La Miniera d'Oro di Sanbanshi era stata aperta da poco. Le vene del prezioso materiale scorrevano chissà quanto in profondità ma i lavori, non ancora avanzati, avevano iniziato a dare i loro frutti.
Se i Villaggi iniziavano ad arricchirsi sfruttando più le risorse naturali sarebbe stato un guaio. Se invece avevano trovato oro, quello sarebbe stato problematico.
Così, incerti sulla vera entità del problema, qualcuno nei piani di alti di Ame aveva deciso di inviare un poco che più scagnozzo Kenji a dare un'occhiata e possibilmente, cercare di rendere più difficile la prosecuzione di quell'attività di scavo. E Kenji aveva obbedito.

Il giovane Nukenin si avvicinò di notte alle miniera. Era scavata in un'alta collina di roccia che cresceva quasi isolata in un polveroso terreno sconnesso. Non c'era vegetazione, ma diversi massi grandi abbastanza da nascondere due o tre uomini alla vista dell'ingresso alla miniera e nell'ampio spazio davanti questa, cumuli di roccia frantumata che aspettava di essere trasportata via il giorno dopo.

Il vecchio Misao, invece, era stato messo a fare la guardia della Miniera. Sedeva su una seggiola davanti ad un fuoco scoppiettante su quale bolliva uno stufato che non vedeva l'ora di mangiare. I suoi occhi crudeli fissavano le fiamme. Era una notte noiosa. Non sapeva che qualcuno, tra il Consigliere di Suna ed un Nukenin stavano per rendere decisamente più interessante la serata.

L'ingresso della Miniera era tenuto assieme "con lo sputo". Si trattava di un buco scavato nella roccia, tenuto malamente assieme da due pali di legno che mantenevano un asse di tenuta insieme dal peso della roccia. Un sistema ad incastro apparentemente solido, ma Keiji sapeva dove colpire. Forse. Ci avrebbe provato almeno.

Daishin sarebbe giunto, per motivi non ancora noti, dalla parte opposta rispetto alla localizzazione di Kenji, cioè da ovest rispetto all'entrata. Kenji invece era accucciato, non visto, dietro il cumulo di rocce, pronto a fare la sua mossa... forse.

La notte è già calata sul deserto quando finalmente raggiungo la miniera di Sanbashi. Nonostante l'ora, non mi dispiace abbandonare il Villaggio per questo genere di mansioni. Inoltre, mandare qualcun altro avrebbe soltanto richiesto più tempo. Avendo supervisionato personalmente la progettazione e la successiva realizzazione della miniera, sono il più adatto ad esaudire la richiesta del consiglio. Mentre a passo lento mi avvicino all'unica guardia presente, sono sicuro che stendere un aggiornamento sullo stato dei lavori non mi tratterrà per più di un'ora. Sopratutto se posso contare su una schiera di cloni che fanno il lavoro sporco al posto mio.

All'ingresso trovo soltanto l'anziano Misao ad accogliermi. Lo saluto con un cenno del capo contando sul fatto che mi riconosca. Ormai è da un po' che ho sostituito il precedente consigliere, quindi penso che la maggior parte degli shinobi sunesi conosca la mia faccia. Non si preoccupi, non sono venuto a tenerla d'occhio. Sorrido amichevolmente mentre pronuncio quelle parole. Quell'uomo non ha la fama di avere un buon carattere, ma non ho motivi per credere che sia un ninja incompetente. Devo solo fare qualche rilievo su ordine del consiglio. Lo avviso, mentre le mie dita si uniscono per formare un solo sigillo. Quattro sono i cloni che si allontanano verso l'interno della miniera per occuparsi del compito che mi ha spinto fino a quella zona dei nostri territori. Io rimango all'esterno, giusto per fare quattro chiacchiere con l'anziano shinboi. Allora, come va la guardia? Ci sono stati problemi in questi giorni? L'odore dello stufato mi riempie le narici, suggerendomi che Misao deve essere un ottimo cuoco. In risposta a questo stimolo, il mio stomaco emette un segnale piuttosto rumoroso e del tutto inequivocabile.

Il giovane Kenji non aveva molte intenzioni di terminare subito la sua giovane vita. Ciò che gli era stato prospettato era, a dirla tutta, ben altra cosa: danneggiare una miniera ancora povera e scarsamente sorvegliata. Un nemico forse poteva anche gestirlo... ma due?
Si mangiò le dita silenziosamente indeciso sul da farsi. Poteva gettarsi a capofitto, ma aveva visto l'altro far apparire quattro cloni!
Probabilmente non era un pivello. Era chiaro, persino al più cieco degli Shinobi, che se si fosse approfondito nella miniera sarebbe morto. Forse però poteva giocarsela con l'astuzia.

Nel mentre il vecchio Sadico davanti al fuoco lanciò uno sguardo al Consigliere, irrigidendosi sulla sua posizione quando lo vide. Sospettò un controllo a sorpresa, ma fu rassicurato dall'Iga. Del resto perché mai avrebbe dovuto temere qualcosa, il buon vecchio sanguinario Misao?
Quelle sere non stava accadendo assolutamente nulla, men che meno quella. La solita noia mortale. Passare tutta la notte a sorvegliare un letterale buco nella roccia.
Bene, Iga-san, disse con ton rigido, non amichevole ma nemmeno ostile. Non ci sono stati problemi di nessun tipo.

A quel punto Kenji uscì, ma non aveva il suo solito aspetto. Era invecchiato di una decina d'anni, i capelli rossi erano spariti lasciando posto ad una perfetta e lucida pelata ed una barba nera incolta gli copriva il mento [Tecnica della Trasformazione]. Non aveva insegne, celate dal chakra della tecnica.
Scusate, mi chiaro Renji, Kenji non era noto per la sua grande fantasia del resto. Vi spiace se condivido il fuoco? Non ho come accenderlo. Le notti sono fredde e la sfortuna mi assale questi giorni, ahimè.
Se proprio doveva provarci... doveva provare ad essere furbo.

La miniera di Sanbashi non è certo un posto molto frequentato, né da turisti o viandanti né dalla gente del luogo. Sanbashi stessa è soltanto un piccolo avamposto costruito ai confini del deserto. È per questa ragione che veder sbucare una persona dal nulla, seppur il suo aspetto sia innocuo, mi mette in allarme. Il mio volto, così come la mia gestualità, cela completamente la difendenza, lasciando che dall'esterno non traspaia nulla di quello che sta succedendo nella mia mente. Sorrido gentilmente e con un ampio gesto del braccio destro faccio segno di sedersi al nostro strano forestiero. Prego, si sieda pure. Anche il tono della mia voce è piuttosto rasserenante. Il mio nome è Daishin Iga. Mi siedo anch'io attorno al fuoco. Allora, cosa la porta in questo luogo a quest'ora della notte? Chiedo, sinceramente interessato. Non è di queste parti, vero? Non mi pare di averla mai vista in giro. Prendo la borraccia che porto con me e bevo un sorso d'acqua. Ha sete? Aggiungo, porgendogli l'oggetto.

Kenji non era molto certo su cosa fare. Sapeva di essere scrutato, ma non avrebbe trovato un'occasione migliore. Forse, tanto valeva, cercare di far abbassare la guardia ai due.
Il vecchio Misao si scaldò le mani vicino al fuoco per mitigare il freddo della notte del deserto e fissò con sospetto il nuovo arrivato. Una miniera d'oro faceva gola a molti malintenzionati, del resto.
Sono diretto a Sanbashi, per trovare lavoro, mentì Kenji. Mi avevano detto che avrei trovato una locanda lungo la strada per la notte, ma il buio mi ha colto prima.
Credo sia a circa mezz'ora di marcia spedita, commentò puntiglioso Misao.
Se posso, usufruirò ancora un po' del vostro fuoco, ho freddo. Sì, grazie per l'acqua Iga-san, finse gratitudine e bevve un abbondante sorso d'acqua, porgendola nuovamente la borraccia a Daishin. Aveva avuto un'idea, nata dalla sua stessa menzogna.
Ho sentito che da queste parti sì e aperta una miniera... credo di averla trovata! Finse di studiare l'ingresso della miniera. Servono per caso lavoratori qui in miniera? Due braccia fanno sempre comodo. Ho buona volontà e un disperato bisogno di lavoro.
Misao sputò per terra. Non mi occupo di assumere io. Sono solo una guardia.

La storia che ci rifila il tizio è tutto sommato plausibile, ma non mi convince. Una locanda? Devono essersi presi gioco di lei. Sanbashi è l'ultimo avamposto di Suna nel deserto. Commento, in risposta alle sue parole. Quando si propone di venire a lavorare con noi, in netto contrasto alla reazione del mio sottoposto, sul mio volto si allarga un sorriso gentile e comprensivo. Invece io sono la persona che sta cercando. In qualità di Amministratore del Villaggio, sono io a gestire questo genere di pratica. Mi interrompo brevemente, studiando l'espressione dell'uomo. Purtroppo tutti i minatori necessari a tenere aperta la miniera sono già stati assunti, però c'è altro lavoro che posso offrirle. Domani mattina farò ritorno a Suna e se verrà con me, le troverò immediatamente un alloggio e un impiego adatto alle sue esigenze. Aggiungo, per poi fermarmi per qualche secondo. Ah, deve essermi sfuggita una cosa. Da dov'è che viene? È un cittadina del paese del vento? Non si preoccupi, lo chiedo per pura formalità. Avrò bisogno di questa informazione per produrre tutti i documenti necessari alla sua assunzione.