La Via del Ferro

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  1. Alkaid69
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    Da tutto il discorso di Raizen Ikigami, Kunihiro capì soltanto una cosa: che quell'uomo voleva farsi chiamare "il Nero". Decise quindi di sottostare alle richieste dell'Hokage, chiamandolo d'ora in poi in quel modo. - Di recente il mio record è arrivato a cinquantaquattro metri... che c'è? Vi aspettavate una stima? Beh, Nero-sama, voi lo sapete meglio di me, quando il proprio stile di combattimento si basa su una capacità di questo tipo si impara a valutare con un'occhiata qualunque distanza e a tenere a mente costantemente ogni punto in cui si è lasciato un... foglietto, come lo chiamate voi. Rise. - Però, però, però! Bisogna aggiornare mentalmente tutte le distanze da tutti i punti ogni volta che si compie un passo. Altrimenti sarebbe impossibile sfruttarli, no?

    Ascoltò e guardò con l'attenzione che poté le spiegazioni dell'altro sulle sue capacità, ma non ci capì poi molto: a parte il fatto che l'Hokage a quanto pare era diventato più... scarso col tempo. Se lo appuntò mentalmente. Una delle cose che disse, tuttavia, gli rimase impressa: per lui era possibile viaggiare su delle "tracce". Che esistessero anche "tracce" lasciate dai suoi sigilli, sulle quali il ragazzino poteva... viaggiare? Sorrise.

    Dopo alcune ore di viaggio, a circa metà del tragitto, Raizen Ikigami decise che era tempo di fermarsi e riposare, in modo da arrivare freschi a ciò che li avrebbe aspettati il giorno dopo, di qualunque natura fosse stato. Kunihiro scrollò le spalle, notando però che l'Hokage aveva intenzione di dormire lì: si stava, infatti, costruendo una sorta di minuscola capanna. Al ragazzino venne in mente per qualche motivo un certo asino di cui aveva sentito parlare in una storia chissà quanti anni prima, che era solito costruirsi una casa alla stessa maniera. Casa che era costretto ogni volta a ricostruire alla minima folata di vento.
    Il Kage sembrava piuttosto convinto della sua scelta, quindi Kunihiro non volle rovinare i suoi piani proponendo alternative. Al contrario, si complimentò per il lavoro svolto e gli disse che lui avrebbe cercato un alto albero, invece. Ne cercò uno nei dintorni e si sdraiò sopra un ramo, dopo aver piantato sul tronco uno dei suoi Kunai. Questo pugnale, però, a differenza degli altri, presentava un sigillo di dislocazione remota. Un altro simile era sempre presente sotto il suo letto a casa Horikawa. Attese quindi circa mezz'ora sul ramo e poi svanì, ricomparendo nella sua stanza al villaggio della Foglia.

    L'indomani si sarebbe svegliato di buon ora e sarebbe tornato a vedere come se l'era passata il suo superiore.

    -


    Il villaggio di Otoshimori era un semplice ammasso di casette e casupole poggiato su una lunga collina. Sembrava che gli abitanti di quel luogo avessero scelto di vivere per lungo, piuttosto che in altezza. Sembrava praticamente un condominio tagliato a fette e disposto in orizzontale.
    Molte delle case presentavano la targhetta che ne identificava la proprietà, o meglio, chi vi risiedeva: molti, stranamente, portavano il cognome Taniguchi.
    - Oh, questi abitanti birichini... devono aver preso alla lettera il modo di dire: la prima volta è tra cugini! Oh, beh, contenti loro...

    Chiedendo del fabbro locale ai numerosi Taniguchi, sarebbero stati indirizzati verso un capanno a est del villaggio, anche se purtroppo difficile da trovare, data la disposizione poco strutturata del villaggio. Chiedendo indicazioni, comunque, avrebbero potuto trovarla, anche grazie a un ritmico suono metallico, tipico di un martello che picchia su un'incudine. - Chi è questo fabbro che cercate? Vi dovete per caso rifare la cinta? Vi vedo effettivamente un po' ingrassato rispetto all'ultima volta... Se si fosse rivelato offeso dal commento, Kunihiro avrebbe confessato che scherzava e che in realtà lo vedeva in formissima.

    La vampata di calore che ricevettero quando aprirono la porta del capanno fu quasi insopportabile per Kunihiro, che indietreggio di qualche passo emettendo un suono simile al soffio di un gatto. All'interno, una figura dal fisico molto ben scolpito stava battendo con ferocia un pezzo di acciaio: aveva la testa interamente ricoperta da una maschera protettiva, ma era chiaro che si trattava del fabbro che lavorava all'interno di quella bottega. Preso dal suo lavoro, non li sentì entrare. O forse semplicemente decise di ignorarli...
     
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33 replies since 18/12/2017, 19:28   462 views
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