I Mercanti del Sapere

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    Il Rotolo di Troia








    Tornato a Konoha dal piccolo interrogatorio sunese si era subito diretto nelle teche dei rotoli segreti, ma chissà grazie a quale caso nessuno era riuscito a sfruttare il sigillo presente nel rotolo.
    Qualcuno di molto esperto pareva infatti avesse nascosto tra le miriadi di parole un fuuinjutsu di teletrasporto che gli avrebbe permesso un facile accesso agli archivi del villaggio, trasformando di fatto il rotolo in un cavallo di troia.

    Un piano astuto, non c’è che dire.
    Ma ormai questo rotolo penso sia totalmente inutile.


    Non lo avrebbe distrutto, se era una copia praticamente perfetta e l’originale era smarrito era questione di farlo studiare a chi ne aveva sondato tutti i segreti e renderlo perfetto tanto quanto l’originale, l’originale aveva sicuramente un valore maggiore ma a Raizen importava il contenuto non il cimelio in se.
    Passò il rotolo ad uno suo assistente.

    Mettetelo dentro un rotolo per ora, poi fatelo avere al maggior esperto di rinascita affiancandogli un esperto di sigilli, la richiesta è semplice: ripristinare il suo contenuto e scoprire dove porta quel sigillo.

    Ora non restava che indagare su coloro che avevano interesse a piazzare quel rotolo all’interno del villaggio. Gli era già stata sottratta una conoscenza e già era troppa.
    Però, in quella situazione così complessa per il villaggio, chi poteva mandare?
    Avrebbe cercato risposta tra gli archivi delle missioni svolte, sbuffando varie volte mentre muoveva lo sguardo tra persone inadatte, immature o non disponibili.
    Scegliere tre nomi non fu semplice.
    Una giovane Hyuuga, che aveva compiuto qualche missione con Oboro pareva la scelta giusta per fare da leader, Asami che era direttamente coinvolta poteva essere un buon supporto e Youkai.

    Youkai solo i kami sanno quanto bisogno ha di capire che il nostro lavoro non è raccogliere margherite.

    Fece preparare una lettera di convocazione standard per incontrarli l’indomani in mattinata, alle dieci e trenta avrebbero trovato la porta del suo ufficio socchiusa in attesa loro, si sarebbero dovuti presentare insieme.
    Probabilmente Raizen non aveva voglia di intrattenere discorso se si fossero presentati in tempi differenti, quando entrarono lo trovarono comunque seduto composto che li aspettava, per loro erano già state approntate tre sedie prima della grande scrivania.

    Siete voi, Buongiorno.
    Sedetevi.


    Estremamente coinciso, un aspetto dell’Hokage non semplice da vedere.
    Quando i tre stavano per sedersi si sarebbe alzato a sua volta, tendendo la mano verso la Hyuuga.

    Non ci siamo mai incontrati, ma anche se già conosciamo i nomi almeno una stretta di mano è opportuna.

    Un sorriso di cortesia prima di prendere posto.
    Era indubbiamente strano, e forse la cosa l’avrebbe potuta notare soltanto Youkai che lo conosceva leggermente meglio, ma era chiaro che ci fosse una ragione: non voleva spezzare quell’aria di serietà che una lettera di convocazione poteva aver creato.

    Asami già sa il motivo di questa convocazione.
    Per essere sintetici tempo fa è stato trafugato un rotolo, ma è onestamente la cosa meno importante, ciò che ci interessa è chi l’ha trafugato, cosa ci ha fatto, se può farlo in futuro, e cosa ci ha fatto.
    Al momento il rotolo è in mano a due esperti, ci hanno lavorato durante la notte per ripristinare il rotolo e completarlo delle parti mancanti o inesatte, di modo che possa essere continuato a sfruttare in futuro, e per eliminare e studiare il sigillo che avrebbe permesso a chissàchi di intrufolarsi nel villaggio.
    Dovrete recarvi da loro per avere queste prime informazioni e da li dovrete andare avanti da soli.
    È una missione d’indagine, non vi servono muscoli eccezion fatta per quelli che vi muovono le rotelle del cervello.
    Se venite scoperti la missione è da considerarsi fallita.
    Niente sconti.
    E… niente scontri.
    Ora andate.


    Questa volta rimase seduto, ma con la destrorsa gli porse un bigliettino, piegato in due, in cui avrebbero trovato l’indirizzo dello stabile in cui il duo si dedicava al rotolo.
    Era all’interno del centro di ricerca, ma non essendo pericoloso era facile da raggiungere.
    Al loro ingresso i due individui erano impegnati nei loro compiti e per qualche secondo non si fecero minimamente distrarre dal trio di genin, alzarono la testa solamente quando giunsero in un preciso punto del loro lavoro che gli concedesse una pausa, il primo a farlo fu quello che probabilmente era l’esperto di sigilli, quantomeno a giudicare dal suo aspetto pulito e composto.
    Non era un tipo che spiccava nella massa, ed aveva un taglio fin troppo singolare, un perfetto caschetto che l’avrebbe reso inavvicinabile da qualsiasi individuo del sesso opposto, indossava dei semplici ed esili occhiali e la divisa tipica dei chunin.

    Buongiorno a voi.

    Salutò educatamente mentre l’esperto della tecnica della rinascita alzava lo sguardo.
    Sembrava che il suo rito mattutino fosse dare facciate al muro vista la ragnatela di cicatrici che aveva sul viso, era indubbiamente uno dalla sbronza molesta, ed era evidente che fosse spesso molesto.
    A differenza dell’esperto di sigilli aveva un fisico che era riduttivo definire preparato, non era un energumeno, ma era evidente che fosse tutto nervo, denso più dell’acciaio, i capelli erano un argomento a parte, se il rito mattutino era dare facciate al muro la toelettatura consisteva probabilmente nel mettere la testa in un cesto di forbici.
    Uno che della rigenerazione aveva fatto uno stile di vita almeno a considerare dal suo naso, che non si poteva però negare avesse un suo fascino nonostante che era stato rotto più di una volta, portava il sigillo sulla nocca del medio destro.
    Salutò con un semplice gesto della mano, per poi reindirizzare con l’indice l’attenzione dei tre verso il collega.

    Direi che del lavoro di Kaito al momento vi importi poco.
    Parliamo del sigillo.
    Abbiamo avuto un piccolo colpo di fortuna, non è roba da veri esperti, si tratta di un teletrasporto fisso diciamo, da un punto A ad uno B.
    Però non possiamo sapere dove sia B
    Potrebbe essere addosso ad una persona come in una base nemica.
    E direi che questo non è l’orario migliore per tentare l’impresa.
    Vi suggerisco di organizzarvi un po' le idee da qui fino alle due del mattino, e di trovare un modo di passare inosservati o attaccare in maniera efficace se fosse necessario.
    Domande?


    Kaito li guardava annoiati, come se da loro non si aspettasse granchè.

    Ah si, io sono Masato.

    Ed aveva lo sguardo simile a quello di un cucciolo che aspetta i complimenti per aver riportato il suo primo calzino.
     
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    I mercanti del sapere


    I



    Viene dalla segreteria personale dell'Hokage.

    Le dita affusolate della Hyuga tracciarono i contorni del sigillo vermiglio, saggiando al tatto la ruvidità della spessa carta su cui era stata vergata la lettera. Lo sguardo di Murasaki era come catturato dai caratteri che si susseguivano sul foglio, informandola che la sua presenza era richiesta al cospetto del capo della Foglia.

    È una buona notizia, non credete?

    La ragazza sorrise appena, allontanando una ciocca di capelli dal volto. Fuori dalla finestra i primi colori dell'autunno dipingevano un paesaggio rassicurante, ricco dei colori caldi dei primi giorni di ottobre. Di fronte a lei, seduto ad un'ampia scrivania, sedeva Genji Hyuga, i gomiti poggiati sulla superficie lignea e le mani congiunte di fronte al volto.

    Lo è di certo. Una convocazione diretta da parte di un superiore è sempre motivo di contentezza. Vuol dire che il tuo valore è stato percepito e riconosciuto.
    Eppure non sembrate entusiasta.

    Genji si alzò, accostandosi alla figlia e prendendo ad osservare il mutevole paesaggio esterno.

    Non fraintendere la mia preoccupazione con scontentezza, figlia. È nostro dovere, in qualità di Clan nobile della Foglia fornire i nostri migliori membri al suo servizio. E in questi ultimi anni abbiamo spesso fallito nel farlo, preferendo abbandonare la vita pubblica, rifugiandoci nelle questioni interne e dimenticando il nostro dovere verso il mondo esterno. Ed è risaputo dove ciò ci abbia condotti, con il numero di portatori del byakugan in continua diminuzione, e una sempre minore importanza all'interno del villaggio. Come ben saprai, io e l'attuale Hokage divergiamo di opinioni sotto parecchi aspetti.

    Sospirò, portando una mano sulla spilla che contraddistingueva il suo status di capo degli Hyuga, per poi spostare lo sguardo sulla figlia.

    Hai trascorso tutta la tua vita in questo quartiere, Murasaki. Hai conosciuto il resto del mondo tramite i tuoi studi, venendo in contatto con figure di un lontano passato, apprendendo da esse lezioni di enorme valore. Tuttavia, prima che tu possa prendere il mio posto, dovrai fare esperienza del mondo. Prima di guidare, dovrai imparare a seguire, anche quando ciò ti sembrerà diminutivo, o insufficiente. Non c'è onore più grande che servire una causa, perseguire un ideale. Anche quando diverrai il massimo vertice di una gerarchia, dovrai farlo con la predisposizione d'animo di un servitore.

    Si voltò, poggiando una mano sulla spalla della figlia.

    Obbedisci, apprendi, osserva. Poi ritorna, e conduci la tua gente verso il proprio glorioso destino. Questo è ciò che ti chiediamo, Murasaki.

    [...]

    Era la prima volta che si trovava al cospetto della più alta carica di Konoha, nonostante ne avesse sentito estensivamente parlare. Sarebbe arrivata in amministrazione con una decina di minuti d'anticipo, attendendo l'ora esatta per cui era stata fissata la convocazione. Vedendo arrivare Youkai, l'avrebbe salutato entusiasticamente, rallegrandosi di averlo come compagno anche in questa occasione.

    È bello vederti qui, non mi aspettavo di trovarti.

    Avrebbe detto, sorridendo gentilmente e facendo segno con il capo. Quando anche Asami fosse arrivata, la Hyuga l'avrebbe salutata con un inchino degno di una nuova conoscenza, prima di entrare nell'ufficio di Raizen, una volta giunta l'ora. La prima impressione che ebbe dell'uomo che ricopriva la più alta carica all'interno della Foglia fu di uomo composto e dall'aria sobria, ben lontano dalle colorite descrizioni che aveva sentito per il villaggio. Una volta avvicinatasi a una delle tre sedie che erano state preparate per i tre shinobi, Raizen si alzò, rivelando la sua gigantiaca corporatura e andando decisamente a sovrastare la Hyuga e il resto del terzetto.

    Certamente, mi scuso per non essermi presentata prima. È un onore conoscerla, Hokage-sama.

    Stava per esibirsi in un profondo inchino, degno del rango della persona che si trovava di fronte. Eppure, un gesto dell'uomo la fermò, facendole probabilmente dipingere un'espressione vagamente confusa in volto. L'enorme mano dell'Hokage era tesa di fronte a lei, in attesa di una sua risposta. Sbatté un paio di volte le palpebre, avvicinando poi la mano a quella dell'uomo. Raizen avrebbe certamente trovato quantomeno peculiare quella stretta di mano, in quanto la ragazza si limitò ad adagiare delicatamente la mano sul palmo di quello, stringendo appena, per poi ritirare il braccio.

    Con permesso.

    Si sedette, ascoltando poi attentamente le parole del capovillaggio. Spostò un paio di volte lo sguardo sulla ragazza, Asami. Non le sembrava di averla mai incontrata, ed era curiosa di capirne inclinazioni e potenzialità. Non sembrava portare effigi di qualche Clan in particolare, notò Murasaki. Quando Raizen ebbe terminato si alzò, afferrando il bigliettino che esso le stava porgendo. Ne lesse brevemente il contenuto, richiudendolo poi e congedandosi dall'ufficio dell'Hokage con un profondo inchino.

    [...]

    Asami, giusto? È un piacere fare la tua conoscenza. Il mio nome è Murasaki, del clan Hyuga.

    Sorrise, inclinando appena la testa. Avrebbe mostrato a entrambi i genin l'indicazione ricevuta da Raizen, dirigendosi con essi verso il luogo indicato.

    Dimmi, Asami. Come accennato dall'Hokage, questa non sarà una missione prettamente combattiva, tuttavia è bene informarci sulle nostre peculiarità. Quali sono le tue abilità ninja, se ti va di condividerle con noi?

    La Hyuga avrebbe ascoltato attentamente le parole della giovane, cercando di memorizzare le informazioni più utili sul suo conto. Era vero che si trattava di una semplice missione di recupero, ma non dovevano dare nulla per scontato.

    Una volta giunti al luogo in cui i loro compaesani stavano analizzando i rotoli, la Hyuga si sarebbe fatta strada fino ad arrivare vicino ai due uomini, salutando con un breve cenno del capo entrambi, e concentrando poi l'attenzione sul rotolo. In caso Asami e Youkai fossero rimasti indietro gli avrebbe fatto segno di seguirla, per poter vedere con chiarezza ciò con cui avevano a che fare. Annuì vagamente in risposta alle parole dell'uomo con il caschetto, accarezzando con lo sguardo ora il viso martoriato di Kaito, ora il rotolo su cui stava lavorando.

    La ringrazio, Masato-san. La situazione mi pare chiara, considerate le poche informazioni di cui disponiamo.

    SI avvicinò all'uomo, unendo le braccia e nascondendole sotto le larghe maniche della sopravveste color lilla che aveva indossato per l'occasione. Inconsapevolmente, aveva dottato una posa tipica del padre.

    Avrei una domanda, se possibile. A quanto ho compreso, affronteremo questo viaggio a scatola chiusa. Che voi sappiate, avremo possibilità di comunicare con la base? Abbiamo a disposizione un ninja sensitivo con cui mantenere un contatto?

    Spostò lo sguardo sui due compagni, attendendo che anche loro si facessero avanti con i loro dubbi e perplessità.


     
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    Together Breakfast


    I



    Alcuni sbuffi ritmici tipici di una corsetta stanca anticiparono l'entrata di Youkai, ultimo ad arrivare nell'ufficio. Avrebbe fatto capolino tenendo in mano diverse scatole, piuttosto invadenti tra le sue braccia, aprendo la porta con una gamba (dopo svariati tentativi) ed entrando tranquillamente, sembrava piuttosto a suo agio. Raizen era una delle persone che lo avevano aiutato per primo, si sentiva abbastanza a suo agio di fronte a lui. Nel vedere la Hyuga sussultò allegro, abbandonando tutto sopra la scrivania dell'Hokage, strofinandosi la fronte per lo sforzo fatto.

    Ciao Murasaki! Hey Raizen! Ciao anche a te, tizia! Sospirò, stanco. Sono arrivato in orario? Non ho fatto in tempo a fare colazione, però ho pensato che poteva essere successo anche a te e ho fatto un salto alla pasticceria! Non sapevo ci foste anche voi due, per fortuna ho preso qualche extra. Non ho idea quanto mangi un omone come Raizen.

    Prese una delle tre scatole, aprendola come se fosse a casa sua, lasciandola sulla scrivania a disposizione di tutti. Servitevi pure! Io ho una fame... Acchiappò una manciata di mochi, portandoli con sè mentre andava ad accomodarsi su una delle sedie, iniziando a mangiare allegramente.
    Venne il momento della presentazione, e l'Hokage porse la mano alla Hyuga, che rispose timidamente a quel saluto. Youkai si alzò a sua volta, pienamente conscio di cosa doveva fare avendolo già visto in un famoso film. Posò a sua volta la mano sopra quella dei due, facendo un silenzioso cenno ad Asami di unirsi a loro. Come se si stesse preparando al momento giusto, avrebbe sussurrato con un filo di voce:

    Uno per tutti.

    Il momento serietà non tardò ad arrivare (forse dopo aver messo in riga l'albino), costringendo tutti ad ascoltare l'Hokage in silenzio. Il fatto che fosse una missione d'indagine rasserenò il genin, ma non per questo il loro compito sarebbe stato meno importante. La presenza di nemici sembrava implicita, e seppur il loro compito fosse solamente quello di indagare, l'assenza di scontri era stata loro imposta ma non era una certezza. L'orgoglio di Youkai nel sapere di essere stato scelto per una missione dove il cervello veniva prima della bruta forza fisica era visibile nei suoi occhi che sembravano brillare.

    Faremo del nostro meglio!


    Ciao Asami, io sono Youkai! Ah, del clan Uzumaki! Beh, in realtà non c'è un clan al momento, sono solo io...

    Approfittò della presentazione della Hyuga per farlo a sua volta, imitandone discorsi e gesti. La ragazza era di origni nobili, ed il giovane albino ammirava il suo portamento elegante e rispettoso, imitandolo quanto poteva. Aveva ancora parecchia, troppa strada davanti, ma sembrava apprendere in fretta.
    Lasciò che fosse la ragazza dagli occhi bianchi a fare strada, seguendola ed aspettando pazientemente il suo turno. Non si trattenne dal salutare timidamente agitando una mano Masato, sorridendogli cortese. Gli sembrava un tipo simpatico, al contrario dello scorbutico gigante alle sue spalle. Dopo che Murasaki espose i suoi dubbi fu il suo turno di parlare, corrucciando appena lo sguardo confuso.

    Uhm... Qual è il compito di Kaito-san in tutto questo?

    La sua sincera curiosità poteva sicuramente essere vista come scortesia. Calmatesi le acque, avrebbe avuto altre domande da porgere a Masato:

    Questo sigillo ci teletrasporterà tutti insieme o uno alla volta? E a che intervalli? Una volta teletrasportati possiamo tornare subito indietro, oppure ha bisogno di... non lo so... una ricarica?

    Finite le domande, arrivò il momento di organizzarsi per la missione. Avevano parecchio tempo, comprese diverse ore per riposarsi, ma la cosa non giustificava il perdere tempo. Serviva un piano d'azione efficace, che li preparasse ad ogni evenienza. Ma Youkai aveva più dubbi che risposte.

    Uhm... Io conosco la tecnica dell'Occultamento, posso creare fumogeni e fornire diversivi grazie a qualche illusione. Raizen non vuole scontri, ma posso usarli per distrarre i nostri nemici. Si fece pensieroso, cercando di pensare ad ogni evenienza possibile. Se siamo fortunati potremmo apparire in un luogo nascosto. Ma se dovessimo apparire dentro ad una stanza sigillata? O una prigione?? Magari chi ha la porta B sa che prima o poi qualcuno deve arrivare e si sono preparati a quell'evenienza. Cosa possiamo fare se il sigillo B dovesse venire distrutto? E' una copia del sigillo che abbiamo noi? Possiamo riprodurlo in caso di emergenza per tornare qui? Tornò a fissare i due scienziati piuttosto preoccupato, rimuginando sulle sue parole. Non potevano lasciare nulla al caso.
     
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    Parlato Asami
    Pensato Asami
    Parlato altri



    L’autunno era arrivato e nella città di Konoha un vento mite si percepiva tra le strade del villaggio. Strade che anche di sera, soprattutto quelle del centro, erano animate dai cittadini. Gli stessi ristoranti, aperti per accogliere i clienti, illuminavano ancor di più le vie.
    Più ci si allontanava da quella zona più le strade erano illuminate solamente dalle luci dei lampioni.
    Totalmente diverso invece si presentava la zona est del villaggio. Un distesa di fiori apparentemente monocolore, per l’assenza di luce, predominava l’area. Una figura si dirigeva verso una delle abitazioni, precisamente una villa. Rispetto alle altre, oltre ad essere immersa nel buio, si sviluppava su un singolo piano e si mostrava molto più modesta. Quello che più attirava in quella dimora era l’immenso giardino, privo di fiori, ed un enorme albero.
    La figura, come il suo solito, era di ritorno da una lunga giornata passata fuori casa. Con la destra portava un piccolo sacchetto di plastica, invece con l’altra si apprestava a prendere qualcosa dalla tasca del suo cappotto, molto probabilmente delle chiavi.
    Ma arrivata davanti alla porta, l’alta figura rimase a fissare i suoi piedi, prima di abbassarsi e prendere una busta completamente bianca, tranne per un sigillo di cera lacca color rosso utilizzata per chiudere la busta. La guardò per alcuni secondi prima di entrare in casa.
    Come l’esterno, sia il salone che la cucina erano al buio mentre tutte le altre stanze erano chiuse tranne per una. La porta era socchiusa e da essa s’intravedeva una debole luce. Una volta raggiunta, bussò due volte prima di aprirla di colpo senza nemmeno aspettare una risposta.
    La stanza era completamente al buio tranne per la scrivania. Vicino ad essa, seduta su una sedia completamente in legno, c’era una giovane donna dai lunghi capelli rossi. Aveva la mano su un libro ma il suo sguardo era rivolto alla figura che aveva fatto irruzione nella sua stanza. Si scambiarono poche chiacchiere prima di ricevere la lettera da quell’uomo e restare nuovamente sola.

    [...]

    Una chiara e semplice convocazione ricevuta dall’Hokage la sera prima aveva costretto Asami a lasciare la sua dimora e recarsi al Palazzo dell’Amministrazione. La struttura si stagliava di fronte a sè, ammirandola per qualche breve istante. Non era la prima volta che varcava quella porta. Come quelle scale, ormai sapeva benissimo dove portavano. Così come la strada da fare per raggiungere la porta dell’ufficio del capo-villaggio. L’ultima volta che l’aveva accompagnato, insieme al suo consigliere, a Suna.
    La questione del rotolo proibito si rilevò piuttosto delicata, poichè fu coinvolto anche Shunsui, chunin e guardiano del villaggio della Sabbia. Il rapporto tra i due paesi poteva essere compromesso ma Asami sapeva di poter fidarsi dell’amico. O così fu, prima del colloquio con l’Hokage. Aveva avuto qualche ripensamento sulla figura del sunese ma fortunatamente aveva collaborato facendo luce su quella faccenda. Ciò che ricevettero i ninja di Konoha non era una buona notizia, poichè la città poteva essere esposta nuovamente a qualsiasi attacco. La collaborazione di Shunsui quel giorno fu vitale per il capo-villaggio della foglia.

    §Ci siamo incontrati solo quella volta da allora… è da un sacco di tempo che non ci ritroviamo a affrontare una missione insieme...§

    Quella convocazione poteva avere come oggetto proprio quell'argomento. Ma non poteva saperlo con certezza.
    Erano mesi, oltre a quel piccolo viaggetto a Suna, che non compieva un incarico per conto di Konoha. Ora si trovava all'interno di quell’edificio, in attesa di parlare con l’Hokage.
    Davanti alla porta c’era già una figura femminile che, prima di allora, non aveva mai visto.

    §...§

    Ad attirare la sua attenzione furono i suoi occhi completamente bianchi. Tentò di spostare lo sguardo, ma i suoi occhi verdi erano mai puntati verso quelli della ragazza. Non poteva che rappresentare una sua collaboratrice.

    -Buongiorno.-

    Fece un piccolo gesto con la mano, in segno di saluto, mentre sul suo volto si formò un piccolo sorriso. Anche se non l’aveva mai vista tra le vie di Konoha aveva cercato di comportarsi in modo amichevole.

    [...]

    Una volta entrati si accomodò, accavallando le gambe, su una delle tre sedie messe a disposizione dal capo villaggio. Vedendo una sedia in più, l’espressione della ragazza divenne perplessa. Chi era l’altra persona convocata? Nemmeno il tempo di voltarsi verso l’altra ragazza che la porta dell’ufficio si aprì di colpo, attirando inevitabilmente l’attenzione della genin. Un ragazzo con un singolare colore di capelli, ma soprattutto degli occhi, fece il suo ingresso dirompente all'interno dell’ufficio dell’Hokage. Aveva con sè delle scatole che appoggiò tranquillamente sulla scrivania del superiore, sotto lo sguardo sconvolto della giovane nobile. Da quel che aveva capito conosceva sia la ragazza dagli occhi bianchi che l’Hokage, chiamandolo per nome.

    -Tizia!?-

    Continuò ad osservarlo per poi spostare il suo sguardo sulla scatola appena aperta. Quei dolci sembravano buoni ma c’era un unico problema: Asami aveva già fatto colazione e, nonostante il loro aspetto, il suo stomaco era completamente chiuso. Iniziò a guardarlo, scavalcando la figura della compagna di squadra e dimenticandosi anche della presenza dell’Hokage.

    -Wow… grazie per l’offerta… però io ho già fatto colazione.-

    Al momento della presentazione dell’Hokage alla giovane, inaspettatamente il ragazzo posò la sua mano su quella dei due, facendo successivamente un cenno alla ragazza dai capelli rossi.

    §???§

    Osservando nuovamente le loro mani, capì la richiesta dello shinobi. Ma essendo in presenza del capo-villaggio, allungò il braccio lentamente e con timore per poi poggiare solamente i polpastrelli sul dorso della mano del ragazzo. Alzò il sopracciglio destro prima di rispondere all'incoraggiamento dello shinobi.

    -Si…-

    Le parole dell’Hokage confermavano l’ipotesi che s’insinuarono nella sua mente gli attimi precedenti. La questione del rotolo proibito rappresentava ancora un capitolo aperto per il villaggio della Foglia. Lei, insieme agli altri due shinobi, era stata scelta per chiuderlo definitivamente.
    Una volta uscita dall'ufficio dell’Hokage, rivolse il suo sguardo verso i due, soprattutto concentrando la sua attenzione sul giovane ragazzo. Il suo atteggiamento esuberante, non appena entrò all'interno della stanza, attirò subito la sua attenzione. Inizialmente le sembrò un comportamento del tutto inusuale essendo in presenza dell’Hokage. Ma allo stesso tempo apprezzò la sua spontaneità.
    Anche l’altra ragazza sembrava simpatica ai suoi occhi. Infatti fu la prima dei due a presentarsi ad Asami, una volta oltrepassata la porta. Il suo nome era Murasaki, del clan Hyuga. L’altro ragazzo invece si chiamava Youkai del clan Uzumaki. Anche la sua presentazione, come quella dei suoi compagni di squadra, sarebbe stata breve.

    -Io sono Asami Hoshiyama e… non appartengo a nessun clan particolare.-

    -[...] Quali sono le tue abilità ninja, se ti va di condividerle con noi?-

    -Oltre a qualche Ninjutsu e Taijutsu io sono un ninja medico… cioè non ancora… ho ancora molta strada da fare... ahahah.-

    L’ultima frese la disse con un certo imbarazzo, poiché da quando era diventata genin non si era impegnata minimamente per migliorare. Le uniche conoscenze in più oltre alle arti mediche erano collegate all'arte della rinascita, la famosa tecnica proibita sviluppata dal quinto Hokage e contenuta anch'essa nel rotolo.

    -Però per qualsiasi problema potete chiedere a me. Le vostre abilità invece quali sono?-

    Ma in realtà non le importava davvero in cosa erano specializzati. Era solo curiosa di sapere perchè l’Hokage aveva optato per loro due per quella missione. La sua presenza, come aspirante medico, era indispensabile ed essendo una missione d’indagine le loro abilità, molto probabilmente, non si basavano sulla forza bruta.

    [...]

    Quando il terzetto arrivò nel luogo indicato dell’Hokage, i due incaricati erano nel pieno del loro lavoro. Uno dei due, che indossava oltre ad un paio di occhiali anche la tipica divisa da chunin, alzò lo sguardo verso il gruppo, salutandoli educatamente.
    Più introverso invece fu il suo collaboratore, dal viso totalmente coperto da cicatrici, che si limitò a salutare i tre con semplice gesto della mano.
    Lo shinobi, che portava il nome di Masato, aveva informato i tre sulle scoperte riguardante il sigillo impresso sul rotolo, trattandosi di un punto di teletrasporto. Inoltre consigliò ai giovani di agire a notte fonda, diminuendo il rischio di essere scoperti.
    Ci furono molti dubbi espressi dai due, condividendo appieno quelle del giovane ragazzo.
    Parte delle perplessità esposte da Youkai erano condivise anche dalla giovane Hoshiyama, annuendo ad ogni suo dubbio espresso.
     
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    Chi ben comincia...








    Tra le tante mani che il suo impiego da Hokage l’aveva portato a stringere aveva dimenticato la tipologia “nobili” come anche il fatto che Murasaki fosse a pieno titolo tra di essi, non riuscì al trattenersi dal roteare gli occhi verso il cielo, stava per insegnare alla Hyuuga come la gente vive fuori dal suo clan quando Youkai decise che quel gesto poteva essere ancora più fraintendibile e ridicolo.

    E si vogliono vincer le guerre… guarda come stiamo messi…

    Borbottò.

    No Youkai, no.
    Smettila di renderti ridicolo.


    Gli scacciò la mano con una botta e poi prese il polso di Murasaki, probabilmente era la colazione ad avergli evitato un insulto.

    Con permesso.

    Lo ruotò di 90 gradi nel senso consentito dalle articolazioni.

    Vedi, fuori dalle mura del tuo clan è considerato un gesto di cortesia.

    Mise la mano nella sua per stringerla.

    Stretta di mano.
    Si chiama così.
    Fatevi fare un corso d’aggiornamento, che vi serve.


    Si sarebbe nuovamente seduto, serafico, continuando a spiegare il necessario, domandandosi tra se e se come un gesto così naturale come una stretta di mano potesse essere evitato da quegli scopacugini, come amava definirli Raizen, visto quanto era internazionale e come fosse tra i fondamenti della società, forse perfino quella delle scimmie in una forma leggermente diversa.


    […]

    Masato strinse le labbra e scosse il capo alle domande di Murasaki.

    No, purtroppo non abbiamo modo di comunicare a così grande distanza, anche perché siamo stati in grado di rintracciare l’altro capo del sigillo per così dire, ma non la sua posizione.
    Tra i vostri compiti infatti c’è anche quello di comprendere in che parte del mondo finirete.


    Si voltò poi verso Youkai.

    Dai, osservalo un po' meglio.

    Disse con tono paterno.

    Ha cicatrici in punti che risulterebbero mortali per chiunque, si può supporre che sappia il fatto suo nell’ambito delle cure, se sai questo e lo colleghi al rotolo di cui stiamo parlando che contiene l’arte della cura da battaglia definitiva è evidente che lui ne stia valutando la correttezza ed eventualmente correggendone gli errori.
    È l’esperto in materia insomma.


    Testa di cazzo, mi starò grattando le palle altrimenti.

    Era evidente chi tra i due fosse buono e gentile e chi no. Ed era altrettanto evidente come le loro facce, forse per questione di mimica, forse per via dei tratti distintivi, fossero estremamente fedeli al loro carattere, ma fortunatamente ebbe il buon cuore di dirlo a mezza voce.

    Tutti in una volta, e solo per una volta.
    Noi siamo da questa parte del sigillo, ed è da qui che lo attiviamo, dall’altra non potrete usufruire dello stesso servizio.


    Si sarebbe voltato verso Asami, sorpreso.

    Niente domande?
    Con così poca curiosità si fa poca strada sai?


    Non era un rimprovero quanto un ammonimento dopo il quale i tre furono liberi di andare.
    Al loro ritorno la stanza sarebbe apparsa leggermente diversa, la parte centrale era stata sgomberata e occupata da una serie di fitti sigilli che disposti a raggiera formavano un cerchio chiuso.

    Entrate pure dentro il cerchio.
    I teletrasporti non sono esperienze normalissime, ma neanche chissà quanto eccezionali, potrebbero nausearvi, ma dovreste essere estremamente sensibili.
    Sarebbe più strano che foste nauseati anziché no.


    Quando i tre furono dentro al fuuinjutsu e i loro corpi erano ormai praticamente svaniti poterono chiaramente sentire la voce di Masato, che topo un cozzare di metallo si rivolgeva a qualcuno.

    MALEDETTO INFAME!
    LE SAPEVO CHE C’ERA QUALCOSA SOTTO!


    Che qualcosa nel loro viaggio stesse per andare storto?
    Impossibile saperlo.
    Il loro arrivo però fu inaspettatamente tranquillo, fin troppo.
    Erano al chiuso, ed il loro naso poteva ben suggeriglielo, c’era il tipico odore di un ambiente scarsamente arieggiato, attorno a loro solamente oscurità.
    Se avessero tastato il suolo il pavimento pareva essere sgombero probabilmente in mattonelle, ma senza una luce potevano comprendere ben poco, sapevano che erano in territorio nemico, e che qualcuno poteva aver manomesso il loro viaggio, ad un passo da loro poteva tranquillamente esserci una voragine o chissà cos’altro.
    Se avessero avuto con loro una fonte di luce però si sarebbero accorti che erano finiti in un laboratorio, non troppo vecchio quantomeno per quello che potevano capire delle attrezzature li presenti con le loro conoscenze e con lo stato generale della stanza, anche se sembrava che i macchinari avessero finiti di essere aggiornati a prescindere dall'utilizzo della stanza stessa.



    CITAZIONE
    Mi son dimenticato precedentemente di dire come la giocata si svilupperà.
    Di base la trama è ridotta all’osso, tutto sta nelle vostre mani.
    Come?
    Semplicemente niente esiste se voi non ci ficcate il naso, quindi, se non indagate, se non vi fate le giuste domande o guardate nei giusti posti potreste tranquillamente tornare a casa sapendo che siete finiti dentro una stanza lontana lontana.
     
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    Mother of dragons

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    I Mercanti del Sapere


    II

    Dopo l'iniziale sorpresa, Murasaki alzò gli occhi dalla sua mano intrecciata con quella di Raizen, riprendendo a guardare l'uomo in viso. Era ben conscia delle abitudini relazionali delle persone al di fuori del Clan, la sua era più che altro una mancanza di abitudine al contatto. Non era uso, tra gli Hyuga, che qualcuno avesse il permesso di toccarla senza che fosse lei a darne il permesso. Tutto questo, ovviamente, non lo disse all'Hokage, limitandosi a ricambiare delicatamente la stretta di mano e accomodandosi poi sulla sedia per lei preposta.

    Mi deve scusare, sono conscia delle nostre lacune.

    Abbassò lievemente il capo, preparandosi poi ad ascoltare quanto il capo del villaggio avesse da dire riguardo al loro prossimo incarico.

    [...]

    Comprendo. Dunque del ritorno dovremmo occuparci noi. La ringrazio per la sua cortesia.

    Lo stesso non si poteva dire del suo collega, decisamente. La Hyuga spostò lo sguardo prima su Youkai, e poi su Asami. Se dell'uno poteva dire di conoscere carattere e predisposizioni, di certo la rossa non sembrava altrettanto predisposta a condividere. Probabilmente mossa da timore o timidezza, si era rifugiata in un angolo, come a voler nascondere la sua presenza. Murasaki le si avvicinò, mentre i due uomini finivano di conversare con Youkai.

    Andrà tutto bene, Asami-san. Sono certa che si tratti di una semplice missione di ricognizione, saremo a casa prima ancora di accorgerci di essere partiti.

    Sorrise, rimanendo accanto alla compagna. Presto avrebbero affrontato una situazione sconosciuta assieme, e avrebbero dovuto comportarsi come un fronte unito. Per farlo, un minimo di fiducia era necessaria. Mentre i due uomini preparavano la sala, Murasaki avrebbe invitato i due a seguirla nel corridoio appena attiguo, incoraggiando la nuova aggiunta al piccolo duo formato da lei e Youkai a condividere con loro qualcosa riguardo sé.
    Quando furono richiamati all'interno della stanza, la ragazza osservò rapidamente i cambiamenti che erano stati apportati all'arredamento. Messi da parte i già pochi mobili, il pavimento risultava ora fittamente decorato da svariati sigilli, mezzo attraverso il quale sarebbero stati inviati in chissà quale luogo. Murasaki deglutì, spostando nervosamente lo sguardo su Masato.

    Come funziona? Cosa faranno questi sigilli al nostro corpo?

    Portò istintivamente una mano all'altezza degli occhi, sfiorando appena la tempia destra. Aveva lavorato e sofferto così tanto per ottenere quel potere, che il terrore di perderlo le risultava ora insostenibile. Con riluttanza fece il primo passo dentro al cerchio, trovandosi circondata da segni a lei incomprensibili. Il mondo cominciò a sparire intorno a loro, sgretolandosi molecola per molecola, e i due uomini parevano oramai figure di fumo più simili ad un sogno che alla realtà, quando un urlo lontano li raggiunse, gelando il sangue nelle vene della Hyuga.

    FERMI! FERMATE IL TELETRASPORTO!

    Urlò, mentre quasi per un riflesso automatico il chakra fluivaByakugan
    Kekkei Genkai di Konoha

    A Mantenimento

    La tecnica speciale prevede un consumo d'attivazione e un mantenimento. L'attivazione richiede un consumo Basso di chakra; il mantenimento richiede un consumo per ogni round in cui rimane attiva la tecnica speciale, escluso il primo.
    [L'attivazione richiede slot tecnica]

    Livello I (Genin Verde)
    La Percezione ha un bonus di 1.
    La Vista del Vero ha efficacia 10.
    Serie Interminabile ha bonus massimo pari a 2 tacche.
    Serie Interminabile ha bonus massimo pari a 1 slot azione.
    La Vista Telescopica raggiunge 100 metri di distanza.
    Mantenimento: ¼ Basso
    verso i suoi occhi bianchi, cercando di catturare anche solo un'immagine residua di quello che era successo a Konoha. Ma forse era troppo tardi. L'aria cambiò improvvisamente composizione, diventando umida e pesante, ricca di quel tipico odore che contraddistingue i luoghi chiusi da troppo tempo. Istintivamente si abbassò, per sentire il terreno sotto alle sue dita. Lo percepì freddo e vagamente liscio, il che suggeriva che si trovassero nei sotterranei di un qualche edificio. I loro sensi potevano ingannarli in quel momento, sospesi ancora tra le impressioni lasciate da due luoghi tra loro radicalmente diversi. Ogni sensazione, odore, poteva risultare falsato.

    Non muovetevi, limitatevi a respirare. È appena successo qualcosa, non sappiamo nemmeno se siamo nel posto giusto. Potrebbe essere una trappola, per quanto ne sappiamo. Lasciatemi controllare la situazione.

    Sussurrò appena, avvertendo la presenza dei due appena dietro le sue spalle. Un nemico, una trappola poteva circondarli in quel momento, a loro insaputa. Aprì gli occhi, lasciando che il potere in lei sopito scandagliasseVista Telescopica: L'utilizzatore può attivare la vista telescopica circolare, zoomando gli elementi interessati entro 350° ed attraversando corpi fisici o oscurità; la vista non può attraversare strutture di chakra. Richiede un round di concentrazione; funziona come la normale vista, deve concentrarsi sugli elementi per vederli. Può riconoscere l'impronta di chakra delle persone e il loro 'colore' del chakra, unico per ogni individuo. Spendendo 4 round è possibile osservare ad una distanza decuplicata (x10). la stanza. Restava da capire cosa il byakugan le avrebbe mostrato.




    Chakra: 29/30
    Vitalità: 12/12
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 275
    Velocità:  325
    Resistenza: 300
    Riflessi: 300
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: Attivazione Byakugan
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Tonico Coagulante Inferiore × 1
    • Shuriken × 5
    • Fukibari × 3
    • Kunai × 5
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Rotolo da Richiamo × 1
    • Cartabomba I × 2
    • Bende Rinforzate × 2
    • Kit di Primo Soccorso × 1
    • Sonagli [x5] × 1
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Wakizashi × 1
    • Corda di Canapa [10m] × 1
    • Accendino × 1
    • Fumogeno × 2

    Note
    ///
     
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    Tradimenti


    II




    Masato era il chiacchierone della coppia, e per fortuna, vista la brutalità del più grosso. Nascose la testa tra le spalle, imbarazzato, nonostante ammirasse l'incredibile resistenza di quell'uomo. Rispose cordialmente alle sue domande, facendo sentire il rosso sollevato. Viaggiare tutti insieme poteva impedire che ognuno venisse trasportato in una zona diversa. La cattiva notizia era il non poter far retromarcia, e la cosa lo spaventava non poco. L'idea di finire chissà dove senza possibilità di ritorno non era delle migliori. M-Ma quindi come torniamo poi a casa... Non avevano altro tempo da perdere. Si spostarono in una stanza colma di sigilli, che Youkai osservò con curiosità, chinandosi ad osservarne le complesse forme. Gli sarebbe piaciuto impararne i segreti, magari capirne come farne dei propri. Anche solo saperli leggere sarebbe stato fantastico.

    L'emozione però si tramutò ben presto in terrore. La voce di Masato, preceduta da un tonfo metallico, non prometteva nulla di buono. Youkai si sforzò di osservare, nonostante il teletrasporto già ad un punto troppo avanzato per poter fare qualsiasi cosa. Che il suo compare lo avesse attaccato?? Con quel carattere il sospetto principale era sicuramente lui. Non avrebbero potuto indagare. Dovevano pensare a sopravvivere.

    Vennero catapultati in un posto buio, dall'odore di chiuso. Youkai era paralizzato, con un vago senso di nausea da teletrasporto. Sentire la voce di Murasaki lo tranquillizzò, avvicinandosi a lei. L'assenza della voce dell'altra ragazza, tuttavia, gli diede i brividi. A-Asami?? Sussurrò, quieto. L'hyuga cercò di vedere ciò che poteva grazie ai suoi poteri, e poco dopo Youkai avrebbe estratto da un piccolo rotolo la sua torcia, accendendola. La luce avrebbe permesso ad entrambi di vedere che si trovavano in quello che sembrava un laboratorio, ma definirlo abbandonato non era corretto. Di sicuro, vista la puzza, qualcuno non vi entrava da un po'. I macchinari sembravano moderni, per quello che ne sapeva il rosso. Di computer non ne aveva mai visti se non in ospedale, o quando era stato nel laboratorio del suo villaggio per la bizzarra avventura nell'aldilà. Di certo avrebbe riconosciuto qualsiasi apparecchiatura ospedaliera, visto l'anno che aveva passato rinchiuso lì dentro.

    Si alzò timidamente, scrutando la zona. Che quello fosse un laboratorio o un'ospedale, dovevano sicuramente esserci dei documenti da qualche parte che recitavano data e luogo. Sarebbe stato un'ottimo punto di partenza per sapere dove si trovavano, e magari anche capire cosa combinavano in un posto simile. Il rosso toccò le superfici di tavoli o ripiani, cercando di capire se e quanta polvere c'era nella stanza. L'assenza di quest'ultima poteva essere un segnale d'allarme. Si sentiva piuttosto irrequieto, soprattutto per via della consapevolezza che nessuno lo avrebbe tirato fuori da lì. Doveva salvarsi con le sue sole forze, e portare a termine la missione richiesta.

    Guardandosi attorno alla ricerca di una porta, si avvicinò ad essa. Se avesse avuto anche una piccola fessura tra porta e pavimento, avrebbe potuto vedere se della luce entrava nella stanza. Visto il buio pesto nel quale erano finiti però, era più probabile il contrario. In quel caso l'avrebbe aperta, continuando a farsi luce con la sua torcia, acquattato e cauto, esplorando quello che si aspettava essere un corridoio, controllando se la porta avesse una targa numerica ad indicarla. Se così fosse stato, avrebbe potuto seguire i numeri al contrario per arrivare a quella che poteva essere la sala principale, altrimenti non gli sarebbe rimasto che esplorare. Tuttavia, qualsiasi fonte di luce lo avrebbe messo in allerta, facendolo tornare nella stanza dov'erano precipitati dopo il teletrasporto, chiudendola alle sue spalle, a chiave se ce ne fosse stata una.
     
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    Vecchi Laboratori








    Poco dopo il suo arrivo la Hyuuga venne colta da più che un giramento di testa, un esperto avrebbe detto che il loro teletrasporto era stato avvelenato, e con la sua scarsa abitudine perse i sensi accasciandosi a terra come un sacco dopo un violento urto di vomito.
    Youkai fu più fortunato, su di lui la cosa ebbe effetti molto più blandi e seppure fortemente disorientato riuscì a tenersi in piedi e dopo qualche secondo di pausa eliminare quella sensazione spiacevole dal corpo.
    Di Asami nemmeno l’ombra, probabilmente era stata teletrasportata in qualche altro luogo o semplicemente era rimasta al suo posto.
    Non il modo migliore di iniziare una missione.
    La stanza un tempo era probabilmente asettica, adesso però c’era un leggero strato di polvere un po' ovunque, nonostante la precisione delle rifiniture in materiali sintetici che rilasciavano difficilmente la stessa.
    Per accumularsi in quella maniera doveva essere vuoto da un po' di tempo.
    Senza ombra di dubbio quello era un laboratorio abbandonato.
    Esplorando leggermente avrebbe potuto notare la presenza di un lettino in freddo acciaio con un particolare robot al di sopra, a giudicare dalla quantità di arti in grado di fare operazioni complesse e precise, una zona in cui erano conservati a bassissima temperatura… organi?
    Quella vetrina sembrava essere l’unica cosa a cui ancora veniva fornita energia, non era illuminata e produceva un sottilissimo ronzio, ma era praticamente vuota e stranamente divisa per villaggi, ed altrettanto stranamente non erano solo quattro.
    Distinguere cosa contenesse non era facile, la brina aveva avviluppato i contenitori.
    Dirigendosi verso la porta avrebbe notato degli scaffali a singolo ripiano che però parevano essere completamente vuoti eccezion fatta per una manciata di cartellette in carta che avevano in copertina bolle di ingresso successivamente timbrate con “processata-o”, su di esso erano riportate delle date di ingresso che per quanto poteva vedere con una rapida ricerca avevano una finestra di tempo di una decina d'anni, ma era l'unico dato comprensibile insieme al luogo di provenienza di quelle cose.
    Già quali cose?
    Corpi.
    Ma per capire cosa succedeva li dentro probabilmente una semplice occhiata non sarebbe bastata, per tutto il resto occorreva più tempo ed una lettura più attenta.
    La porta era chiusa a chiave e da sotto non sembrava arrivare alcuna particolare luce.
    E l’aria?
    Un tempo veniva portata da un sistema che, considerando le griglie sembrava abbastanza ampio.
    Le incertezze erano tante, prima tra tutte quella di non sapere se fosse o meno da solo all’intero edificio, da dove partire dunque?
     
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    Esperimenti inusuali


    III




    Nonostante il turbolento arrivo ed il pesante senso di nausea, Murasaki ebbe un effetto peggiore. Perse i sensi poco dopo l'arrivo, il viaggio le era pesato ben più rispetto a quello del ragazzo. Ah! No, no no no! Murasaki? La scosse appena nel tentativo di svegliarla, realizzando che poteva essere una pessima idea quella di scuotere qualcuno con lo stomaco sottosopra. La spostò con delicatezza, mettendola in una posizione più comoda mentre esplorava la stanza. Forse aveva solo bisogno di tempo per svegliarsi. Di Asami non c'era traccia. Deglutì, temendo il peggio. Finchè l'Hyuga non si fosse svegliata, la responsabilità era unicamente sua.

    La polvere allentò la tensione. Il luogo doveva essere abbandonato ed inutilizzato da tempo, era improbabile ricevere visite sgradite. Tutto era freddo, spento, e ricoperto di un leggero strato di sporcizia. Osservò con timore quello che sembrava un lettino per delle particolari operazioni chirurgiche. Poteva trattarsi semplicemente di una nuova e complessa tecnologia per consentire ai dottori di trattare i pazienti con la minuzia e precisione di un robot specializzato, riducendo al minimo i rischi di errori umani. Sarebbe stata sicuramente una macchina di cui un villaggio poteva vantare, abile nel salvare chissà quante vite. Le innocenti speranze tuttavia si infransero, quando un leggerissimo ronzio rivelò l'unico aggeggio ancora funzionante nella stanza: una sorta di vetrina buia, con i vetri troppo appannati per poter vedere cosa contenessero le poche sezioni vuote. Le targhette lo fecero rabbrividire. Una strana vetrina, posta esattamente di fianco ad un discutibile strumento chirurgico, con il nome di diversi villaggi, compresi ma non solo quelli accademici. A chiunque appartenesse quel laboratorio, non era un alleato.

    Youkai indietreggiò, impietrito. Quel luogo iniziava a diventare fin troppo pericoloso. Si voltò verso Murasaki, ancora svenuta. Si morse le labbra. L'idea di starsene in un posto del genere da solo non era delle migliori, ma non poteva abbandonare la sua compagna in quel modo. Un piccolo taglio, una goccia di sangue, e di fronte a lui apparve un portale luminoso, dal quale Tayoko saltò fuori, scodinzolando entusiasta. Il rosso gli prese il muso, ammutolendolo prima che potesse abbaiare (tendeva a farlo quando era particolarmente felice). Sssh! Taiyoko, ho bisogno di un favore. Porta Murasaki a Konoha, d'accordo? Questo posto è troppo pericoloso per lei. Sussurrò, mentre il giovane shishi lo osservava confuso. Ancora non aveva avuto modo di partecipare a nessuna missione, e sentirsi finalmente richiamare solo per andarsene nuovamente un attimo dopo lo aveva rattristato. Youkai gli toccò la testa accennando un sorrisetto, mentre il corgi annuì, spostandosi verso la ragazza, trascinandola per la collottola in un nuovo portale. Non tornare finchè non ti richiamo io. Intesi? Taiyoko eseguì il comando, fiducioso. Il suo momento sarebbe arrivato, prima o poi. [Nota]

    Aveva forti sospetti su cosa significasse quel laboratorio, ma prima di fare ipotesi più concrete doveva cercare ulteriori prove. La cosa più semplice da controllare erano i documenti. Le ricerche sembravano ferme a dieci anni prima, cosa che poteva rassicurarlo. Se il laboratorio era abbandonato da così tanto, era probabile che anche il resto della struttura lo fosse, o perlomeno quella che sembrava l'area sotterranea. L'assenza di finestre gli fece pensare che fossero sotto terra. Lesse avidamente alcuni dei documenti, cercando ogni possibile informazione in essi: nomi, foto, metodi di ottenimento di quei corpi, com'erano stati utilizzati e cosa avevano ricavato dalle loro ricerche.

    Finita la lettura, si sarebbe spostato verso la misteriosa vetrina. Non l'avrebbe toccata, la paura che potesse far scattare qualche allarme, per quanto vecchio, non gli avrebbe fatto correre quel rischio. Ma fortunatamente aveva un asso nella manica che in pochi potevano aspettarsi o avere i macchinari necessari a contrastare qualcosa di così specifico. Usando le sue capacità spettrali di fronte alla vetrina, avrebbe estratto la testa, portandola all'interno di quelle vetrinette, illuminate da fuori grazie alla sua torcia, cercando di osservare cosa contenessero. Soprattutto la vetrina con la targhetta di Konoha, quella della quale conosceva più cose e poteva sperare di capirci qualcosa. Se si fosse trattato di un semplice freezer contenente organi, non ci sarebbe stato bisogno di dividere questi ultimi per villaggio, ma avrebbero indicato il tutto con gruppi sanguigni ed il tipo di organo. Quella divisione gli faceva sospettare qualcosa di terribile: era possibile che in quel laboratorio analizzassero cadaveri di shinobi, cercando di estrarvi le loro abilità innate?

    La porta era chiusa, sicuramente dall'esterno. Era molto difficile che esistessero delle chiavi all'interno della stanza, e in caso sarebbe stato costretto ad uscire da lì sfruttando il condotto dell'aria, ma voleva comunque fare un tentativo. Cercò, tra i vari cassetti e ripiani, delle chiavi di scorta, magari tenute lì per emergenza, o inutilizzo. Potevano essere appese al muro, o abbandonate su polverosi ripiani. Se non avesse avuto successo, non gli sarebbe rimasto che arrampicarsi, staccando la grata dal condotto ed entrandovi lui stesso, cercando la stanza successiva. Avrebbe guardato tramite ogni grata che gli capitava davanti, aspettandosi di trovare altri laboratori simili o uguali a quello. Sarebbe stato attratto da qualsiasi fonte di luce, avvicinandovisi estremamente sospettoso, e restando ad una distanza sufficiente da non essere visto dall'interno.
     
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    Sotto la Polvere








    Per quanto Murasaki venisse agitata non si svegliò, probabilmente il teletrasporto l’aveva stordita troppo profondamente, non sembrava soffrire, il suo volto era sereno.
    Youkai, nonostante avesse usato per la prima volta il richiamo non ebbe problemi a far correre in suo aiuto il piccolo corgi, appena arrivato fece un giro attorno a se stesso e stava per aprire la bocca per un festoso saluto quando gli venne strizzata soffocandogli la nota in gola.
    Comprese il divieto ma protestò comunque con uno stridulo guaito sommesso.
    Ricevuto l’ordine si irrigidì come un soldato sull’attenti, pronto alla più prestigiosa delle mostre canine e dopo un unico cenno di assenso, mostrando una responsabilità artefatta dovuta ad una rigida educazione più che ad una vera consapevolezza dell’importanza del suo ruolo, avrebbe preso Murasaki per il colletto strattonandola verso il portale con un po' di fatica, qualche sbuffo ed un piccolo ringhio.
    Chiuso il portale tornò il silenzio attorno al genin, fastidiosamente profondo.
    Ebbe tutto il tempo per guardarsi attorno e concentrarsi su tutti gli elementi che aveva attorno, i macchinari per le operazioni per quanto futuristici non erano così moderni come aveva osservato, sicuramente non erano una tecnologia alla portata di tutti, ma un buon ospedale poteva vantare almeno una di quelle apparecchiature.
    Già ma a cosa era in grado di fare?
    Pareva dotata di alloggi per più di uno strumento, come se fosse in grado di utilizzarne più di uno contemporaneamente e magari più di uno per lo stesso tipo, probabilmente era sufficientemente precisa e rapida da aumentare la percentuale di operazioni riuscite e la velocità con cui venivano effettuate, che fosse lei a “processare” i corpi?
    La macchina poteva nascondere altro?
    Da ciò che vedeva i bracci meccanici erano ancorati al soffitto mediante una piastra che li sosteneva tutti.
    La vetrina fu la più avara di informazioni, sembrava essere sigillata, ma al suo interno erano presenti delle guide grandi esattamente quanto le teche che contenevano il materiale biologico.
    Ma le guide non erano l’unica cosa a misura di teca, c’era un braccio che aveva uno strumento a tre artigli che sembrava fatto appositamente per afferrare i cilindri.
    Spaventato da ciò che vedeva e concentratosi sui documenti Youkai potè accorgersi di un errore di valutazione: gli esperimenti non si bloccavano a dieci anni prima, quegli erano gli anni che intercorrevano dal più vecchio al più recente, risalente a poco più di un anno.
    Sfogliando i fascicoli si poteva capire che i processati erano ninja con abilità particolari legate al loro organismo, erano divisi in due categorie, quelli con geni dalle potenzialità conosciute come i clan dei villaggi, e i Latenti, individui che iniziavano a raffinare abilità singolari dando prova di avere inclinazioni così marcate verso un qualcosa da denotare una predisposizione alla stessa.
    Alcuni risultavano positivi ad un esame di cui Youkai non aveva sentito parlare, altri negativi, i negativi venivano semplicemente scartati.



    Soggetto rinvenuto alla Roccia degli Spiriti, condizioni non ottimali.


    Trapianto non praticabile a causa della deteriorazione dovuta alla cattiva preservazione ed alle condizioni iniziali del cadavere, mercenario inaffidabile.
    Abilità note ma non studiate.
    Analisi genetiche e prelievo per campionatura.
    Smaltire rimanenze.



    Soggetto rinvenuto a Kumo, condizioni non ottimali.


    Conservazione adeguata, i materiali forniti per lo scopo si sono dimostrati efficaci, capacità mercenario inadeguate allo scopo.
    Abilità note ma non approfondite, possibilità di conferme nel soggetto.
    Sperimentazione genetica e campionatura.
    Smaltire rimanenze.



    Soggetto rinvenuto a Kumo, condizioni non ottimali.


    Conservazione adeguata, i materiali forniti per lo scopo si sono dimostrati efficaci, capacità mercenario inadeguate allo scopo.
    Abilità note ma non approfondite, possibilità di conferme nel soggetto.
    Sperimentazione genetica e campionatura.
    Smaltire rimanenze.



    Soggetto rinvenuto nel paese del Gelo


    Conservazione adeguata, stato del campione buono, l’affiancamento di un membro dell’associazione al mercenario si è rivelato proficuo.
    Abilità note, probabilità di espianto e conservazione.
    Attitudini singolari, ricercare vantaggi genetici e mapparli.



    Soggetto rinvenuto nel paese dei Fiumi


    Conservazione adeguata Stato del campione ottimale, processo di recupero da ottimizzare, membri dell’associazione capaci di azioni indipendenti dai mercenari.
    Abilità note, candidato per trapianto e sperimentazione genetica.
    Nessuna particolare attitudine.





    I rapporti continuavano enunciando più o meno le medesime cose, ma riguardo le altre operazioni li condotte non c’era tanto di più, probabilmente se qualche risultato era stato raggiunto era importante per loro conservarlo.
    Nuovamente di fronte alla vetrina, fredda al tatto seppur non gelida, sintomo del fatto che fosse ben isolata, potè notare che malgrado non fosse sua intenzione aprirla per non far scattare allarmi non erano presenti maniglie o serrature, da qualche parte era sicuramente presente un sistema di apertura per permettere la pulizia ma ad una prima occhiata sembrava quasi un pezzo unico.
    Messa dentro la testa, oltre che un gran freddo, probabilmente il più intenso che avesse mai percepito nonostante gli anni passati ibernato, aveva poche conoscenze per dire cosa ci fosse li dentro, oltre qualche parte anatomica facilmente distinguibile infatti non era semplice riconoscere le altre.
    Vedeva qualche occhio, qualche osso, addirittura cervelli… ma nella teca di Konoha?
    Niente.
    Dopotutto era abbastanza naturale, se la tesi di Youkai era corretta c’era da tenere in conto che abilità innate come quelle presenti a Konoha erano preziosissime, impossibili da lasciare indietro anche per la probabile scarsità di campioni da poter sfruttare.
    A quel punto la stanza era stata probabilmente battuta a sufficienza e Youkai decise di inerpicarsi nel condotto per iniziare la sua esplorazione, avrebbe notato però che sotto di lui il metallo non era troppo silenzioso e spesso tendeva a schioccare con un suono metallico vagamente ovattato quando il peso di Youkai si scaricava su di esso modificando la concavità delle lamine.
    Tutto sarebbe proceduto senza intoppi… fino ad incontrare una ventola.
    In funzione.
     
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    Piccolo esploratore


    IV




    La scomparsa del suo piccolo compagno riportò l'oscurità nella stanza, fisicamente ed emotivamente. Ora era completamente solo, chissà dove, in quello che sembrava un laboratorio dove chissà quanti corpi erano stati profanati per ricavarne informazioni. Inspirò, dandosi coraggio. Una missione era una missione, e doveva portarla a termine. Quale fosse il termine, non lo sapeva nemmeno lui. Doveva capire dov'era finito, e tornarsene a casa. Ma non poteva ignorare tutti i tremendi dettagli che aveva intorno.

    L'enorme macchina che sovrastava il lettino se ne stava in mezzo la stanza, imponente e minacciosa. Se la vetrinetta funzionava ancora, non era difficile supporre che anche questa potesse ancora funzionare, se attivata. Tuttavia, al contrario sempre della vetrina, era improbabile che avesse qualsiasi tipo di antifurto o allarme, vista la sua funzione. Nonostante tutto, poteva comunque risultare utile. Aveva altre priorità meno rischiose prima di occuparsi di essa.

    Scoprire che i documenti erano molto più recenti di quello che pensava lo fece trasalire. Si fermavano ad un anno prima, ma solo la polvere era la garanzia che quella data fosse davvero l'ultima, anche se poteva essere più recente di quello che pensava. Se davvero si trovava sotto terra come ipotizzato, la polvere poteva essersi accumulata in molto meno tempo del normale. Lesse con avidità i documenti, ricavandone poche informazioni certe e molti, terribili dubbi. Sapeva che quel villaggio, o associazione, assumevano mercenari per recuperare... corpi? All'inizio, credeva che i corpi fossero stati recuperati quasi "casualmente", rintracciando magari shinobi che avevano miseramente fallito la loro missione. Tuttavia l'aggiunta dei mercenari, a volte adatti, a volte meno allo scopo, rendeva molto più probabile l'ipotesi che i "soggetti rinvenuti" fossero in realtà vittime ben selezionate, e che a seconda del mercenario, portava loro dei corpi più o meno distrutti su cui lavorare. Rabbrividì, visibilmente spaventato, nascondendo quei documenti nel suo rotolo, insieme alle armi. Avrebbe voluto parlare con una delle anime rimaste vittima di quel luogo. Sarebbe stato tutto estremamente più semplice.

    Non appena infilò la testa spettrale nella vetrina, tutto il resto del corpo rabbrividì. Le temperature estreme di quei contenitori forse garantivano al meglio la conservazione di quegli organi, oltre a confermare tutte le precedenti teorie sull'utilizzo di quel laboratorio. Ritornò nel suo corpo piuttosto scosso, schiaffeggiandosi le guance per recuperare calore. Il suo vero corpo non si era infreddolito, ma la sensazione restava, almeno per qualche minuto. Il freddo tuttavia non era la sola cosa a farlo rabbrividire. Ogni speranza che quello potesse essere un innocuo laboratorio di un'ospedale per operazioni estremamente difficili era andato ormai in frantumi. Chiunque avesse avuto a che fare con quel posto aveva poco di umano.

    Gli restavano due cose da fare. Sfruttando la stessa abilità per sbirciare nella vetrina, decise di sbirciare cosa ci fosse aldilà della porta. Non era molto forte, ma sarebbe riuscito a scardinare una porta, rimuovendone le viti che la tenevano serrata, se ce ne fosse stato bisogno. La seconda cosa, era concentrarsi sulla macchina.

    Utilizzare un macchinario così complesso non era semplice. Non potevano di certo controllare tutti quei bracci meccanici con bottoni e levette, avrebbero perso qualsiasi tipo di precisione la macchina potesse avere. Era più probabile che funzionasse tramite un computer. Girò attorno ad essa, alla ricerca di uno schermo, dei fili che la collegassero ad un computer, qualcosa che suggerisse che funzionasse in quel modo. Se funzionava davvero a levette e bottoni, sarebbe stato superfluo esplorarla ulteriormente. Ma, se ci fosse stato uno schermo o un computer collegato, potevano contenere le informazioni dell'ultima e le precedenti operazioni effettuate. Avrebbe cercato di accenderli, sperando che fossero sufficientemente sottovalutate dai propri creatori da non avere password a proteggerle, cercando nuove informazioni a riguardo, soprattutto i tipi di organi estratti, o trapiantati, e, difficilmente, a quale scopo. Scopo che ormai sembrava tremendamente chiaro: ottenere le conoscenze di tutti i villaggi. C'erano milioni di modi di approfittare di una cosa simile, il più "innocente" venderle al miglior offerente.

    Se oltre la porta non c'era segno di attività umana recente, l'avrebbe scardinata senza fretta, togliendo i chiodini al lato e scansandola di quanto bastava per uscire all'esterno ed esplorarlo, cercando altre stanze ed una via d'uscita, bloccandosi ad ogni luce che vedeva. Altrimenti, avrebbe dovuto optare per la via del condotto, precedentemente bloccata da una ventola. Costretto a tornare indietro, non voleva sacrificare la sua spada per tenerla bloccata. Avrebbe estratto uno dei cassetti, rompendolo con un colpo secco della gamba, ricavandone solamente un solido pezzo di legno, spesso abbastanza da resistere ad una ventola ma sottile abbastanza da infilarsi tra un'elica e l'altra. Dopotutto, una semplice ventola per il passaggio dell'aria poteva sì ferirlo, ma difficilmente avrebbe rotto qualcosa di resistente come il legno. Se i mobili fossero stati d'acciaio, sarebbe stato costretto a scardinare un'anta dei ripiani più piccoli, dovendola piegare su se stessa se fosse stata troppo larga (premettendo fosse sufficientemente sottile per farlo) in modo da infilarla nella ventola. Il metallo che scricchiolava sotto di lui lo faceva rabbrividire ad ogni passo, pregando che nessuno fosse presente nella stanza sotto di esso e potesse notarlo. La ventola era l'ultima via d'uscita dopo la porta, visto il frastuono che poteva provocare. Tuttavia, se la porta non avesse dato i risultati sperati, era la sua unica opzione.
     
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    Dentro alla Scatola








    L’esplorazione dell’albino non procedeva malissimo, certo quel senso di oppressione difficilmente l’avrebbe abbandonato fino a che fosse rimasto da solo li dentro, ma aveva quantomeno il tempo di comprendere con chi aveva a che fare.
    Studiare la macchina non sarebbe stato così immediato, la prima cosa che saltava all’occhio infatti era che quella tecnologia non era stata sviluppata per persone del tutto normali, le braccia meccaniche infatti non avevano ingranaggi ma solamente snodi, voleva dire quindi che a muoverli non c’era un qualche tipo di motore, di conseguenza tra essa e l’operatore non c’era alcun medium.
    Il neo Rosso conosceva abilità in grado di fare cose simili?
    La porta si rivelò l’unico ostacolo, facile da oltrepassare per le sue abilità ma purtroppo per lui decisamente troppo blindata per sperare di sfondarla come programmava, non c’erano infatti viti a vista essendo i cardini ancorati nella parte interna della porta.
    L’esterno, come l’interno, si rivelò abbastanza deserto, il corridoio continuava sia a destra che a sinistra e nell’oscurità non si capiva bene dove terminasse, un azione un po' più audace avrebbe rivelato che alla sua sinistra il corridoio terminava, giungendo probabilmente al termine della struttura.
    Dall’altra parte invece si allungava per una ventina di metri e sul lato destro era interrotto ogni dieci metri da una porta che pareva molto simile a quella da cui aveva fatto capolino, fino a che giunto all’angolo, svoltava verso sinistra con un angolo retto.
    Vedere da li in avanti non era possibile nonostante una luce verde gli avesse dato una mano a comprendere cosa ci fosse li, ma pareva continuasse.
    Se avesse alzato la testa verso la luce avrebbe notato che vi era una scritta: C -4
    La porta messa esattamente all’angolo sembrava comunque leggermente diversa dalle altre, più comune.
    Nonostante tutto lo stretto impianto di aerazione restava la sua unica possibilità.
    I cassetti si sarebbero rivelati antipatici, erano infatti simili ai classici schedari in metallo e ricavarne lo strumento utile a Youkai avrebbe richiesto un po' di manualità e qualche imprecazione.
    Rientrato nel condotto, col fastidioso suono ad accompagnarlo, sarebbe nuovamente arrivato alla ventola, riuscendo a bloccarla e passare oltre seppur con una leggera difficoltà visto che lo spazio tra le pale non era abbondantissimo considerando che già doveva camminare carponi.
    Tutto sommato oltre quella vaga tensione filava tutto liscio, era riuscito ad ottenere buone informazioni, nessuno sapeva che era li, a meno di passi falsi nulla poteva andare storto.
    Davanti a lui i condotti andavano sviluppandosi probabilmente per tutto il piano, quindi erano in grado di portarlo tra un tonfo e l’altro più o meno ovunque, sapeva approssimativamente dove stava il corridoio e come si sviluppasse, sicuramente l’impianto di areazione si sviluppava più o meno allo stesso modo in modo da riuscire a rifornire di aria fresca tutte le stanze. Se non aveva errato i conti infatti, aprendo la grata che stava sulla parete prossima al corridoio, si era intrufolato nel condotto che correva proprio sopra a questo areando le stanze innestandosi direttamente sulla parete e non passandoci sopra.
    Avanzare però era sempre difficile, per qualsiasi ninja, anche tra i più esperti, procedere con la certezza di aver fatto il possibile era più un atto di fiducia in se stessi che qualcosa di matematicamente corretto.
    Davanti a lui avrebbe visto che il condotto curvava verso sinistra, le grate invece erano posizionate sul lato destro del condotto, in modo da riversare l’aria direttamente nella stanza senza dover fare troppe curve o sfondare troppi muri.
    Nessuna luce dalla grata della prima stanza, come anche per le successive, poteva tentare di osservare posizionando la torcia in modo da illuminare la stanza ma i tagli di luce che si proiettavano dalla parete fornivano una visione limitata degli ambienti, le stanze parevano comunque vuote, difficile dire se attrezzate come la precedente da li sopra, ma di sicuro non c'era nessuno al loro interno.
    I segni dell’attività umana sembravano però farsi più frequenti.
     
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    Risalire in superficie


    V




    Il rosso continuava a guardare la macchina con curiosità, notando tristemente l'assenza di qualsiasi tipo di schermo da cui ricavare informazioni. Erano assenti anche qualsiasi tipo di cavo che la collegasse ad una fonte elettrica. Le braccia meccaniche, essendo appese al soffitto, potevano avere dei fili nascosti che le collegavano a qualcosa, ma ad analizzarle meglio sembrava non avessero modo di spostarsi in automatico. Gli snodi gli ricordavano le braccia della marionetta del sunese che aveva incontrato tempo prima. Forse serviva qualcuno con la stessa abilità per farle funzionare. Aveva sicuramente il vantaggio di poter gestire più braccia in una volta sola. Forse anche con le sue abilità spirituali sarebbe riuscito a compicciare qualcosa. Dopotutto era stato in grado di possedere goffamente qualche oggetto, uno shinobi esperto poteva sicuramente gestire delle mani meccaniche come fossero sue se possedute. Si morse le labbra, nervoso. Lo infastidiva che una tecnologia venisse usata per rubare conoscenze, sopprimendo le incredibili utilità curative che poteva avere per il bene delle persone.

    Purtroppo la porta si rivelò troppo ostica da aprire. Il fatto che fosse sigillata in quel modo lo fece pensare all'importanza della stanza, e forse degli altri laboratori presenti nelle altre, se ci fossero stati. Terribili scenari dove veniva scoperto da persone senza umanità si palesarono nella sua mente. Il battito aumentò, mentre sfruttando il poco coraggio che gli restava controllò il corridoio, cercando di farsi un'idea della mappa di quell'edificio. La luce verde lo fece sobbalzare in un primo momento, facendolo ritirare nella buia stanzetta. Possibile ci fosse qualcuno lì sotto?? Si voltò verso la vetrinetta contenente gli organi, attiva ma abbandonata. Fece un respiro profondo, cercando di calmarsi. La polvere non dava dubbi: quel posto era abbandonato da almeno un anno. Non era un'ipotesi assurda pensare che ci fosse un generatore d'emergenza, ancora attivo, che teneva gli organi al fresco ed indicava le vie d'uscita, con la classica segnaletica verde. Aveva senso, se anche il laboratorio fosse stato lasciato a se stesso solo per un paio di giorni, non avere un simile dispositivo rischiava di rovinare qualsiasi organo ancora custodito lì dentro. L'idea di essere completamente solo, in un caso simile, gli risollevò il morale.

    Ricontrollando meglio il corridoio, si rese conto che la luce verde non era un'uscita come sperava, o almeno non era indicata come tale. Si trattava forse di una dell tante sezioni di quel luogo, indicata con una semplice sigla. Dubitava che una comune stanza venisse indicata in quel modo, doveva trattarsi di un'intera sezione, forse lui era dentro la C-3 in quel momento. La semplicità della porta andava a favore della sua tesi. Doveva cercare di raggiungerla tramite il condotto.

    Strisciare nello stretto condotto continuava a peggiorare la sua ansia crescente, accelerando il suo respiro. L'idea di restare bloccato lì sotto lo terrorizzava. Scosse la testa. Non doveva pensarci. Era lì per una missione, e doveva portarla a termine. E portarla a termine significava cercare più informazioni possibili, e tornare a casa vivo per poter fare un esaustivo rapporto sulla situazione. Voleva dimostrare di essere degno, voleva far vedere all'Hokage che, nonostante il tradimento durante il teletrasporto, non sarebbe tornato a mani vuote. Poteva farcela. La paura non l'avrebbe abbandonato fino a trovare un'uscita, ma non lo avrebbe distratto a sufficienza da fargli abbandonare la sua missione.

    Le grate non permettevano una buona illuminazione, ma era sufficiente per capire che non vi fosse nessuno oltre a lui. Avrebbe tolto ognuna di esse, facendosi luce per vedere tutta la stanza dall'uscita del condotto. Avrebbe ignorato stanze identiche alla precedente, a meno di vedervi qualcosa di nuovo, per poi richiudere la grata se avesse deciso di ignorarle. Era possibile che ci fossero altre informazioni più precise, ma era già chiaro cosa facessero in quella sezione, dubitava di trovarvi qualcos'altro che potesse cambiare le informazioni che già aveva. Terminata l'esplorazione delle stanze, avrebbe prima controllato se il condotto si alzava in qualche punto, raggiungendo altre stanze. L'ipotesi che potesse avere appigli sufficienti per permettergli di scalarlo era improbabile, e senza sapere come appiccicarsi grazie al chakra avrebbe dovuto rinunciare alla scalata. In quel caso, sarebbe sceso direttamente nel corridoio tramite il condotto, saltando giù con un tonfo.

    Se non avesse avuto modo di risalire il condotto, esplorandolo così come aveva fatto in precedenza, la porta sarebbe stata la sua unica opzione. Era improbabile che fosse chiusa, ma se lo fosse stata sapeva come smontarla, trattandosi di una porta più comune. Avrebbe esplorato la stanza dietro di essa, aspettandosi di trovarsi un corridoio come il precedente, e magari un'altra porta dall'insegna verde che, una per volta, gli avrebbero indicato l'uscita. Cercò inoltre qualsiasi cosa potesse portarlo verso delle scale, o un'ascensore, preferendo le prime. Dubitava che un ascensore potesse essere ancora funzionante, e non garantiva la stessa cautela delle scale.
     
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    Segreti Pericolosi








    Mentre Youkai avanzava, da qualche parte, una spia rossa iniziava a lampeggiare, troppo lontano dalla portata dei suoi sensi per poterlo sapere.

    Kojiii!
    Lampeggia di nuovo!
    Non smette neanche se picchietto sopra come mi hai detto tu.


    Un giovincello troppo stanco per la sua età si avvicinò ad un complesso pannello e dopo aver guardato la piccola spia con sospetto si grattò il pizzetto.

    Strano, quell’impianto non ha mai avuto problemi, inattivo ma ben costruito, non ci abbiamo mai dovuto mettere mano.
    Beh, sarà arrivato il suo tempo.


    Disse mentre ripeteva l’azione del suo aiutante picchiettando sopra il led per vedere se si disattivava. Ma niente, quella lampeggiava imperterrita.

    Va bene, dopo andrò a controllare.
    Prima ho da finire alcune cose.


    Sbuffò mentre si stiracchiava e si appollaiava sulla sedia come un corvo a finire il suo lavoro.

    […]

    Il Rosso intanto si sporgeva dalla grata, constatando che la stanza era praticamente identica all’altra, tranne che per qualche dettaglio: non era presente il refrigeratore, al suo posto uno sportello ermetico in cui poteva tranquillamente passare una delle teche in cui venivano riposti gli organi.
    Calarsi dentro la stanza però sarebbe stato più difficile, non erano infatti presenti mobili ed una volta entrati saltare dentro al condotto da terra poteva causarne la rottura visto che, nonostante Youkai fosse un peso piuma, era evidente che la lamina di metallo faticasse a sorreggerlo.
    Se avesse accettato il rischio il punto di vista ribassato non avrebbe svelato quasi nulla di nuovo se non che il tavolo era leggermente diverso, aveva una forma concava e inclinata verso uno dei lati corti, al termine del quale era presente un foro, sembrava servisse a far defluire dei liquidi.
    Se durante la vita fuori dall’ospedale aveva nutrito la sua cultura poteva sapere che erano i tavoli da dissezione ad avere quella particolare conformazione. Sul fondo della stanza, al lato opposto della porta c’era un mobile simile a quello che lo aveva aiutato ad intrufolarsi prima nel condotto, nelle stesse identiche condizioni, e le poche cartelle trovate confermavano che quella stanza veniva utilizzata per comprendere.
    Cosa?
    Il funzionamento delle tecniche più segrete dei villaggi, impossibile comprendere i trattati che aveva sottomano, termini troppo specifici, ma alcuni nomi e associazioni erano facili anche per un genin della foglia, le ossa dei Kaguya, i polmoni dei Chikuma, gli occhi degli Uchiha, il sangue dei Mikawa, una qualsiasi di quelle cartelle aveva il potenziale per scatenare una guerra.
    Sembravano però incomplete, prive di deduzioni finali come se il lavoro fatto li dentro fosse esclusivamente di raccolta o verifica.
    Da qualche parte avrebbe potuto trovare una sala in cui quei dati venivano elaborati?
    Per saperlo avrebbe dovuto trovare il modo di risalire nel corridoio e procedere nello stesso, a separarlo dalla sua destinazione avrebbe infatti trovato una seconda ventola.
    Niente di nuovo rispetto alla precedente, sarebbe stato infatti semplice bloccarla in maniera simile e passare oltre, a quel punto una sola grata lo separava dal… bagno.
    Niente di speciale dunque se non un discreto odore di liquami stagnanti che si sarebbe comunque potuto lasciare alle spalle una volta all’esterno.
    La porta non era neanche chiusa a chiave, oltre di essa soltanto oscurità, l’unico fedele compagno di quell’avventura.
    Dritto di fronte a se, al termine del corridoio, le scale e poco prima l’ascensore, anonimo come sempre lo erano gli ascensori.
    Dove andare dunque?
    Le scale erano sicuramente la via più semplice, ma anche la più giusta?
    la lunga tromba si sviluppava verso l'alto ed ogni quattro rampe era presente un piano, pareva che Youkai fosse approdato al livello più basso ed anche l'unico ad essere sprovvisto di porta. Salite le prime rampe avrebbe infatti notato che oltre ad avere una particolare serratura con attivazione a carta magnetica le porte erano anche tagliafuoco, quindi assai resistenti.
    Se avesse cercato di sbirciare come in precedenza all'interno il piano era ben diverso, erano infatti presenti una batteria di celle, non le solite lorde e munite di di sbarre, erano chiuse, alcune imbottite, ma ciò che più impressionava era come fossero costruite, certo non erano presenti chissà quali comfort ma dall'acetato sulle pareti e sul pavimento era evidente che fossero concepite per essere mantenute ben pulite. Solamente in una c'erano le piastrelle, sembrava essere la più vecchia, e per quanto fosse ben costruita ad una mancava una scheggia di modeste dimensioni... probabilmente un prigioniero ci aveva rimesso la testa per procurarsi un'arma tagliente e guadagnarsi la libertà.
    Oltre la seconda cella non riusciva però a vedere nulla visto che la sua unica fonte di luce era al momento il marcapiano C -3, sembrava però che i piano fossero divisi per sezioni ben precise, in quello quindi doveva esserci tutta la parte detentiva.
    Valeva la pena esplorare?


    Edited by F e n i x - 27/3/2020, 21:59
     
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    Un piano alla volta


    VI




    Youkai osservò la nuova stanza, con ben poche differenze dalla precedente, indeciso sul dafarsi. Forse poteva trovare altri indizi utili sparsi per la stanza. Sospirò, maledendo il fatto di ritrovarsi in quell'edificio da solo. Decise di saltar giù, dando un'occhiata più da vicino alla stanza, e frugando negli scomparti nella speranza di trovare qualcosa di nuovo. Il tavolo sembrava in tutto e per tutto un tavolo da autopsia, e i dubbi vennero confermati dai documenti che ritrovò nei dintorni. Documenti che analizzavano diverse abilità di troppi diversi villaggi. Youkai inorridì di fronte a quella scoperta, voltandosi di colpo aspettandosi di vedere un fantasma, magari uno degli shinobi finito vittima di quegli studi. Per quanto l'idea lo spaventasse, sarebbe stato un ottimo modo per ricavare informazioni su quel postaccio.

    Cercò ognuno dei documenti di qualsiasi clan di Konoha, inclusi gli Uzumaki. Resistette alla tentazione di leggerli approfonditamente, nascondendoseli in un rotolo. Poteva forse voler imparare le arti del suo clan da una carta sporca del suo stesso sangue? Non era sicuro ne avrebbe avuto il coraggio. Ma doveva portare con sè quei documenti come prova, ed eventualmente distruggerli dopo che l'Hokage stesso ne era entrato a conoscenza. Da una rapida letta di un paio di quei documenti, poteva notare come fossero più completi dei precedenti, ma non completi a sufficienza. Dove fossero i risultati finali era ancora un mistero, ma il suo istinto gli diceva che si trovassero in una zona del laboratorio più attiva, o meglio in un altro edificio con la stessa funzione, forse più moderno. Era troppo onesto per pensare di portarsi via tutti i documenti, rubando così informazioni ad altri clan: non si sarebbe mai sporcato l'anima in quel modo. Se voleva pretendere rispetto per il suo villaggio, doveva darne agli altri. L'idea di dar fuoco a quei documenti lo tentava, ma era un'inutile e pericolosa mossa: chi di dovere aveva già tutte quelle informazioni custodite in una struttura meno polverosa, questa per loro era probabilmente carta straccia che potevano dimenticare alle spalle. Non ne valeva il rischio.

    Per tornare nel condotto, saltellò a sufficienza per aggrapparsi al bordo, entrandovi poi più lentamente: avrebbe così sfruttato il bordo, molto più resistente della lamina, del muro stesso, evitando che questa cedesse. Dopotutto sapeva quanto fosse sottile, dato che scricchiolava ad ogni suo passo. Non si era mai fatto problemi per il suo aspetto minuto, ma in quel momento ringraziava gli dei di esser più piccolo della norma (e forse troppo magrolino). Se le cose fossero andate male per qualsiasi motivo, sarebbe comunque caduto nel corridoio... Lasciando però una grossa traccia del suo passaggio. Ma, dopotutto, si trattava di un laboratorio abbandonato. Intravide una seconda ventola davanti a lui e, sbuffando, si decise a fare retromarcia, recuperando con qualche manovra la lamina con cui aveva bloccato la precedente, per bloccare poi la successiva. Passato oltre ad essa, recuperò nuovamente la lamina, portandola con sè. Potresti servirmi di nuovo, lamina-san. Ti porterò con me.

    Scese nel bagno, tappandosi il naso disgustato per le pessime condizioni, con la sua nuova amica metallica sotto braccio. Se avesse trovato tutto bloccato anche nei piani successivi, gli sarebbe tornata molto comoda. Facendosi luce con la torcia, una volta trovato ascensore e scale optò per le seconde, potendosi così rendere conto di essere nel piano più basso di quell'edificio. Sospirò iniziando a salire. Man mano che proseguiva quell'avventura, più la riteneva inquietante. Sembrava di essere finiti in una vecchia casa abbandonata, costretto a restarvi fino al mattino successivo e non potendo far altro che esplorarlo. Si fece coraggio, trovando la prima porta. Ben sigillata. Un marchingegno di fianco lasciava intendere che si sarebbe aperta grazie all'ausilio di un tesserino, ma nelle stanze in cui era già stato non era stato in grado di trovarne nessuno. Optò per utilizzare di nuovo i suoi poteri, infilando la testa per esplorare quel luogo oscuro. Non potendo portare la torcia con se, doveva accontentarsi della visione ridotta che avrebbe trovato all'interno. Una visione da incubo. Il terzo piano sembrava adibito alle celle. Le celle più sterili che avesse mai visto, ricoperte da uno strato lucido al loro interno. Una di esse aveva un grosso difetto in una delle pareti, sembrava ne fosse stata staccata una discreta scheggia da chissà quale prigioniero. Ritirò la testa in fretta e furia, ansimante e col battito accelerato. Il suo cervello gli dava un unico segnale: scappa.

    Fino ad ora si era convinto che quel luogo fosse abbandonato. Ma la zona delle celle era troppo pulita. Non sembrava esserci traccia di polvere. Tuttavia, il fatto che, per quanto avesse visto, fosse deserta, lo rendeva più sospettoso. Si mostrò pensieroso, cercando di valutare freddamente la situazione. Cosa voleva fare in un posto del genere? La zona delle celle lo spaventava, certo. Se avesse trovato qualcuno, avrebbe trovato un prigioniero. Magari un accademico. Un potenziale alleato a cui ridare la libertà. Se fosse stato da solo, invece, poteva forse trovare una tessera abbandonata, ed esplorare più comodamente i piani successivi. Dopo un lungo sospiro, scese le rampe di scale, tornando davanti all'ascensore. La lamina, ancora stretta sotto il suo braccio, sembrava dargli coraggio. Cliccò sul bottone per richiamare l'ascensore e, una volta entrato, avrebbe cercato di andare al piano C-3. Prima di cliccare qualsiasi bottone li avrebbe osservati per bene, decidendo di partire solo qualora fosse stato certo di aver premuto il bottone giusto. Prima di partire, utilizzò nuovamente la sua testa spettrale per sbucare dal pavimento del piano dove voleva andare, per vedere cosa lo aspettava. Se avesse trovato tutto buio e abbandonato come in precedenza, si sarebbe deciso. Se il terzo piano si fosse confermato identico a come aveva intravisto in precedenza dalla porta, avrebbe ripetuto il processo per il secondo. Pian piano sarebbe riuscito ad arrivare all'uscita, ma doveva agire con cautela. Prendere un ascensore non era esattamente il massimo della cautela, ma in mancanza di una tessera non poteva permettersi altro.
     
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