Acciaio di ContrabbandoYato e Munisai

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  1. Munisai
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    Acciaio di Contrabbando • Capitolo IV

    Munisai ascoltò con interesse mentre Tamao raccontava le circostanze del tradimento del loro aguzzino.
    Uno dei componenti del team di quella fatidica missione era stato un otese che ne era uscito con pesanti menomazioni e che ora continuava ad operare come ninja grazie all'innesto di protesi meccaniche sostitutive. Il rosso era abbastanza sicuro di aver visto quel Teppei in compagnia dello stesso Tenma e di una kunoichi non meglio identificata in occasione dell'evento che aveva portato all'elezione del nuovo Kokage. Il trio costituiva la guardia personale del Daimyo del Riso. Ma tornando al fattaccio di chissà quanti anni prima, a quanto pareva era presente, oltre a un Kaguya ignoto, anche Raizen Ikigami, l'uomo che attualmente ricopriva la carica di Kage a Konoha. Munisai non sapeva molto sul suo conto, se non che fosse una Forza Portante e che si trattasse di uno dei ninja dalla stazza più imponente che si fossero mai visti, anche paragonandolo allo stesso rosso che non era certo uno scricciolo, tanto che era noto ad alcuni come la Montagna del Fuoco.
    Ad ogni modo quando lo Shimasu lo menzionò, Yato fece una faccia a dir poco sbigottita, neanche avesse visto un fantasma o roba del genere. Al ragazzone non sfuggì quella reazione, ma non riuscì a motivarla in alcun modo.
    Era pratica comune che shinobi provenienti da Villaggi accademici diversi cooperassero nello svolgimento di una missione, proprio come era capitato ai presenti, quindi non vi era nulla di strano in proposito. Che poi a dar retta al resoconto di Tamao, che era senz'altro venuto a conoscenza di quei fatti attraverso voci di seconda mano, Asami avrebbe dovuto essere morto stecchito, proprio come aveva creduto fino a quel momento anche il Jonin. Morto per mano dell'attuale Hokage appunto, che però, evidentemente, non lo aveva finito come si deve. A meno che il disertore non fosse stato resuscitato con una tecnica o chissà quale altra diavoleria.
    Munisai indugiò con lo sguardo sul ragazzo della Foglia ancora per qualche momento, incuriosito dal suo comportamento ma non abbastanza da chiedere lumi. Va' a sapere il rapporto che poteva esserci tra il Genin e il suo capovillaggio. Non che all'otese gliene fregasse un tubo, per inciso.
    Ha tradito per fare più quattrini, insomma interloquì quando lo Shimasu terminò la sua narrazione.
    Non ho nulla contro chi cerca di arricchirsi, ma in qualche modo speravo in una motivazione meno banale.

    Poi arrivarono le esigue informazioni riguardo a Lord Goemon che svelarono come questi fosse un elemento di spicco di Ame, e per la precisione della branca che si specializzava nello spaccio di sostanze illegali.
    Il rosso aggrottò la fronte quando Kenzo suggerì che lui, in particolar modo, dovesse fare di tutto per non farsi catturare. Inizialmente non comprese il senso di quelle parole, a cosa si riferissero. Poi capì che doveva trattarsi del Juin che campeggiava in mezzo alle sue scapole. Per forza, il Genin otese non possedeva altro di valore.
    Questo Goemon nutriva dunque un particolare interesse per i Sigilli Maledetti? Un dubbio che si sarebbe tolto solo in un secondo momento, dato che non aveva intenzione di sollevare l'argomento e tantomeno mettere tutti al corrente del proprio status di portatore di quel raro tesoro del Suono.
    Lasciò correre facendo finta di non cogliere gli sguardi incuriositi degli altri due Genin, rivolgendo loro le ultime parole prima di autorizzare il caposquadra a dare inizio alla prova che avrebbe messo a rischio la sua stessa vita.

    [ ... ]


    Superata la tremenda esperienza, il giovane accettò di buon grado di prendere fiato e raccogliere le forze per qualche minuto come suggerito dal superiore, mentre consentiva alle arti mediche di quest'ultimo quantomeno di lenire le fisiologiche conseguenze che quella sconsiderata prodezza aveva causato all'organismo del ragazzo.
    Il dolore e i disturbi furono nettamente attenuati, ma il medico spiegò chiaramente che si trattava di una mera soluzione palliativa, una pezza messa per tirare avanti. Rimettersi completamente dal trauma fisico avrebbe richiesto trattamenti specifici una volta tornato al Suono.
    L'otese annuì serioso, sperando che, nell'assai concreta possibilità che ci fosse da combattere per uscire da quel casino, il corpo, e specialmente il cuore, reggessero senza fare brutti scherzi.
    Le labbra si curvarono poi in un mezzo sorriso.
    L'unico Yakushi che conosco non so quanto sarebbe propenso ad aiutarmi.
    Se lo becco con la luna storta potrebbe benissimo darmi il colpo di grazia
    rise.
    Non potevano esserci dubbi sull'identità del ninja in questione.
    Magari può metterci lei una buona parola, Tenma.
    Poi inclinò la testa e corrugò la fronte, assumendo un'espressione meditabonda.
    Sapevo che gli Yakushi fossero in grado di guarire praticamente da qualsiasi cosa, ma non credevo che potessero estendere le loro prodigiose capacità rigenerative ad altri. Interessante disse, più che altro ragionando ad alta voce.

    Ma era tempo di procedere con la fuga, e per prima cosa sarebbe toccato a Munisai cercare di liberarsi usando ciò che aveva appena appreso. Stavolta, tuttavia, ci sarebbe stato un nuovo elemento da aggiungere al procedimento. Non si trattava più semplicemente di muovere il metallo nello spazio, bensì ora sarebbe stato necessario deformarlo, romperne il legami.
    Il giovane ascoltò attentamente le istruzioni del caposquadra, che si rivelarono ancora una volta estremamente sommarie. Era evidente che molto si volesse lasciare all'interpretazione personale dell'individuo, spingendolo a sfruttare la fantasia e le proprie caratteristiche predisposizioni.
    Far respirare il metallo... ripeté il rosso a bassa voce, affascinato.
    Ma ne aveva eccome di strada da fare prima di avvicinarsi a quei livelli, quindi meglio pensare al compito che aveva tra le mani al momento.

    Per prima cosa voleva capire di quanto chakra avesse bisogno.
    Per spezzare la catena voleva agire solo su un suo anello, concentrando così gli sforzi su un bersaglio ridotto per una maggiore efficienza energetica. Modulò bene il proprio respiro, replicando il ritmo e l'ampiezza che aveva sperimentato ai suoi danni poco prima, riuscendo subito a far vibrare il chakra alla stessa frequenza dell'acciaio. Stabilito quel contatto, cercò di impiegarne una quantità maggiore rispetto a quanto fatto in precedenza, restando immobile per saggiare gli effetti della sua influenza.
    La catena cominciò ad oscillare come fosse un pendolo molto debole, e lui con essa.
    Stava condizionando una porzione fin troppo vasta di metallo imprimendole un movimento ampio ma troppo dispersivo e impreciso.
    Decise di ridurre il chakra portandolo alla stessa quantità di cui si era servito per smuovere il filo nel suo petto, e si focalizzò su un anello in particolare, circa un metro più sopra dei bracciali che gli bloccavano i polsi.
    Nonostante la catena fosse ben in tensione, dato che sosteneva il considerevole peso dell'otese, quest'ultimo percepì chiaramente quel preciso anello tremare come per effetto di una vibrazione indotta, producendo anche un tenue tintinnio.
    Munisai cominciava a capire poco a poco il rapporto tra quantità di chakra impiegato e quantità di metallo influenzato, ma soprattutto aveva individuato quanto gliene occorresse per realizzare ciò che aveva in mente. Ora bisognava però capire come canalizzare la sua volontà in modo da ottenere un effetto più elaborato rispetto ad un semplice spostamento.

    Il rosso si fermò a riflettere. Quale immagine avrebbe potuto utilizzare?
    Kenzo era un medico ed evidentemente nella sua pratica adoperava con assiduità del filo per suturare le ferite. Era partito da qualcosa di semplice, che era parte integrante del suo mestiere e con il quale aveva grande dimestichezza, e lo aveva sfruttato come catalizzatore per governare la sua arte.
    Era stato molto intelligente. Il ragazzone avrebbe seguito l'esempio, basandosi su ciò che conosceva meglio e che era nelle sue competenze. E partiva da un buon punto giacché i metalli per lui avevano pochi segreti.
    Sì, perché sin da piccolo aveva armeggiato col metallo, lo aveva lavorato, assemblato, modellato. Come garzone di fabbro aveva un'esperienza sterminata e una delle sue ambizioni più grandi era quella di diventare egli stesso un maestro nell'arte fabbrile come non ce n'erano di eguali.
    Avrebbe usato quello come focus del suo volere.
    Ancora una volta, portò il chakra in risonanza con la frequenza dell'acciaio, ma stavolta, puntando lo sguardo sull'anello designato, cercò di visualizzare dentro e intorno ad esso il chakra che, di fatto, gli stava trasmettendo. Quella modesta concentrazione amorfa di energia bluastra in un attimo, nella sua testa, prese ad animarsi e ad assumere una forma più definita.
    Fuoco. Fiamme blu che avvolgevano il metallo andando su e giù, danzando in accordo con la lunghezza e la frequenza di un'onda che risuonava all'unisono tra chakra e acciaio. Anche l'ampiezza, ovvero il salire e scendere delle piccole lingue di fuoco, seguiva una precisa cadenza. La manipolazione era concentrata su un punto ridotto, pertanto le fiamme erano parimenti contenute, ma erano lì come se qualcuno avesse bagnato la catena in un liquido infiammabile e poi generato una scintilla per avviare la combustione.

    Il fuoco. Cosa c'era di più familiare per un fabbro che il fuoco della fucina? E non a caso, perché era proprio grazie al calore somministrato dalla forgia che i metalli diventavano lavorabili, vedendo esaltata la loro naturale duttilità e malleabilità.
    Esattamente quello che avrebbe dovuto accadere servendosi di quell'arte ninja, solo con strumenti diversi.
    Era estremamente calzante, ma forse incompleto, almeno per un artigiano perfezionista come Munisai.
    Se un incremento di temperatura era fondamentale per sottomettere la rigorosa sostanza, consentendone compressione, trazione, torsione, taglio o quel che sia, vi era anche il bisogno di una forza che agisse dall'esterno per plasmarla in tutti quei modi e darle una forma definita.
    Scoperto il suo Fuoco, ora il rosso doveva trovare il suo Martello.

    La soluzione ancora una volta gli giunse in maniera semplice, naturale.
    La Voce dei Metalli.
    Così come da bambino aveva pensato che i suoni prodotti dai metalli fossero la loro voce e che potesse quindi comprenderne il linguaggio e quasi conversarci, adesso avrebbe fatto esattamente quello, o almeno avrebbe immaginato di farlo.
    Oltre alla componente visiva data dalle fiamme blu, avrebbe aggiunto al suo personale focus una componente uditiva. Questo sarebbe potuto apparire controproducente, poiché all'apparenza sembrava rendere il processo forse più complesso del necessario. Ma l'otese non la vedeva così. Una visione che veicolasse la sua volontà che fosse abbastanza articolata e organica avrebbe reso il tutto più convincente, più realistico. E la manipolazione sarebbe stata quindi più efficace.

    Ricominciò da capo, ripetendo il procedimento.
    Comparvero le fiamme che danzavano crepitando all'usuale ritmo e stavolta, contemporaneamente, il giovane immaginò un suono che andasse in perfetta sintonia con la frequenza di risonanza dell'acciaio e, di conseguenza, con le fluttuazioni delle fiamme.
    Un suono regolare, intenso ma placido, quasi ipnotico. Con giusto qualche accento che variava appena da quella perfetta armonizzazione.
    Stava conversando.
    Stava parlando con quel pezzo di materia inanimata, e anche se era solo il lavoro della sua immaginazione sapeva che chiunque l'avrebbe preso per scemo se avesse raccontato la cosa. Ma a lui non fregava.
    Il metodo funzionava, e tanto bastava.
    Il suo martello, la forza da applicare sarebbe stata la sua stessa volontà, espressa attraverso quella Voce, mentre il fuoco avrebbe circoscritto a colpo d'occhio il focus e catalizzato il chakra in perfetta risonanza, creando le premesse per la manipolazione.

    Era quasi in stato di trace mentre fissava quello stupido anello metallico come se volesse scioglierlo con lo sguardo. Non doveva pensare a soggiogarlo come avrebbe fatto usando la violenza dei muscoli, che poi sarebbe stato impensabile. La prospettiva doveva essere ben diversa: quella ferraglia, in quel momento, era sotto il suo dominio. Una mera estensione del suo corpo e, in quanto tale, influenzarla sarebbe stato facile come piegare un dito o fare l'occhiolino, per quanto coriacea e resistente essa fosse.
    Punto e basta.
    Spezzati!
    Un breve gemito che suggerì la distorsione in atto e l'anello si ruppe in due punti.

    Il ragazzo cadde in piedi sul solido pavimento, cercando di fare meno rumore possibile in fase di atterraggio.
    Un gran ghigno si allargò sul suo volto, gli occhi gli brillavano. Stese le braccia davanti a sé, cercando di ripetere ciò che aveva appena compiuto ma stavolta focalizzandosi sui bracciali per spaccarli, sbarazzandosene.
    Se tutto fosse andato liscio, quelle manette ed il metro di catena che vi era ancora attaccato sarebbero caduti a terra senza problemi. A quel punto Munisai avrebbe preso a massaggiarsi i polsi indolenziti e segnati ma finalmente liberi, alzando la testa a guardare la propria squadra, i cui componenti erano ancora appesi come tanti salami.
    Ora bisognava tirar giù anche loro.
    Bene bene. Vediamo un po'.





    Chakra: 24,25/30
    Vitalità: 10/12
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 300
    Velocità: 300
    Resistenza: 300
    Riflessi: 300
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: Tecnica delle Corde
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Fuuma Kunai × 1
    • Kunai × 1/4
    • Coltelli da Lancio × 3
    • Cartabomba I Distruttiva × 1
    • Tonico di Recupero Minore × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1
    • Occhiali × 1
    • Cotta di Maglia Inferiore × 1
    • Gambali in Cuoio × 1
    • Filo in Acciaio [10m] × 1
    • Corda di Canapa [10m] × 1
    • Rotolo da Richiamo × 1

    Note
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