Ritorno dagli Inferi

Quest B

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  1. Febh
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    È colpa tua. Ratty

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    Stavo abbassando la dose degli anestetici per provare a risvegliare il mio paziente, ormai stabile, così da valutare quali e quanti danni avesse subito il suo cervello, quando una voce e una terribile presenza alla mie spalle mi fecero rizzare tutti i peli del corpo, mentre scattavo come un gatto con le mani strette saldamente sulla siringa che impugnavo quale unica arma appuntita disponibile. T..TU! Era quel pazzo che ore prima mi aveva affidato il paziente. Era sempre stato là? O era entrato e uscito senza far rumore? Entrambe le ipotesi mi sembravano poco plausibili, eppure era là a fissarmi. Ascoltai appena le sue parole di ammonimento sulla mediocrità delle mie arti mediche, serrando i denti per tollerare la nauseante e ingombrante aura di follia e istinto omicida che riempiva la stanza stanza nemmeno fosse nebbia tra le più fitte. Mancano ancora alcune ore...non ho ancora finito. Cercai di dire, ovviamente come autodifesa: avevo quattro ore a disposizione secondo gli accordi...che avessero cambiato idea nel mentre? Sudavo freddo.

    Non so nemmeno se il suo sistema nervoso funziona, l'adrenalina è il mezzo con maggiori probabilità di...Cercai, non so nemmeno io il perchè, di giustificarmi, e non certo perchè il danno ai testicoli potesse essere riprovevole, la cosa non mi importava, ma poteva essere inefficace o impreciso e detestavo quell'imprecisione. Non sapevo nemmeno di cosa stesse parlando quando iniziò a parlare di invertire gli organi, quando una voce feroce come un chiodo mi trapassò il cranio. Aveva sicuramente detto qualcosa e avevo capito cosa fosse, ma non ricordavo esattamente le parole o le caratteristiche del suono (era un suono?), solo il vago dolore del suo passaggio. In che guaio mi ero cacciato? Se non altro ad Ame grossi guai implicano grosse possibilità di guadagno...ma a che prezzo? E quale rischio? Visigoto? Era del Visigoto la voce nella mia testa? Un nome che mi ricordava vagamente qualcosa, forse un commento sfuggito al Sensei tempo addietro ma che non avrei saputo piazzare o associare a qualcuno in particolare. Era...era solo una prova? Ho dovuto dare il massimo per questo qui, ed era solo una prova? Ma abbassai velocemente i toni: meglio non provocare quel folle con gli occhiali, dal quale fortunatamente venni allontanato con sbrigativa efficacia dall'uomo che mi aveva assunto. Provai un moto di stizza e aggressività verso di lui, ma lo seguii comunque. CHIUNQUE era meglio di quel sinistro scienziato, forse persino il Flagello.

    Non mi importava cosa avrebbe fatto al ragazzo, ma sapevo per certo che pur volendo migliorare nell'arte medica non avrei MAI dovuto seguire il suo esempio o i suoi insegnamenti. Sanzo-san dei Quadri. Forse sono debole e manipolabile. E posso comprendere la necessità di provare la merce. Dissi, senza scrupoli nel riferirmi a me stesso come mera mercanzia. Tuttavia ricorderò questo trattamento. Niente di più, nessuna minaccia nè particolare inflessione della voce: una mera constatazione che poteva voler dire tutto o niente. Il tempo avrebbe dato ragione alle mie parole. Cercai invano di rammentare la strada che stavamo percorrendo nei condotti bui sotto Ame, alcuni umidi e odorosi come fogne, altri più stretti come vecchi passaggi di servizio per la manutenzione, altri come caverne più o meno naturali, ma era inutile. Mi chiesi quanti anni di esperienza avesse accumulato il mio accompagnatore per muoversi là sotto con tanta disinvoltura. Mi pare di capire che il mio datore di lavoro è il Visigoto. Immagino sia uno dei vertici dei Quadri. Qualche consiglio, se dovessi incontrarlo? Non persi fiato a chiederne le generalità o le capacità: non solo non erano rilevanti ma evidentemente non me le avrebbe certo fornite. Inoltre ci sarà modo di recuperare un pò di forze? Ho lavorato senza pause per diverse ore. Mi veniva da chiedere chi avesse fatto il mio nome tra le Picche, ma alla fin fine non mi serviva per sopravvivere nell'immediato.

    Arrivammo infine al nostro obiettivo: una sorta di ambiente pulito e raffinato, raro ad Ame se non nelle sedi di qualche alto papavero o comunque qualcuno con denaro e capacità di conservarlo. Nemmeno a Konoha avevano alcune di quelle apparecchiature, di cui aveva letto in alcune riviste scientifiche, ma mi guardai bene dal dirlo per non far emergere alcun dettaglio sulla mia identità. Un ospedale di tutto rispetto. Ma se avete soldi per questo posto, li avete anche per qualche medico di chiara fama. Quindi se io sono qui è perchè in qualche modo volete che agisca su qualcuno o qualcosa senza che si sappia in giro. E senza che lo sappiano i Cuori, immagino. Velati suggerimenti sul fatto che forse avrei potuto chiedere di aumentare il mio compenso. Ed ecco quindi la risorsa in questione: un ragazzino in salute e profondamente addormentato. Forse un pò troppo addormentato. Ascoltai i parametri della missione che mi assegnavano, e con due giorni a disposizione per svegliarlo certo avrei avuto maggiore respiro che non in appena dodici ore con uno sull'orlo del decesso. Il respiro è troppo regolare. A una prima analisi sembra che dorma, ma il ritmo è troppo perfetto. Ci deve essere qualche alterazione neurologica, ma è strano senza ferite e l'età certo non fa pensare a ictus o affini. In un certo senso il caso era anche interessante.

    Il Fante si quadri mi lasciò campo libero, ritirandosi e concedendomi riposo e vettovaglie, oltre a farmaci e apparecchiature d'avanguardia. Ma il "non riusciamo a svegliarlo" implicava che avevano già provato con quelle cose, e probabilmente anche Saigokage ci doveva aver messo mano, ma senza poter esagerare, senza riuscire. Mi occuperò di lui. Conclusi, occupandomi in primo luogo del fattore più critico: mangiare e riposare. Un medico stanco non serve a nulla e commette errori. Verificato che i parametri del ragazzo fossero stabili, prima di pensare o dedicarmi a lui in alcun modo avrei riposato per almeno quattro ore, dopo aver mangiato e ripreso le forze. Quindi circa cinque ore dopo essere stato presentato al mio paziente, nuovamente in forze, cominciai la mia opera. Solo come lo ero stato con Jin, per quanto non conoscessi il suo nome, cominciai da un'analisi attenta delle condizioni del bambino.

    La pelle giovane e l'apparente sonno contemplavano alcuni movimenti involontari, quindi non c'erano ancora piaghe da decubito prolungato o affini, ma usando anche il legno lo spostai per sistemare un materasso antidecubito che con una serie di camere d'aria che si gonfiavano e sgonfiavano ritmicamente riducevano il rischio di lesioni alla pelle. Dilettanti. Anche un bambino può piagarsi, e se c'è una piaga tutto si complica. Il piccolo aveva un panno e urinava, e dal prelievo di sangue che gli feci non emersero alterazioni agli esami di routine, come prevedibile dopotutto. Esplorai ogni centimetro della sua pelle alla ricerca di ferite o punture: alcuni batteri e alcuni insetti potevano avere effetti neurotossici come la letargia che avevo davanti, ma in qualche modo dovevano prima entrare nel corpo. Cercai di comprendere se il ragazzo era stato nutrito e in che modo nei giorni precedenti, ma sospettavo che lo avessero lasciato là senza grandi supporti, quindi posizionati quasi subito un sondino che dal naso scendesse fino allo stomaco (fastidioso, ma non credevo lo avrebbe svegliato, ma utile), cominciando una blanda nutrizione con un preparato apposito miscelato con acqua in parti uguali. Non potevo lasciarlo a digiuno o senza idratazione, specie la disidratazione poteva essere fatale a un bambino di quell'età. L'analisi e la cura avevano richiesto circa un'ora, ed era il momento di passare a esami un pò più invasivi. Sospettavo che il cervello fosse in qualche modo compromesso, quindi, dopo essermi adeguatamente protetto, usai uno dei macchinari radiologici che avevo a disposizione per una TAC del cervello del ragazzo. Normalmente erano i tecnici a settare lo strumento, e quello a disposizione era più avanzato del macchinario di Konoha, ma c'erano dei programmi di default con cui mi sarei dovuto accontentare: lo scopo era verificare che il ragazzo non avesse tumori o sanguinamenti dentro i capo, o magari altre masse come ascessi o parassiti, che alle volte si annidano nel cervello.

    Se anche questo non avesse dato frutto sarei passato a qualcosa di più intenso, ruotando il ragazzo su un fianco e praticando una puntura direttamente nel midollo spinale, a metà schiena più o meno, per prelevare un campione del liquido in cui è immerso il sistema nervoso: il liquor. La procedura aveva qualche rischio, ma la avevo già fatta e non era così complessa, inoltre punsi là dove il midollo è già terminato e ci sono solo alcune terminazioni nervose, così da non rischiare paralisi o altro. Presi giusto una provetta, quel che bastava per le analisi di cui avevo bisogno alla ricerca di batteri, dna virale o anche semplici alterazioni di elettoliti, zuccheri e magari globuli bianchi che potessero suggerire una qualche alterazione. Nel mentre che attendevo l'esito, con il ragazzino nuovamente raddrizzato sul letto attesi a braccia conserte. Dubitavo che Saigokage o chiunque altro avesse visto il ragazzo prima di me non ci avesse pensato. L'unica cosa che potevo fare di più per iniziare a capire cosa stesse succedendo era andare a indagare nel passato del paziente.

    Posai una mano sulla fronte. L'Interrogazione Mentale agiva anche su soggetti privi di coscienza, e provai a sondare la sua mente, o quel che ne restava, alla ricerca di indizi, mi bastava anche qualche stralcio. Volevo sapere esattamente come stava prima di addormentarsi. Cosa aveva mangiato. Se qualcuno o qualcosa lo aveva punto o ferito o se aveva toccato qualcosa di strano. Mi serviva anche sapere se precedentemente era sano o meno. Ma la prima domanda che feci, forse per alleggerire la mente e testarne le funzioni residue, fu chiedere il suo nome e di dove fosse.



     
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