Il Nettare dell'Orchidea

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  1. Roroo
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    Strani compiti


    Chapter I - Villaggio di Amegakure



    Tic Toc Tic Toc.


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    Un orologio appeso a un muro portante scandiva le giornate trascorse in un vecchio magazzino adibito a serra tra il Primo e Secondo Livello di Ame.
    Il mio compito era monotono e consisteva nell'ordinare, sistemare e nutrire con le giuste sostanze le piante velenose al servizio dei sottoposti di Goemon-sama.
    Quest'ultimo era il Principe a cui avevo giurato fedeltà il giorno in cui il seme di Fiori era stato tatuato sotto la mia scapola sinistra.
    Trascorrevo ben dodici ore dentro quel magazzino, sei giorni su sette. La Domenica era riservata agli allenamenti.
    La bambina che avevo preso con me se ne stava a giocare in una piccola stanza adiacente alla serra, insieme ai giochi che avevo acquistato e rubato per alleviare la sua attesa.

    Per un uomo come il sottoscritto, quella mansione lavorativa era un insulto.
    Mi sentivo come un insetto chiuso in un contenitore di vetro. Colpire il tappo allo scopo di aprirlo era inutile.
    Forgiata da non so quale carriera passata, la mia mente mi suggeriva di restarmene buono lì, con le orecchie e gli occhi ben aperti, affinando le mie abilità per utilizzarle al momento propizio.
    Ricordavo le parole della donna che mi aveva salvato da morte certa.
    Pronunciate con una determinazione senza pari, quelle frasi avevano contagiato la mia mente fino a diventare un pensiero fisso. Avrei messo in piedi un' organizzazione tutta mia, sempre al servizio dei Fiori, in grado di affondare le mani in commerci sia illegali sia legali.

    Approfittavo di quel lavoro che mi avevano affidato per testare veleni e nuovi metodi di trasmissione. Gli insegnamenti di Nanamura erano stati preziosi, ma non erano sufficienti per far di me un esperto.
    Un' ora al giorno mi divertivo a iniettare, far inalare e ingerire sostanze di vario tipo a gatti e cani. Osservare gli effetti di pochi milligrammi di veleno mi avevano spinto a farmi installare un Lancia Spiedi nel braccio.
    Sulle tasche del mio lungo abito nero avevo fogli contenenti progetti di altri equipaggiamenti. Da dove provenissero tutte quelle idee solo la mia mente poteva saperlo.

    Quel giorno tornavo a casa soddisfatto insieme a Hoakue, la bambina ex-spacciatrice della Drosera. Dopo giorni di tentativi, ero riuscito a individuare la soglia minima per uccidere un felino di sei chili con un iniezione di olio ottenuto dalla cicuta.
    Entrai in casa.
    Ero in affitto al Secondo Livello di Ame, molto distante dal Veri Batuman in cui Ru-Wai aveva la sua sede.
    Avevo deciso di distanziarmi da quel locale per evitare ulteriori insinuazioni.
    Alcuni Fanti al servizio di Goemon erano a conoscenza dell'aiuto che avevo avuto dall'Asso di Picche per entrare nei loro ranghi. (Lashmi e il tipo stramboJaro Shimasu (vedere Signori di Ame)).
    Sopra il tavolo della cucina, tra i piatti e i bicchieri sporchi del giorno prima, vi era una busta chiusa. In alto a destra vi era il simbolo dei Fiori.
    Mandai la bambina nella sua cameretta.
    Annusai la carta alla ricerca di eventuali veleni. Utilizzai dei guanti per aprire la busta e per leggere il contenuto della missiva.

    CITAZIONE
    Recati al negozio di fiori difronte al cimitero di Ame. Chiedi 7 Orchidee e di che sono per la tua cara sorella defunta. Una volta "dentro" avrai poco tempo, trova Kansōshita e recupera il pacco che ha per te. Lascialo infine sulla tomba di Toshiro Umezawa, cercando di non dare nell'occhio.

    Fai vedere ciò che sai fare Ordinò la mia mente in uno dei tanti momenti di dissociazione della personalità, di cui ero sicuramente affetto.
    Le parole utilizzate per descrivere quelle semplici istruzioni da svolgere contenevano dettagli da non tralasciare.
    Presi una penna e cerchiai il 7 e le seguenti parole: dentro, Orchidee, Kansoshita e Toshiro Umezawa. Le ultime due parole non richiamavano in me nessun ricordo, perciò, non avendo tempo materiale per informarmi, concentrai le energie nell'imparare a memoria quelle tre frasi. Fatto ciò, bruciai il biglietto con un accendino, insieme alla busta.

    Presi l'equipaggiamento e uscii di casa, immergendomi nella perenna pioggia di Ame.

    [Negozio di fronte al Cimitero di Ame]

    Non avevo bisogno di chiedere informazioni per trovare il cimitero. L'amnesia non aveva intaccato la conoscenza di Amegakure.
    Lì negli anni erano state sepolte le persone più influenti del villaggio.
    I poveracci vittime di agguati, esecuzioni per debiti non pagati o rapine sfociate nel sangue venivano gettati altrove, come sacchi della spazzatura.

    Il negozio di fiori era situato di fronte all'entrata del cimitero. Decisi di non mascherare il mio aspetto fisico tramite Henge.
    Il mio aspetto rude teneva alla larga quei individui costretti a rubare per acquistare droghe e alcool.
    Varcai la soglia del locale senza preoccuparmi dei rivoli di acqua che scendevano dal mantello fino al pavimento.

    Senza dare nell'occhio avrei studiato la composizione del negozio, le persone lì presenti e la tipologia di piante che quel luogo offriva. Tra i mazzi di crisantemi e di orchidee potevano annidarsi piante "interessanti".
    Mi avvicinai al bancone, con le labbra increspate in una smorfia di dolore e sofferenza.
    Vorrei sette orchidee. Esordii, singhiozzando. La mia voce tenebrosa sembrava il lamento di un grosso animale ferito.
    Era il suo numero preferito... Senza dar modo al commesso o commessa di aggiungere qualcosa, continuai a parlare con un tono di voce basso e piegato dal dolore:
    Mi raccomando, le più belle del suo repertorio. La mia cara sorella defunta merita il meglio. Conclusi, asciugandomi una lacrima che intanto era scesa sullo zigomo. Sebbene non fossi capace di piangere a comando, ero bravo a mantenere le palpebre aperte per un tempo sufficiente affinché le lacrime si accumulassero sugli occhi nel tentativo di lubrificarli.










     
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