Acciaio di ContrabbandoYato e Munisai

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  1. Munisai
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    Acciaio di Contrabbando • Capitolo V

    Tutti i presenti furono sollevati e compiaciuti dall'esito degli sforzi di Munisai, esprimendo ognuno a suo modo la propria approvazione. Era anche comprensibile dato che dalla prestazione del rosso dipendeva anche la loro salvezza.
    All'esortazione del ninja della Foglia a liberare anche lui e l'altro Genin, il ragazzone lo guardò inclinando la testa e mostrando il palmo della mano, come a suggerirgli di pazientare senza ricordargli l'ovvio. Il giovane posò dunque lo sguardo sulle manette che tenevano prigionieri sia Yato che Tamao, focalizzandosi stavolta direttamente sulle stesse anziché partire dalle catene.
    Il respiro, il chakra in risonanza col metallo. Il fuoco, la Voce. Ogni cosa era in armonia e lavorava congiuntamente verso un obiettivo specifico, rendendo l'acciaio un'estensione del corpo di Munisai e consentendogli di controllarlo a piacimento. Un cenno del capo involontario, appena abbozzato, e i quattro bracciali si spaccarono in due parti praticamente uguali, lasciando liberi i due ragazzi.

    Ora viene il bello disse il rosso, grattandosi dietro la testa pensieroso.
    A parte una minuscola grata utile alla ventilazione del locale, quella camera era completamente sigillata. L'unico modo per uscire da lì era imitare il loro rapitore e manipolare il metallo per creare un'apertura. Il giovane non era certo di poter già riuscire in un'impresa del genere ma ci avrebbe provato con tutto se stesso pur di filarsela, se solo non ci fosse stato il problema Tenma. Non potevano certo lasciarlo lì appeso alla mercé del nemico, quindi occorreva trovare il modo di liberare anche lui.

    Quando il Senju gli si avvicinò offrendosi di occuparsi di lui con le proprie arti mediche, Munisai lo guardò poco convinto.
    Credo che quello che si poteva fare l'abbia già fatto Kenzo, ma accomodati pure scrollò le spalle mostrando scarso interesse, lasciando che l'alleato lo visitasse brevemente, magari facendosi auscultare il cuore o cose così, ma nulla di più, senza neanche rimuovere un indumento.
    Non avevano certo tempo di gingillarsi.
    Il rosso sapeva bene che il procedimento che lo aveva in sostanza fatto infartare aveva creato dei danni da non prendere sotto gamba, ma se ne sarebbe preoccupato dopo aver messo il culo in salvo, una volta tornato a Oto, dato che, come aveva detto il caposquadra, comunque avrebbe avuto bisogno di una terapia più complessa e mirata per rimettersi del tutto.
    Puoi occuparti della sua spalla, magari gli suggerì, indicando con un cenno della testa il superiore ed il kunai ancora conficcato nelle sue carni.

    Il Jonin ricordò che non lo si poteva liberare manipolando le catene, dal momento che erano intrise di un chakra estraneo, con ogni evidenza quello del traditore otese. Yato confermò che quel principio era comune a ogni tecnica di manipolazione, inclusa la sua.
    Quel punto era già stato chiarito in realtà, ed era il motivo per cui il ragazzone era stato spinto a correre dei rischi così grossi. Diversamente, Kenzo si sarebbe agevolmente liberato da sé e tutto sarebbe stato più semplice.
    L'osservazione ben più interessante fu quella che riguardava la serratura presente sulla parte posteriore delle manette e che Munisai aveva notato solo dopo essersi sbarazzato delle proprie. Lui stesso avrebbe potuto provare a forzarle dato che, come apprendista fabbro, aveva una discreta conoscenza dei meccanismi di sicurezza più disparati e sapeva anche come sfruttarne le debolezze strutturali per scassinarli. Certo, al momento non aveva grimaldelli o altri oggetti utili allo scopo, ma probabilmente avrebbe potuto inventarsi qualcosa con ciò che aveva a disposizione, anche se ci sarebbe voluto un bel po' di tempo, senza contare quello impiegato per studiare la specifica meccanica d'apertura. Quell'idea sarebbe stata successivamente accantonata del tutto alla notizia che quelle particolari serrature possedevano, almeno per quanto riguardava gli anelli ai polsi del caposquadra, una sorta di sistema antiscasso che avrebbe fatto scattare una trappola se non fossero state sbloccate simultaneamente.
    Che genere di trappola? domandò il giovane per pura curiosità sulla meccanica di quegli arnesi, chiedendosi anche come facesse l'uomo ad essere a conoscenza della presenza di una simile insidia.
    Era possibile che il suo dominio sui metalli gli consentisse di percepire la struttura interna di quegli strumenti di contenzione pur nonostante la presenza del chakra alieno gli impedisse di influenzarli. Sembrava una spiegazione plausibile e, chissà, magari sarebbe riuscito anche lui a sviluppare quel tipo di sensibilità.

    Ad ogni modo, trafficare con le serrature era a quel punto fuori discussione. Sarebbe stato più rapido e sicuro creare delle chiavi ad hoc. A patto di saperlo fare, certo.
    Il Genin di Konoha sembrava esserne in grado e pronto a dare una dimostrazione pratica al rosso che avrebbe dovuto ancora una volta fare la sua parte, stavolta agendo in sinergia col ninja straniero al fine di liberare Tenma. Quest'ultimo, oltretutto, sembrava credere abbastanza in quell'allievo da spingere affinché lo stesso si cimentasse in quella nuova prova.
    Neanche a dirlo, Munisai era pronto a raccogliere la sfida. Qualsiasi cosa per affinare sempre più quell'arte la cui complessità e potenziale aveva a stento iniziato a scalfire.

    Piegò il busto avvicinando forse più del dovuto la faccia alla mano del Senju mentre da essa germogliava una chiave vergine.
    Carino commentò sollevando lo sguardo verso l'altro, mostrando un sorrisetto indecifrabile.
    Raddrizzò la schiena, voltandosi a guardare il pezzo di catena che si era staccato dai polsi. Un minimo di concentrazione ed un suo segmento composto da quattro anelli gli volò in una mano, poi imitò il compagno andando alle spalle di Kenzo ed esaminando la serratura, che all'apparenza sembrava abbastanza ordinaria, malgrado il tranello che nascondeva. Yato aveva decisamente ragione, limitarsi a riempire il foro di una sostanza e girare difficilmente avrebbe sortito l'effetto sperato, a meno che quegli affari non fossero stati progettati da un cane ignobile.
    Il ragazzone osservò attentamente la procedura che avrebbe dovuto provare a replicare e ascoltò le parole dei due ninja medici, e soprattutto quelle del suo mentore.
    Mentre il Senju si dedicava alle chiavi per le cavigliere, questi chiese a Kenzo lumi su questo fantomatico alleato che li stava raggiungendo all'esterno, solo per vedersi dare una risposta criptica. Basandosi sulle parole del superiore, Munisai ipotizzò che si trattasse di una creatura con la quale aveva stipulato un contratto di richiamo.
    Bah, quanti misteri bofonchiò, non comprendendo l'atteggiamento enigmatico.
    Ma il discorso fu lasciato cadere lì. Chiunque si stesse avvicinando per aiutarli ad abbandonare l'area, sarebbe stato tutto vano se i quattro non fossero stati capaci di uscire da quella prigione d'acciaio. E avrebbero dovuto farcela da soli.
    Il giovane si rimboccò le maniche pensando al da farsi.

    Pose due anelli riciclati della sua catena sul palmo della mano sinistra, cercando di esercitare il suo controllo su di essi.
    Subito furono avvolti da fiamme bluastre, e ancora una volta il focus che aveva scelto si rivelò una scelta azzeccata. In quel momento il ragazzo stava cercando di rendere il metallo malleabile, morbido, un po' come l'argilla umida, e aumentare la temperatura della dura sostanza esponendola ad una fonte di calore sarebbe stato praticamente l'unico modo per ottenere un simile cambiamento di consistenza. Questo in circostanze ordinarie ovviamente, come nella bottega di un fabbro, lui invece avrebbe semplicemente piegato l'acciaio alla sua volontà sfruttando il chakra, ma l'immagine mentale del fuoco che agisce sulla materia costituiva comunque una sorta di scorciatoia cognitiva coadiuvando e veicoland al meglio la sua azione.
    La frequenza del chakra era in risonanza con quella del metallo, che cominciò a vibrare impercettibilmente ma via via più forte. Il comando impartito dalla Voce, in perfetta armonia con l'acciaio, stava già mostrando i suoi risultati. L'effetto che voleva era piuttosto diverso rispetto al provocare una semplice fenditura nell'oggetto in lega ferrosa. Stava cercando di indebolire i legami tra le molecole che costituivano il corpo, al fine di farne cedere la struttura stessa.

    Non riuscì al primo tentativo, questo era certo. Si trattava di un'applicazione sicuramente più avanzata e sottile. Si doveva interagire con l'oggetto nella sua interezza ma in maniera uniforme e controllata, mutandone lo stato senza imperfezioni.
    Intensificò la sua concentrazione, chiudendo a pugno la mano che conteneva gli anelli, come a voler aiutarsi con l'energia meccanica delle sue membra nel soggiogare l'aspro elemento. Le fiamme immaginarie fuoriuscirono dalla morsa, mentre sentiva il metallo vibrare sempre più a contatto con la sua pelle.
    Poi un suono lieve, appena un gemito.
    Il rosso aprì la mano e vide che l'acciaio era rimasto schiacciato e gli era rimasto impresso parzialmente il palmo e le dita serrate, neanche avesse stritolato una palla di plastilina.
    Ci era riuscito. Aveva annientato la struttura originale, aveva sconvolto l'equilibrio di un oggetto completo e immutabile riportandolo alla sua essenza amorfa, alla mera materia pronta ad essere plasmata. In un certo senso aveva annullato l'esistenza di quegli anelli, asservendo il metallo che li costituiva al suo personale disegno, qualsiasi esso fosse.
    C'era un che di trascendente e terrificante in tutto ciò, ma sul viso di Munisai si dipinse ugualmente un gran ghigno.

    Il giovane spinse la sostanza ormai soffice nella serratura per poi estrarla lentamente, solo allora sollevando la manipolazione sul quel calco che così si solidificò immediatamente. Il ragazzo lo esaminò accuratamente.
    Per aprire quelle manette ci sarebbe voluta una chiave abbastanza classica, a singola mappa, proprio come quella generata da Yato del resto.
    Meglio procedere per gradi.

    Prima cosa, bisognava creare una chiave generica, poi si sarebbe soffermato sui dettagli. Stavolta, oltre alla scomposizione, ci sarebbe stata la ricomposizione della materia in un nuovo oggetto. E dato che di solito è sempre più facile distruggere che creare, meglio mettersi subito all'opera.
    Continuando a tenere sott'occhio il calco nella mano sinistra, prese nella destra i restanti due anelli a disposizione e cominciò subito a demolirne la struttura come aveva fatto poco prima. L'azione fu più veloce a quel giro, come era immaginabile. Idealmente, l'intero processo avrebbe richiesto pochi istanti una volta preso confidenza con la tecnica, ma ci sarebbe voluto un po' di tempo per quello.

    Fase due, creare la chiave.
    Il rosso la visualizzò mentalmente, cercando poi di scolpirne l'immagine nell'acciaio.
    Il risultato fu molto deludente. Una chiave tutta sbilenca, più spessa o più sottile nei punti sbagliati, insomma un mezzo aborto. Quantomeno qualcosa l'aveva sfornato, quindi doveva lavorare più che altro sulla precisione del controllo.
    Fece qualche altro tentativo, andando a migliorare progressivamente, ma nessun risultato fu particolarmente esaltante. Gli era stato consigliato di pensare in tre dimensioni, ma quello era qualcosa di scontato per lui. Avete idea di quante chiavi avesse forgiato o aiutato a forgiare da quando era appena bambino? Una marea.
    Fatto sta che la destrezza delle mani fosse su un piano ben diverso rispetto alla destrezza che aveva con il chakra, per non parlare di quella specifica arte con la quale si stava misurando da minuti, neanche settimane o mesi. Forse cercare di creare in quel modo una spada o una qualche arma sarebbe stato più semplice, paradossalmente. Con un oggetto piccolo come una chiave e che doveva avere dei minuscoli intagli molto precisi su una superficie molto ristretta, d'altro canto, si faceva molta fatica.
    Il ragazzone rifletté un momento e gli venne un'idea. Avrebbe usato un espediente che pure veniva dal suo background nell'arte fabbrile.
    Oltre a visualizzare l'oggetto che voleva creare, l'avrebbe mentalmente racchiuso tra due stampi che ne avrebbero definito e bloccato la forma. Esattamente come avveniva nel sistema a colata usato nella metallurgia, dove il metallo fuso veniva versato appunto all'interno di stampi tridimensionali e poi lasciato raffreddare e quindi solidificare. Un metodo che era stato molto usato anche per realizzare armi come spade e punte di lancia in passato, principalmente quando era il bronzo a farla da padrone come materia prima nell'artigianato bellico. Ma non era la tecnica in sé che avrebbe messo in atto nella sua creazione, bensì avrebbe semplicemente usato il concetto per aiutarsi nel dare corpo alla sua idea. Un trucco per fregare la sua stessa testa e imprimere al materiale una sagoma perfettamente fedele a quella pensata.
    Fece un nuovo tentativo implementando il nuovo espediente.
    Pensò alla chiave e con le vibrazioni della Voce e il suono stesso immaginò gli stampi comprimere il metallo nella forma desiderata.
    Funzionò.
    Una chiave vergine perfettamente foggiata era nella sua mano destra, impugnatura, gambo e pettine.

    Si concentrò ancora di più.
    Ora veniva il passaggio finale, la parte più tosta. Focalizzare la modellazione sul pettine, la parte piatta sporgente della chiave, e intagliarvi fedelmente il disegno della mappa.
    Mentre passava il pollice sul calco nell'altra mano, per avere un riferimento tattile oltre che visivo, si mise d'impegno su quella micromanipolazione. Fu dura, parecchio, ma in un tempo ragionevole, lavorando di fino con una lima di chakra potremmo dire, il prodotto finito emerse impeccabile.
    Munisai confrontò la chiave che aveva plasmato con il calco della serratura, poi l'avvicinò al viso squadrandola da ogni angolazione.
    Ci siamo annunciò infine, brandendo tra pollice e indice il frutto del suo lavoro.
    Non c'era incertezza nelle sue parole, ma se il Senju o Tenma avessero voluto sincerarsi coi loro occhi della bontà della sua opera, il rosso li avrebbe accontentati. Nel mentre lo shinobi della Foglia aveva realizzato le chiavi per le manette ai piedi del Jonin, e magari aveva anche già liberato i suoi arti inferiori.
    Procediamo, Yato esortò il compagno incontrando il suo sguardo.
    Avrebbe introdotto la sua chiave nella serratura di uno dei due bracciali metallici per poi fermarsi, aspettando che il Senju lo imitasse.
    Al tre giriamo. Ci sei?
    Attese una parola o un cenno di assenso, poi avrebbe continuato, mantenendo il contatto visivo. Agire in contemporanea era fondamentale.
    Uno. Due. Tre!
    La chiave ruotò nella serratura.





    Chakra: 24,25/30
    Vitalità: 10/12
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 300
    Velocità: 300
    Resistenza: 300
    Riflessi: 300
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Fuuma Kunai × 1
    • Kunai × 1/4
    • Coltelli da Lancio × 3
    • Cartabomba I Distruttiva × 1
    • Tonico di Recupero Minore × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1
    • Occhiali × 1
    • Cotta di Maglia Inferiore × 1
    • Gambali in Cuoio × 1
    • Filo in Acciaio [10m] × 1
    • Corda di Canapa [10m] × 1
    • Rotolo da Richiamo × 1

    Note
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