Cuor d'Acciaio

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    La Locanda


    - II -






    Le considerazioni di Sho non erano certamente inaspettate, ma questo non voleva dire che le condividesse a pieno.

    Si, certo, hai ragione.
    Ma cavolo, guarda qua che attrezzatura, un conto e se troviamo un manipolo di persone a ronzarci attorno, qualcuno con un cavallo che cerca di trainarsi via il meteorite, o qualche maniaco come me che cerca dei nuovi materiali.
    Ma questo… ci hanno montato un centro di… ricerca, forse?
    Tutto attorno!
    No no, qua c’è qualcosa che non torna.


    Mentre Sho continuava a dirgli la sua, pur senza distrarsi, continuava a guardarsi attorno, cercando di carpire il possibile.

    Ah certo, certo.
    Ma mi chiedo, un meteorite che causa un cratere di queste dimensioni non dovrebbe essere troppo grande, di sicuro non grande a sufficienza da non poter essere spostato.


    A giudicare dalla tensostruttura infatti sembrava che il cratere non superasse i trenta metri di diametro.

    Non sono di certo uno scienziato, ma da un cratere simile non tiri fuori niente di più grande di un cavallo tipo.
    Certo, peserà qualcosa come otto volte tanto, ma non sarebbe comunque gigante.
    Va bene comunque, vai pure e se riesci portami qualcosa che sia almeno tiepida.


    Il paese, già da come era risultato ad una prima occhiata da parte di Sho, era quello di modesti montanari, basse pareti in legno e alti tetti in paglia, con spioventi ripidi adatti a difendersi dalla neve, un cerino mal messo sarebbe stato un disastro.
    Il ciottolato che teneva ferme le strade aveva qualche ciuffo d’erba ai lati, segno che la vita al villaggio non era poi troppo frenetica se i fili verdi riuscivano a ritagliarsi un loro spazio.
    Tuttavia, nonostante l’esiguo numero di case qualcuno per strada si vedeva, e da una rapida occhiata, essendoci molti adulti, era facile dedurre che qualcuno fosse di troppo o che qualche casa ospitasse più di un nucleo di persone che per la loro età sarebbero dovute essere indipendenti, anche perché nessuno portava un vestiario differente da quello che pareva essere comune in quei luoghi: pesanti kimono, dei jimbe morbidi e caldi e dei pellicciotti per coprire il busto, i più freddolosi, le donne per lo più, persino la testa.
    Alla locanda la situazione si sarebbe fatta certamente più accogliente che non all’esterno, l’alcool si sa, rende tutti più cordiali e il numero di persone presenti pensavano a riscaldare l’ambiente insieme ai camini.
    L’ingresso di Sho non venne notato praticamente da nessuno se non da quelli che erano in prossimità della porta che nel vederlo entrare non riuscirono a trattenere un sorriso divertito dal suo equipaggiamento tutt’altro che sufficiente per il clima di quella zona.
    L’oste lo seguì distrattamente con lo sguardo mentre si avvicinava, inquadrandolo come nuovo del posto, ma non proferì parola se non un cenno della testa.

    Beh se vuoi qualcosa per scaldar…
    AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH
    CHE COSA?!?


    Una risata spontanea e sentita che giunse così improvvisa da risultare del tutto inarginabile.

    Oh!
    Cervelloni!


    Disse verso un gruppetto di forse tre persone, non facilmente distinguibili in quanto sul fondo della sala.

    Vi siete portati anche i comici?
    Ahahahah!


    Il locandiere parve riprendere il controllo, prendendo un piccolo bicchierino e mettendovi all’interno un liquido giallo paglierino.

    Manda giù, tiri avanti per un giorno intero.
    Parola di Jiro.


    Strizzò l’occhio a Sho lasciandolo bere senza disturbarlo.
    Il liquore era discretamente buono, ed il sapore che richiamava l’aria che si respirava all’esterno lasciava pensare che fosse fatto con erbe locali.

    Sei nuovo di qui sembra, una rarità.
    Quantomeno fino a quando non è piovuto quel sasso.
    Non so chi ci sia interessato questi tipi sono arrivati dopo che abbiamo chiesto aiuto all’accademia, da un primo esploratore fino alla troupe al completo, in qualche mese hanno portato un sacco di soldi al villaggio, da allora è un via vai continuo.
    Anche se qui il denaro conta fino ad un certo punto, viviamo per la maggiore di ciò che ci da la natura, ma se non altro i soldi possiamo usarli ovunque.
    Gli ospiti non puzzano mai per la gente solitaria dei boschi, ma secondo qualcuno questi iniziano ad avere un certo odore.


    Disse l’ultima frase sporgendosi verso lo shinobi, quasi in confidenza, di sicuro difficilmente udibile da qualcun’altro nel trambusto.
     
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