Punti di VistaFree con Murasaki

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  1. Filira
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    Mother of dragons

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    Punti di Vista


    IV



    Stava ancora fissando il terreno con gli occhi pieni di lacrime, quando percepì Oboro fermarsi di fronte a lei. Si aspettava un rimprovero, una constatazione dell'inutilità della sua scenata. Invece la donna si limitò a rimanere ferma e in silenzio. Dopo qualche secondo, che a Murasaki parve eterno, l'ANBU si mosse in direzione dell'albero che la ragazza aveva appena provato a scalare. Murasaki la seguì con lo sguardo, e per un secondo - quando Oboro si tolse il guanto così da mostrare per la prima volta qualche centimetro di pelle - le parve di vedere un riflesso giallastro scaturire dalla mano della donna. Equamente incuriosita e spaventata, la ragazza osservò in silenzio mentre la kunoichi più esperta si cimentava in una dimostrazione pratica dell'esercizio che sarebbe dovuto toccare a lei replicare, ma che nella realtà era terminato con una imbarazzante scenata di nervi.

    Io... Mi deve scusare per il mio comportamento. Non accadrà più. È che a volte sono proprio una...

    Una bambina. Murasaki, sei ancora una bambina.

    Sua madre aveva teneramente preso le sue piccole mani nelle proprie.

    Sei così dolce e innocente, bambina mia.

    Le sue parole erano risuonate dolci come il miele nelle orecchie di Murasaki. Eppure, ricordava bene che quando aveva focalizzato l'attenzione sugli occhi della madre, vi aveva scorto solo tristezza.

    Il giorno in cui sei nata, tutto il clan si è riunito per festeggiare la sua nuova principessa. Hanno appeso festoni e bruciato incensi. Giorno e notte hanno festeggiato e sono venuti a congratularsi con noi. Ma io non riuscivo a smettere di guardarti, Murasaki. E come adesso, vedevo solo una bambina.
    Madre...

    Non aveva saputo cosa rispondere. Era rimasta immobile di fronte al dolore del genitore. Se da una parte il suo animo le aveva suggerito di consolare la madre, dall'altra il suo essere figlia l'aveva relegata ad un ruolo di protetta, non di protettrice.

    Eppure, il tuo destino era già chiaro, piccola mia. Ancora prima che venissi al mondo, così come lo era quello di tua sorella. Col tempo capirai quanto il nome Hyuga sia una benedizione e una maledizione allo stesso tempo. Il tuo destino, Murasaki, sarà quello di guidare. Quando io e tuo padre non ci saremo più, gli anziani ti convocheranno e sarai tu a doverti assumere la responsabilità di questa famiglia, di queste persone.

    Poi, una lacrima silenziosa aveva solcato la bianca guancia della madre. Murasaki aveva percepito il suo dolore, quasi fosse stata una coltellata tangibile al petto. Di rimando, anche i suoi occhi si erano inumiditi.

    Ma non sei pronta, amore mio. Tuttavia, dovrai esserlo. Temo quali sofferenze dovrai sopportare, quali perdite ti segneranno, quali orrori questi tuoi occhi dovranno vedere. Ma solo allora sarai pronta. Quando le tue spalle rischieranno di spezzarsi sotto il peso delle responsabilità, quando non avrai altra scelta che guidare, solo allora principessa mia tu non sarai più una...


    Bambina.

    La donna terminò il suo lento dondolio, interrompendo il flusso di chakra che l'aveva resa un tutt'uno con l'albero. Poi, finalmente, le rivolse la parola.

    Ti sei lasciata sconfiggere da un albero. Torna a casa, questa vita non fa per te. Proseguendo per questa strada affronterai scelte peggiori di questa.

    Poi, accadde qualcosa che Murasaki non avrebbe mai potuto prevedere. La donna portò lentamente la mano al viso, e lì si liberò della maschera. La giovane Hyuga si era più volte chiesta quale fosse la motivazione che spingeva la shinobi a portare quel travestimento anche nei momenti di tranquillità, ma aveva sempre imputato questo suo atteggiamento al voler mantenere un certo alone di segretezza.

    Oboro-san, cosa...?

    Quando per la prima volta incontrò lo sguardo della maestra, fu come se mille spilli le stessero trafiggendo gli occhi. Per tutta la vita aveva ritenuto che il suo sguardo risultasse inquietante agli altri, così bianco, asettico e distante. Tuttavia, quelle due sfere vitree animate solo da due nervosi puntini neri, le parvero il paio di occhi più spaventosi che avesse mai visto. Solo in un secondo momento lo sguardo le cadde sulla distesa di pelle gialla che ricopriva il volto della donna - se così poteva ancora chiamarla - che le si parava di fronte. Un senso di paura e orrore viscerale la colse, e d'istinto si alzò, compiendo un paio di passi indietro. Vi era qualcosa di ancestralmente sbagliato nella figura di fronte a lei, e l'urgenza di fuggire era l'unica cosa che il suo cervello pareva trasmetterle. Tuttavia, si impose di rimanere lì, ferma. Di non distogliere lo sguardo.

    Cosa le è successo? È stato durante...?

    Una missione? Una guerra? Oppure era nata così, vano tentativo della natura di evolvere? O forse ancora, quale folle esperimento di qualche scienziato pazzo? Nei suoi studi, Murasaki aveva di sovente incontrato resoconti riguardo a mutazioni genetiche forzate ed esperimenti al limite del credibile.

    Non sei adatta a questa vita, torna a casa...

    Poi Oboro parlò di nuovo, e parve a Murasaki di riuscire quasi a sentire nella sua voce stridula una note triste, lontana.

    Lo stesso tono di mia madre, quel giorno.

    Dal momento in cui aveva preso a sbraitare, aveva avuto ben chiara quale sarebbe stata la reazione della sua maestra. Sapeva che aveva tradito qualsiasi aspettativa - anche minima - che la donna aveva nutrito nei suoi confronti prima di quell'incontro. E ora, toccava a lei ricostruire quella fiducia, albero dopo albero, caduta dopo caduta.

    Aspetti! Io, non tornerò indietro. Anche a costo di doverla inseguire, anche se lei dovesse ignorarmi per tutto il tempo.

    Trotterellò al suo fianco, raggiungendola in pochi secondi. Esserne così in prossimità, dopo aver visto la situazione in cui il suo corpo versava, le incuteva un nuovo timore. Tuttavia, quanto più quelle cicatrici avevano segnato il suo volto e il suo corpo, tanto più Murasaki riteneva che la donna avesse da insegnarle. Le parole di sua madre parevano rieccheggiarle in testa, più attuali che mai in quel momento. Avrebbe dovuto aver paura, avrebbe dovuto scappare, lontano da lì, lontano da lei. Eppure le sue gambe parevano muoversi da sole.

    Lo so, il mio atteggiamento è stato infantile. Ho ancora molto da imparare, questi non sono che i miei primi passi nel mondo dei ninja. Sono consapevole che il mio non è l'atteggiamento giusto da assumere di fronte al fallimento, e le prometto qui e ora che non accadrà più. Per quanto io possa non credermi all'altezza, ci sono persone che non posso deludere.

    La ragazza inspirò, mantenendo lo stesso passo della donna più grande.

    Ho un dovere verso il mio clan, che si aspetta che io ne diventi la guida. Ho delle persone da proteggere, che a lungo andare non potranno contare su altri che non sia io. Non da ultimo, ho un dovere verso me stessa, il più imprescindibile: ho il dovere di coltivare quelle abilità che mi sono state trasmesse, e di diventare la versione migliore possibile di me stessa.

    Chiuse i pugni, esibendosi persino in un mezzo sorriso.

    Per cui, maestra, la prego di dimenticare il mio atteggiamento di prima. Certo, non posso nasconderle che preferirei una spiegazione dettagliata su come scalare questi alberi. Tuttavia, se ritiene che questo sia il metodo migliore, mi fido di lei. Arriverò a Otafuku, sulle mie gambe o strisciando. È una promessa.

    Così disse, aumentando poi il passo. Arrivò all'albero successivo che era oramai di corsa. Come le precedenti venticinque volte, chiuse gli occhi e congiunse le mani, andando alla ricerca di una profonda concentrazione. Tuttavia, stavolta, la prima immagine a balenare nella sua mente non fu quella del solito chakra azzurrino. Al suo posto, vide materializzarsi la scena di qualche minuto fa. Oboro dondolava, lentamente, appesa al ramo con un solo dito. C'era in quella scena un dettaglio, tanto evidente da sfuggirle. Poi, focalizzò: la donna aveva utilizzato un solo polpastrello per tenersi ancorata all'albero. Questo poteva voler dire solo una cosa: la riuscita della cosa non dipendeva dalla forma che di per sé veniva data al chakra, piuttosto alla sua natura. Doveva renderlo adesivo, appiccicoso e colloso, per poi aggiustarne lo spessore.

    È il momento di riprovare.

    Inspirò, mentre un tremito d'ansia la scuoteva intimamente. Aveva promesso a Oboro e a sé stessa che non si sarebbe più fatta intimidire dal fallimento. Ma trovarsi lì, di fronte all'inerzia di quell'albero secolare, rischiava di ritrascinarla nello sconforto. Cercò di concentrarsi sul dolore pungente che il chakra le procurava alle gambe, scorrendo lento e viscoso. Se prima questo l'aveva portata sulla strada della deconcentrazione e della sconfitta, aveva ora deciso di assaporarne ogni sfumatura, ogni momento. Era il dolore, lo sforzo, che portavano al miglioramento e alla crescita. Le parole di sua madre di qualche tempo prima e le cicatrici di Oboro ne erano una conferma. Quando il chakra si fu accumulato alla pianta dei piedi, Murasaki si occupò di percepirne dapprima la natura. Era fluido, scorrevole, scivoloso come acqua. Il suo obbiettivo era quello di renderlo come colla, così si concentrò su quell'immagine mentale.

    Questo deve essere il mio ultimo tentativo.

    Tutto parve fermarsi quando mosse il primo passo. Poi un altro. Poi un altro ancora. Poteva percepire la viscosità del chakra ai suoi piedi, e come esso riuscisse a stabilire un punto di contatto e ancoraggio tra lei e l'immobile albero. Prima che se ne rendesse conto, era arrivata circa a metà tronco. Stava per mettersi ad esultare, quando la momentanea perdita di concentrazione le fece perdere l'equilibrio, costringendola ad un atterraggio di emergenza.

    Oboro-san, come promesso. Questo era l'albero giusto.

    Avrebbe sorriso, per la prima volta in quella giornata non di nervosismo. Che la sua maestra lo vedesse come un successo o meno, l'aver compiuto quella decina di passi pareva a Murasaki come il più grande e più difficile successo della sua breve vita.


    Edited by Filira - 7/6/2018, 19:25
     
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