Tre teste sono meglio di una

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    Cerebro


    - I -





    Dopo il funerale del Daimyo e l’elezione di Hinoasu la tensione aveva subito un netto calo, seppure le giornate di Raizen restavano oltremodo frenetiche, trascinandolo da un edificio all’altro, intervallando quegli appuntamenti esclusivamente con l’allenamento, proseguito in sua assenza dai suoi stessi cloni.
    Uno dei suoi appuntamenti o voleva nei sotterranei del centro di ricerca, all’interno di Struttura, una semplice maiuscola in un nome generico per definire un progetto di cui ancora non si sapeva troppo.

    Come procede?

    Disse facendo il suo ingresso nella particolarissima stanza, non era la prima volta in realtà, e non era nemmeno la prima volta che veniva costruito un simile marchingegno, anche se questa volta gli intenti erano molto più audaci. La stanza era una sfera di raggio pari a dieci metri al cui centro si allungava un ponte, sospeso nel nulla e che, seppur incompleto, pareva dovese ospitare l’utilizzatore di quella “cosa”.

    Bene… o male?
    Non lo sappiamo di preciso, la tabella di marcia viene rispettata e da domani potremmo iniziare gli esperimenti… ma…


    L’espressione non preannunciava nulla di buono.

    Hokage –sama… spero comprenderà che era abbastanza audace come idea… non sappiamo ne a cosa ne dove porterà.

    Annuì gravemente.

    Beh, direi che è ora di avvisare i diretti interessati allora.

    Uno dei quali era niente popò di meno che il Mizukage. Raizen stesso l’indomani si sarebbe recato al quartiere Nara per andare ad informarlo di ciò che stava facendo, in contemporanea un clone si avviò da Oda. Quando i due sarebbero arrivati ad interagire avrebbero ricevuto spiegazioni molto simili.

    Andiamo, ti mostro un po’ di progresso tecnologico.
    Il pensiero di Sho mi ha levato il sonno per più di un giorno, e mi sono accorto che forse qualcosina da sfruttare… c’è!
    Ma diciamo che dobbiamo ricavare un albero da un germoglio e non abbiamo tempo di aspettare che sbocci, o cresca.


    Il trio si ricongiunse alle porte del centro, da li fu Raizen a portare avanti il discorso.

    L’idea di base era questa, ho un cervello, il più efficiente del continente, e no, non è quello dei Nara Itai, ultimamente avete perso un po’ di smalto in quel clan.
    Dicevo, ho un cervello, doti da sensitivo ed insieme ad esso altre doti da sensitivo e la capacità di profanare il mondo interiore altrui.
    Potenziata dalla pessima abitudine degli Yamanaka di farlo.
    In questo singolo frangente siete complementari, e a darci qualche changes in più c’è la traccia che la volpe ha lasciato su di me, il filo conduttore diciamo.


    Sull’ultima parola la porta si aprì la porta sulla stanza, rivelandola intonsa e molto meno incompleta rispetto al giorno precedente.

    Questo è Cerebro.
    Ho letto da qualche parte che è sinonimo di cervello, ma è una parola in disuso… però rende bene no?
    Avviciniamoci.


    Il percorso sospeso li avrebbe portati su una vasca circolare in cui erano presenti 3 sedute somiglianti a chaise long, su ognuna una tuta di differente misura di cui non sarebbe stato difficile scegliere il proprietario. La sala era ora completa e la sfera tappezzata da quelle che parevano essere delle placche di metallo incise come se fossero una gigantesca rete di processori, da notare come le linee, all’apparenza casuali, si congiungevano in tre punti ben precisi in cui erano riportate tre parole: Bianco, Nero, Opale.

    Quella zuppa li dentro è… non so spiegarvelo tanto bene, ma grazie alle tute dovrebbe permettere di connetterci e fare di 3 cervelli una cosa sola.
    Quindi nulla, dovremmo cambiarci.


    Avrebbe indicato ai due i bagni all’esterno della sala quando glieli avrebbero chiesti.
    Indossare le tute non sarebbe stato comodissimo, erano cosparse di aghi, seppure non in numero elevatissimo ed in punti ben precisi che solo un esperto poteva ricondurre allo specifico utilizzo che poco prima Raizen aveva esposto.

    Si, siamo abbastanza ridicoli.

    Tornati alla vasca e preso posto sarebbe arrivato il momento delle cattive notizie.

    In questo momento siamo delle cavie.
    Non dimenticatelo.
    Non so cosa succederà, non so come succederà, ma abbiamo la fortuna di poterci bilanciare l’un l’altro.
    Non è facile sapere o immaginare cosa ognuno di noi nasconde al proprio interno, quindi, siate cauti.
    Controllatevi.


    Parlava al plurale, ma era ben consapevole del fatto che nel trio, composto da due esperti di emozioni come lo erano i kage l’anello debole era Oda scombussolato dagli eventi, stanco e provato.

    Partiremo quando siete pronti.

    Non ci sarebbe mai stato un via, quando i pensieri si sarebbero accordati e tutti fossero sicuri di essere pronti un fastidioso fischio li avrebbe separati dal mondo reale: l’esperimento era cominciato.


     
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