Il prezzo del piatto

Per Rex

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  1. leopolis
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    «Non Tasaki-san, ma Tasaki-sama! – lo corressi ponendo una particolare attenzione sul fatto che ero proprio "sama", non "san". E che lui era proprio quello "san". In ogni caso Satoru rifiutò qualsiasi cosa gli volle proporre. Non so se lo fece per semplice educazione, perché si vergognava per qualche altro motivo e, a dirla tutta, questa cosa nemmeno m'interessava più di tanto. I convenevoli andarono come sempre per il verso giusto: il ragazzo si lavò, si diede una sistema e quindi partimmo. Ovviamente, come avevo già presupposto, il ragazzo in questione pensò bene di farmi una valangata di domande su tutto quello che concerneva la missione ed era giusto. Alla fine dei conti era anche giusto: anche io volevo sapere tutto ciò che concerneva quella missione. In ogni caso, ovviamente dopo aver preso un bel po' di fiato, gli diedi una risposta a tutti i suoi interrogativi: - «Curiosa? Beh, è dire poco. Alla fine dei conti non so proprio cosa abbia di così prezioso quel piatto. Tu che ne pensi? Alla fine dei conti un piatto è un piatto...» – "a meno che non abbia qualche potere speciale..." - «Io combatto in stretto corpo a corpo con le mie spade. Se parli di armi, credo che siano le katane e no, nel Paese dei Demoni non ci sono mai stato. Perciò non ho la più pallida idea di cosa ci possa aspettare lì. » – Anzi... qualche piccola idea ce l'avevo pure, ma non mi andava proprio di dirla a quel Satoru Kusano. Anche perché non volevo affatto spaventarlo: sembrava così giovane e ignaro dei pericoli che potevamo trovare davanti a noi su quella strada!

    In ogni caso, cari amici, dovete sapere che il nostro viaggio fino al lontano Paese dei Demoni, a recuperare un oggetto che venne perduto nel Paese del Vento, andò senza moltissimi problemi. Certo, viaggiare per terra e per mare al fine di raggiungere quel lontanissimo Paese non era così facile come potevo pensare a prima vista. Più che per me, però, mi preoccupavo per tutto ciò che riguardava il ragazzo che mi trovavo a fianco: era abituato a questo tipo di viaggi piuttosto lunghi? Oppure no? Come l'avrebbe presa quel viaggio? Speravo, in ogni caso, che ce l'avrebbe fatta: alla fine dei conti, essere ninja significava anche viaggiare sino ai territori e luoghi più lontani. Non andavamo di fretta e per questo arrivammo a destinazione in circa 3 giorni (un po' meno in realtà). E solo perché non volevo sovraffaticare il ragazzo costringendolo a tenere il mio stesso passo ci fermammo 2-3 volte per mangiare e dormire: il sonno nella sua età era terribilmente importante. Quando alla fine arrivammo a destinazione, ci fermammo in una piccola locanda non molto distante dal monte Tetoyama. Cosa aveva di così speciale quella locanda, chiederete voi? Beh, niente. Semplicemente era una delle poche locande vicino al Monte Tetoayama e per giunta anche era una locanda economica. "Eh, ma cosa c'entra che fosse economica?" E invece c'entra, perché da bravo chunin caposquadra ho preso una stanza per due persone, con un bel letto matrimoniale (di altri non ce n'erano!) al centro, un tavolo e tutte cose così, per vivere. Pagando tutto di tasca mia, ho anche scelto la stanza perché alla fine dei conti dalla finestra sul lato si poteva vedere benissimo il monte Tetoyama stesso... Ed era un gran vantaggio strategico per diversi motivi. Innanzitutto, in questo modo potevamo vedere il monte stesso e anche se i pendii del monte erano un po' lontani (2 chilometri circa), osservarlo ci avrebbe fatto comodo per capire se c'erano delle posizioni nemiche lì. Insomma, se era un piatto così importante da inviare addirittura un chunin e un genin a recuperarlo, si poteva anche pensare che vi fosse qualcun altro interessato a quell'oggetto. Ma chi?
    «Tu mangi la carne o sei vegetariano?» – chiesi al ragazzo mentre sistemavo le mie spade davanti alla finestra. - «E che ne pensi di quel monte? Riusciamo a scalarlo? Mi sembra di vedere qualche parete piatta... Sai come camminare sulle pareti, no?» – Dopo che mi avrebbe risposto, sarei sceso giù a prendere gli alimenti da mangiare. Ovviamente mi sarei preso del pesce con il riso, che era la cosa più buona a quel mondo per me. Per quanto riguardava il tizio che avevo vicino, invece, gli avrei preso quello che avrebbe desiderato: frutta e verdura se era vegetariano; carne e patate se era normale. Poi, SE mi avesse detto che non sa il chakra adesivo, il che poteva rendere quella scalata decisamente più difficile del previsto, gli avrei chiesto: - «Ma davvero? Non te lo hanno insegnato nell'Accademia? Beh, fidati non c'è niente di difficile. Tutto ciò che devi fare è creare un piccolo cuscinetto di chakra sotto la pianta del piede, conferirgli delle proprietà adesive e basta. La cosa più difficile è camminare... Anche stare con la testa in giù è più facile: devi solo concentrare un po' più di chakra e rafforzarlo. Però, se vuoi camminare su una superficie verticale oppure con la testa in giù devi equilibrare bene il chakra spostandolo tra i piedi: nel momento in cui stacchi un piede dalla parete e solo l'altro resta incollato alla parete, quest'ultimo deve supportare il peso di tutto il corpo.» – Poi avrei guardato la parete della stanza: era in legno, fievolmente illuminata solo da una candela così-così. - «Puoi esercitarti su queste pareti. Partiamo domattina all'alba. Non perdere troppo tempo però che hai bisogno di dormire. Sù" Prova!» – Avrei incoraggiato il ragazzo. Se questi avesse iniziato a provare, gli avrei iniziato a dare dei consigli. Tipo "no, di più su un piede", "cerca di concentrarti", "prova prima semplicemente a restare incollato alla parete" e così via.
    Dopo 2-3 ore di pratica, però, gli avrei fatto un cenno di andare a dormire. Ci aspettava un lungo giorno e lo volevo fresco.

     
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