Tre teste sono meglio di una

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  1. Ryose
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    La Particella Fondamentale



    Nonostante il mio avvertimento i due shinobi si infilarono dentro quella brodaglia misteriosa, precedendomi. Veniva da chiedersi come due persone così diverse potessero essere amiche, Raizen colorò il liquido di un nero denso, e non tanto per la sua igiene personale o un qualche tipo di tinta, ma per ciò che egli stesso aveva scelto di essere. Aveva scelto il potere, aveva scelto la vendetta quando possibile e mai una volta prima dell’attacco di Shiro si era piegato davanti alla richiesta di un nemico.

    L’acqua che si intorpidiva rapidamente rappresentava le sue emozioni, la rabbia, l’odio, il dolore ma anche l’amore verso il suo villaggio. Raizen era una persona che aveva deciso di abbandonarsi alle sue passioni, farsi guidare dall’istinto e dalla sua natura più bestiale.
    Itai invece colorò l’acqua di bianco, lievemente rilucente e tendente al perlaceo. Il Mizukage aveva scelto una strada diversa in vita sua, aveva scelto di salvare una vita, invece che reciderla, aveva deciso di perdonare un nemico invece che giurare vendetta. Sembrava essere incorruttibile, alieno alla rabbia e al risentimento.

    Le due essenze non di mescolavano, come olio e acqua o come latte e petrolio, per rendere meglio l’idea.
    Immediatamente capii qual era il mio compito, non dovevo collegarmi a loro e sfruttarli come energia per migliorare la capacità di percezione, dovevo bilanciare le risorse a nostra disposizione, permettere che quelle forme così diverse potessero agire insieme, ma non era per niente semplice. Dovevo creare armonia tra due strumenti totalmente dissonanti, due melodie nate da tonalità completamente diverse.
    Mi sedetti sulla sedia, ignorando completamente l’Altro che sprofondò attraverso la sedia e riemerse dall’acqua. La sensazione era fastidiosa, non volevo che niente passasse, avevo imparato a forzare la mente degli altri e quindi avevo rafforzato la serratura, ma sentivo un brivido leggero ed impercettibile dietro alla nuca, e cresceva.

    Non potevo perdonare Cantha, avevano portato via mio fratello e distrutto tante altre vite, anche senza farle finire. Non avevo potuto fare nulla quando erano arrivati, ma se solo fossi stato un po’ più simile a Raizen l’avrebbero pagata tutti.
    Capiranno cosa vuol dire avere a che fare con me! Raizen Ikigami! Hey, aspetta un secondo…io, sono Oda.
    Già… ma lui chi è?
    Non mi ero reso conto di come l’acqua fosse nera intorno a me, non mi ero reso conto del gigante che stava seduto dietro di me. Un Raizen gigante, non che l’originale non lo fosse, ma questo era decisamente più grosso, nonostante fosse seduto nell'acqua svettava su di me.
    Decisamente i vecchietti non avevano torto quando dicevano che il kage aveva una personalità ingombrante, la connessione in cui ci trovavamo era talmente profonda che non mi ero nemmeno accorto di come stesse prendendo il controllo su di me, mi rendeva più sfrontato, mi faceva osare.

    Faceva terribilmente paura trovarsi lì, essere finalmente fuori, fare il bagno nel proprio istinto e non vergognarsi di sentimenti terribili come l'odio, la rabbia. Terrorizzato cercai di creare dei muri nella mia mente, congiungendo le mani nel sigillo del serpente, per darmi stabilità.
    Il sasso non ha paura della corrente, stupido.
    L’Altro si prendeva gioco di me ancora una volta, mentre se la spassava nella corrente nera che mi avvolgeva. Non lo avevo mai ascoltato, ma potevo dire che mi avesse mai detto delle bugie? Per quanto irriverente o violento, l’Altro aveva sempre detto la verità, aveva sempre notato qualcosa che io non ero riuscito a vedere. Forse per una volta potevo… fidarmi?

    Senza rendermene conto avevo aperto le mani, lasciando che l’Ego di Raizen si scatenasse su di me.

    Il sasso non ha paura della corrente.


    Dovevo affrontare quel lato di me, quello che il colosso stava stuzzicando e portando fuori. Quel lato da cui Kensei riusciva così tremendamente bene a sfruttare per ottenere una forza smisurata. Non dovevo aver paura di ciò che provavo, perché se avevo paura o vergogna gli davo potere. Dovevo accettarlo, non dovevo essere perfetto per Konoha, dovevo essere... me stesso, come aveva detto Raizen.

    Perché la corrente farà tutto quel che vuole al sasso, ma non cambierà ciò che è.


    E anche se provavo quei sentimenti così forti, io non sarei cambiato, quella particella che avevo dentro e che urlava al mondo la mia verità non sarebbe mai scomparsa, non finché avessi avuto respiro, e probabilmente neanche dopo che l’ultimo fiato avesse abbandonato il mio corpo freddo a voler essere sinceri.

    Lentamente l’acqua si sarebbe fatta meno torbida, mentre l’Ego smisurato di Raizen veniva centellinato attraverso di me, ma probabilmente non sarebbe bastato solo quello.
    Hokage, capisco che tu abbia passato anni scontrandoti con il demone dentro di te, ma qui non ci sono nemici su cui vendicarsi, solo amici da aiutare…
    L’Altro avrebbe avvicinato una mano al colosso che giaceva dietro di me, ed era anche cresciuto di dimensioni.
    …Compagni da salvare.
    Non parlavo solo di Sho in quel momento e probabilmente anche Raizen avrebbe capito.
     
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