così per sciogliere i muscoli delle gambe decise di alzarsi dalla sedia e camminare per la casa. Serviva ancora un’altra ora per avere il tonico pronto. Poteva mangiare qualcosa o fare una doccia. Ma in realtà non fece nessuna delle due, poichè sulla sua maglietta, indossata dopo aver cambiato quella sporca di sangue, una macchia rossa iniziò ad espandersi. Stranamente, le macchie di sangue comparsero al fianco e al polso sinistro. La mano del medesimo lato, priva del guanto, era completamente insanguinata.

    §Com’è possibile!?§

    Si precipitò in bagno, accendendo la luce e controllando il suo aspetto allo specchio. Non era una sua sensazione, la macchia di sangue era comparsa magicamente. Levò la maglietta insanguinata, restando quindi solo in reggiseno, e la appoggiò momentaneamente su una mensola. Dopodichè passò uno straccio, completamente bianco, sulla sua pelle, in modo da pulire la parte sporca di sangue. Ma stranamente la sua pelle rimase insanguinata. Anzi la macchia sembrò estendersi sulla sua pelle. Più cercava di toglierla più la stessa la ricopriva, dalla testa ai piedi.

    -AAAAAAAAAHHHHHHH!-

    Il sangue l’aveva coperta del tutto, bloccando anche la sua voce e facendo sparire la figura femminile dal nulla.
     
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