La Via della Discordia

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  1. Alkaid69
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    -Cosa? Ma ancora un'altra missione top secret? Disse, scimmiottando l'ultima parola, Kunihiro leggendo la lettera che il ragazzino gli aveva consegnato.
    L'ultima volta che gli avevano proposto una missione "top secret" non era andata poi così bene. Tuttavia, tornare nel Paese dei Fiumi dopo che così tanto tempo era passato dalla sua stupenda avventura ad Harajuku, dove aveva incontrato e quasi ucciso Isuke Kaguya, lo rincuorò. -Te lo scordi, amico, non dirò trota alle guardie! Ho una reputazione da difendere io!

    Lasciando a casa il suo coprifronte e addobbandosi del mantello e della maschera (che a suo dire aveva un che di incredibilmente tamarro) partì alla volta di Tani, sperando che quella missione di cui non sapeva nulla non si rivelasse essere una missione di protezione, o peggio diplomatica. Nelle missioni diplomatiche non si può d'altronde uccidere nessuno, così dicevano. Kunihiro però aveva sempre pensato che un popolo felice lo si può avere soltanto facendo fuori i capi che stanno scomodi.

    Raggiunse di nascosto Tani, poi il palazzo del Daimyo... quanti Daimyo ci potevano essere ancora in vita? Sembrava che ogni problema derivasse da loro... magari sarebbe potuto essere divertente sbarazzarsene...
    Fu fermato da due energumeni armati di lance, poco o quasi per niente minacciosi. Kunihiro sbuffò, diede la ridicola parola d'ordine (un'altra di quelle cose che ai Daimyo sembrava piacere molto: le parole d'ordine), poi entrò a palazzo.

    Passando la fontana e facendosi scortare dal maggiordomo, Kunihiro non poté che pensare che la vita della sua madre adottiva, sempre accanto al Daimyo del fuoco, non poteva che essere un vero strazio.
    Arrivò dinanzi a Hisao e fu sopreso per un attimo del fatto che parlasse. Non era mica muto? Poi si rese conto che forse quella U alla fine non era stato un errore di ortografia. Era probabilmente stato traviato dal fatto che molti dei tizi con cui aveva avuto a che fare ultimamente avevano una sorta di soprannome.
    Modulò la voce, per sembrare parecchio più anziano, non perché ce ne fosse reale bisogno, ma perché aveva voglia di farlo e quindi l'avrebbe fatto [Recitazione]
    -Oh, la ringrazio, siete magnanimo. Disse, di risposta all'offerta di qualcosa da bere. Non si presentò, quindi, in quanto appunto stava interpretando il ruolo di qualcun altro, in quel momento. Non era sé stesso. E anche perché Hisao il Mutou non aveva bisogno di sapere chi fosse: per lui sarebbe dovuto essere un numero. In quel modo, anche se Kunihiro avesse lasciato che fosse catturato, a fronte anche di torture non avrebbe saputo dire chi si celasse dietro la fittizia maschera di Tani.

    Quando arrivò il suo compagno, di cui non sapeva nulla, il sottoposto del Daimyo cominciò a parlare e a sbottonarsi sul motivo per il quale erano lì.
    Più parlava, meno Kunihiro era interessato. Non era una missione di protezione né una di diplomazia, peggio, era una combinazione delle due! Dietro la maschera l'uomo non avrebbe potuto vedere gli occhi di Kunihiro rivoltarsi più e più volte. Per fortuna c'erano forse dei pirati di mezzo: quelli Kunihiro avrebbe potuto farli fuori, almeno. Se fosse stato costretto a far fuori prima il rappresentante del Daimyo per la noia...

    Per fortuna, l'uomo era convinto di essere impavido e quindi non intendeva raggiungere di nascosto i villaggi; meglio così, pensò Kunihiro, in quel modo ci sarebbero state più probabilità che fossero attaccati.
    Si limitò ad annuire. Non aveva domande, o meglio, nessuna domanda che non riguardasse il come facesse Muto a farsi quella stramba capigliatura... e a tenerla su.
    -Ricevuto. Ci vediamo nella giornata di domani allora. Partiremo di buon ora. Potete chiamarmi Zhen. Muto-sama. Disse in maniera inaspettatamente cordiale Kunihiro, che però non era appunto Kunihiro, in quel momento. Si congedò, raggiungendo eventualmente le stanze che gli fossero state indicate.

    Forse ogni tanto avrebbe provato a cambiare voce e personalità, per confondere le idee a tutti.
    Nel tragitto avrebbe infatti parlato con il "compagno", usando un'altra voce e personalità: -Kekeke, sono Zhen, e di mestiere faccio l'assassino! Quindi lascerò a te le cose noiose. Io ammazzo e ammazzo. Sììì?

     
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35 replies since 14/7/2018, 23:55   504 views
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