Ritorno dagli Inferi

Quest B

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  1. Febh
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    È colpa tua. Ratty

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    Per quanto irritato dal trattamento che mi era stato riservato, non potei che cedere almeno un pò, nel mio intimo, per le lodi che contenevano quelle parole. A conti fatto il mio cliente era un affarista che vedeva le persone esattamente come pedine e come numeri, con un valore associato e prospettive di perdita e guadagno. In quel senso non eravamo troppo dissimili. In questo caso vorrò sperare in un premio di produzione, se i miei servizi saranno all'altezza. Commentai quindi dopo la pur blanda minaccia, limitandomi ad annuire quando il fumatore dalla pelle scura mi diede il suo consiglio su come trattare con il Visigoto. Comprendo. Anche se forse la mia comprensione era fin troppo superficiale per potermici affidare più di tanto, ma avrei fatto tesoro di quelle parole.

    Rassicurato dalle discrete condizioni del mio paziente presi tutto il tempo che serviva per un'analisi approfondita, con giusti tempi di riposo e recupero per me, senza la pesantezza di un conto alla rovescia,a a differenza del precedente intervento. Quando le conoscenze mediche raggiunsero il loro limite, mi trovai a dover espandere il bacino degli strumenti a mia disposizione alle arti ninja, così da indagare lo stato mentale del ragazzino. Non trovai quello che mi aspettavo.

    Il bianco e il silenzio di quel luogo erano opprimenti. Un vuoto che non avevo sperimentato nemmeno quando, per tirocinio all'ospedale, avevamo sfruttato la tecnica dell'Interrogazione Mentale su dei ninja in coma o affetti da una sindrome di chiusura mentale dopo Genjutsu. In quei casi c'era pur sempre "qualcosa" anche se vago, spesso confuso e più simile a un rumore di fondo. Qui mi sentivo come se stessi provando a interrogare un sasso. E uno particolarmente riservato. Nessuna mente, nessun ricordo cui agganciarsi, nessun appiglio per iniziare a scavare nella coscienza con l'Interrogazione...solo un vuoto incontaminato. E una figura che si affacciava al mio inconscio. Dunque ESISTEVA qualcosa là dentro: ogni essere vivente per quanto minima ha una mente di qualche genere per il solo fatto di avere attività elettrica cerebrale...e la avevo trovata. Ed era in grado di interagire, persino con un saluto incuriosito.

    Ma se la curiosità del bambino era tanta, la mia era anche maggiore dato che, come temevo sin dall'inizio di quell'ispezione psichica e ancor prima da quando avevo visto i segni di una nutrizione artificiale prolungata, il ragazzino era praticamente una lavagna vuota. Forse le stesse "parole" con cui mi aveva risposto e il concetto stesso di "porre una domanda" li aveva acquisiti in quel momento per la prima volta sentendoli da me. Posi qualche altra domanda senza ottenere risposte concrete ma solo echi delle mie interrogazioni. Il concetto di sè, la concezione di un luogo, la concezione del tempo...tutti concetti alieni per quella mente così pulita, che forse non aveva mai avuto esperienze di alcun tipo. Comprendo...non ti svegli semplicemente perchè non hai idea di come si faccia, o anche solo del fatto che sia possibile. Mi trovai a domandarmi se non fosse una persona concepita in vitro e cresciuta artificialmente...questo avrebbe potuto spiegare la sua condizione, anche se si trattava di capacità mediche di altissimo livello. Ma allora perchè era là?

    Scacciai quel pensiero: ero stato pagato per svegliarlo e non mi doveva interessare il motivo, a meno che non fosse necessario al risveglio stesso, e al momento non avevo elementi per crederlo. Pur mantenendo il contatto cercavo di focalizzare la mia attenzione su quella comunicazione mentale che si stava instaurando e che sin dall'inizio, pur anomala, mi sembrava fin troppo precisa e consistente nella sua vuotezza. Come se fosse fatta apposta...un canale preferenziale? Che il bambino fosse stato PREDISPOSTO per quel genere di cose? Inutile chiederlo a lui ovviamente, ma mi chiesi se non fosse tutta una trappola per me. Eppure nessuno aveva da guadagnarci nell'uccidermi e a mia conoscenza nessuno ad Ame sapeva che conoscevo l'Interrogazione Mentale, non avendola mai usata in quelle terre.. La mia concentrazione venne interrotta quando la proiezione mentale del ragazzino spalancò gli occhi, di un azzurro intenso e dall'aria familiare, mentre i capelli assumevano un colore più scuro e i suoi discorsi improvvisamente si fecero più articolati, stupendomi mentre quello rideva. Come poteva conoscere il significato della parola "ninja" e quello che rappresentava se non sapeva nemmeno le cose più basilari sulla definizione di sè? Ebbi la distinta sensazione di qualcosa che mancava, come se avessi una parola sulla punta della lingua e non riuscissi a pronunciarla, consapevole che se non l'avessi fatto sarebbe stata persa per sempre...ma non uscì mai dalle mie labbra. [Nota]Rinuncio al Ricordo di aver conosciuto Ryuu Mizukiyo in "Caccia fuori Stagione", una missione in cui Yato era guardia del corpo di un grande cacciatore come missione ninja

    Rinuncio poi al ricordo dello scontro finale alla Colonna Evanescente, inclusa la Divinità Spezzata e NuwaFuji.


    Interruppi il contatto per la sorpresa, allontanandomi di qualche passo mentre guardavo il ragazzo con occhi nuovi e carichi di sospetto. Mmmh... Qualcosa era cambiato durante l'interrogazione, qualcosa di significativo che aveva permesso in qualche modo al paziente di apprendere, rapidamente e senza effettivo contesto, delle informazioni che lo avevano reso più presente a sè stesso. Ma le aveva solo lette nella mia mente, o quella strana sensazione era legata a un suo effetto deleterio su di me? Sedetti con i gomiti poggiati sulle cosce e i polpastrelli uniti, mentre ragionavo. Ricordo chi sono. In tutti i sensi. La mia origine. Il Bersaglio. Il Sensei. Il Maestro. Ricordo le mie missioni ufficiali più importanti...a Otafuku, dalle fenici, l'Abete, la Colonna... Mormoravo, troppo basso per essere udibile mentre passavo in rassegna chi ero e ciò che ero, sia come Yato Senju che come Fauno di Ame, con calma e disciplina, cercando mettere a bada l'emozione. Ci volle almeno un'ora. Era possibile che il ragazzo avesse letto la mia mente e basta? Ma allora perchè quella vaga idea di qualcosa che mi sfuggiva? Le persone che conosco al di fuori della famiglia...il Bersaglio, Kairi, Shin, Youkai, il Sensei, il Maestro, il Sunese, Kuchihige-san, Youshi... Ripensare al Sensei, alle Fenici e a Kuchihige mi fece riflettere. Cercai di stilare una mia personale scheda mentale, come se tenessi un archivio, con le informazioni che avevo su di lui e su come potevo utilizzarle. Avevo fatto lo stesso per ciascuno dei nomi che mi erano venuti in mente man mano. Kuchihige-san...cacciatore. Immortale. Conosce molte creature ninja. Buoni rapporti, utile per la reputazione ma non per la Missione. Avevo lasciato una buona impressione su di lui, tanto che richiese nuovamente i miei servizi... Mi accigliai. Ma dove? Ogni missione era un gradino per la vera Missione. Impossibile che non lo ricordi! Eravamo nella foresta...l'Abominio e poi...e poi? Nulla di nulla.

    La possibilità che avessi dimenticato era assolutamente risibile, anche se presente. Ma dovevo essere cauto: il ragazzino era diventato più intelligente attingendo da me. Questo spiegava gli occhi e la somiglianza. Svegliarlo potrebbe significare non esistere più io stesso. Non posso correre questo rischio La Missione era troppo importante, ma ero in una situazione dalla quale non sarei scappato tanto facilmente...girai per almeno un'altra ora valutando possibili piani di fuga, o metodi per convincere il tizio della Nuvola a offrirsi come spuntino per quella mente che aveva solo bisogno di imparare come svegliarsi, ma niente. Il problema principale era non sapere esattamente cosa stesse succedendo, come difendermi e come sfruttare la cosa per salvare me stesso. L'unico modo è comunicare di nuovo con lui. Conclusi, per quanto la cosa non fosse allettante. L'interrogazione però mi permette solo di porre delle domande, non di trasmettere volontariamente informazioni. Non so come o perchè sia andato a pescare quelle che voleva, e nemmeno so se ha preso solo quella che ho identificato...come posso guidare la sua acquisizione in un modo che non mi danneggi? Lasciai che altro tempo scorresse (sempre verificando saltuariamente i parametri del paziente, ovviamente) mentre cercavo una strategia. Forse segue l'inconscio, magari quell'ambiente mi ha in qualche modo guidato a ricordare o focalizzare inconsciamente delle situazioni che lui ha poi acquisito. Ma come faccio a fornirgli le informazioni che IO voglio. Ebbi l'illuminazione, o almeno qualcosa che ci somigliava, vedendo uno degli scaffali nella stanza, quello con i tomi di medicina, sempre pronti per la consultazione come in ogni clinica.

    Uno era un trattato di anatomia, lo stesso da cui avevo studiato tempo addietro. Per caso o per fortuna, la parte riguardante l'apparato locomotore era molto semplice e presentava dei disegni molto chiari, con accenni di fisiologia su come si muovessero i muscoli e le ossa ad essi attaccate. Il ragazzino non sa nemmeno di essere un ragazzino, ma ha pescato il concetto di ninja da me. Magari se riesco a focalizzare la mia mente, conscia e inconscia, su come è fatto il corpo umano e su come funziona, tenendo anche a mente il ragazzo stesso, potrebbe realizzare che LUI è un corpo e che in quanto tale può muoversi e agire. Mi accigliai. Sarà rischioso, dovrei rileggere attentamente il libro e mandarlo a memoria il più possibile e questo costerà tempo...se non funziona potrei provare a somministrare una neurotossina che causi un dolore intenso per qualche minuto, anche a mente dissociata dovrebbe percepirlo...a quel punto mi collegherò alla sua mente e con una domanda lo guiderò verso il comprendere la sua stessa natura attraverso il dolore. Alla nascita la sorpresa e il dolore ci definiscono. Quindi adrenalina e neurotossina, dolorosa ma non letale. Dovevo obbligare quel ragazzo a nascere. Una volta sveglio sarebbe stato capace di sentire, e a quel punto si trattava solo di insegnargli.

    Non ero un esperto di veleni ma avevo diverse sostanze a disposizione e le istruzioni per sfruttarle per quel che mi serviva, anche se certo non avrei potuto mai applicare quelle conoscenze in combattimento. Decisi di combinare i due approcci. Calcolai rapidamente le dosi e i tempi per le sostanze, quindi spesi un'altra ora per memorizzare le tavole anatomiche (che già conoscevo, ma volevo averle chiare e precise in mente nel loro complesso, senza stare a indicare ogni singolo fascio muscolare) e le spiegazioni più elementari sul funzionamento dei nervi e dei muscoli. Una volta capace di ripeterle a memoria (almeno quella non mi mancava) mi sarei nuovamente approciato al mio paziente. Feci un respiro profondo, iniettai la sostanza che avrebbe agito in circa dieci secondi, quindi mi collegai con lui un secondo prima che iniziassero i sintomi.

    Con in mente la sua immagine disteso nel letto e le tavole appena memorizzate che continuavo a ripassare e ripetere, posi la mia domanda, cercando di guidarlo verso quella specifica informazione, forse aiutato dal dolore (posto che lo percepisse, magari anche attenuato). Ciao. Dissi. La mia domanda è: "Sei consapevole di essere fatto così? Di poter percepire qualcosa come questo dolore? Di poter aprire gli occhi con un atto di volontà e percepire un mondo molto più grande di questo vuoto? Le domande erano tutte molto focalizzate al concetto di sè, del nascere, dell'essere capace di uscire da quel mondo semplicemente volendolo. Nulla funzionava male nel corpo, quindi la mente doveva prendere le redini. Forse mi sarebbe costato qualcosa quel contatto, ma speravo fosse il pensiero ossessivo del ragazzo, delle tavole anatomiche con le spiegazioni e l'immagine di lui che si alzava, sveglio. Non potevo trasmetterle direttamente, ma magari tenendole in bella mostra lo avrei invogliato a prenderle.
     
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