La ColonnaAdd Chakra per Saru e Munisai

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    La Colonna


    Post I


    La missione era semplice, portare degli oggetti nel paese del Thé e consegnarli ai monaci di un monastero posto in cima a "La Colonna", almeno così c'era scritto nella lettera di incarico che Saru e Munisai ricevettero quella mattina. Ad entrambi venne contestualmente consegnata una scatola lunga circa venti centimetri, larga dieci e profonda cinque, composta da due metà di ebano sigillate con della cera e alcuni fuuinjutsu. Anche se avessero provato a scuotere la scatola, non avrebbero generato nessun rumore udibile, ma il peso della stessa suggeriva che il contenuto era abbastanza pesante (intorno al chilo) e ben ammortizzato da qualche imbottitura.

    Ai due vennero fornite anche le istruzioni su come raggiungere la locanda dove avrebbero dovuto alloggiare prima di consegnare le scatole al monastero, poichè i monaci in questione ricevevano solo con la luce del sole e nessuno di loro due sarebbe arrivato prima del tramonto in zona, dove avrebbero ricevuto ulteriori istruzioni da altri ninja. Il tutto era completato dalla raccomandazione di non dare assolutamente nell'occhio, per nessun motivo.



    Per nessuno dei due il viaggio avrebbe comportato grandi problemi, tranne un fastidiosissimo vento in prossimità della loro destinazione. La grande locanda a due piani si trovava all'ombra di una formazione montuosa, costeggiata da una larga strada che conduceva verso il paese del Fuoco a nord e si addentrava nel Thé a Sud, in una zona a metà strada tra due piccoli villaggi di pescatori e qualche piccola fattoria che punteggiava il paesaggio.

    La clientela era della più varia, da commercianti in sosta a guardie che pattugliavano la zona a pescatori e contadini in cerca di un po' di svago, il cui vociare faceva da sottofondo alla sala grande. I due, che fossero arrivati contemporaneamente o meno, avevano l'ordine di pronunciare la parola d'ordine "verricello" al locandiere. Questi li avrebbe accompagnati al piano superiore, davanti alla stanza numero 8.


    Quando Saru fosse entrata nella stanza, avrebbe trovato una ragazza dai capelli scuri seduta su di una sedia dietro al tavolino della stanza, sul quale era poggiata una mappa.
    Tu devi essere Saru, suppongo. La ragazza si alzò in piedi, un mezzo sorriso sul suo volto.Kamine Ashimi di Oto, sono il vostro contatto per questa missione.


    Quando Munisai fosse entrato, avrebbe trovato una vecchia conoscenza seduta alla sedia dietro al tavolino della stanza.
    Ah, vedo che finalmente si fidano abbastanza da mandarti in missione da solo.
    Kamine, la kunoichi che aveva avuto il compito di esaminarlo prima che diventasse genin.

    Con il gruppo di tre al completo, Kamine finalmente iniziò a parlare della missione. Bene, vi sono stati dati due contenitori che dobbiamo consegnare ai monaci. Cosa c'è dentro, non lo so, per quanto stia morendo di curiositàFece un cenno con la mano.Siete il secondo gruppo che esegue questa consegna, gli altri sono andati via proprio questa mattina. Io ho il compito di portarvi al monastero... Indicò un punto sulla mappa a qualche chilometro da lì, puntando decisamente dentro la catena montuosa.La location è molto...particolare, ma non vi anticipo nulla, non voglio rovinarvi la sorpresa. Rise brevemente.La partenza è fissata per domani all'alba. Avete domande?

    Kamine Ashimi
    Chakra: 75/75
    Vitalità: 15.5/15.5
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 475
    Velocità: 525
    Resistenza: 475
    Riflessi: 525
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 500
    Agilità: 500
    Intuito: 500
    Precisione: 500
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kunai × 5
    • Shuriken × 5
    • Fukibari × 1
    • Wakizashi × 1
    • Mantello × 1
    • Guanti Rinforzati × 1
    • Corpetto in Cuoio × 1
    • Parabraccia in Cuoio × 1
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Gambali in Cuoio × 1
    • Veleno Debilitante C1 (5 dosi) × 1
    Note--
     
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    La Colonna • Capitolo I

    Quando l'impiegata dell'Amministrazione giunse sull'uscio di casa di Munisai, udì degli strani rumori provenire dall'interno dell'abitazione. Perlopiù suoni metallici, come di martellate, ma anche improvvisi tonfi sordi e il tipico sfrigolio dell'acqua quando tocca un oggetto incandescente.
    Con espressione interrogativa, la donna bussò energicamente alla porta per farsi sentire.
    ARRIVO! tuonò una voce dall'interno, con tono piuttosto seccato.
    L'ingresso si schiuse rivelando la figura gagliarda del rosso, per l'occasione con i suoi inseparabili occhiali da lavoro inforcati a protezione degli occhi e una fiamma ossidrica di quelle compatte alla mano. Difficile dire se ricordasse più un operaio della più malfamata fabbrica del circondario o un maniaco omicida dalla spiccata fantasia.
    Sì?
    Ehm...ecco...c'è un incarico per lei balbettò la visitatrice leggermente presa alla sprovvista dalla strana situazione, ma subito si ricompose.
    In fondo a Oto di gente stramba ce n'era a bizzeffe, era più o meno ordinaria amministrazione per lei.
    Porse al giovane prima una lettera e poi una scatola di legno.
    All'interno della busta troverà tutti i dettagli del caso. Buona giornata.
    Dopo un rapido inchino, la messaggera girò i tacchi allontanandosi a passo sostenuto, senza aggiungere altro.
    A te replicò l'altro, tornando dentro la propria dimora felice che la seccatrice avesse sloggiato così rapidamente.
    Posò la fiamma ossidrica poggiando anche la misteriosa scatola sul tavolo, si sollevò gli occhialoni sulla fronte e lesse rapidamente il contenuto della lettera.
    Cazzo, devo partire adesso se voglio arrivare in tempo.
    Un minimo di preavviso in più no, eh?
    aggiunse, irritato.
    Mise via tutte le ferraglie senza capo né coda sparse in giro, che lui avrebbe chiamato "il suo lavoro", e in men che non si dica fu adeguatamente vestito ed equipaggiato. Si chiese cosa contenesse l'astuccio in ebano mentre se lo girava tra le mani e lo scuoteva delicatamente, senza tuttavia venire a capo di nulla.
    Era curioso, ma non abbastanza da rompere il sigillo di cera e cercare di forzare i Fuuinjutsu apposti, chissà poi con quali conseguenze, quindi decise di non indagare oltre. Si infilò il contenitore nel cinturone che aveva in vita, in modo che fosse ben sicuro e non potesse perderlo, si buttò un mantello sopra le spalle e prese la porta, dirigendosi verso sud.

    [ ... ]


    Quel dannato vento era una gran rottura, ma per fortuna il clima era ancora mite, quindi l'unico fastidio che diede realmente al ragazzo fu quello di dover tenere il cappuccio calato sulla testa con l'ausilio di una mano.
    Quando arrivò nel punto segnato sulla cartina il sole ormai era calato da un po'. Si trattava di in una zona scarsamente popolata della penisola meridionale, e proprio lì, ai piedi di un rilievo che costituiva solo l'inizio della catena montuosa che si andava estendendo per svariati chilometri nel Paese del Tè, c'era il luogo dove il rosso avrebbe dovuto incontrare il suo contatto per la missione.

    Entrò nella locanda con sicurezza, abbassandosi contestualmente il cappuccio scoprendo il viso.
    Si diresse al bar sedendosi con sollievo su uno degli sgabelli, mentre l'uomo dietro al bancone, che sembrava essere anche il proprietario di quel posto, gli si avvicinava accogliendolo con un caloroso sorriso.
    Benvenuto! Cosa posso offrirle?
    Un buon muroka genshu, per cortesia. A temperatura ambiente rispose Munisai, mentre si guardava intorno rilevando quanto fosse variegata la clientela del locale.
    Il locandiere chinò il capo e si allontanò brevemente, per poi tornare con quanto richiesto, porgendo il piccolo recipiente di porcellana al cliente.
    Questo è uno dei nostri prodotti migliori.
    Il riso utilizzato nella lavorazione arriva direttamente dal Paese delle Risaie.

    Pure io.
    Il ragazzo diede una generosa sorsata, facendo fuori metà del drink in un colpo solo. Effettivamente, la qualità di quel sake era medio-alta almeno.
    Chiuse gli occhi e sorrise mentre lo assaporava.
    Mmmh. Ci voleva proprio disse con tono soddisfatto.
    Sono in viaggio da stamattina, meno male che mi sono imbattuto nella vostra locanda. Ancora qualche passo e avrebbero dovuto strascinarmi a terra con l'ausilio di una fune e di un verricello.
    L'uomo smise di asciugare bicchieri e incontrò lo sguardo dello straniero, che lo fissava in maniera eloquente.
    Prego, può seguirmi?
    L'otese mandò giù il genshu restante d'un sol fiato, lasciò una banconota sul bancone e seguì il padrone di casa su per le scale, dove si trovavano gli alloggi in affitto ai visitatori. L'uomo gli indicò una porta e, senza dire una parola, si inchinò per poi congedarsi.
    Munisai bussò ed entrò nella stanza.
    Al suo interno trovò Kamine, la kunoichi incontrata per la prima volta alla riunione di Villaggio e con la quale aveva fatto la sua prima esperienza sul campo, subito prima di diventare Genin.
    Ah, vedo che finalmente si fidano abbastanza da mandarti in missione da solo.
    Il giovane la salutò con appena un cenno del capo e un ghigno.
    Per forza. Ho portato a casa un po' di incarichi e sono addirittura sopravvissuto a una missione con quel matto di Febh Yakushi.
    Mi sembra il minimo.


    Quando la sunese si unì a loro, avrebbe fatto la conoscenza di un ragazzo sulla ventina, alto quasi due metri, muscoloso, dai capelli rosso acceso e dagli occhi verde acido. Niente sopracciglia e delle cicatrici sulla metà sinistra del viso, oltre che su diversi punti del corpo, che era ancora coperto dal mantello.
    Il giovane l'avrebbe scrutata con attenzione per poi presentarsi a lei con un mezzo sorriso.
    Io sono Munisai Kanashige, Genin del Suono.
    Anche tu qui per la consegna?


    Quando Kamine ebbe concluso la breve spiegazione, il rosso lasciò che fosse prima la Genin a dare voce a eventuali dubbi, e ascoltò con moderato interesse qualsiasi ulteriore scambio. Nel frattempo indugiava con lo sguardo sul punto della mappa indicato dalla compaesana, proprio in corrispondenza della catena montuosa. Di certo con la fortuna che aveva quei maledetti bonzi vivevano sulla sommità di un fottutissimo monte dai pendii ripidi, senza sentieri, magari da scalare a mano con uno strapiombo sotto che significava morte certa.
    Maledetti monasteri e chi li aveva inventati.
    Ma non aveva senso fasciarsi la testa prima di essersela rotta, così quando arrivo il suo turno di parlare decise di assecondare Kamine e preservare la "sorpresa".
    Ci sono stanze riservate anche per noi due o stanotte si fa un grande pigiama party qui? domandò, senza celare il sarcasmo.
    A parte ciò, non credo ci sia altro riprese, tornando serio e rivolgendosi alla mora.
    In fondo ci sarai tu a guidarci, quindi potrai chiarire qualsiasi dubbio sul momento.
    Se nessuno avesse avuto altro da aggiungere, a quel punto Munisai si sarebbe avviato verso la porta e l'avrebbe aperta.
    Se non c'è altro, io scendo a mettere qualcosa sotto i denti.
    Il viaggio è stato lungo e sto morendo di fame.
    Si voltò a guardare le ragazze per qualche istante, e specialmente la rossa che aveva coperto una distanza altrettanto considerevole.
    Qualcuno mi fa compagnia? chiese, non tanto per buona creanza quanto per sfruttare una possibilità di conoscere meglio le persone con le quali era stato spedito lì.
    Se nessuna delle due avesse manifestato interesse nella proposta, il ragazzo avrebbe varcato la soglia da solo, diretto al piano di sotto.
    Se avete bisogno sapete dove trovarmi.



     
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    I: Gente di Oto



    Appoggiò finalmente i piedi per terra, sbuffando sonoramente sotto il cappuccio del pesante mantello da viaggio color sabbia. Sembrava che più la Rossa fosse infastidita dal viaggiare sull'acqua, più il villaggio decidesse di mandarla in missioni che comprendevano il dover mettere piede su delle maledette barche.

    Ah, mi sentiranno. Eccome se mi sentiranno, maledizione.

    Imprecò, facendosi largo tra la folla che riempiva il caotico porto del Paese del Té. Il viaggio, mal di mare escluso, era stato fino a quel momento tranquillo, e da quel punto in poi si trattava solo di macinare i kilometri che la separavano dal punto d'incontro con il resto del gruppo, di cui comunque non conosceva né i nomi né l'aspetto. Le strade che attraversavano il Paese erano larghe e ben battute, circondate da una vegetazione rigogliosa e verdeggiante. Inutile dire che per Saru, sunese sì d'adozione ma che comunque aveva poche volte lasciato il deserto, tutto questo rappresentava una novità piacevole, se non fosse stato per la quantità di molesti insetti che attentavano alla sua limitatissima pazienza. Frugò dentro la borsa alla ricerca della mappa, trovandosi però a incappare nella scatola che le era stata consegnata.

    Chissà cosa contiene. Per impacchettarlo con così tanta cura non dev'essere certo un oggetto comune. Chissà se...

    Corrucciò le sopracciglia, fissando per un secondo il fuuinjutsu che ne precludeva l'apertura. Poi scosse la testa, buttando nuovamente la scatola nella tasca e tirando fuori la mappa.

    Sia mai che ci abbiano infilato qualcosa di strano come protezione, non vorrei rimanerci secca prima ancora di capire esattamente che dobbiamo farci, con questa cosa.

    [...]

    Una volta arrivata alla locanda ci si precipitò dentro, cercando di sfuggire alla bufera ventosa che si era scatenata all'esterno. Entrò che il cappuccio le era volato via, lasciando i capelli liberi di arruffarsi nel peggior modo possibile, facendo sembrare la Rossa una specie di barboncino imbruttito. Cercò di sistemarsi alla bell'e meglio, raccogliendo i capelli in un alto chignon e sistemandosi nuovamente il mantello sulle spalle. L'aria fredda che sferzava all'esterno aveva dipinto sulle pallide guance della sunese due intense macchie rosse, per sua sfortuna. Si trascinò con aria sconfitta verso il locandiere, facendo prima cenno verso un liquore dall'aria totalmente malsana, e sbiascicando poi la parola d'ordine.

    Verricello.

    Disse, sollevando appena il bicchiere che l'uomo le aveva piazzato davanti, e mandandolo giù tutto d'un colpo. Aveva assorbito talmente tanto freddo fuori che era sicura che l'alcool non avrebbe fatto alcuna differenza, ma tanto valeva la pena tentare. l'uomo fece un cenno con la testa, tentando anche di iniziare una conversazione che sapeva molto di convenevoli ed inutilità. Saru si limitò a rispondere a monosillabi e grugniti, fino a che l'uomo non la lasciò di fronte alla stanza in cui, a quanto sapeva, era attesa dal resto della combriccola. Una volta entrata, la sua attenzione cadde inevitabilmente sulla donna che si era appena alzata.

    È un piacere, Kamine di Oto.

    Sbattè un paio di volte le palpebre, lasciando che il suo sguardo percorresse un paio di volte la figura della donna. Pareva uno strano incrocio tra una ninja e una escort d'alto bordo, non che comunque Saru se ne potesse - o volesse - lamentare. Una voce alla sua destra la riportò al presente, mentre un tizio allampanato e dall'aria decisamente vissuta si presentava come un altro ninja del Suono. Un covo di Otesi, insomma.

    Saru Mononobe, genin di Suna. Esattamente.

    Tirò fuori la scatola che le era stata consegnata, appoggiandola sul tavolo insieme alla piccola mappa. Squadrò un altro momento il ragazzo del Suono, indugiando sui capelli color fuoco che gli incorniciavano il viso martoriato da chissà quali eventi. Non era così comune a Suna quel colore di capelli, chissà se negli altri paesi era lo stesso. Saru sorrise appena alle parole della kunoichi, rallegrandosi di non esser l'unica a sentire l'urgenza di aprire quelle maledette scatoline. Quando la donna indicò la mappa, qualcosa scattò nel cervello della Rossa, che incrociò le braccia sotto al seno con aria lievemente preoccupata.

    Non amo particolarmente le sorprese, sai?

    Quando il rosso parlò, Saru si voltò verso di lui con aria divertita, facendo spallucce.

    Cos'è, l'idea del pigiama party ti mette a disagio, ragazzone? Ah, sì, anche io non penso di resistere ancora per molto senza mettere qualcosa sotto i denti. Vediamo cos'ha da offrire il Paese del Té, Munisai.

    Si diresse verso la porta, fianco a fianco con l'Otese.

    Allora dimmi, Kanashige, come ti sei ridotto così la faccia?
     
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    Saru e Munisai • Interpost

    Scherzi? Sarei l'anima della festa ribatté il rosso con un tono volutamente serio, ma palesemente fasullo.
    La sunese decise di seguirlo per mettere qualcosa nello stomaco e, mentre scendevano di sotto, gli chiese senza troppi giri di parole delle cicatrici che gli segnavano il volto.
    Dritta al sodo, eh? fece lui, guardandola con un mezzo sorriso compiaciuto.
    Nemmeno io amo i convenevoli, penso che andremo d'accordo.
    Nel frattempo avevano raggiunto il pian terreno, dove Munisai vide il locandiere dietro il solito bancone intento a versare da bere a degli avventori. Cercò il suo sguardo e quando finalmente lo incontrò, gli fece un cenno discreto col capo come a chiedergli di raggiungere i due ragazzi che ormai avevano occupato un tavolo libero.
    Diciamo che ho il brutto vizio di cacciarmi in situazioni parecchio pericolose.
    A volte accidentalmente, talvolta di proposito, ma in generale tendo ad avere lo sguardo rivolto verso orizzonti troppo lontani, che le mie gambe non hanno la forza di raggiungere.

    Teneva lo sguardo puntato negli occhi della ragazza mentre parlava con tono calmo, adagiato comodamente sullo schienale della sedia.
    Ho scelto di diventare un ninja in parte per questo motivo, per tentare di accorciare la distanza che mi separa da quegli orizzonti.
    Forse non era la risposta chiara e diretta in cui la giovane avrebbe sperato, ma era chiaro che l'otese non sarebbe sceso nei dettagli sull'argomento. Il fatto che egli apprezzasse la franchezza di lei non significava certo che lui avesse intenzione o voglia di sviscerare il suo passato con una sconosciuta.
    Giusto il tempo di un'eventuale replica della sunese, che il locandiere finalmente si sarebbe presentato al loro cospetto.
    Signorina. Signore.
    Un breve inchino.
    Che cosa gradite?
    Sake rispose immediatamente il ragazzo.
    Quello che mi ha servito prima andrà benissimo.
    Guardò un attimo sovrappensiero la rossa, prima di continuare.
    Ne porti anche uno di tipo tradizionale, filtrato. Riscaldato.
    In realtà il giovane non sapeva se la rossa era una bevitrice, comunque lei avrebbe avuto l'opportunità di ordinare altro. Una sua protesta o la richiesta di una bibita non alcolica, tuttavia, sarebbe stata zittita da un gesto serafico con la mano da parte del compagno.
    Non vorrai lasciarmi bere da solo, vero?
    Quanto alle pietanze, l'otese avrebbe lasciato la scelta al proprietario del locale. Munisai non era schizzinoso con il cibo, e le sue uniche richieste furono che gli fosse portato qualcosa di sostanzioso, degno della sua fame, e magari di tipico della zona, o una specialità della casa.
    Dopo che anche la Genin ebbe fatto le sue richieste e l'oste si fosse momentaneamente congedato, il rosso ritenne che era arrivato il suo turno di conoscere meglio la sua interlocutrice.
    E tu, invece? domandò, come per riprendere il discorso precedentemente interrotto.
    Cosa ti ha spinto ad arruolarti nelle fila di Suna?
    Dopo aver ascoltato la risposta, avrebbe ripreso.
    Sai, non sembri affatto appartenere a quelle terre.
    Con quei capelli. Con quella carnagione, soprattutto.
    Te la vedrai brutta sotto il sole impietoso del Vento
    ghignò, mentre intanto arrivavano al tavolo i beveraggi.



    A te nominare e descrivere le pietanze che arrivano, sicuramente sei più ferrata di me su cibi nipponici o pseudo tali. XD

     
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    II: Botta e risposta



    Annuì appena alle parole dello spilungone, notando una certa reticenza da parte dell'Otese a parlare apertamente di ciò che gli aveva ridotto la faccia in quello stato. Appoggiando gli avambracci sul tavolo, si sporse leggermente in avanti, avvicinandosi al suo interlocutore.

    Beh, qualunque cosa fosse, spero che ne sia valsa la pena!

    Quando comparve il cameriere, Saru non fece nemmeno in tempo a parlare che Munisai si era già preso la briga di decidere per entrambi. Guardò il ragazzo con aria divertita, squadrandolo con finta disapprovazione. Era piacevole passare qualche ora nella tranquillità più assoluta, bevendo e passando il tempo come la gente normale. Talvolta, la Rossa poteva sentire nettamente la mancanza di tempi più semplici, in cui quella era la sua realtà quotidiana. Una realtà di certo più noiosa, ma quantomeno non costellata da pericolo e morte. Sospirò, scuotendo la testa appena, riportandosi con il pensiero al tempo presente.

    Oh, come siamo galanti stasera, Kanashige-san!

    Lo canzonò con voce da ragazzina, esibendosi poi in uno stupido occhiolino. Alla domanda del ragazzo, che come sfacciataggine a quanto pare si avvicinava parecchio a quella della Rossa, Saru indietreggiò di poco, appoggiandosi allo schienale della dura sedia in legno.

    Non so, non ho una risposta intelligente a questa domanda. So che volevo rendermi utile, e avevo un debito da ripagare ad una persona che ora non c'è più. Questo mi è parso l'unico modo.

    Fece spallucce, cercando poi con lo sguardo l'oste. Parlare della vecchia Mononobe non era di certo il suo passatempo preferito, tantomeno poi se il discorso fosse caduto sul rapporto che intercorreva fra Saru e la famiglia della donna, da cui era stata allontanata bruscamente non appena l'anziana aveva esalato l'ultimo respiro. Fortunatamente Munisai non parve volersi soffermare sull'argomento, esibendosi in una nuova domanda inopportuna. La ragazza riportò lo sguardo su di lui, corrucciando le sopracciglia.

    Ah, maledizione! Allora si nota, dici?

    Rise, prendendo il mano la lunga treccia che le ricadeva pigramente sulla spalla sinistra.

    Chissà se sono più i capelli o il colorito cadaverico a tradirmi. Beh, comunque, hai fatto centro mio caro, jackpot! Onestamente, non so come rispondere a questa domanda. Vorrei avere una storia strappalacrime da raccontarti, e invece ne so meno di te. Sono stata trovata nel deserto, a qualche kilometro da Suna. Non ero che una neonata al tempo, quindi non ho idea di chi o cosa fossero i miei genitori. Oh, guarda che ben di dio!

    Unì i palmi delle mani di fronte al seno, ringraziando i kami per quel desideratissimo pasto. L'oste depositò due ciotole enormi di ramen fumanti di fronte agli occhi estasiati dei due giovani, il tutto accompagnato da un vassoio di gyoza appena fatti e una montagna di riso bianco. A rifinire il tutto, il saké ordinato da Munisai. Saru afferrò il bicchiere, sollevandolo verso il giovane.

    Alla tua, Otese.

    Bevve tutto d'un fiato, sentendo il piacevole calore dell'alcolico percorrerle la gola, andando poi a scaldare le sue ossa ancora congelate. Fuori il vento imperversava ancora, facendo scricchiolare il legno della locanda e ululando minaccioso e potente.

    Ah, c'è proprio un tempo di merda eh? Mannaggia, speriamo che migliori.

    Prese le bacchette, spezzandole e fiondandosi sul brodo bollente. Una gioia, decisamente.

    Dimmi Munisai, che tipo è Kamine? Mi sembrava vi conosceste, da come vi siete salutati.

    Inclinò il capo, certa che il ragazzo avrebbe fornito meno informazioni possibili su quella che era un suo superiore. Tuttavia, in quella circostanza di totale ignoranza, qualsiasi informazione le sarebbe tornata utile, o almeno così sperava.


     
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    La Colonna


    Post II


    La kunoichi alzò solo le sopracciglia alle parole di Munisai, inclinando leggermente la testa in approvazione.Mh, sopravvivere a Febh è una gran cosa.La scelta di parole non era casuale.

    Saru invece espresse un po' di preoccupazione per la "sorpresa" che Kamine aveva anticipato ai due. Per tutta risposta l'otese, dopo essersi seduta a seguito delle presentazioni, mise i gomiti sul tavolo, incrociando le dite e appoggiando la testa sulle mani, fissando negli occhi la ragazza di Suna per un paio di secondi prima di sorridere e risponderle.Oh, tranquilla, mi riferivo solo al panorama che ammirerete. Difficilmente avete visto qualcosa di simile prima d'ora.


    Strizzò leggermente gli occhi, come se avesse realizzato qualcosa. Guardò prima Saru, poi Munisai, poi di nuovo Saru. Ma sarete mica parenti voi due? La loro situazione tricologica era quantomeno particolare.

    Cambiò seduta, appoggiandosi allo schienale della sedia, quando Munisai chiese della sistemazione dei due facendo quella battuta sul pigiama party. Sul volto della kunoichi apparve un mezzo sorriso. Le vostre camere sono le due subito accanto a questa, uscendo dalla porta a destra. Ci aspetta una bella sfacchinata domani e un pigiama party non è la migliore idea per voi, non riuscireste a prendere sonno con me in camera. Io dormo nuda. Disse Kamine con nonchalance, come se fosse la cosa più normale del mondo. E in fondo per lei lo era anche, ma non era di certo il tipo da dare certi dettagli senza voler suscitare qualcosa nei due suoi interlocutori.

    Comunque, andate a cenare se dovete, io ho già dato per stasera. A domani. Fece un gesto con la mano per accomiatarli.

    [...]

    L'indomani mattina, Kamine avrebbe convocato i due fuori dalla locanda, dopo la colazione. Pronti? Il viaggio sarebbe iniziato dirigendosi verso la montagna, attraverso alcuni campi per poi addentrarsi dentro un piccolo bosco, dove sarebbe iniziata la pendenza. Dopo poco meno di un'ora di camminata con pendenza sempre crescente, gli alberi si diradarono e il gruppo dovette entrare in un sentiero che si inerpicava lungo la montagna, fino ad una deviazione. Dritto, il sentiero continuava fiancheggiando la montagna. A sinistra dei ninja, il sentiero sembrava dirigersi verso una parete rocciosa quasi completamente verticale. Ora dobbiamo dirigerci direttamente verso la montagna, è l'unico percorso per raggiungere quel dannato monastero. Serve un addestramento da ninja per arrivarci senza ammazzarsi.

    Arrivati alla parete rocciosa, Saru e Munisai si sarebbero accorti che era decisamente avara di appigli. Forse avrebbero potuto cercare di saltare da uno all'altro dandosi lo slancio con le braccia, ma avrebbero dovuto lanciarsi nel vuoto ogni volta. Forza, vediamo di muoverci, un chilometro in verticale c'è un'entrata  Kamine mise il piede sulla parete rocciosa e facendo forza sulla gamba, mise tutto il corpo perpendicolare ad essa, rimanendo attaccata come se la gravità si fosse improvvisamente inclinata di novanta gradi. Avrebbe fatto tre o quattro passi prima di accorgersi che non era seguita dai due compagni. Beh? Si sarebbe voltata in maniera interrogativa verso i due. Non ditemi che...oh, maledizione. Alzò gli occhi al cielo Niente chakra adesivo eh? Scosse la testa. Quegli incompetenti dell'Accademia vi hanno mandato a fare una missione che non potete portare a termine. Bene. Fece schioccare la lingua, seccata.  Passarono alcuni secondi in cui rimase in silenzio. ..Dannazione, inutile lamentarsi adesso, suppongo. Nè posso lasciarvi qui, i contenitori devono essere presentati individualmente ai monaci per colpa delle loro strampalate tradizioni.

    Non era di certo la più indicata come insegnante per il controllo del chakra. Ma era l'unica disponibile nel raggio di chilometri. Uff...Ok, le cose stanno così, dobbiamo salire con il chakra e dovete imparare ad usarlo per poter imparare a camminare in verticale come sto facendo io adesso. Kamine era ancora effettivamente incollata alla parete, l'unico indizio della gravità che ancora faceva effetto erano i capelli.

    Staccò un piede dalla roccia, direzionando la pianta affinchè i due potessero vedere la sottile patina di chakra che la ricopriva. Il sistema è abbastanza semplice, a parole. Dovete utilizzare il chakra per attaccarvi alle superfici, e per farlo, dovete ricoprire la parte del corpo che vi serve con del chakra, immaginando che stia attirando verso di voi la superficie. Anzi, meglio iniziare con qualcosa di più semplice di un corpo umano. Si staccò dalla parete, cadendo verso i tre quattro metri che la separavano dal terreno. Attutì la caduta con una capriola, raccogliendo da terra due pietre grosse più o meno come un palmo della sua mano. Si rimise in piedk, una pietra in ogni mano. Il meccanismo è lo stesso a questo. Voltò le mani, rivolgendo i palmi verso il terreno, ma le pietre non caddero, rimanendo come incollate alla kunoichi. Trovate il modo. Personalmente immagino che si creino delle ventose di chakra che trattengono gli oggetti, ma ognuno ha il suo modo di far funzionare il proprio chakra, suppongo... Lanciò una pietra a testa. Palla a voi.
    Kamine Ashimi
    Chakra: 75/75
    Vitalità: 15.5/15.5
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 475
    Velocità: 525
    Resistenza: 475
    Riflessi: 525
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 500
    Agilità: 500
    Intuito: 500
    Precisione: 500
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kunai × 5
    • Shuriken × 5
    • Fukibari × 1
    • Wakizashi × 1
    • Mantello × 1
    • Guanti Rinforzati × 1
    • Corpetto in Cuoio × 1
    • Parabraccia in Cuoio × 1
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Gambali in Cuoio × 1
    • Veleno Debilitante C1 (5 dosi) × 1
    Note--
     
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    Sassi e Montagne


    La Colonna • Capitolo III

    Quando Kamine alluse ad una possibile parentela tra i due rossi, Munisai si voltò a guardare la sunese per qualche secondo prima di rivolgersi nuovamente alla mora, inclinando appena la testa mentre alzava un sopracciglio come a voler esprimere un "ma che stai a di'?".

    Successivamente la procace otese evidenziò come un pigiama party sarebbe stato sconsigliabile con lei in stanza, data la sua abitudine di dormire nuda.
    La tranquillità con cui si espresse sull'argomento evidenziò ancora una volta come la donna fosse estremamente sicura della propria avvenenza e dell'effetto che essa potesse avere sugli altri, oltre alle ben poche remore nello sfruttarla a proprio beneficio. Tutte caratteristiche che il ragazzo le aveva attribuito fin dal loro primo incarico insieme, del resto. Non era una sorpresa.
    Il rosso si limitò a sorriderle serafico. Ne aveva conosciute molte di ragazze alle quali piaceva stuzzicare senza poi passare ai fatti, e lui non era il tipo da turbarsi per così poco.
    La sua risposta fu una apparentemente innocente domanda retorica.
    Come mai la cosa non mi sorprende?
    Solo a quel punto si sarebbe diretto verso la porta, esprimendo la volontà di scendere di sotto a cenare.

    [ ... ]


    Munisai non diede peso al commento giocoso riguardo la sua presunta cavalleria, ma ascoltò con interesse la risposta della sua interlocutrice alla domanda sul perché avesse deciso di diventare una kunoichi.
    Soprattutto, non gli sfuggì il modo in cui, quando finì di parlare, la giovane virò con gli occhi verso il bancone. Il rosso lo interpretò come un inconscio atto di evasione, come se volgendo lo sguardo altrove volesse mettere distanza tra sé e l'argomento, magari auspicando una rapida interruzione da parte del locandiere per poterlo mettere agilmente da parte.
    L'otese doveva aver sfiorato qualche nervo scoperto, pur non toccandolo direttamente. Decise che metterla a disagio sarebbe stato inutile e controproducente, quindi non approfondì oltre, ma incrociando le braccia lasciò cadere piano la testa all'indietro, prendendo a scrutare il soffitto con aria assorta, quasi come se parlasse a se stesso.
    "Una risposta intelligente", dici.
    Non so se possa esserci qualcosa del genere per chi come noi sceglie di propria volontà questo mestiere.

    A quanto pare né il ragazzo né la ragazza erano ninja per tradizione familiare, imposizione o stretta necessità, ma per una loro libera decisione.
    Chissà dove tale decisione li avrebbe condotti.
    Munisai riabbassò il capo riportando gli occhi sulla commensale, il tono grave scomparso e il familiare sorrisetto a curvargli la bocca.
    Una risposta sincera, piuttosto.
    Quelle non sono mai sbagliate.


    Poi manifestò i suoi dubbi sulle origini di lei.
    Ah, maledizione! Allora si nota, dici?
    Decisamente rispose lui col fare di chi la sa lunga, annuendo e stringendo le labbra.
    Intrecciò le dita in grembo mentre ascoltava in silenzio di come la sunese fosse stata abbandonata in fasce senza mai aver conosciuto i propri genitori. A quanto pare il colore dei capelli non era l'unica cosa che avevano in comune, dato che a lui era capitata la stessa cosa, anche se a qualche centinaio di Ri dalla Sabbia, su un'isola ghiacciata del Paese della Neve.
    Ma questo il rosso non lo glielo avrebbe detto, anche perché, nel frattempo, il proprietario del locale era arrivato con cibarie e bevande, e lui aveva una fame da lupi.
    Alla tua, Otese.
    Lui non si fece pregare e, afferrata la sua tazza da sake, la fece toccare con quella della kunoichi.
    Alla tua. Kanpai.
    Buttò giù in un sol sorso, poi si avventò sulla cena con una certa voracità, senza preoccuparsi di sembrare poco raffinato o educato mentre lo faceva.

    L'osservazione sulle condizioni meteo non catturarono minimamente la sua attenzione, ma fu solo quando gli fu chiesto di Kamine che finalmente avrebbe alzato gli occhi dalla ciotola.
    Uhm masticò qualche momento il boccone sovrappensiero, prima di deglutire.
    Sì, le nostre strade si sono incrociate in un paio di occasioni, quando muovevo i primi passi nel mondo ninja.
    Sembrava essere passato chissà quanto, ma in realtà non erano trascorsi neanche tre mesi.
    Ma non so molto di lei, in realtà.
    Non è una persona facile da decifrare, e non parla di sé volentieri.
    Ma è una tipa a posto, non hai da preoccuparti.
    Poteva andarci molto, molto peggio, fidati.


    La serata sarebbe proseguita mangiando, bevendo e chiacchierando con relativa leggerezza, fino a quando i due fossero tornati di sopra e, davanti alle porte delle rispettive stanze, si fossero salutati prima di stramazzare su un mediamente soffice letto, accumulando un po' di ore di sonno prima dell'escursione del giorno seguente.

    [ ... ]


    Munisai si alzo di buon'ora, era ancora buio fuori ma non mancava molto prima che albeggiasse. Si fece una doccia, si vestì e scese di sotto, dove scoprì che Kamine era già pronta alla partenza, in attesa delle prime luci fuori dalla locanda.
    Dietro al bancone non c'era più l'uomo dal volto ormai noto, bensì una signora. Era la moglie dell'oste, che aveva dato il cambio al marito coprendo il locale in quelle prime ore della giornata, mettendosi a disposizione dei più mattinieri.
    Il rosso subito chiese una colazione per due, accomodandosi allo stesso tavolo della sera precedente. Oltre al riso cotto al vapore e alla zuppa di miso come base, chiese per sé un uovo crudo che mescolò direttamente nella ciotola di riso, una sfoglia di alga nori e del salmone affumicato.
    La sunese l'avrebbe trovato lì, a consumare il suo pasto con una certa fretta, muovendo le bacchette con grande rapidità e destrezza, andando a catturare a colpo sicuro ogni cosa che aveva davanti, fino all'ultimo chicco di riso.
    La salutò con un cenno della testa.
    Chiedi alla signora, se hai preferenze particolari per la colazione.
    E poi dacci sotto, che sta per spuntare il sole
    le disse, cominciato a sorseggiare il suo tè.

    Una volta riunitosi all'esterno, finalmente il gruppo si mise in marcia.
    Percorsero dei campi che poi diedero luogo ad un bosco. Lo attraversarono per intero, salendo man mano di quota con il sentiero che si faceva sempre più brullo e impervio, conducendo infine ai piedi dell'altura che costituiva il primo anello della catena montuosa. Il percorso proseguiva abbracciando la montagna, ma la loro guida lo ignorò, dirigendosi direttamente verso la parete di roccia.
    La mora spiegò come fosse impossibile raggiungere il tempio tramite le vie tradizionali, suggerendo che l'unica maniera per arrivare a destinazione fosse scalare la montagna in verticale. Ma il ragazzo aveva notato immediatamente che quanto suggerito dalla compaesana sarebbe stato abbastanza improponibile.
    La superficie rocciosa non poteva dirsi levigata, ma neanche particolarmente scabra. Gli appigli visibili erano davvero pochi, e buttarsi in una sessione di free climbing improvvisata pareva un'idea davvero malsana.
    Forse con il giusto equipaggiamento si sarebbe potuto fare qualcosa. Il ragazzo aveva con sé del cordame. Sapeva usarlo con perizia ed era un asso con i nodi, ma comunque mancava dell'attrezzatura consona ad una arrampicata. Magari dei comuni kunai avrebbero potuto sostituire i chiodi da roccia, ma lì si scherzava col fuoco. Un errore di calcolo, un appiglio sfortunato, e sarebbero precipitati verso una assai probabile morte.
    Ma non era questo genere di scalata che Kamine si aspettava dai Genin meno esperti, e il rosso se ne rese conto quando la vide camminare in verticale sulla parete montuosa. Il giovane non restò impressionato a quella vista solo perché già aveva avuto modo di osservare una simile prodezza in una precedente occasione, ma non poté fare altro che stringersi nelle spalle con espressione desolata confermando la propria lacuna, quando la loro guida intuì che era appena venuto a galla un bell'inghippo, che poi si moltiplicò per due quando anche la sunese rivelò di non essere capace di emulare tale utilizzo del chakra.

    Era la seconda volta che a Munisai capitava di essere assegnato ad una missione che prevedeva la conoscenza di capacità che ancora non aveva padroneggiato. Era una strana coincidenza, e cominciava quasi a pensare che l'Accademia lo facesse di proposito per costringere shinobi di una certa esperienza e riluttanti all'insegnamento a trasmettere il loro sapere alle nuove leve.
    La mora infatti, dopo l'iniziale, comprensibile disappunto, giunse alla conclusione che non ci fosse altro da fare se non istruire i due novellini. Il ragazzo ascoltò attentamente la spiegazione della kunoichi e ne osservò ogni movimento.
    Fortunatamente il rosso non partiva proprio da zero. Durante una missione con Febh, infatti, aveva ricevuto un'infarinatura generale su tutti e tre i controlli base del chakra e, anche se in quella circostanza aveva avuto modo di focalizzarsi solo su uno di essi, il Repulsivo, apprendendolo a dovere, aveva comunque ottenuto durante tale allenamento, anche se con scarsa precisione o per sbaglio, alcuni effetti di attrazione.
    Quando ricevette una pietra, dunque, si buttò senza indugio nell'esercizio, avendo almeno una vaga idea di come comportarsi.

    I primi tentativi non furono dei più fenomenali.
    Aprendo la mano, la pietra cadeva verso il basso per il naturale effetto della gravità. Evidentemente si era talmente tanto impegnato a contenere il rilascio di chakra che aveva finito per non immetterne a sufficienza.
    In episodi successivi, sembrò quasi rievocare un passato allenamento che pure prevedeva pietre tenute in mano, producendo come risultato una perfetta, ma in quel momento inutile, repulsione.
    Tutto stava nel trovare la giusta via di mezzo.
    Passandosi il sasso da una mano all'altra, così da esercitare in ugual misura sia destra che mancina, e tenendo quella libera alcuni centimetri sotto così da recuperare celermente il ciottolo ogni volta che questo gli sfuggiva, egli continuò a provare.
    Non gli ci volle molto per capire quale fosse la giusta quantità di chakra da emettere.
    Si rivelò leggermente più complicato emetterlo in maniera uniforme su tutto il palmo della mano, per far sì che la superficie della pietra aderisse perfettamente in ogni punto che vi era a contatto, e assicurarsi che il flusso di energia fosse stabile. Questo avrebbe assicurato un ancoraggio saldo e persistente.
    Munisai continuò a provare e riprovare, affinando sempre più il suo controllo.
    Non si sarebbe accontentato di qualche successo fortuito, non avrebbe accettato niente di meno che la perfezione. Come gli aveva inculcato a forza lo Yakushi, controllare a dovere il proprio chakra doveva diventare qualcosa di spontaneo, più facile di respirare o battere le ciglia.
    Chiedendo gli occhi, il giovane poteva sentirlo distintamente.
    Il lievissimo formicolare del chakra sui propri palmi, era minimo ma c'era.
    Strinse il sasso nel proprio pugno, pronto a liberarlo per l'ennesima volta.
    Si concentrò.
    Sentì il chakra, un piccolissima quantità, fuoriuscire lentamente dalla sua mano, a bassa frequenza ma in maniera costante.
    Un flusso continuo ed equilibrato, placido. Inesorabile.
    Nulla poteva sfuggirgli. Era come se i pori stessi della sua pelle secernessero un fluido estremamente fine ma al contempo superappiccicoso che non lasciava scampo a qualsiasi cosa toccasse.
    Aprì gli occhi e, contemporaneamente, anche le dita della mano, stavolta di scatto.
    La pietra restò immobile dov'era, attaccata saldamente sotto la sua mano.
    Passò alla sinistra e continuò alternando. Anche se a quel punto ogni tentativo si traduceva in un risultato impeccabile, avrebbe continuato ad esercitarsi fino a quando la compaesana non gli avesse detto di fermarsi.



     
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    The Climb


    III: Glued

    Salendo le ripide scale di legno che portavano al piano superiore, Saru poté percepire distintamente l'effetto dell'alcool che i due avevano ingurgitato avidamente durante tutta la cena. Stava quasi per inciampare nell'ultimo gradino, rischiando di trovarsi faccia a faccia con il duro parquet del corridoio.

    Oh maledizione, non so più stare in piedi.

    Si trascinò fino alla porta della sua camera, continuando a blaterare sottovoce. Appoggiò la mano sulla maniglia, fermandosi davanti alla porta socchiusa. L'aria fredda che entrava dalla finestra lasciata aperta non fece che accentuare il rossore che l'alcool aveva lasciato sulla pelle bianca delle sue guance, dandole un'aria lievemente alticcia.

    Sai cos'è poco cavalleresco, Kanashige?

    Sbuffò, voltandosi e appoggiandosi allo stipite della porta con la schiena. Domani li attendeva chissà quale missione, e come ogni giornata degna di uno shinobi, quella di domani sarebbe potuta essere la loro ultima. Che male c'era, quindi?

    Lasciare dormire sola una povera fanciulla indifesa. Ecco cosa.

    Rise, girando i tacchi ed entrando nella stanza.

    [...]

    C'era qualcosa di peggiore della mattina?
    Saru se lo chiedeva puntualmente ogni volta che apriva gli occhi, mentre la fastidiosa luce del sole appena sorto le faceva bruciare gli occhi, e venir voglia di seppellirsi sotto una coltre infinita di coperte. Si costrinse ad alzarsi, scalciando via il futon e strisciando le ciabatte fino al lavandino. L'acqua fredda a contatto con la temperatura febbricitante della sua pelle la riportò alla realtà, così come la vista della scatola che avrebbe dovuto consegnare, lasciata in bella vista sulla piccola scrivania della stanza. Inclinò appena la testa, afferrando nuovamente il misterioso oggetto. Provò a scuoterlo, continuando a non percepire alcun rumore. Chissà di che diavoleria si trattava.
    Dopo essersi vestita di fretta scese a fare colazione, con tanto di borsa e ammennicoli al seguito. Lì trovò Munisai, con una faccia tanto funerea da farle pensare che non fosse l'unica a disprezzare tremendamente quell'orario infernale.

    Ehilà rosso. Non troppa allegria, mi raccomando.

    Si sedette vicino a lui, non prima di avergli tirato un buffetto sul collo. Chiamò la donna dietro al bancone con un cenno, ordinando del semplice tè verde senza accompagnamento. Aveva ancora lo stomaco sottosopra dai bagordi della sera prima, e l'ultima cosa che voleva era mettersi a rigettare nel bel mezzo di una missione.

    Ah, di solito non mangio niente a colazione. Sai, per la linea.

    Alzò gli occhi al cielo, esagerando il tutto con una smorfia demente.
    Finirono velocemente la colazione, ricongiungendosi all'esterno con la responsabile di quell'allegra combriccola. Kamine non li aveva raggiunti per colazione, ma era rimasta stoicamente all'esterno ad aspettarli. La Rossa ebbe modo di osservarla alla luce del giorno, ma soprattutto dopo aver ascoltato quanto Munisai aveva avuto da dire su di lei. Sembrava una persona diretta e pragmatica, e questo di sicuro era apprezzabile per una come Saru.

    Mai stata più pronta.

    Disse, alzando il pollice e sistemandosi il marsupio legato in vita. Il loro piccolo viaggio li portò attraverso ampi campi in cui gli steli del grano le arrivavano fino ai gomiti, rendendo difficile anche solo avanzare. Il percorso proseguiva poi attraverso prima una rada macchia vegetale, per trasformarsi successivamente in un vero e proprio bosco in cui il sentiero cominciò a farsi ripido. La cosa non era un problema particolare per Saru, abituata alle scarpinate nel deserto e dotata di una buona resistenza. Arrivarono a fiancheggiare la parete rocciosa della catena montuosa che Kamine aveva mostrato loro la sera prima, e la Rossa rabbrividì appena al solo vedere il sentiero su cui si sarebbero dovuti arrampicare. Non aveva mai scalato una montagna, tantomeno una così ripida, e vedeva la cosa con ben poco ottimismo.
    E ancora non era a conoscenza della parte peggiore.

    Spero che tu stia scherzando, Kamine. Io non sono attrezzata per il free climbing.

    Il suo sguardo scandagliò la parete di fronte a loro, indugiando sui pochi, estremamente instabili appigli che la roccia offriva. Sperava vivamente che la donna se ne uscisse dicendo che era stato tutto uno scherzo, e che c'era una bella strada ampia e comoda che li avrebbe portati fino a quel dannato monastero. Ma così non pareva, e Kamine sembrava maledettamente seria a riguardo. L'otese li esortò a muoversi, appoggiando un piede alla parete e rimanendo attaccata come un dannato polipo.

    Ah, ecco.

    Sospirò, incrociando le braccia. Aveva già visto qualche bellimbusto dell'accademia combinare cose del genere, andando in giro sfidando qualsiasi sensata legge della fisica, come se la gravità non fosse altro che un'opinione. Saru spostò lo sguardo su Munisai, che pareva avere la sua stessa espressione da ebete dipinta in faccia; era contenta almeno di non essere l'unica a ignorarne il meccanismo, l'ultima cosa che voleva era fare la figura dell'incompetente.
    Vide la frustrazione dipingersi chiaramente sul viso della kunoichi, che prese a inveire contro l'accademia prima, e contro il monastero poi, salvo poi lanciarsi in una spiegazione sommaria di quello che i due novellini avrebbero dovuto fare prima di riuscire a compiere quella scalata, e a consegnare quindi le dannate scatole ai dannatissimi monaci. La Rossa afferrò la pietra che la donna le lanciò, lanciando un'ultima occhiata a Munisai, che si mise subito ad armeggiare con la stessa. Saru invece preferì dirigersi verso la parete rocciosa, sedendosi con le gambe incrociate e appoggiandovi la mano sinistra.
    Al tatto risultava fredda e compatta, antica probabilmente come il tempo stesso. Secondo quanto detto da Kamine, ognuno di loro avrebbe dovuto trovare il proprio metodo per riuscire a rimanere ancorati, ma non era di certo un compito facile.
    Tenendo la pietra nella mano destra, la Rossa provò a concentrare contemporaneamente un'ingente quantità di chakra nella sinistra, e un'infinitesima nella destra, dando - come suggerito da Kamine - una vaga forma alveolare. La mano sulla parete rocciosa venne come respinta, lasciando nella pietra una vaga impronta della mano della ragazza. La roccia nella destra, invece, cadde per terra senza troppe cerimonie. Saru alzò un sopracciglio, osservando la pietra rotolare via inesorabilmente. A quanto pareva, quello non era il metodo giusto per lei.
    Riportò la pietra al suo posto, lasciandola per il momento a contatto con il terreno, appoggiando poi entrambe le mani alla parete di fronte a lei. Concentrò l'attenzione sulla composizione della roccia, saggiandone ogni incrinatura, ogni porosità. Se fosse stata colla, avrebbe riempito ognuna di quelle crepe, insinuandosi nelle fenditure della dura pietra fino a saturarla, per renderne la superficie omogenea e facile da incollare. Che il suo chakra dovesse fungere, in quel caso, da collante? Concentrò la propria energia nelle mani, lasciando che fluisse attraverso gli avambracci fino a dividersi nelle dita. Da lì, immaginò che colasse sulla roccia, oramai liquido e pregnante, e che su di essa si distribuisse, colmando gli infinitesimali buchi fra essa e la sua pelle.
    Poteva avvertire chiaramente come ogni piccola modifica alla quantità del chakra emesso la portasse o a essere rigettata da essa, o a perderne lentamente il contatto, scivolando pian piano verso il terreno. Dopo qualche minuto di immobilità e meditazione decise che aveva trovato il giusto mezzo, e abbandonò la parete, riprendendo in mano la roccia che aveva in precedenza abbandonato. Come la parete, anche questa era ricca di porosità, in cui il suo chakra-colla avrebbe potuto infiltrarsi agilmente, permettendole di ancorarsi ad essa. Dapprima la mantenne in entrambe le mani, concentrando però il chakra solamente nella mano sinistra.
    Quando percepì che il chakra si era correttamente infiltrato in ogni fessura, girò la mano, riuscendo a far permanere la roccia attaccata ad essa per circa un minuto, dopodiché la stanchezza ebbe la meglio, interrompendo il flusso di energia e facendo precipitare la roccia.

    Beh, è stato più facile del previsto.

    Disse, appoggiando le mani ai fianchi e sorridendo stanca. Aggrottò poi le sopracciglia, girandosi nuovamente verso la parete. Certo, una cosa era tenere in mano una pietra per un minuto, un'altra rimanere ancorata alla montagna per un ripido, lunghissimo kilometro. Guardò Kamine e Munisai con aria dubbiosa, incrociando le braccia.

    Non c'è proprio altro modo di raggiungere quei dannati monaci, eh?



    Edited by Filira - 20/11/2018, 14:04
     
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    La Colonna


    Post III

    Kamine osservò i progressi dei due appoggiata alla parete, fingendo poco interesse. Quando entrambi riuscirono finalmente a trattenere le pietre senza farle cadere, la kunoichi riprese a parlare.
    Non c'è male, ma non abbiamo tempo di andare troppo per gradi. Avvicinatevi.

    Alla domanda della sunese, si limitò a sospirare e aggiungere semplicemente No Saru, questi dannati monaci hanno pensato bene di fare le cose in grande per chissà quale motivo. Sarebbe un'attrazione turistica da brividi se non fosse così irraggiungibile.

    Kamine si incollò di nuovo alla parete, rimanendo in orizzontale e salendo un paio di metri, per sovrastarli entrambi. Prossimo passo, sostenere il vostro stesso peso. Incrociò le braccia, guardandoli.

    Concentratevi sul rimanere attaccati alla parete. Il dover contrastare il peso del vostro corpo è meno intuitivo di quanto possiate immaginare. Siete abituati a sentire la gravità che vi spinge verso il basso e fate i conti con quel peso in maniera attiva solo quando saltate. Qui la questione è diversa e dovete tener conto della quantità di chakra che utilizzate, della gravità che vi spinge all'indietro, dal vostro punto di vista e di eventuali imperfezioni sulla superficie.

    Dopo che i due fossero riusciti ad incollarsi alla parete senza cadere ogni pochi secondi, avrebbe ripreso a parlare. Datemi la manodisse, porgendo una mano a testa ai due.E cercate di non emozionarvi troppo. Iniziamo a salire. Avrebbe poi iniziato ad indietreggiare, salendo quindi più in alto, tirando a sè i due per evitare eventuali cadute. Salire con il chakra è diverso da camminare. Camminare implica sfruttare la gravità a proprio vantaggio ad ogni passo, lasciandosi cadere in avanti. Qui lavora contro di voi e il peso del vostro corpo rimane sulla gamba dietro fino a che non avete contatto e presa con quella davanti. Avrebbe poi proseguti nella scalata, aiutando i due a poco a poco.

    Arrivati a circa una ventina di metri d'altezza, quando entrambi avessero acquisito abbastanza sicurezza, Kamine avrebbe rirpreso a parlare. Bene. Vediamo come ve la cavate in una situazione reale. Un mezzo sorriso apparve sul viso della ragazza, mentre lasciò la presa sulle mani dei due e impastò chakra nelle braccia, afferandoli afferrandoliImpasto 1 basso - [Velocità 600] all'altezza della cintola per poi sollevarli (o sarebbe più corretto dire staccarli) dalla parete di roccia, lasciando poi la presa e facendoli precipitare nel vuoto. Usate il chakra per riattaccarvi! Urlò, mentre i due iniziavano la caduta a ridosso della parete. Potevano toccare la roccia, erano ancora abbstanza vicini, ma senza il chakra non avrebbero mai trovato un appiglio sicuro. Troppo chakra li avrebbe allontanati dalla parete, troppo poco non avrebbe rallentato la loro caduta....


    Kamine Ashimi
    Chakra: 74/75
    Vitalità: 15.5/15.5
    En. Vitale: 30/30
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    Forza: 475
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    Resistenza: 475
    Riflessi: 525
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    Agilità: 500
    Intuito: 500
    Precisione: 500
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    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
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    1: ///
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    Cliff Hanger


    La Colonna • Capitolo IV

    Bisogna riconoscere che l'uscita della sunese lo colse alla sprovvista. Lui che di solito aveva la risposta pronta e che poteva contare su una parlantina più che efficace quando la situazione lo richiedeva, perse alcuni preziosi istanti nel silenzio, chiedendosi se avesse bene interpretato ciò che era fin troppo ovvio desumere dalle parole di lei. E quanta consapevolezza o intento potessero vantare.
    Alzò un sopracciglio e fece un mezzo sorrisetto, mentre si ficcava le mani in tasca, tuttavia, come già detto, ci aveva messo qualche secondo di troppo a replicare e Saru ridacchiando già si stava infilando nella sua camera.
    Non dire cose di cui potresti pentirti doma--
    La porta le si chiuse alle spalle.
    --ttina concluse piegando la bocca in una smorfia infastidita, constatando di essere rimasto a parlare da solo.
    Sbatté un paio di volte le palpebre, un attimo interdetto, poi si avviò a passo deciso verso la porta che si era appena chiusa e ne strinse la maniglia. Ma non la girò, fermandosi un attimo a riflettere.

    In maniera del tutto inconsapevole, Munisai sembrava quasi aver messo in atto un trucco per rimorchiare vecchio come il mondo, o almeno così probabilmente avrebbe pensato un osservatore esterno.
    Invitare la ragazza a cena. Fatto.
    Farla ubriacare. Fatto.
    Mancava solo il passaggio conclusivo, e anche quello sembrava a portata di mano.
    Difficile dire se l'intraprendenza della giovane fosse da attribuire ai fumi dell'alcool o meno, così come stabilire se la sua proposta esprimesse un reale desiderio oppure se il sake avesse semplicemente abbattuto ogni freno inibitorio. Ma in fondo, aveva così tanta importanza? No, normalmente non ne avrebbe avuto. Non per Munisai almeno, lui non era un tipo che si faceva troppi scrupoli morali, nella vita in generale.
    C'è da dire che si trovava nel bel mezzo di una missione e che il giorno seguente lo attendeva chissà quale impresa, e da quanto Kamine aveva lasciato intendere una buona nottata di sonno avrebbe senz'altro aiutato. C'era anche il fatto che andare a letto con una tipa sbronza non fosse sempre un'esperienza memorabile. Una volta una gli aveva vomitato addosso proprio nel momento culminante dell'amplesso.
    Tanto per gradire.
    Non per fare di tutta l'erba un fascio, per carità, ma son traumi.
    La verità, tuttavia, era che nessuno scrupolo di coscienza o standard di professionalità lo avrebbe scoraggiato se avesse voluto andare fino in fondo.
    Saru gli piaceva. Nel senso che gli andava a genio, perché nella sua semplicità era diversa da molti di quei manichini con i quali aveva avuto a che fare. Oltre a sembrare una tipa sveglia, gli aveva dato l'impressione di essere molto genuina e di avere carattere, tutte qualità che l'otese apprezzava. Poi certo, era anche carina, chi diceva di no?
    Eppure a dispetto di tutto ciò, o forse proprio per queste ragioni, il giovane decise che non sarebbe entrato in quella stanza. Non quella sera.
    Proprio in virtù del fatto che lei gli andasse a genio, Munisai avrebbe avuto maggiore riguardo nei suoi confronti, almeno dal suo punto di vista. Nella fattispecie si sarebbe astenuto dallo scoparsela mentre era mezza ubriaca. Malgrado fosse stata la kunoichi stessa ad esternare l'invito, infatti, lui non sapeva quanta lucidità e intenzionalità ci fossero davvero nelle sue parole, e il dubbio era legittimo.
    Non lo sapeva, ma intendeva scoprirlo. Così come intendeva scoprire altre cose sul suo conto.

    Per quanto contorto e controintuitivo potesse suonare tutto ciò, aveva perfettamente senso nella testa del rosso. Fu così che la mano lasciò andare la maniglia e il ragazzone si allontanò da quella porta, ritirandosi infine nella propria camera.

    [ ... ]


    Ehilà rosso. Non troppa allegria, mi raccomando.
    E dire che era lei quella che sembrava appena tornata da un funerale.
    L'otese, dal canto suo, era un tipo abbastanza mattiniero e anzi prediligeva iniziare la giornata di buon'ora, buttandosi subito nell'esercizio mattutino per poi avere il resto della giornata davanti, pieno di energie. Ma era troppo impegnato a mangiare in quel momento per rispondere al commento o reagire al leggero coppino che si prese sul collo.

    Qualcosa nello stomaco dovresti metterlo, anche di leggero le suggerì infine, quando sentì che la kunoichi aveva chiesto solo una tazza di tè come colazione.
    Fa bene al doposbornia.
    Lei poteva anche dissimulare, ma riteneva quasi impossibile che una donna della sua taglia non stesse accusando qualche disturbo post-sbronza, per quanto lieve, con tutto il sake che si era scolata la sera prima.
    Inutile dire che il rosso, da quel punto di vista, era fresco come una rosa.
    Bah, fa' come ti pare concluse con noncuranza, tornando a concentrarsi sugli ultimi chicchi di riso nella propria ciotola.
    Ah, di solito non mangio niente a colazione. Sai, per la linea.
    Fai bene a preoccupartene concesse l'altro, annuendo con fare solenne.
    Quella sedia ha scricchiolato in maniera alquanto allarmante quando ti ci sei seduta sopra continuò con tono preoccupato, in netto contrasto con il sorrisetto sarcastico che gli si stampò sulla faccia.
    Il giovane prese la propria tazza di tè tra le mani, scrutandone la superficie per qualche secondo, riacquisendo un'espressione neutra.
    Sai, non hai una gran cera. Hai forse dormito male, fanciulla indifesa? domandò portando la tazza alle labbra e gli occhi su di lei.
    Non vi era alcuna particolare inflessione sulle ultime due parole, che citavano platealmente quelle usate da Saru stessa la sera prima, quando aveva rivolto al ragazzo il suo "invito". La scrutò mentre sorseggiava la sua bevanda, cercando di capire da una sua risposta o dalla sua reazione se si rammentasse dell'episodio della sera precedente o se il ricordo fosse evaporato in una nube alcolica.

    [ ... ]


    Dopo che i due apprendisti riuscirono a trattenere le rispettive pietre nel palmo della mano col solo ausilio del chakra, si poté passare alla fase successiva di quell'addestramento improvvisato, ma non prima che la sunese vedesse la flebile speranza che ci fosse una maniera alternativa per raggiungere il tempio svilita dalle parole della mora.
    Che c'è, te la fai sotto? la stuzzicò il rosso con un ghigno divertito.
    Io ci sto prendendo gusto con questa roba.
    Ed era la verità. Era sin dalla vicenda del veliero di ghiaccio che il giovane aveva sviluppato un forte interesse verso il controllo del chakra nella sua forma più semplice e pura, e in tutti i suoi possibili utilizzi. Fortunatamente aveva anche scoperto di avere una discreta predisposizione per quel genere di cose.
    Ancora non si capacitava del fatto che ci fossero in giro shinobi di notevole esperienza che per negligenza o disinteresse non si fossero applicati in quel campo delle arti ninja. Per lui si trattava di capacità semplici ma molto versatili e dal potenziale tutto da esplorare.
    Decisamente il genere di arma che non solo voleva avere a disposizione, ma padroneggiare.

    La compaesana proseguì con la sua lezione, spiegando che stavolta i due dilettanti sarebbero dovuti restare attaccati alla parete di roccia sostenendo tutto il loro peso, evidenziando anche quali fossero le non trascurabili difficoltà nello spostarsi su un piano d'appoggio verticale.
    Senza perdere troppo tempo, Munisai si avvicinò alla superficie rocciosa tastandola con le mani, come a volerne saggiare la consistenza e le caratteristiche. Innanzitutto voleva provare una cosa.
    Poggiò i palmi delle mani su di essa, distanziati tra loro quanto lo erano le spalle, immettendovi una minima quantità di chakra, la stessa che aveva usato per trattenere con successo il sasso. A quel punto, scalciò il suolo, cercando di restare attaccato alla parete per le mani, esibendosi in una sorta di stramba verticale orizzontale.
    La forza di gravità si dimostrò subito tiranna, e lo sforzo dovuto al doverle resistere, localizzato soprattutto nell'area addominale e della bassa schiena, gli fece perdere la concentrazione sul controllo dopo una manciata di secondi, facendolo staccare. Tuttavia l'adesione, per quanto di breve durata, era stata impeccabile.
    La quantità immessa non era stata né troppa né troppo poca. Aveva dunque appurato che, rispetto all'esercizio con la pietra, essa non dovesse subire variazioni. Questa era un'ottima notizia, in quanto il rosso non avrebbe dovuto perdere tempo a sperimentare per trovare un nuovo giusto dosaggio. La difficoltà di quella seconda prova, già lo sapeva, sarebbe stata invece mantenere il flusso di chakra costante e stabile mentre cercava di contrastare ed infine abituarsi alla gravità avversa.

    Stavolta poggiò un piede sulla parete.
    Rispetto al palmo della mano, impastare il chakra sulla pianta dei piedi era leggermente meno intuitivo ma si era già esercitato superando questa lieve disparità quando aveva appreso il chakra Repulsivo e come utilizzarlo per incrementare la distanza coperta dai suoi salti. Giusto qualche incertezza iniziale e qualche tentativo poco edificante, ma rapidamente riuscì a replicare con i piedi quanto aveva fatto già con le mani, con il chakra che attraversava la suola degli stivali senza problemi ancorandolo perfettamente alla superficie rocciosa.
    Senza ancora avventurarsi in camminate, restò sul posto cercando di focalizzarsi sull'intralcio che gli dava il suo stesso, considerevole peso, inevitabilmente attratto verso il suolo. Istintivamente si appiattì contro il muro, mantenendosi vicino ad esso aderendo anche con le mani. Probabilmente avrebbe potuto scalare quella montagna molto più facilmente proprio in quella maniera, quasi imitando le movenze di un geco. Ma un patetico compromesso non era ciò a cui puntava.
    Interruppe il flusso nelle estremità superiori lasciando che la gravità lo spingesse all'indietro, resistendole fin quando la fatica non lo costringeva ad una pausa o all'errore.
    Proprio come aveva immaginato quella fase fu la più impegnativa, ma pian piano i progressi si fecero notare. Cominciò anche a cambiare postura e direzione verso il quale era orientato.
    Sperimentò rivolgendosi verso il basso e lateralmente, notando e registrando a livello fisico come, di volta in volta, ad ogni riassetto, i diversi muscoli impegnati a sostenere quella precaria e decisamente innaturale stazione si attivassero.

    Mano a mano, essi cominciarono ad operare in maniera nuova, adattandosi a quella condizione. Divenne sempre più naturale mantenere l'equilibrio senza sforzarsi o doverci pensare su troppo, e così, tolta tale distrazione, anche l'omogeneità e la stabilità nell'adesione raggiunsero un buon livello.
    Gli era costato qualche caduta e svariati movimenti maldestri, ma ormai riusciva a non perdere la presa dalla parete.

    Quando Kamine gli tese la mano per assisterli nei loro primi passi, lui la afferrò con la sinistra senza fare complimenti. Saldamente, così che potesse usarla come appiglio in caso di necessità, ma cercando di avanzare il più possibile per conto proprio, senza che lei dovesse tirarlo di peso.
    Seguendo le parole della kunoichi, cercò di trovare il modo più efficace di avanzare. Si diede una spinta piuttosto forte con il piede arretrato, anche piegando leggermente il ginocchio, affinché riuscisse a staccare il piede da dove si trovava e a riattaccarlo alla roccia dopo averlo poggiato davanti all'altro, che per un breve momento doveva sostenere da solo tutto il peso del corpo.
    Far sì che il controllo del chakra restasse armonioso e stabile nonostante il movimento e il continuo staccarsi e riattaccarsi alla superficie d'appoggio fu un processo che richiese qualche tentativo, e in un paio d'occasioni l'aiuto della mora scongiurò un probabile capitombolo. Ma dopo qualche passo per capire bene come giostrarsela coi passi e tarare la sua tecnica, non andò poi troppo male.
    Qualche incertezza c'era ancora, certo, ma il rosso acquisiva sempre più sicurezza e dimestichezza.

    Bene. Vediamo come ve la cavate in una situazione reale.
    Così disse Kamine lasciando le mani dei due.
    La cosa non preoccupò Munisai, che ormai si sentiva abbastanza tranquillo da poter proseguire non assistito. Ciò che lo impensierì fu il sorrisetto sul viso della donna, che non prometteva nulla di buono.
    Ed infatti la kunoichi, con un'azione talmente veloce da risultare quasi invisibile per gli altri due Genin, staccò di forza dalla parete montuosa questi ultimi, che si ritrovarono così in caduta libera.
    Ma che ca--?! esclamò il giovane per la sorpresa.

    Mentre la mora urlava loro di applicare ciò che avevano appreso per riattaccarsi, il rosso subito fece fluire il chakra nella pianta dei piedi, cercando il contatto con la roccia. Tuttavia la sua azione fu frettolosa e viziata da un senso di urgenza, cosa che incise negativamente sul suo controllo sul chakra.
    Anche se di uno sputo, ne immise nelle sue estremità più del dovuto e così le sue gambe furono spinte all'indietro, rigettate dalla parete. Munisai imprecò sonoramente, ma non lasciò che l'errore compromettesse le sue azioni successive.
    Mentre le gambe si allontanavano dalla roccia il busto, per effetto contrario, si inclinava verso di essa e l'otese, prima che la distanza dalla montagna aumentasse troppo, ebbe la presenza di spirito di allungare il braccio destro verso la superficie. La sua concentrazione era al massimo, e stavolta non commise errori.
    Il chakra adesivo fluì nella mano destra ma per qualche ragione il giovane fu portato a concentrarlo solo sui cinque polpastrelli, quelli che poi toccarono la parete, anziché su tutto il palmo. Cercò di immettere gradualmente la giusta quantità, cosa che impedì un arresto brusco ma continuò a farlo scivolare verso il basso, pur mantenendo un saldo contatto con la superficie levigata. Nel mentre, per effetto della gravità, le gambe tornarono a scendere, come se il corpo del ninja fosse stato un pendolo la cui mano destra costituiva il perno e gli arti inferiori il punto di massa. Dopo la distanza massima raggiunta con la prima oscillazione, le gambe tornarono verso il muro di roccia. Il familiare formicolio del chakra si fece sentire sui metatarsi e sotto le dita dei piedi, le parti che toccarono la montagna. Un po' di attrito e due metri scarsi più giù, Munisai fermava infine la caduta, ritrovandosi in posizione mezza accovacciata.

    Si voltò verso Saru per vedere come se la fosse cavata, tendendole un braccio o recuperandola tempestivamente in caso si fosse trovata in difficoltà, anche se l'otese era convinto che non ce ne sarebbe stato bisogno.
    Tornò in posizione eretta, mentre un ghigno gli curvava le labbra sanguigne. Poi ricominciò ad avanzare, cercando di recuperare i metri perduti durante la caduta, passo dopo passo.
    Avevo ragione. Ci sto proprio prendendo gusto.



     
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    IV: Volare, oh-oh


    Sin da quando era piccina, Saru Mononobe si era sempre immaginata in grado di fare grandi cose, cose strardinarie, finanche. Nei racconti della vecchia Mononobe, era sempre la piccola dalla zazzera rossa la protagonista, sola contro orde infinite di nemici dall'aria temibile. Perciò, non è difficile intuire come il trovarsi a fare a pallettate di argilla, con due otesi, e al fine di consegnare una scatoletta ad un gruppo di vecchi arroccati su un monte, non fosse esattamente l'idea di divertimento che la Sunese aveva in testa. 
    Sbuffò, riservando il suo miglior sorriso sarcastico a Due Facce di Oto.

    Figurati caro, mi preoccuavo per te, gracilino come sei.

    Di certo Munisai non aveva tutti i torti, tutto quel dolore - o per meglio dire, quel tedio - le sarebbe tornato utile, un giorno, probabilmente. Che figura avrebbe fatto con Jou Satoshi e gli altri scalmanati della Sabbia, se fosse tornata al villaggio raccontando che si era fatta caricare in spalle da un Otese? Alzò gli occhi al cielo, maledicendo qualsiasi kami vi fosse in ascolto per quel giorno in cui la vecchia l'aveva iscritta all'accademia, decidendosi infine ad appoggiare un piede alla compatta parete rocciosa.

    Ricevuto, capo. Se Munisai qui dovrà sostenere anche il peso del suo ego, prepariamoci ad un fallimento annunciato.

    Scosse il capo, tornando a concentrare la sua attenzione sul suo equilibrio. Un conto era trattenere con il chackra una pietruzza per qualche secondo, un altro paio di maniche invece sarebbe stato riuscire a bilanciarne il flusso tanto da mantenere in equilibrio la mole di una persona adulta. Su una superficie a pendenza 100%. In mezzo al nulla. Con due Otesi pronti - certamente - a correre in suo soccorso qualora qualcosa fosse andato storto.
    Decisamente, qualcuno ai piani alti doveva avere uno strano senso dell'umorismo.
    Vide Munisai vicino a lei spalmarsi sulla roccia della parete, probabilmente il Rosso aveva intenzione di diventare un tuttuno con essa, in una specie di rituale di unione con la natura e l'universo.

    Tipico degli Otesi, tutti strani, maledizione.

    Scosse il capo, tornando a concentrarsi sul suo di problema.
    Mantenendo il piede destro appoggiato alla parete, e sfruttando un minimo della propria flessibilità, la Rossa lasciò fluire il chakra dal tantien, percependo ogni singolo centimetro che esso percorreva all'interno degli tsubo. Era tempo oramai che aveva cominciato a padroneggiarne la creazione e il movimento, ma di certo non si sarebbe facilmente abituata a sentire quella peculiare sensazione di freddo, quasi che dell'acqua cristallina le inondasse le vene, sostituendosi al sangue e irrigando i suoi muscoli di una perfetta potenza eterea. Le parve fin troppo facile convogliare il chakra sulla pianta del piede, lasciando poi che lo stesso fluisse all'esterno, andandosi a modellare come colla assorbita dalle porosità della roccia. Quando le sembrò di aver raggiunto un equilibrio stabile fra attrazione e repulsione, cercò di fare leva sulla gamba destra per sollevare anche la sinistra.

    ECCHECCAZZO!

    Era bastato un attimo, e il cielo si era presto scambiato con la terra, lasciando Saru elegantemente spiaggiata per terra. Avrebbe alzato un dito minacccioso contro Munisai, qualora quello avesse anche osato pronunciare mezza parola riguardo l'accaduto. Quanto a Kamine, la Rossa si limitò a brontolare qualcosa tra sé e sé riguardo all'impossibilità che quella fosse davvero la strada più veloce, e che quella non fosse altro che un'elaborata presa per il culo da parte della donna Otese.
    Rimettendosi in piedi tra un'imprecazione e l'altra, questa volta la Rossa si premurò di appoggiare entrambe le mani al muro prima di tentare la scalata al successo. Come in precedenza, una volta redunato il chakra nei palmi delle mani e sulla pianta del piede destro, Saru lasciò che esso si fondesse con la roccia sottostante, formando un cuscinetto colloso fra sé e l'elemento naturale. Questa volta, tuttavia, invece che caricare il peso su di un solo arto, si premurò di affidare questo compito anche agli arti superiori, riuscendo molto, molto lentamente a trovare un suo equilibrio, staccandosi dapprima timidamente da terra, e piantando poi ben saldi i piedi sulla roccia, lasciando andare la presa delle mani.

    Ecco, vi ho mai detto che soffro di vertigini?

    Disse, esibendosi in una quantomai matura linguaccia all'indirizzo di Munisai e Kamine. Barcollando come solo aveva fatto nelle migliori serate nei peggiori bar di Suna, la Rossa cercò di conquistare un certo equilibrio, ponendo estrema attenzione alla continuità nell'emissione di chakra dalle piante dei piedi. Come un bambino che muove i suoi primi passi, la Sunese si manteneva leggermente piegata in avanti, pronta ad afferare qualsiasi appiglio. Così, quando Kamine le offrì un appoggio sicuro, quella non se lo fece ripetere, afferrandola prima ancora che l'Otese finisse di parlare.

    Non sono mai stata così felice di avere tra le mani un'Otese, Kamine.

    La guardò come si guarda un bicchiere d'acqua dopo una passeggiata in centro a Suna, ringraziando il cielo che avesse stranamente deciso di essere magnanima. La prima volta che staccò il piede sinistro dalla parete per avanzare, le parve di vedersi già stampata sul fondo del dirupo. Sembrava di camminare condei pesi legati alle caviglie e sott'acqua, senza per giunta poter distogliere l'attenzione nemmeno per un secondo. Il chakra era dispettoso, e non appena la Rossa pensava di potersi rilassare ecco che quello si ritirava, rischiando di farle perdere la già flebile presa che essa esercitava sulla roccia.
    Ma Saru, che aveva fatto dell'arte di arrangiarsi la vera e unica filosofia della sua vita, sembrava aver trovato un equilibrio in mezzo a quel caos, riuscendo dapprima a muovere dei timidi passetti sorretti dal braccio di Kamine, per poi guadagnare sempre più fiducia ed equilibrio, riuscendo ad affidarsi quasi totalmente alle proprie forze.
    Con il sudore che le imperlava la fronte e il sole alto che le accecava la vista, alzò lo sguardo su Kamine, che a sua volta li stava fissando. Eppure sul suo viso non capmeggiava fierezza o orgoglio, piuttosto sembrava che...

    Ma che...

    Ci sono attimi che durano un'eternità. In cui il mondo intorno sembra bloccarsi, per permettere forse di processare quello che sta accadendo. Fu così che le labbra di Kamine si mossero, contestualmente alla sua mano che lasciava la presa sul braccio di Saru. La ragazza non sentì cosa l'Otese aveva da dirgli, mentre l'aria attorno a sé fischiava, trascinandola verso la sua inevitabile fine. Accanto a lei, una massa rossa si muoveva ad ancora maggiore velocità.
    Stavano precipitando.
    Fu in quel momento che un feroce istinto di sopravvivenza si impadronì della Rossa, invadendole i muscoli e le ossa, annebbiandole il cervello. Non contava come, lei doveva salvarsi.
    Lasciò che il chakra corresse veloce agli arti inferiori, concentrandosi in un sottile strato sotto i piedi. Troppo sottile, tuttavia. Pur riuscendo ad arpionare la roccia, il contatto fu troppo effimero, facendo rimbalzare appena la punta del suo piede destro e facendola capitolare in avanti. Concentrò allora il chakra anche nei palmi delle mani, un po' più del necessario, di modo da allontanare la parte superiore del corpo dalla scarpata, piegando poi le gambe e riuscendo finalmente ad arpionarsi, bloccando quella rovinosa caduta e rimanendo accucciata per qualche secondo.

    AAAAAAAAAH, MERDA!

    Urlò contro se stessa e Kamine, mentre il sangue continuava a fluirle furioso in testa, creando un rimombo continuo con il battito totalmente euforico del suo cuore.

    Che cazzo Kamine, CHE CAZZO. Volevi ammazzarci? Che maledizione di addestramenti fate ad Oto, cercate i modi più creativi di farvi fuori?!

    Senza nemmeno accorgersene si era alzata, trascinata a fatica sotto Kamine e si trovava ora col dito minacciosamente puntato verso la stessa. Sbattè un paio di volte le palpebre, mentre l'adrenalina l'abbandonava lentamente, e ricominciava a prendere coscienza di sé. Si era mossa, da sola, senza appigli. Sorrise appena, arricciando sorniona le labbra.

    Dovrei incazzarmi più spesso, a quanto pare.



     
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    La Colonna


    Post IV


    CITAZIONE
    Non sono mai stata così felice di avere tra le mani un'Otese, Kamine.

    E ti è anche andata bene sull'otese che hai tra le mani, Saru.


    I due genin ci misero un paio di secondi a riprendere il controllo della situazione e fermare la caduta, sotto lo sguardo di Kamine. Saru in particolare torno praticamente a contatto con l'otese, puntandole un dito contro.
    CITAZIONE
    Dovrei incazzarmi più spesso, a quanto pare.

    A quanto pare. Ma cerca di non perdere il controllo.  DIsse, spostando il dito della sunese con due delle sue.

    Consideratevi fortunati comunque, durante il mio addestramento per il chakra, sono finita inghiottita da un serpente gigante. Aggiunse con nonchalance per poi proseguire il discorso.. Ora non dimenticate tutto questo e proseguiamo, dobbiamo scalare un bel po'.

    Il gruppo proseguì in verticale per circa un chilometro, prima di arrivare ad una rientranza nella parete, larga almeno tre metri, che dava poi su un tunnel di pietra dal quale si riusciva giusto ad intravedere l'uscita opposta.

    Bene, la parte difficile è finita.

    Continuarono per qualche centinaio di metri prima di uscire dall'altra parte del tunnel e ai loro occhi si palesò lo spettacolo di quel luogo. Largo forse due chilometri, una specie di enorme cratere vulcanico sorgeva lì in mezzo alle montagne, profondo almeno un chilometro. Al centro una gigantesca colonna di roccia, del diametro di forse cinquanta metri, sulla cui sommità si trovava una piattaforma circolare del diametro di circa duecento metri. Diversi edifici si trovavano sulla piattaforma, scolpiti nella stessa pietra, al cui centro c'era una specie di enorme piazza.

    I tre ninja si trovavano su un anello di roccia intorno al cratere, circa trenta metri al di sotto della sommità dei bordi. Gli unici collegamenti tra questo camminatoio roccioso e la piattaforma erano due ponti sospesi in legno, uno sul lato dove si trovavano i tre e l'altro dalla parte opposta.

    Vi avevo promesso un bel panorama...ed eccolo qui, se è di vostro gradimento Disse Kamine, mettendosi tra i due e il monastero, allargando le braccia.

    Ora, consegnamo queste scatole e facciamola finita.

    Kamine iniziò a condurre il trio attraverso il traballante ponte. Ogni minimo cambiamento del vento faceva ballare pericolosamente la struttura di legno e corde.  Usate il chakra se avete paura di cadere.

    Ma arrivati a circa 30 metri dalla fine del ponte, una fragorosa esplosione ruppe il rumore del vento. Oltre l'edificio più vicino, verso la loro destra, si alzò una colonna di fumo nero, la cui origine era nascosta ai tre shinobi. Immediatamente Kamine fece segno ai due di stare bassi. Che cazzo succede?! Andiamo!

    Li guidò fino alla fine, approdando sulla piattaforma. Si trovavano sulla parte posteriore di un edificio largo una quarantina di metri, con delle feritoie in alto. Fece avvicinare tutti alla parete, per prendere copertura. Porca puttana...non so cosa stia succendo. Si voltò verso i due genin. Sembra che le cose si siano improvvisamente complicate. Munisai, fai il giro dall'altra parte di questo edificio. Cerca di capire chi diavolo sta facendo tutto questo, i monaci sono di solito vestiti con una tunica color ocra. E non provare a fare l'eroe, se i nemici sono in troppi, scappa. Saru, con me, se non hai altri suggerimenti.

    Le due si spostarono verso destra e Kamine si affacciò oltre l'angolo, per dare meglio un'occhiata mentre Munisai partiva in direzione opposta. La situazione, fumo a parte, sembrava fin troppo tranquilla. Nessuno era in giro e nessuno sembrava accorrere verso l'edifico da cui si alzava la colonna nera.
    Maledizione. Andiamo. Il passo successivo della kunoichi fu spostarsi verso l'edificio successivo, tenendosi dalla parte opposta alla piazza. Avvicinandosi, l'odore di bruciato si faceva più intenso, nonostante il vento della zona. L'edificio incriminato era il prossimo.

    Con un cenno a Saru, l'otese proseguì e, accertatasi che nessuno potesse vederle, scattò verso l'altro edificio. Ora potevano vedere bene la situazione. L'edificio era alto circa sei metri e dalla parte opposta alla loro, il fumo usciva copioso dalle aperture scolpite in alto nella roccia. La ragazza guardò verso l'alto, poi sussurrò a Saru Entriamo dalle finestre. fai silenzio. prima di concentrare il chakra nei piedi ed iniziare la scalata verso le aperture in alto. Arrivate in alto e dando un'occhiata dentro, le due potettero vedere la situazione con calma. Nell'edificio, che sembrava una specie di magazzino pieno di casse, due monaci erano legati vicino all'entrata, all'angolo opposto da quello in cui erano entrate le due. Sull'altra parete, circondata dalle fiamme in via d'estinzione, una specie di cassaforte sembrava aver subito un discreto danno, ma non abbastanza da aprirla. Allontanatisi per il fumo, tre uomini vestiti con delle armature di cuoio stavano litigando.

    Ve l'avevo detto che dovevamo usare più esplosivo!
    Piantala di frignare, abbiamo già rischiato di bruciare tutto, muoviamoci e forziamola!

    Kamine entrò il più silenziosamente possibile, tenendosi incollata alla parete tramite il chakra. Fece cenno a Saru di entrare e poi, sempre a gesti, le indicò il muro che continuava verso la cassaforte. Poi indicò se stessa e la parete opposta. Si mosse, facendo il giro sempre incollata alla parete, arrivò all'altezza dei ttre uomini, con quei circa quattro metri di vantaggio su di loro. Attese che anche Saru arrivasse nella posizione speculare alla sua, magari meglio coperta dal fumo, per poi farle un cenno conla testa. Era il momento di attaccare.

    Kamine Ashimi
    Chakra: 74/75
    Vitalità: 15.5/15.5
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 475
    Velocità: 525
    Resistenza: 475
    Riflessi: 525
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 500
    Agilità: 500
    Intuito: 500
    Precisione: 500
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kunai × 5
    • Shuriken × 5
    • Fukibari × 1
    • Wakizashi × 1
    • Mantello × 1
    • Guanti Rinforzati × 1
    • Corpetto in Cuoio × 1
    • Parabraccia in Cuoio × 1
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Gambali in Cuoio × 1
    • Veleno Debilitante C1 (5 dosi) × 1
    Note--
     
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    Mother of dragons

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    The Climb


    V: La caduta


    Una mano spuntò da oltre il precipizio, poi un'altra, seguita da una zazzera rosso fuoco. In breve, il resto del corpo di Saru seguì, rotolando sul terreno in modo totalmente sgraziato. Pur avendo appreso i rudimenti necessari per stare sospesa a metri e metri dal suolo senza cadere a terra come una pera troppo matura, la Rossa non poteva di certo dire che quella salita fosse stata una piacevole passeggiata.
    Se ne stava lì, spaparanzata con la schiena a terra, contenta nel constatare come un appoggio sicuro esistesse ancora, e che la sua esistenza non si sarebbe consumata per sempre appollaiata ad una parete.

    Odio questo cazzo di posto.

    Sbuffò, tirandosi a sedere mentre già i due otesi prendevano il largo verso nuove ed esilaranti avventure. Le toccò trotterellare di nuovo al fianco di entrambi, mentre quelli marciavano a passo di guerra verso la loro sperduta meta. La camminata in piano, sebbene decisamente più confortevole di quella sospesi a mezz'aria, si rivelò più lunga delle aspettative della Sunese, che decise di affrontare la cosa nel miglior e unico modo che conosceva: sbuffando e lamentandosi. Fu con questa amabile distrazione che presto furono dall'altra parte del tunnel che stavano percorrendo. Forse in un'altra vita la vista che gli si parò davanti l'avrebbe emozionata, se non profondamente commossa. Una distesa di terreno roccioso si stagliava di fronte a loro, mentre la conca formata da un antico cratere vulcanico dominava il paesaggio, con i suoi brulli e dolci pendii che convogliavano verso un unico punto centrale. Eppure, per Saru in quel momento tutto quel panorama voleva dire una cosa sola: altre camminate.

    Odio anche questi cazzo di monaci.

    Aggiunse, aprendo le braccia in maniera sconsolata. Era stanca, era stufa, e ancora la missione doveva cominciare. Munisai pareva essersi azzittito improvvisamente, forse a causa della fatica precedente, oppure si stava semplicemente rivelando per il rammollito che Saru era sicura che fosse. Comunque, per stavolta la Rossa si astenne da qualsiasi commento sul suo mutismo, troppo impegnata a pensare al suo attuale disagio.

    Kamine, che bel percorso natura che ci hai portato a fare. Non l'avrei potuto immaginare nemmeno nei miei migliori incubi.

    Il ponte - ma si poteva davvero chiamare così?! - si stagliava di fronte a loro, con le sue assi pericolanti e la sua caduta libera in caso di cedimento. Altro che chakra adesivo, Saru si sarebbe attaccata come un maledettissimo polipo a quelle assi e corde, se questo l'avesse salvata da un'orribile morte certa. Eppure non ci fu tempo di disquisire sulla natura del ponte fantoccio, in quanto, appena compiuti pochi passi, una fragorosa esplosione li accolse in quelle terre dimenticate dai Kami.

    Ma che... ?!

    Il suo sguardo saettò verso Kamine, e per la prima volta vide della fulminea preoccupazione attraversarle gli occhi neri. In breve furono dall'altra parte, le preoccupazioni riguardo il ponte dimenticate di fronte ad una più urgente situazione di merda.

    Che cazzo, ma non può mai andarne una liscia?! Munisai, cerca di non farti ammazzare. Mi devi ancora una bevuta, ricordatelo stronzo!

    Annuì, la faccia incredibilmente seria in contrasto con le sue irriverenti parole. L'esplosione non sembrava essere collegata ad altri eventi, in quanto la situazione si presentava insolitamente calma. Aggirarono l'edificio, con la Rossa che seguiva pedissequamente e in un inusuale silenzio la sua superiore in grado di Oto. L'ultima cosa che voleva era dover uccidere qualche maledettissimo monaco, tanto valeva starsene buona e quatta.

    Ricevuto.

    Annuì al suggerimento della donna, tornando a concetrare il suo adorato chakra nelle piante dei piedi, e lasciando che ancora una volta penetrasse il muro, ancorando la ragazza allo stesso. Salirono di qualche metro, tenendo sempre d'occhio le finestre. Quando vi furono in prossimità, la situazione divenne finalmente chiara: erano incappate in un maldestro tentativo di scasso con ostaggi annessi e connessi. Due poveri monachelli tremanti stavano in disparte, legati come salami, mentre tre energumeni - che in tre probabilmente non arrivavano al Q.I. di una gallina morta - se la litigavano sul come procedere oltre e aprire la cassaforte ancora serrata.
    Nella confusione generale l'incursione delle donne passò inosservata, e Saru avrebbe gradito che così continuasse. Intercettò i segni di Kamine, che la invitavano a piazzarsi sopra gli uomini e la cassaforte, mentre quella si dirigeva sulla parete opposta. Le bastò uno sguardo per capire cosa doveva accadere: un attacco veloce e rapido, un lavoro pulito. Dovevano bloccare o eliminare il trio, ne andava della vita dei monaci e della salute mentale della Rossa, che voleva consegnare il maledettissimo carico e tornare a Suna il prima possibile. Annuì verso l'Otese.
    Un secondo dopo era in caduta libera, mentre già il chakra si condensava nel suo pugno sinistro. Non avrebbe nemmeno avuto il tempo di vederla, che l'uomo più vicino alla cassaforte si sarebbe ritrovato scaricato sul capo un colpo discendente dalla forza decisamente dirompente, nonché il successivo peso di Saru piombargli addosso con tutta l'eleganza di cui solo la Rossa era in grado.

    Sorpresa, stronzi.

    Si rialzò rapidamente, estraendo il suo bastone preferito, o quasi: il fidato chigiriki. Fece roteare in alto la catena, mentre si voltava verso il secondo uomo. Rapidamente lasciò che la catena si svolgesse in avanti, intrappolando le gambe dell'uomo. Avrebbe poi tirato violentemente verso di lei, così da fargli perdere l'equilibrio e mandarlo rovinosamente a terra.

    Non pensare che non ce ne sia anche per te!

    Estrasse un paio di shuriken, lanciandoli verso il volto dell'ultimo uomo. Un attacco con poche pretese, niente di più che un primo saggio di quello che la furia della Sunese poteva riservargli. C'era ancora molto da scoprire, e Saru era più che disposta a mostrare tutte le sue innate qualità distruttive.


    Chakra: 25/30
    Vitalità: 12/12
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 325
    Velocità:  300
    Resistenza: 300
    Riflessi: 275
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: Lancio Chigiriki
    2: Recupero Chigiriki
    3: Lancio Shuriken x2
    Slot Tecnica
    1: TA: Spaccamontagne
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Shuriken × 5
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Kunai × 5
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Accendino × 1
    • Tekken × 1
    • Chigiriki × 1
    • Guanto in Cuoio × 1
    • Tonico di Ripristino Inferiore × 1
    • Katar × 1
    • Cartabomba I Distruttiva × 2
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Fumogeno × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1

    Note
    ///
     
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    La Colonna

    Post V


    Kamine si limitò a sorridere ai commenti ironici di Saru sul panorama.

    Credimi, anch'io ho altro in mente quando penso al divertimento, ma questo ci tocca per ora.


    [...]


    L'attacco della sunese connetté in pieno con il cranio del primo malvivente, facendogli sbattere violentemente la testa a terra, lasciando anche un discreto segno sulle assi del pavimento. Il rantolo proveniente dall'uomo sembrava indicare che sarebbe stato fuorigioco almeno per un po'. Beh almeno uno non ci darà fastidio.

    Anche il secondo attacco di Saru andò a buon fine, grazie soprattutto al fattore sorpresa ancora in corso. L'uomo cadde verso dietro colpendo il pavimento con le terga. Gli shuriken invece partirono troppo tardi verso l'ultimo nemico, che si stava già allontandando in direzione contraria. Sfortuna per lui volle che Kamine era già piombata a terra, tagliandogli la via di fuga ed ingaggiandolo. L'uomo cercò di attaccare l'otese con diversi colpi, ma sembrava non poter colpire la kunoichi.

    Saru tuttavia non potè prestare poi troppa attenzione allo scontro tra i due, poichè il secondo uomo si era già rialzato da terra e la stava puntando mentre il fumo tutto attorno a loro iniziava ad espandersi e contrarsi a causa dei sopraggiunti movimenti della colluttazione. Da vicino potè vedere meglio gli uomini che avevano diversi centimetri e soprattutto chili di vantaggio sulle due kunoichi, anche se non sembravano saper utilizzare le arti ninja.

    Il criminale estrasse un Sai dalla cintola e si avventò sulla ragazza, cercando di colpirla prima con un Affondo diretto al busto per poi continuare il movimento in avanti e tentare di darle una spallata per spingerla verso il muro o almeno farle perdere l'equilibrio.

    Dall'altro lato della stanza Kamine stava iniziando la propria offensiva contro l'uomo rimanente, cercando di soggiogarlo nella maniera più rapida possibile.

    Kamine Ashimi

    Statistiche Primarie
    • Forza: 475
    • Velocità: 525
    • Resistenza: 475
    • Riflessi: 525
    Statistiche Secondarie
    • Agilità: 500
    • Concentrazione: 500
    • Intuito: 500
    • Precisione: 500
    Chakra
    72/75
    Vitalità
    16/16
    Slot Azione

    1. ///

    2. ///

    3. ///

    Slot Difesa

    1. ///

    2. ///

    3. ///

    Slot Tecnica

    1. ///

    2. ///

    Note





     
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13 replies since 19/10/2018, 23:11   228 views
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