Patto di SangueContratto Evocazioni Kuroi

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  1. ~Cube
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    Patto di Sangue


    III



    - Più che parti delle mura… direi porzioni intere di città. Un mostro di chakra, odio e sangue ha divelto l’amministrazione. Solo l’intervento di Febh-sama e Diogene-sama, grazie alle loro immense abilità, ha permesso la sconfitta della terribile minaccia. – fu il mio commento laconico in seguito all’intero discorso di Shin. Aveva parlato di minacce, di grave portata e grande pericolosità. Si riferì a nemici abili e letali, avversari talmente forti da mettere in ginocchio l’Hogake stesso. Difficile a crederci, ma non dubitai delle parole di Shin – Come ti ho detto ho visto che cosa possono fare dei Jonin esperti e pensare a loro piegati dal nemico è una realtà dannatamente preoccupante. – rimasi di nuovo silenzioso, per qualche istante – Cantha? Non mi dice nulla e la cosa mi preoccupa. Nemmeno la relazione di Cantha con Kiri. Ti ringrazio per queste notizie, ero all’oscuro di molte cose. Ed essere colti alla sprovvista è quanto di peggio possa capitare ad un Ninja. – sbuffai, sicuramente preoccupato – E la via per evitare tutto questo è come dici te: la forza. Solo diventando abili, forti e capaci ancora di più di ora saremmo in grado di affrontare le minacce. Pensa ad Iwa. Pensa a quei posseduti, erano fermi da diversi decenni eppure erano spanne sopra alle nostre capacità massime. Tutto ciò è assurdo, non trovi? -

    Il discorso, a meno di ulteriori evoluzioni da parte di Shin, si concluse con quelle amare considerazioni. Uno dei motivi infatti che mi spinse in quella ricerca era proprio la necessità, assolutamente imprescindibile, di migliorare e aprirsi a quante più arti possibili. Il Jigoku era una delle strade percorribili, ma era ancora presto per riferire la notizia al Foglioso. Difficile immaginare come l’avrebbe presa, soprattutto perché dovevo ancora capire io stesso come muovermi con quell’inchiostro.

    Comunque il nostro viaggio proseguì senza particolari problemi, al confine con il Paese delle Sorgenti Termali non avemmo alcun genere di problema. Entrammo senza difficoltà grazie anche al grado che avevamo guadagnato dopo la missione di Iwa. Guardai il mio compagno: - Shin devi sapere che la foresta di Kuraidesu è un immenso polmone verde del continente. Difficile dire quanto si espande ma occupa molta della superficie del Paese. Nessuno, almeno stando a fonti ufficiali, si è inoltrato fino al suo centro sebbene bisogna considerare qualche sperduto paesino nato nel circolo più esterno, diciamo. – continuai a camminare – Gestiscono per lo più commercio di legname pregiato e cacciagione. Visto che la mappa fornita in quella pergamena è decisamente imprecisa ho calcolato il percorso migliore, quantomeno per avvicinarsi verso il più possibile alla meta. Il nostro obbiettivo si trova infatti molto in profondità, in luoghi dove ancora che la civiltà non ha raggiunto, per quello pensavo di fermarmi nell’ultimo villaggio, diciamo di frontiera e rifornirsi. –

    Così giungemmo a Gankoku, un minuscolo paesino di appena duecento anime. Sicuramente per entrambi entrando e muovendosi nei primi chilometri all’interno della foresta strada facendo una strana sensazione sarebbe apparsa. Come se fossimo costantemente sotto osservazione, come muoversi in quelle stradine appena battute fosse molto più difficoltoso di quanto avrebbe dovuto esserlo normalmente. Mi limitai a poche parole: - Shin, teniamo la guardia alta. Mi sento… pesante in un certo senso. –



    Solo arrivando a destinazione, e finalmente a contatto con altri esseri umani quella particolare sensazione venne a meno. Ormai era tardi, e la notte stava per calare: - Dobbiamo accamparci, qua vicino al Villaggio. Di notte muoversi sarebbe da pazzi, pure per noi. Che ne pensi? -

    La mattina seguente dunque partimmo di buon ora alla volta di quella foresta quasi labirintica e dopo numerose ore di difficoltosa andata il meteo si mise direttamente contro di noi. Il cielo in pochi minuti si fece inizialmente plumbeo per poi diventare talmente scuro da sembrare notte. Subito dopo l'acqua prese a scendere, con violenza dal cielo. Una tempesta in piena regola, talmente fitta e talmente feroce da impedire addirittura di vedere a pochi passi davanti a me. La conseguenza fu inevitabile: persi di vista Shin. La vegetazione unita al muro d'acqua obnubilarono i miei sensi rendendomi praticamente incapace di cogliere qualunque movimento e proseguire oltre.

    Per Shin inoltre la situazione si sarebbe ulteriormente complicata. Probabilmente disperso nella foresta, privo di riferimenti e fradicio fino al midollo una voce avrebbe attirato la sua attenzione, o più probabilmente la sua preoccupazione:

    - Ki ki ki ki un passerotto si è perso in mezzo a questi alberi. Ki ki ki ki come mai così distante dal Monte Yume, piccola Kitsune? -



    Mi sarebbe, inconsapevolmente, accaduto lo stesso destino?
     
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