La Via della Discordia

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  1. leopolis
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    La lettera sarebbe arrivata come sempre: un fulmine a ciel sereno che avrebbe raggiunto i due shinobi accademici in ogni luogo, in ogni data, ad ogni ora. Non importava dove fossero o cosa stessero facendo. Anche se in quel momento stavano facendo l'amore sotto alle lenzuola, gli inviati accademici, - due genin di basso rango la cui missione era solo quella di trovare i rispettivi chunin e consegnare loro una busta chiusa, - li avrebbero svegliati, interrotti e bloccati. - "Si tratta di una cosa di massima importanza!" - Avrebbero detto. Qualcuno lassù, - negli alti ranghi accademici, - aveva deciso che Kunihiro Horikawa e Kitori Kuro Kenkichi erano i shinobi ideali per eseguire una missione di protezione alquanto delicata. Due shinobi con esperienza: non potevano sbagliare e la missione, di livello B+, andava portata a termine a qualsiasi costo, anche della loro stessa vita. A questo si aggiungeva anche il fatto che era una missione Top Secret. Non potevano farne parola con nessuno, nemmeno con il loro miglior amico qualora ne avessero avuto uno. Del resto si trattava d'inserirsi nelle faccende di un Paese extra-accademico e nessuno doveva sapere che due accademici erano stati reclutati da una potente persona del Paese dei Fiumi. Si diceva, infatti, che all'interno di questo Paese crescessero dei sentimenti anti-accademici che i potenti locali cercavano di calmare in ogni modo. Qualora si fosse saputo che dei shinobi accademici avevano aiutato il rappresentante del daimyo, un certo Hisao Mutou, a svolgere il proprio ordinario lavoro di controllo dei piccoli villaggi al confine con la Baia di Hanguri, la situazione sarebbe precipitata ulteriormente. A tutto questo si aggiungeva anche un altro fattore importante: la presenza degli accademici nel Paese dei Fiumi avrebbe inflitto come un macigno sui rapporti con il vicino Paese della Pioggia. Per questo, - come diceva la lettera, - ognuno dei due shinobi chiamati in causa avrebbe avuto una maschera e in mantello in regalo dall'Accademia per tutta la durata della missione: era fondamentale non farsi scoprire, non mostrare i propri segni identificativi di villaggio e non palesare le proprie conoscere di Kiri o di Konoha. L'accademicità, insomma, doveva restare del tutto soppressa per quella missione.
    Per il resto, i due shinobi erano invitati a recarsi di nascosto a Tani, nel Palazzo del Daimyo situato poco al di fuori dalla città. Entrambi dovevano venire già vestiti con la maschera e con il mantello senza alcun segno identificativo che li collegasse all'Accademia il prima possibile. Il resto, come diceva la lettera, sarebbe stato spiegato direttamente dal daimyo o dalla persona da lui incaricata a svolgere la regolare attività di amministrazione, di persona, dei villaggi del Sud del Paese.
    «Ah, non ho idea di cosa ci sia scritto in quella busta, ma...» – avrebbe aggiunto il genin a tutto quello che riportava la lettera, - «...all'entrata nel palazzo dovete dire "trota" alle guardie.»

    Arrivare a Tani sarebbe stato facile. Muoversi nella città anche. Trovare il palazzo del daimyo, poi, sarebbe stato uno scherzo. Praticamente tutte le indicazioni portavano verso il grosso palazzone situato a qualche chilometro a sud-est rispetto alla città. Era circondato dai... fiumi, ovviamente, e dalle folte foreste che caratterizzavano quella zona. Sembrava, inoltre, un palazzo ben protetto: i ninja erano di guardia non solo davanti all'ingresso, bensì sul tetto del palazzo, nei prezzi delle mura che lo circondavano e navigavano persino sui fiumi. Che il nobile stesse temendo per qualcosa? O a cosa era necessaria tutta quella precauzione? Presentatisi dinnanzi al cancello d'ingresso, in ogni caso, i shinobi li di guardia avrebbero incrociato le loro lance dinnanzi ai nuovi arrivati sbarrandogli la strada. - «Non un passo oltre,» – avrebbero detto seccamente lasciando capire che nulla avrebbe funzionato con loro.

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    Ma non appena avrebbero sentito la magica parola, avrebbero aperto l'ingresso al nuovo arrivato. In questo modo i due shinobi accademici avrebbero potuto attraversare l'ampio spiazzo dinnanzi al palazzo, ammirare una fantastica fontana e, alla fine, entrare nel Palazzo stesso dove li avrebbe accolti un maggiordomo dalle maniere eleganti. - «Pesce.» – Avrebbe detto aprendo loro la porta. - «Seguitemi per favore.» – Il tizio li avrebbe portati, attraverso un complesso labirinto di corridoi e porte, al terzo piano di quella residenza. Davanti a una lussuosa porta in legno il maggiordomo si sarebbe fermato, aprendola leggermente e facendo il cenno con la mano di entrare. Entrando i due shinobi si sarebbero presto ritrovati dinnanzi a quel che era il rappresentante del daimyo di quel Paese: un uomo abbastanza vecchio per godersi la vecchiaia, dai capelli argentei, che rispondeva al nome di Hisao Mutou, alle spalle del quale vi erano solo due ninja. Era vestito con gli abiti tradizionali del Paese dei Fiumi e non sembrava per niente felice.

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    «Ah, chiaro...» – avrebbe detto questi alla vista dei due shinobi mascherati e con il mantello. - «Gradite qualcosa da bere?» – Qualora avessero risposto positivamente, il maggiordomo si sarebbe preoccupare di portare il necessario ai due shinobi. Il rappresentante del daimyo, invece, si sarebbe interessato in modo particolare di un piccolo acquario con dei pesciolini rossi che era posizionato sulla sua scrivania. Ciononostante, avrebbe comunque continuato a parlare. - «Non vi preoccupate di loro,» – avrebbe indicato i due alle proprie spalle. - «Sono persone fidate e li conosco da numerosi anni ormai. Dunque, credo che arrivati a questo punto avete un sacco di domande, no? Behh, sappiate che ho richiesto solo 2 guardie del corpo all'Accademia per 2 motivi: sono abituato a 2 guardie del corpo e non voglio dare troppo nell'occhio, altrimenti la gente del Sud del Paese potrebbe pensare male. Perché non vado a fare ciò che devo con i due qua dietro? Perché temo che non saranno in grado di difendermi: la preparazione dei ninja di Tani non è affatto così alta come quella accademica.» – Il signore avrebbe quindi fatto un profondo respiro per continuare a parlare. - «Comprendo che non vi hanno detto molto sulla missione, ma è stata una mia richiesta... come quella del pesce... vi è piaciuta? Senza dilungarci in molti dettagli: tutto ciò che dovete fare è farmi da bodyguard e garantire la mia sopravvivenza. A cosa? - vi starete chiedendo? Da diverso tempo ormai il Sud del Paese è instabile. I piccoli villaggi rifiutano di pagare i dazi; sulle strade locali infuriano i pirati della Baia; secondo i nostri informatori c'è persino un gruppo di ninja che vorrebbe uccidere il Daimyo e fare un Colpo di Stato. Devo andare laggiù a sistemare le cose con i capi dei 4 villaggi situati sulla famosa Via della Discordia: un tratto stradale che si snoda nei pressi della Baia e che comprende, per l'appunto, 4 villaggi con cui bisogna sistemare le cose.» – A quel punto il daimyo avrebbe fatto il cenno al maggiordomo di aprire un piccolo rotolo vicino all'acquario. Un rotolo che presto si sarebbe rivelato una dettagliata mappa del Paese dei Fiumi. In particolare il maggiordomo di nome Hisaki avrebbe rivolto l'attenzione dei due shinobi verso un tratto stradale parallelo alla costa. Intervallato dai diversi fiumi, quel tratto era, per qualche motivo, segnato in rosso. - «E' questa la Via della Discordia, chiamata così per via dei numerosi problemi con i capi di questi villaggi,» – il rappresentante del daimyo avrebbe indicato con il dito 4 punti neri sulla mappa. Vicino a ogni punto c'era scrittore il nome di ogni villaggio: Shirakawa, Kakunodate, Iwata, Tsumagoi. - «Non sono dei villaggi grandissimi, ma dobbiamo assicurarci la fedeltà dei capi di questi villaggi, nonché il loro continuo impegno nella lotta alla pirateria clandestina che ormai ha avvolta una buona parte del Sud del Paese. Temiamo, difatti, che alcuni dei capi potrebbero essere in combutta con i pirati... ma è una lontana ipotesi e potrebbe essere falsa. Lo scoprirò sul posto. Ciò che dovete fare voi è semplicemente scortarmi lungo la Via della Discordia e non lasciare che mi uccidano. Ma ci sono alcuni Ma...» – Hisao si sarebbe alzato avvicinandosi alla finestra alle sua spalle, quasi come se volesse vedere cosa c'era dall'altra parte. La finestra, però, era coperta da una tenda. - «Niente quei trucchetti ninja sul cambiamento del mio viso o del mio corpo: i capi dei villaggi devono sapere che sono io a trattare, il rappresentante del daimyo, non qualcun altro. Inoltre è importante proprio percorrere la Via della Discordia e visitare tutti e 4 i villaggi situati sulla stessa; non posso accettare, - e non lo può il mio onore, - di avvicinarmi ai villaggi di nascosto, viaggiare per la foresta o cose del genere: ho il sangue nobile e sono uno dei parenti del daimyo che mi ha chiesto di ristabilire il controllo su quelle zone e sui capi ribelli. E, ovviamente, dovrò ritornare sano e salvo in questo palazzo. E' un lavoro delicato: non voglia iniziare una guerra, ma far continuare la pace e sconfiggere il fenomeno della pirateria dilagante vicino alle coste. Chiaro?» – Avrebbe chiesto girandosi. - «Mi aspetto da voi un lavoro ben fatto, perché ci va di mezzo la stabilità della regione ed è importantissimo che restiate nell'anonimato: siete due ninja del Paese dei Fiumi, del resto, no? Tu sarai Masu,» – si sarebbe rivolto a Kunihiro. - «E a te chiamerò Koi.»
    A quel punto avrebbe fatto un cenno a Hisaki e questi avrebbe portato due mantelli e due maschere nuove, del tutto uguali: avevano il simbolo del Paese dei Fiumi. Inoltre avrebbe dato, solo per quella missione, ai due dei copri-fronte con il simbolo del Paese dei Fiumi. Potevano metterselo dove volevano: bastava che li avrebbe identificati... solo per quella missione. - «Dovrebbe bastare. Contate che dobbiamo viaggiare veloci e leggeri... non ho tempo da perdere sulla Via della Discordia. Intesi?» – Avrebbe guardato i due. - «Bene. Oggi dormirete qui. Partiamo domani all'alba. Avete domande?»



     
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