[MG] - FurtoTerritorio:

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    Furto





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    La mostra


    I



    C'era un oggetto da proteggere, un monile vecchio oltre 600 anni, risalente ad una delle antiche dinastie di imperatori che regnava nel continente prima del mondo ninja come lo si conosceva. Il monile doveva essere esposto in una collezione privata, insieme ad altri 150 pezzi unici e più o meno costosi. La collezione si sarebbe tenuta al piano terra della villa del magnate d'arte Iroshi Tamasaki. Un uomo tanto colto quanto vanitoso quanto grasso. E lui era decisamente grasso.

    Izanami era stata convocata insieme ad un'altra studentessa di Oto per presidiare alla mostra e, in particolar modo, per proteggere il monile. Iroshi era di fronte a loro e stava spiegando come l'evento sarebbe stato strutturato. Sui sui lati, due avvenenti ragazze lo stavano ad ascoltare, affascinate dalle sue parole. L'uomo non aveva figlie e nemmeno sposato, ma gli piaceva circondarsi di belle presenze. Mentre parlava, il suo triplice mento traballava in maniera buffa:Mie care, sono così contento che abbiano mandato due kunoichi così affascinanti per questo incarico! Nonostante il suo fisico trasandato, il suo tono era quasi affascinante:I miei ospiti sono persone molto rinomate, e non vorrei che venissero disturbati dalla presenza di rozzi ninja o di burbere guardie del corpo. Seguitemi. L'uomo, con il suo piccolo seguito, le avrebbe quindi fatte entrare nella sontuosa villa.

    Le due kunoichi sarebbero state accolte in uno spazio largo quattro metri e lungo oltre trenta. I pavimenti di marmo scuro, dal marrone al verde, facevano risaltare gli interni intonacati di bianco. Lungo le pareti, le opere erano già state posizionate in maniera ordinata: quadri, busti e bassorilievi tutti rigorosamente catalogati. Lo spazio in cui si trovavano proseguiva sugli altri tre lati della struttura quadrangolare con le stesse caratteristiche. Verso l'interno, enormi porte finestre permettevano l'accesso ad un giardino centrale, chiaramente visibile da ogni parte del primo piano, e da cui si poteva scorgere una rigogliosa e ben tenuta vegetazione. Ci aspettiamo circa 1000 persone all'evento durante l'arco della serata. Gli ospiti potranno osservare le opere ed utilizzare il giardino dove sarà tenuto anche un piccolo rinfresco. Chiaramente tutte le opere qui presenti sono inestimabili, ma il vostro scopo principale è difendere quello che è contenuto dietro questa porta. Si erano fermati davanti una delle tante porte che si aprivano sui muri esterni dello spazio espositivo. Le porte si mimetizzavano con le pareti, essendo anch'esse dipinte di bianco, e davano l'accesso ad altre stanze del primo piano. Ad ogni modo, tutte le porte sarebbero state chiuse per l'evento.

    Aprendo la porta davanti la quale si erano fermati, i gruppetto sarebbe entrato in una stanzetta ristretta, sei metri per sei, parete dipinte in blu scuro, in cui era contenuta una sola teca di vetro illuminata artificialmente. All'interno il prezioso monile brillava quasi di luce propria per i riflessi che i suoi preziosi diffondevano nella stanza.Bellissimo non è vero? Disse il magnate tra le risate di assenso delle sue accompagnatrici. La teca è praticamente indistruttibile e solo io ne ho la chiave. Questa stanza sarà chiusa per tutto l'evento e verrà aperta solo all'ultimo per mostrare il monile agli ospiti come gran finale della serata. Si rivolse quindi alle due kunoichi:Mi raccomando: siate discrete, non importunate nessuno e, soprattutto, proteggete il monile. Intesi? Vi lascio discutere dei dettagli. Avete un paio d'ore di tempo prima che arrivino tutti!Così dicendo, l'uomo lasciò le due ragazze per andarsi a preparare.

    Per tutti i Kami, quanto parla.... disse la sua compagna di missione. La ragazza era più grande di Izanami, non era lontanamente bella quanto lei, ma aveva uno sguardo intelligente, leggermente offuscato da quella che sembrava noia. Stupidi ricconi...senti vediamo di non calpestarci troppi i piedi ok? Decidi tu come pensi sia meglio procedere...io non vedo l'ora che questa stupida missione sia finita....

     
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    Gutta cavat lapidem


    I

    Guardava distrattamente la lettera che le era stata appena consegnata da uno dei bonzi.
    L'aveva già letta una volta, e seppure comprendesse il significato singolo di ogni parola, faticava a capire quale fosse lo scopo per cui l'amministrazione, tra tutti i pezzi di carne da mandare al macello che possedeva, aveva dovuto scegliere proprio lei. Inarcò un sopracciglio, prendendo una boccata d'aria dalla lunga pipa con aria pensierosa.

    Dimmi, cosa pensi che possano volere da me? Illuminami.

    Lanciò la lettera ai suoi piedi, lasciando che l'uomo di fronte a lei la raccogliesse e che si inginocchiasse, leggendola rapidamente. Vide la sua espressione cambiare, da un'iniziale concentrazione al successivo stupore, per finire con uno sguardo perplesso che rivolse direttamente a Izanami.

    Credo, se mi è permesso, che il Villaggio abbia richiesto la sua presenza per una missione. Come ci aveva richiesto, abbiamo inoltrato la sua richiesta di adesione all'accademia, in modo da permetterle di allenare il suo nuovo corpo, e di acquisire più forza.

    La Dea annuì pensierosa, appoggiando la pipa e incrociando le mani in grembo.
    Certamente, era stata lei stessa a dare quell'ordine alcuni giorni prima. Alzò una mano, aprendola e chiudendola ritmicamente di fronte a sé. Era debole, e poteva percepirlo in ogni fibra del suo essere. I muscoli non rispondevano ai lenti stimoli cerebrali, perfino le sue ossa parevano stridere ad ogni movimento. Di certo l'incarnazione era un processo complesso, un rituale antico che era stato perfezionato nel tempo dalla Setta. Ma non era perfetto, e una delle sue maggiori controindicazioni risiedeva nel lungo periodo di infermità a cui costringeva il nuovo ospite.
    Tuttavia, Izanami era ben conscia di non avere tempo da perdere. Aveva delle ricerche da portare avanti, degli obbiettivi da raggiungere. Era stata dormiente per troppo tempo, era giunto il momento per l'incarnazione della Morte stessa di camminare nuovamente sulla Terra. E con essa, sarebbe arrivato presto il suo esercito.
    Se per raggiungere tutto ciò che desiderava avrebbe dovuto servire prima Oto, che così fosse.

    [...]

    Ascoltò il discorso dell'uomo in religioso silenzio, limitandosi a prendere le misure della stanza e a osservare la compagna di team che le era stata assegnata. Non che le interessasse particolarmente conoscere qualcosa a proposito, ma l'abitudine a studiare e sezionare cadaveri l'aveva dotata di uno spiccato occhio clinico, nonché di un certo intuito nello stimare le capacità altrui. Quando Iroshi riprese a parlare, illustrando alle due i contenuti della mostra, la Dea non poté fare a meno di considerare che per sezionare il suo, di cadavere, le sarebbero occorsi almeno due dei tavoli su cui era solita operare.
    Quando l'uomo citò la presenza di un antico monile, Izanami inarcò appena un sopracciglio, prestando finalmente orecchio a quello che il mercante d'arte stava effettivamente dicendo. Entrarono nella stanza segreta, e furono subito inondati da un bagliore sorprendente, che si rifrangeva sulle pareti bianche. Effettivamente, il vetro pareva infrangibile. Ma se l'uomo era stato sincero e il monile valeva davvero così tanto, non sarebbe stata una semplice teca a mantenere fuori dei ladri ben motivati.
    Quando finalmente l'uomo si fu allontanato e le due Otesi rimasero sole, l'altra ebbe la poco brillante idea di rivolgersi direttamente a Izanami, cosa che la donna apprezzava poco.

    Non mi pare di averti chiesto la tua opinione sulla faccenda. Non sono qui per collaborare, il mio unico obbiettivo è portare a termine la missione, e mettere alla prova le mie nuove capacità. In futuro evita di comunicarmi i tuoi stati d'animo.

    Disse, voltandosi poi verso la teca. Ne aveva già abbastanza degli esseri umani, di questo era certa.
     
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    La Mostra


    II



    Gemmei aveva un'espressione risentita mentre rispondeva alla dea: Ehi Ehi Ehi...calma! Anche a me non va di star qui a fare la guardia ok? Cerchiamo solo di portare a termine la missione ok? Se ne andò quindi e, mentre si girava, Izanami avrebbe visto che la ragazza le lanciava un insulto sotto voce.

    Gemmei non sarebbe tornata se non molto tempo dopo. Intanto, i preparativi per la mostra erano andati avanti ed erano arrivati a conclusione. L'atmosfera nel palazzo si faceva sempre più tesa mano mano che il momento dell'arrivo degli ospiti arrivava, mentre i vari camerieri e curatori si muovevano in maniera convulsa tra i vari ambienti del primo piano, portando vassoi, targhette e quant'altro. Iroshi manteneva una calma apparente e la sua voce risuonava allegra nelle ampie stanze fino all'orecchio di Izanami anche se lei non voleva vederlo.

    A breve non sarebbe stato l'unica voce. Le centinaia di persone che si aspettavano arrivarono prima a gruppi sparuti, poi in maniera continua. La mostra si riempì di vita e chiacchiericci. Tutte le figure illustri che erano state chiamate si muovevano calme ed ordinate di fronte alle bellissime opere esposte, affascinate, si attardavano a parlare tra di loro in gruppo di tre o quattro, oppure godevano del bel giardino interno e del leggero aperitivo che veniva servito da camerieri dai volti sorridenti. Ma il centro della mostra non erano le opere, ma Iroshi stesso! Dalla sua posizione di guardia davanti la porta chiusa del prezioso monile, Izanami avrebbe visto passare almeno un paio di volte l'uomo, sempre circondato da donne bellissime e da ospiti che ridevano alle sue battute, stimolati dalla sua frizzante intelligenza.

    La serata era andava avanti per almeno un paio di ore, tutta uguale, senza che non ci fossero grandi eventi degni di nota. Gemmei si sarebbe fatta vedere a quel punto: Ho fatto un giro di ronda...tutto tranquillo... uff tutte queste persone...mi manca l'aria...soffro un po' di agorafobia... Vedendo che ad Izanami non interessava un fico secco del suo stato di salute, continuò: ....sai che c'è..? Continuo a fare il mio giro...è un piacere parlare con te... sparì quindi anche lei dalla sua vista, confondendosi nella folla.

    L'urlò arrivò circa un quarto d'ora dopo. Mano mano che le persone si rendevano conto di quello che era accaduto, lo shock generale si trasmetteva di bocca in bocca fino ad arrivare alle orecchie della Dea. Izanami sentì solo parole confuse, caos, mentre la gente si iniziava a muovere in maniera convulsa. Qualcuno era stato accoltellato! Cosa avrebbe dovuto fare? Andare a vedere, oppure rimanere al suo posto di guardia? Forse Gemmei sarebbe arrivata ad aggiornarla, ma questo non accadde. Arrivò invece il magnate. Era da solo, sudato per la corsa che aveva fatto per raggiungerla, gli occhi stravolti. Gemmei è stata accoltellata! Avrebbe detto indicandole il punto dove il fatto era accaduto. La sua voce era rauca, strozzata, completamente priva del fascino e dell'allegria che l'aveva caratterizzata fino a quel momento, forse stravolta da quell'atto barbarico in casa sua!
     
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    Gutta cavat lapidem


    II

    La giornata era trascorsa di fronte agli occhi impassibili di Izanami.
    La folla creatasi era quasi opprimente, mentre la voce del proprietario di casa risuonava forzatamente allegra tra le imponenti pareti in pietra della magione. Tutti quei suoni, quei colori, creavano un insieme quasi ipnotico e sovrastante per la donna, per cui ogni stimolo esterno risultava nuovo e ogni volta diverso dal precedente, portando quasi a una saturazione dei suoi cinque sensi.
    Una masnada di persone si era avvicendata davanti alla porta nascosta cui l'otese faceva la guardia, fra essa ovviamente erano figurati anche Iroshi e Gemmei, che però non ricevettero più che un cenno del capo il primo, e un sopracciglio alzato la seconda.
    La dea aveva dunque avuto parecchio tempo per meditare e esibirsi in quei micromovimenti che le erano ancora necessari per controllare che la presa del suo spirito sul corpo fosse salda come sempre, salvo evitare spiacevoli sorprese in caso di necessità. L'atmosfera all'interno della casa era dozzinale, così come lo erano il suo proprietario e la donna che Oto aveva mandato insieme a Izanami. Inutile sottolineare come tutto questo contribuisse a mettere alla prova il suo già infinitesimale livello di sopportazione verso gli esponenti più deboli della razza umana, la cui unica utilità ai suoi occhi era quella di servire come cadaveri da sezionare, e di cui poi disfarsi senza particolari cerimonie.
    Fu un grido improvviso a spezzare quella noiosa routine, fendendo l'aria e arrivando veloce fino a Izanami. La gente pareva in preda al panico, muovendosi scoordinatamente verso le vie di fuga più prossime, quasi avessero collettivamente visto un fantasma o una qualche entità terrifica. La dea non si scompose, limitandosi a spostare il peso da una gamba all'altra e ad aguzzare occhi e orecchie, alla ricerca di un indizio che le rivelasse la natura di tale sconvolgimento. L'indizio non si fece attendere, palesandosi sotto forma del proprietario di casa, Iroshi. L'uomo, abbandonato tutto quel suo affettato aplomb mostrato in precedenza, si presentò al cospetto di Izanami col volto paonazzo, come in preda di un'atavica paura.

    Comprendo.

    E così era stata accoltellata. La cosa non procurò alcuna reazione emotiva nella donna, la quale comunque pareva decisamente incapace di provare alcunché. Spostò lo sguardo penetrante sul viso dell'ospite, estraendo contemporaneamente il proprio ventaglio e mantenendolo chiuso di fronte al viso. La morte di Gemmei poteva essere un problema burocratico per Oto, forse un lutto insuperabile per i familiari della donna, ma di certo non avrebbe portato alcun cambiamento nell'esistenza della Dea.

    Così è l'esistenza, vecchio. Dagli albori della civiltà i deboli vengono sopraffatti da chi è più capace di loro. Non era in grado di sopravvivere, e così è perita. Vuoi che versi lacrime per lei, che mi disperi?

    Sospirò, spostando lo sguardo lontano, nel luogo indicato dall'uomo come teatro dell'incidente. La folla non accennava a diradarsi, mentre tutt'intorno regnava il caos.

    Non accadrà, temo.

     
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    Inganno


    III


    Il magnate, già scioccato per come la sua serata fosse stata rovinata, strabuzzò gli occhi alla risposta fredda della kunoichi. Si riprese subito però: Che diavolo me ne frega se tu piangi o meno! Qualcuno è entrato in casa mia, ha accoltellato una delle mie guardie e sicuramente adesso punterà al monile se non lo ha già fatto! Prestò aprì la porta, devo vedere! Così dicendo avrebbe passato la chiave della porta alla kunoichi perché ci pensasse lei a controllare il monile. Oltre ad aver perso completamente ogni traccia di charme, l'uomo chiaramente non stava mostrando molto coraggio se voleva mandare avanti la ragazza per timore che una persona ostile potesse già essere penetrata nella stanza.

    Ad Izanami sarebbe toccato farsi avanti. Era sicura che nessuno fosse riuscito ad ignorare la sua guardia, ma chiunque avesse attaccato la sua compagna chiaramente doveva avere doti ninja, altrimenti difficilmente sarebbe riuscita nel suo intento. Non era quindi da escludere che costui avrebbe potuto avere capacità tali da permettergli di passare inosservato.

    Fu solo quando la sua mano girò la chiave nella porta, tuttavia, che Izanami si sarebbe accorta di quale fosse il problema. Iroshi si era avvicinato a lei, in un misto di paura stemperata dall'apparente voglia di controllare se il gioiello fosse al suo posto. Eppure, proprio quando il suono metallico della chiava schioccò nella toppa della porta, sarebbe accaduto l'impensabile. Senza preavviso alcuno, due tanto sarebbero comparsi nelle mani di Iroshi, il quale avrebbe tentato di pugnalare Izanami in entrambi i reni, provocando quindi una ferita quasi mortale.

    In un sussurro spavaldo, mostrando quindi una voce molto più femminile di quella roca che aveva camuffato fino a quel momento, il falso Iroshi avrebbe detto:Scusa cocca nulla di personale, solo solo affari... Solo allora forse Izanami avrebbe capito cosa fosse successo. Chiunque volesse rubare il monile doveva aver rubato la chiave al vero Iroshi per poi assumerne le sembianze. Con il nuovo aspetto probabilmente aveva colto la sua compagna di squadra con la guardia abbassata ed era riuscito ad accoltellarla, non differentemente da come aveva fatto con la Dea.

     
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    Gutta cavat lapidem


    III

    Osservò perplessa la chiave che l'uomo le stava porgendo, mentre quello balbettava appena il suo disappunto per la risposta della shinobi. l'Iroshi che si trovava di fronte era un uomo totalmente diverso rispetto a quello che solo poche ore prima aveva accolto lei e Gemmei, mostrandosi in tutta la sua arguzia ed eleganza. Ora la Dea poteva vedere l'agitazione dipingersi sul suo volto paonazzo, mentre le vene del collo e della fronte parevano stare quasi per esplodere sotto il sottile strato di pelle che le divideva dal mondo esterno. Così era questo l'effetto che la paura sortiva sul corpo umano. Agitazione, pressione, sudorazione. La donna inclinò appena la testa, continuando ad osservare Iroshi; immaginò di spalancarne la gabbia toracica, per osservarne il cuore battere all'impazzata e i polmoni contrarsi con un ritmo forsennato, quasi febbrile. Aveva imparato molto dai suoi studi anatomici, eppure ancora qualcosa le sfuggiva. Le emozioni, forse?

    Non comprendo la tua richiesta. Non v'è anima viva che possa aver attraversato questa soglia. A meno che tu non creda agli spiriti, la condizione del monile è rimasta immutata in queste ore.

    Socchiudendo per un attimo gli occhi, la Dea afferrò la chiave con la mano sinistra, continuando a mantenere nella destra il ventaglio chiuso. Voltandosi, e infilando la chiave nella serratura, poteva sentire il pesante fiato dell'uomo lambirle appena la sensibile pelle del collo, riuscendone a saggiare perfino l'odore. La chiave fece scattare la serratura con un familiare rumore metallico. Eppure, quello non fu l'unico suono che pervenne alle orecchie di Izanami. Avvertì le tracce di un movimento rapido dietro le sue spalle, come se Iroshi avesse improvvisamente preso a muoversi con una velocità del tutto impensabile per un uomo della sua stazza. L'Otese si abbassò d'istinto, ma nel farlo potè percepire nettamente due lame sfiorarla, andando ad incidere il primo strato di pelle e facendola, con tutta probabilità, sanguinare all'altezza delle scapole. In breve fu a contatto con il terreno, e compì una mezza rotazione sui talloni, andando contemporaneamente ad aprire il ventaglio. Una volta trovatasi frontale all'uomo si alzò, accompagnando il gesto con una spazzata del ventaglio diretta all'ampio ventre di non-Iroshi, dal basso verso l'alto seguendo una diagonale sinistra-destra. Avrebbe poi lasciato cadere il ventaglio a terra, sperando di attirare l'attenzione di quella che si era palesata come una donna.

    Non sono affari, è tutta questione di sopravvivenza.

    Lasciando che il chakra confluisse libero attraverso il suo apparato circolatorio, Izanami afferrò in velocità le braccia dell'avversario all'altezza dei gomiti, andando poi a sferrare allo stesso un potente calcio portato con la gamba destro al fianco sinistro del finto Iroshi. Comunque fosse andato l'attacco, avrebbe poi piegato le ginocchia, caricando un violento colpo di palmo contro il mento dell'uomo, cercando di forzare le giunture del collo e fargli perdere momentaneamente l'equilibrio. Avrebbe poi fatto qualche passo indietro, recuperando da terra il ventaglio e andando a richiudere la porta alle sue spalle.

    Pensi di aver ottenuto un vantaggio, presentandoti sotto mentite spoglie, ferendomi alle spalle?

    Lasciò andare la maniglia, portando la mano sinistra a contatto con una delle due ferite infertele dalla sconosciuta. Quando pose velocemente lo sguardo sulle sue dita, potè vedere di sfuggita una macchia rossa allargarsi sulla pelle color del latte. Izanami sospirò appena, portando le dita vicino alle labbra e saggiandone il gusto. L'odore ferroso del proprio sangue parve quasi darle alla testa, inebriando i suoi facilmente eccitabili sensi e facendola sentire più mortale e vicina alla fine che mai.

    Non è una vergogna versare il proprio sangue. Dovremmo considerarlo un momento sacro, unico nel suo genere. Grande potere risiede nel sangue degli uomini. È ciò che vi separa dai morti. Lascia che io possa saggiare il tuo sangue, straniera. Non potresti farmi onore più grande.

    Un sorriso appena accennato si fece strada sulle labbra color cremisi, svelando una linea di denti perfettamente bianchi.

    Niente di personale, sono solo affari.




    Chakra: 6/10
    Vitalità: 7.5/8
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 100
    Velocità:  100
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
    1: Schivata
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: Attacco con ventaglio
    2: Colpo di palmo
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: Colpo Brutale [TA]
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kunai × 5
    • Tessen × 1
    • Kakute × 1
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Dadao × 1
    • Tonico di Ripristino Inferiore × 1
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Respiratore × 1

    Note
    ///
     
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    Scontro tra kunoichi


    IV


    Romi, questo il nome della nukenin che si era infiltrata nella casa del magnate, certamente non si sarebbe aspettata una reazione così rapida. I taglietti che aveva inferto ad Izanami non erano certamente sufficienti a metterla fuori gioco. Tuttavia, anche Romi era pronta al combattimento. Con i tanto ancora in mano, riuscì a respingere il colpo di ventaglio che la Dea le rivolse. Non si aspettò, tuttavia, che l'accademica avrebbe lasciato andare la sua unica arma per afferrarle entrambe le braccia. E che velocità! La presa fu rapida ed il calcio al fianco ancora di più. Fece male, ma Romi impastò del chakra per attutire il danno....Ugh..! Romi venne strattonata ma riuscì a mantenere la presa sui tanto, nonchè schivare l'ultimo colpo di palmo della Dea, sgusciando di lato all'ultimo momento.

    Tra le due si venne a creato uno spazio e, con esso, una piccola pausa. La nukenin aveva subito un brutto colpo al fianco. Forse aveva due costole rotte, ed infatti, ora che Izanami la osservava, la sua postura era diventata asimmetrica. Il viso della ragazza, non più sotto effetto della henge, tuttavia mostrava un beffardo sorriso, non senza una traccia di dolore. Che stronza! Con un urlo lanciò entrambe i suoi tanto contro la la testa della Dea. Avrebbe quindi atteso che la Dea avesse reagito all'attacco per caricarla con un bastone, prontamente prelevato dalla sua custodia dietro la schiena, con il quale avrebbe tentato un colpo di punta alla testa della Dea. Se il colpo avesse inferto anche un solo taglio, il sangue sarebbe stato copioso, perchè era una zona molto irrorata, e colando sugli occhi le avrebbe reso difficile continuare il combattimento in maniera efficiente.
    Chakra Romi: 5.5/10

     
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    Gutta cavat lapidem


    IV

    Osservò la colonna vertebrale della donna di fronte a lei curvarsi, assumendo una forma decisamente innaturale. Dalla prospettiva di Izanami, le modifiche che essa aveva causato al corpo dell'avversaria assumevano un interessante oggetto di studio; chissà quanti colpi quella concatenazione di ossa avrebbe potuto subire, prima di spezzarsi definitivamente. Due colpi andati a vuoti, uno a segno, due ferite subite: la Dea arricciò appena le labbra, tenendo il conto delle offensive e difese intercorse in quel breve scontro. Breve, ma per i suoi gusti già protrattosi fin troppo.

    Una giovane donna impertinente, non c'è che dire.

    Ammiccò, mentre quella la guardava con occhi ferali, procedendo poi a scagliarle contro due coltellacci, diretti al suo volto. Izanami mantenne intatto il proprio sorriso serafico, limitando a fare un passo a sinistra e a inclinare leggermente il capo nella direzione, lasciando che i due oggetti contundenti sfrecciassero innocui oltre il suo capo, conficcandosi dunque nella pesante porta alle sue spalle.

    I tuoi attacchi sono impulsivi, irragionevoli. Pregni di paura, forse?

    Quando quella tornò alla carica, puntando contro il viso della Dea un volgare bastone, l'otese si limitò ad estrarre rapidamente con la destra il dadao che teneva nascosto sotto l'haori bianco latte, andando a frapporlo tra sé e l'arma dell'avversaria. Era un'arma antica, dall'elsa bronzea finemente intagliata, nonché arma preferita da Izanami per compiere i numerosi sacrifici rituali che si compivano regolarmente al tempio. Un lampo rosso come il sangue attraversò gli occhi violetti della giovane donna in cui l'entità sovrannaturale si era incarnata; era tempo di cogliere i frutti dei suoi attacchi.

    Non devi temere la morte, essa arriverà per tutti, a tempo debito. Un'oscurità tale che ignhiottirà anche la luce dell'alba. Cosa ti spaventa, l'inferno?

    Lasciò che quelle parole appena sussurrate riempissero il misero spazio venutosi a creare tra le due. Con la mano destra ancora impegnata a contrastare l'attacco portato con il bastone, Izanami si limitò ad allungare rapidamente la mano sinistra, collocandola a livello del gomito del braccio della donna, quello in cui reggeva il bastone. Istantaneamente, quella avrebbe potuto percepire un intenso bruciore irradiarsi dalla zona toccata dalla dea, fino a propagarsi per tutto l'arto. Poi, avrebbe visto le fiamme.

    Esiste solo un inferno, mia cara. Ed è quello in cui viviamo ora.

    Mentre quella fosse stata impegnata a estinguere le fiamme, Izanami avrebbe sfruttato il momento di distrazione per sferrare l'attacco che quell'illusione voleva celare. Alzò il dadao, effettuando una violentissima spazzata da destra verso sinistra, diretta al collo scoperto della donna. Probabilemtne non l'avrebbe decapitata, ma la Dea puntava più che altro a praticare una lunga e profonda incisione nella giugulare dell'avversaria. In quel punto così delicato, un colpo ben assestato poteva portare alla morte in pochi minuti. Completando il movimento verso destra, poi, avrebbe terminato l'offensiva con un calcio sinistro ben assestato al costato di Romi, con l'intenzione di farla capitolare definitivamente a terra.
    Solo una delle due sarebbe rimasta in piedi, e Izanami era ben cosciente della necessità che quella persona fosse proprio lei.


    Chakra: 1/10
    Vitalità: 7.5/8
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 100
    Velocità:  100
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
    1: Schivata
    2: Parata
    3: ///
    Slot Azione
    1: Fendente
    2: Calcio
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: Tocco dell'autocombustione [TA]
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kunai × 5
    • Tessen × 1
    • Kakute × 1
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Dadao × 1
    • Tonico di Ripristino Inferiore × 1
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Respiratore × 1

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    Impulsività


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    Lo scontro si stava protraendo e questo non piaceva alla nukenin. Perchè il furto avesse successo, tutto si sarebbe dovuto svolgere in pochi istanti, così che nessuno si potesse accorgere del suo entrare nella stanza del monile e trafugare l'oggetto. Tuttavia, la nukenin aveva trovato un'osso duro, che schivava con eleganza e perizia i suoi attacchi, mentre vaneggiava di assurdità sulla morte, la vita e l'inferno. Sei proprio una pazza svitata! Disse usando il braccio per difendersi dalla mano di lei che si era protratta in quello che, in un primo momento, non era apparso un vero e proprio attacco. Sfortunatamente per Romi lo era e l'illusione prese il sopravvento mentre calde fiamme le parvero avvampare sul suo braccio. Che diavolo mi hai fatto!?! Cercò con l'altra mano di coprire il fuoco che la divorava, ma non lasciò la sua arma. Nonostante l'illusione, la ragazza si era mantenuta lucida. Tuttavia, essendo impegnata nel salvarsi il braccio, rimase completamente scoperta al successivo attacco della Dea! La lama corse velocemente verso la gola della ragazza, sul cui volto si era dipinto uno sguardo di terrore. Eppure, il dadao non trovò la carne di Rome, bensì, al suo posto, un grumo ispido di capelliImpasto Basso per riflessi. Overcap attutì grandemente il colpo di lama, lasciando solo un effetto contundente che, comunque, provocò un danno notevole alla ragazza e quasi non le spezzò il collo.

    Romi non riuscì comunque a difendesi dal successivo calcio, nonostante la distrazione dell'illusione fosse finita. Ma con un guizzo guerriero, riuscì ad ogni modo a rivolgere l'Hanbo verso il basso ventre di Izanami in un maldestro ma potente subisci e mena. La potenza dell'ultimo colpo subito l'avrebbe fatta comunque capitombolare per terra, e da quella posizione non si sarebbe più mossa. Per portare a termine quell'ultimo attacco, aveva dato fondo a quasi tutto il chakra che aveva a disposizione. Il suo fisico non l'aveva tollerato, e Romi era svenuta ancor prima di toccare terra.

     
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    Mother of dragons

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    Gutta cavat lapidem


    V



    L'ultimo colpo della ladruncola le aveva mozzato il fiato, costringendola a terra. Un rivolo di sangue sgusciava lento tra le sue labbra rosa pallido, facendosi poi strada sulla pelle bianco latte. Poteva avvertire chiaramente quanto il corpo che ora inabitava fosse al limite; i muscoli si contraevano innaturalmente, imbevuti di acido per lo sforzo compiuto, i polmoni bruciavano, e anche i suoi occhi parevano essere sul punto di chiudersi, lasciando che Izanami sprofondasse in un oblio che l'avrebbe riportata in salute, forse. Eppure, proprio in quell'istante di estrema fatica e tensione fisica, la Dea aveva provato quell'estasi tipica di chi si trova sul baratro appena prima di saltare, di fronte ad un abisso che al contempo ripudiava e desiderava con tutta sé stessa. Per lei, vedere la morte così da vicino, essere in grado quasi di toccarla, di toccarsi, era uno dei più grandi provolegi dell'essere mortale.

    Hai combattuto bene, nonostante la tua impulsività.

    Con le ultime forze si era trascinata a fianco di Romi, oramai in preda ad uno stordimento profondo. Con la destra le afferro il viso, facendole poi voltare il capo ed esponendone il collo, sotto la cui sottile pelle poteva chiaramente individuare le pulsazioni della carotide, lente e regolari, oramai lontane dai furiosi ritmi della battaglia.

    La colpa non è tua, come potrebbe. Questa è una battaglia che combatto da molto più tempo di te. L'unica battaglia, che sempre è stata e sempre sarà: la vita contro la morte.

    Sospirò, tracciando i contorni del collo della ragazza. Sarebbe bastato un movimento repentino del suo ventaglio, e la vita ne avrebbe abbandonato il corpo. Un altro cadavere da aggiungere allo sconfinato esercito di chi, oramai, era già perito. Mentre i vivi continuavano a diminuire, il suo seguito non poteva far altro che aumentare; era la natura stessa a fornirle quell'invincibile vantaggio. Eppure, eppure...

    Verrai con me. Da viva, per ora. In futuro, chissà. Chi è che non è condannato a lasciare questo mondo, d'altronde?

    Con del filo di nylon le bloccò mani e piedi, riducendola a non più di un sacco inerte di muscoli e organi. Nelle ultime settimane i riti che la Dea performava su cadaveri e moribondi avevano cominciato a sortire un qualche effetto. Il confine tra morte e vita non le era mai apparso così labile, e non voleva lasciarsi sfuggire l'occasione di comprendere appieno la natura di questi due fenomeni. Romi, in tutta la sua impazienza e perseveranza, avrebbe rappresentato l'oggetto di studio perfetto. Oppure sarebbe morta.
    Izanami inspirò, mettendosi a sedere con la schiena contro al muro freddo. Poi lasciò che lo sguardo corresse per la sala, alla ricerca di Iroshi.
     
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    Fine


    VI


    Izanami reagì in maniera corretta all’ultimo attacco di Romi. Costretta a scegliere tra il subir un attacco dalle conseguenze incerte e utilizzare il chakra, finendo certamente fuori combattimento, la dea si era sobbarcata il rischio di un attacco diretto della nukenin, finendo con il ricevere un danno non così elevato.

    Izanami stava legando Romi, quando il mecenate, quello vero, si sarebbe presentato davanti la porta ancora chiusa che custodiva il monile. oh dio, dio...sono finito, rovinato! Il monile, dimmi almeno che il monile è al sicuro, Izanami! Disse completamente incurante delle condizioni della kunoichi di Oto e della sua collega. Resosi conto che il monile era al suo posto, tuttavia, anche il mecenate si sarebbe rilassato. ah bene...ma tu sei ferita cara...presto chiamate un dottore! E chi è questa ragazza...è colpa sua tutto il casinò di questa sera..? Non ci posso credere... Dopo poco sarebbe arrivato il medico chiamato dal mecenate. Considerando come era vestito, probabilmente il medico era un invitato della mostra, che si erano trovato nel mezzo degli eventi. fatti dare un’occhiata ragazza...non sono un ninja ma faccio questa professione da trent’anni...ah se te lo stai chiedendo la tua amica sta benino, ha subito una brutta ferita, ma sono riuscito a bloccare l’emoraggia, Se avesse voluto, anche Izanami avrebbe potuto farsi visitare dal vecchio medico, il quale le avrebbe dato una bella rattoppata.

    La serata si era volta alla sua conclusione. Sebbene la mostra non fosse stata un successo, almeno il monile che dovevano proteggere era al sicuro, al suo posto. Izanami aveva anche catturato Romi come prigioniera. Che l’avesse consegnata al suo villaggio o l’avesse tenuta per se, sarebbe stata una sua libera scelta.
     
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    Gutta cavat lapidem


    VI


    La voce starnazzante di Iroshi non si fece attendere, e risuonò acidula sin dal fondo del corridoio.
    Sul volto dell'uomo Izanami potè leggere i chiari segni dell'agitazione: paonazzo, si agitava in modo inconsulto mentre gocce di sudore freddo gli imperlavano la fronte.

    Il tuo gioiello non è stato toccato da nessuno, Iroshi. Lo stesso non si può dire di chi ha provato ad appropriarsene.

    Annuì appena alle parole del mecenate, mentre con una mano spostava i capelli dal volto addormentato di Romi. Nella mancanza di coscienza sembrava quasi pacifica, inoffensiva.

    Non mi ha rivelato quale fosse il suo obbiettivo, o se avesse un mandante. La riporterò con me al mio tempio, lì otterrò notizie più certe.

    In un modo o nell'altro, la donna avrebbe parlato.
    Allontanò la mano che il vecchio medico le porse, rifiutando l'assistenza che Iroshi le aveva offerto. Izanami era l'unica in grado di gestire la complessa anatomia del proprio corpo, il fragile filo che legava la sua essenza a quella forma mortale. Non avrebbe lasciato che un uomo qualsiasi la toccasse o interferisse con il suo chakra.

    Va bene così, vecchio. Curerò le mie ferite da sola, non temere.

    Si caricò Rumi in spalla, nonostante la contenuta stazza e il lungo viaggio che la attendeva.
    Oto la attendeva, il suo tempio la attendeva.
    Ma, soprattutto, Romi, il suo corpo, e i suoi segreti la attendevano, pronti a essere eviscerati sul tavolo operatorio dei suoi appartamenti.

     
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