Patto di SangueContratto Evocazioni Kuroi

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  1. Historia
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    Nell'oscurità


    Post 4 ~ Raccontami una storia

    Per alcuni lunghi, lunghissimi minuti, l'unico rumore nel cuore della foresta sarebbe stato lo scrosciare della pioggia e la risata inquietante del giovane. Tra le ombre dei rami frondosi, rese più profonde dal pesante cielo sopra le loro teste, comparve una sagoma di piccole dimensioni. O meglio, sarebbe stato più corretto affermare che lo shinobi di Oto l'avrebbe notata solo in quel momento. Un rapace dal piumaggio nero lucido, il becco prominente, gli artigli affilati e gli occhi furbi stava fissando lo Yotsuki con sguardo divertito, se tale espressione era lecita per un volatile.

    - Ku ku ku ben detto, ben ben detto umano, ku ku ku. -


    Un frullio d'ali, quasi impercettibile a causa del frastuono della pioggia, e l'uccello non c'era più. Kato avrebbe però percepito, un istante più tardi, uno strano peso su di sé: il corvo, perché tale era la sua specie ad un'analisi più attenta, si era posato sulla spalla dello shinobi come se nulla fosse, senza che il giovane se ne accorgesse. Se il giovane avesse voltato il viso per osservarlo, inevitabilmente i loro occhi avrebbero fino per incrociarsi. In quell'istante, il ragazzo avrebbe percepito nuovamente la sensazione di precipitare in un abisso privo di confini spaziali e temporali, ma questa volta sarebbe stato aggredito nella sua psiche da una potente forza, simile alla caduta libera di un carrello lanciato a folle velocità sulle montagne russe. La sensazione sarebbe stata tanto inversa da procurargli vertigini e conati di vomito, e solo con un estremo sforzo le sue ginocchia non avrebbero ceduto, facendolo accasciare a terra. Il tutto sarebbe durato per un solo momento, la pausa tra il battito delle spesse palpebre del rapace.

    - Ku ku ku perdonami, ku ku ku, avevo scordato che foste creature tanto delicate, ku ku ku. -


    La strana risata dell'essere, sebbene meno inquietante di quella sbocciata sulle labbra del chunin, avrebbe procurato a chiunque fosse in ascolto dei brividi freddi lungo la schiena, lasciando un'indicibile sensazione di disagio. Il corvo non avrebbe risposto alla domanda dell'uomo, ma pareva essere in vena di chiacchiere, come a confermare quanto tramandato dalla saggezza popolare sulla loquacità di quella razza.

    - Ku ku ku sei strano, umano, ma a noi non fai paura, ku ku ku. Dove, dove sei nato? Qual'è stata la strada che ti ha condotto da noi? Raccontaci, umano, a noi piacciono le storie! Ku ku ku. -


    D'improvviso sarebbe passato dal singolare al plurale, e lo Yotsuki avrebbe immediatamente capito che non erano più soli, ammesso che lo fossero stati fin dal principio. Aguzzando ai limiti estremi la vista, avrebbe scorto dei riflessi, che con fantasia potevano essere lampi di luce sull'umor vitreo di una pletora di spettatori silenziosi, ma per il resto si trattava di poco più di presenze indistinte, forse addirittura frutto della sua immaginazione suggestionata. Ciò che il volatile parlante chiedeva allo shinobi era semplice, ma al contempo non lo era: raccontare loro la sua storia, i suoi fallimenti e i suoi successi, il posto da cui proveniva, ciò che l'aveva plasmato rendendolo ciò che era, le scelte che aveva fatto per prendere la strada che stava percorrendo, ed infine il suo obiettivo, il luogo verso cui si stava incamminando. Le parole, da principio, sarebbero uscite stentate dalla sua bocca, ma man mano che narrava si sarebbe reso conto come la sua lingua divenisse progressivamente più sciolta, a tratti quasi contro la sua volontà. Un'altro degli strani poteri di quell'essere, o solo il desiderio inconscio di togliersi dei pesi dalla coscienza?

    Nel frattempo il Kinryu avrebbe fatto a sua volta un incontro, quasi altrettanto spiacevole come il compagno. Le parole della creatura, ancora celata alla sua vista, sarebbero state dure, lapidarie. Eppure dentro al petto di Shin avrebbero fatto montare una rabbia decisamente strana per il giovane, quasi non provenisse da lui, ma dal pendente che portava al collo. Lo shinobi era un ragazzo sveglio, e non avrebbe fatto il finto tonto: in qualche modo avevano percepito la sua connessione con le kitsune, le volpi sacerdotesse del monte Yume, e ne sembravano adirati, o ancora meglio disgustati. Sono qui con un mio amico, e non ho intenzione di andarmene finché non l'avrò ritrovato. E di certo non abbandonerò nessun compagno alla vostra mercé solo perché me l'avete ordinato! Il tono del giovane non ammetteva repliche e sarebbe stato perfettamente udibile nonostante il frastuono crescente. Il foglioso era un ninja esperto, e sapeva che qualcosa stava per succedere, perciò estese i suoi sensi tutto intorno, pronto a reagire alla tempesta incombente. Se non hai intenzioni di presentarti e dirmi il tuo nome, puoi anche andartene. Non ho intenzione di recarvi ulteriore disturbo, ma se minacciato non esiterò a rispondere. Il ragazzo dai modi affabili che aveva scelto la via degli shinobi molto tempo prima sembrava un ricordo lontano ormai, mentre la sua bontà andava sfumandosi, venendo relegata ai pochi meritevoli e agli innocenti, si acuiva la sua determinazione, che non di rado sconfinava nella mancanza di scrupoli. Aveva rischiato di morire e aveva ucciso: questo da solo bastava a cambiare il cuore di un uomo, ma il giovane aveva dovuto sopportare ben altre e più dure prove.

     
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