Missione di Recupero ad Ontaichi

I due arzilli studenti ascoltarono abbastanza attentamente le indicazioni del jonin. Come da lui spiegato i suoi vari cloni penetrano nel sottosuolo seguiti dal trio, un ulteriore Hoshi si farebbe trattenuto sull'entrata annoiandosi ben presto. Gli avanzavano: scendendo una buia e piuttosto ripida scalinata, la discesa sarebbe stata parecchio lunga. Si scendeva giù, sempre più giù nelle profondità della terra ma apparte il rischio di scivolare e dare pesantemente il sedere a terra, tutto sarebbe proceduto con tranquillità nessuna trappola avvistata e scattata. Nel cammino la "donzella" faceva i capricci:

Hoshi-san c'è troppo buio tienimi la mano!

Chiedeva, anzi praticamente ordinava mentre l'alto studente si perdeva nella sua cantilena.

Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio...

un idea davvero pessima "arruolare" dei nonni arrugginiti, al ninja esperto tutto quello sarebbe sembrata una gita per anziani di un ospizio al solito polveroso santuario. Dopo essere scesi alla profondità di quasi trenta metri le scale terminarono entrando in un corridoio rettangolare

scavato nella terra con perfezione assoluta. Ben presto il corridoio si strinse in un cunicolo che avrebbe permesso a i visitatori di avanzare solo in fila indiana. Nel buco il buon capo missione avrebbe presto sentito non una mano ma bensì due mani che gli ravanano il fondo schiena evidentemente la donna era ancora arzilla.

Hoshi-san che fisico scolpito. Mi ricordi il mio terzo marito...

Sulla posizione occupata dal primo clone improvvisamente si sarebbero scagliati almeno 3 piccoli dardi incredibilmente in ogni caso la copia non sarebbe sopravvissuta molto dato il veleno mortale sui proiettili e l'estrema difficoltà di movimento. Nessun altro dardo sarebbe partito da quel punto. Una stessa trappola sarebbe scattata sul capofila dopo 100 metri e poi dopo 60 metri con stesso mortale risultato ma poi più nulla. Ancora 100 passi e poi ecco un ampia sala circolare completamente vuota. Nella stanza solo tre enormi porte in ferro alte quasi dieci metri e larghe cinque. Su ogni porta un numero romano da 1 a 3 scritto con il sangue, tutte sigillate. Il percorso continuava dietro una porta ma quale?