Patto di SangueContratto Evocazioni Kuroi

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    Nell'oscurità


    Post 3 ~ La foresta

    Il racconto dell'otese non poté che sorprendere lo shinobi di Konoha. Se quanto diceva era vero, e non aveva nessun motivo di dubitarne, i suoi timori avevano fondamenti ben più tangibili di quanto si augurasse. Con mestizia, il giovane abbassò la testa, lasciando cadere infine quel triste discorso. Già, assurdo...

    Il foglioso lasciò l'organizzazione del viaggio in mano all'amico. A giudicare dalla preparazione sembrava che il desiderio di raggiungere i recessi più oscuri della foresta l'avesse preso da tempo e che attendesse solamente una spintarella per partire, stimolo giunto involontariamente dalla presenza del compagno di avventure nel posto giusto e nel momento giusto. Il villaggio, se così si poteva definire, dove decisero di sostare prima di avventurarsi nei territori vergini di quel regno vegetale, li accolse freddamente. Le poche vie che lo costituivano erano vuote, eppure il ninja della Foglia ebbe la sensazione di essere tenuto costantemente d'occhio, forse dagli abitanti sospettosi. Non era la prima volta che si recava in luoghi così remoti, ed ovunque i forestieri erano visti come portatori di sventura ed evitati nei limiti del possibile. Per questo, all'invito di Kato, il chunin non poté che dirsi d'accordo, mentre studiava con attenzione lo spazio circostante. Sì... Concordo...

    I due misero su un campo essenziale, giusto due giacigli. Avrebbe lasciato nuovamente allo Yotsuki, che guidava la spedizione, la decisione di accendere o meno un fuoco. Dopo aver concordato i turni di guardia, rimasero un poco svegli a parlare del più e del meno. Era da un po' di tempo che non si vedevano, e probabilmente non si erano ancora aggiornati su tutto ciò che era successo, soprattutto per quanto riguardava la loro vita privata. Dovresti darmi qualche consiglio. Sto cercando di migliorare il mio controllo del chakra, e ho ricevuto una dritta sull'uso dell'elettricità per ottenere effetti migliori. E tu sei senza dubbio il migliore che conosca in questo campo. Il Kinryu aveva avuto modo di osservare da vicino la tecnica di clan dell'amico, ma non ne aveva ancora afferrato la vera essenza. Vedi? Manca ancora qualcosa secondo me... Alzando un braccio, l'avrebbe ricoperto di chakra distruttivo, ma a differenza del solito sarebbe stato crepitante, attraversato da piccoli archi di elettricità. Con un colpo secco tranciò un basso ramo di fianco a sé, indicandone poi i bordi. Ad un'occhiata attenta si poteva ancora scorgere come fossero frastagliati. Un miglioramento rispetto alla versione che aveva mostrato a Kairi, dove le fibre vegetali erano torte e strappate, ma non ancora un taglio netto e pulito come avrebbe desiderato. Ripensando all'Uchiha, si lasciò sfuggire un sospiro. Accarezzando il ciondolo che aveva ricevuto dalle kitsune sul monte Yume, gli tornò alla mente quando lo aveva affidato alla kunoichi nei sotterranei di Città della Pietra, nel momento più duro di quella terribile missione. Il loro rapporto si era evoluto in seguito, ma Shin non avrebbe saputo dire se avevano fatto dei passi in avanti da allora. Con Kato ormai in procinto di addormentarsi, si lasciò sfuggire sottovoce un commento sconsolato. Io le donne proprio non le capisco...

    Il giorno successivo, la loro fortuna parve esaurirsi tutto d'un tratto. Il diluvio fu tanto improvviso quanto violento e gli accademici, nonostante l'esperienza, furono inevitabilmente separati dalla coltre d'acqua e oscurità scesa tra di loro. Shin prese a guardarsi intorno, ma né la vista, né l'udito, né nessun'altra delle sue capacità venne in suo aiuto, permettendogli di ritrovare il compagno e la via. Senza perdersi d'animo, lo shinobi rimase lucido, evitando di gridare a voce alta il nome dell'amico come una scolaretta spaventata ed analizzando la situazione a mente fredda. C'era qualcosa che decisamente non andava in tutto ciò, che la natura per quanto violenta da sola non poteva spiegare. Il Kinryu schioccò la lingua per il disappunto. Proprio mentre se ne stava immobile al centro dell'unico piccolo spiazzo che aveva trovato tra la vegetazione opprimente, con rivoli d'acqua che gli scendevano lungo gli abiti rendendoli aderenti, le orecchie del foglioso captarono un suono simile ad un frullio d'ali, seguito da una voce profonda, vicina e lontana al contempo. Per quanto si sforzasse, non riuscì a trovare la fonte di quelle parole fin troppo precise. Come poteva sapere del suo legame con le kitsune, e della loro provenienza dal monte Yume per di più? Shin si mise in guardia: se si trattava di un nemico, di certo era pericoloso. In quelle condizioni non c'era molto che potesse fare, se non rispondere alla minaccia con un tono perentorio.Il mio nome è Kinryu Shin, shinobi di Konoha. Mostrati!

    Kato si sarebbe ritrovato altrettanto solo, in un luogo potenzialmente assurdamente vicino o lontano da quello dove si trovava l'amico. Per quanto camminasse, o si guardasse intorno, non avrebbe trovato il men che minimo indizio per tornare sui suoi passi. Tuttavia, man mano che il tempo passava, il corpo dello Yotsuki si sarebbe fatto sempre più pesante. In un primo momento, probabilmente, avrebbe dato la colpa all'acqua che cadeva incessante e alla fatica del muoversi su quel terreno sconnesso, irto di radici e tronchi. Gradualmente, però si sarebbe accorto che qualcosa non andava. I suoni intorno a lui si sarebbero fatti progressivamente più ovattati, anche se in principio potesse giustificarlo con l'essersi ormai assuefatto al suono della pioggia. Allo stesso tempo la sua pelle avrebbe perso un poco alla volta sensibilità, smettendo di percepire il freddo ed infine il tocco stesso della pioggia. La vista, già condizionata dall'assenza di luce, si sarebbe ulteriormente fatta sfuocata, ma non solo: se avesse prestato la massima attenzione, avrebbe notato come i colori stessero svanendo, fino a ritrovarsi ad osservare il mondo in bianco e nero. Quella sensazione di disagio che attanagliava l'intera sua esistenza sarebbe proseguita fino a dargli la sensazione di scomparire egli stesso nel nulla. Vedeva, ma non vedeva. Sentiva, ma non sentiva. Toccava, ma non toccava. C'era, ma non c'era. Abbastanza per fare impazzire o uscire di testa chiunque. Ma Kato Yotsuki non era chiunque. Se si fosse opposto a quella sorta di torpore, che cercava di farlo scivolare lentamente fuori da sé, avrebbe provato un sommovimento interno, un disagio crescente tale da provocargli capogiri, resi ancora più intensi dalla ormai totale mancanza di punti di riferimento spaziali e temporali, e di seguito vertigini, nausea, tachicardia. Tutti sintomi di qualcosa che l'otese credeva di aver sepolto nel profondo del suo animo tanto tempo prima: il terrore. Quello più puro, più autentico. La paura di smettere di esistere. Di precipitare nell'oscurità eterna. Solo se si fosse opposto con tutte le sue forze, quelli che per lui parvero eoni interi sarebbero trascorsi, giungendo infine alla conclusione. Con un suono simile ad una crepa seguito da un boato e un'esplosione di luce, la bolla intorno a lui sarebbe esplosa, restituendolo alla realtà. Stremato, presumibilmente in ginocchio, sotto una pioggia battente, in mezzo alla foresta di Kuraidesu. Ma non era più solo.

    - Ku ku ku bentornato, bentornato! Ku ku ku vita in morte, o morte in vita, la differenza qual'è? Ku ku ku ehi, respiri ancora? Ku ku ku -


     
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