L'attacco dei Tengu

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    Monte Corvo


    -I-






    Tutto si poteva dire della vita da ninja, ed in particolare quella di Hokage, ma proprio quando aveva qualche minuto e riusciva ad affacciarsi alla finestra del suo studio riusciva ad apprezzare quei momenti di pace come un dono divino.
    Il sole invernale faticava a scaldare la via principale sulla quale dava la sua finestra, ma il cielo terso e il tepore dello studio davano l’impressione delle più terse giornate primaverili.
    A guardare i vecchi alberi, curati con sapienza e maestria in modo da sembrare giganteschi bonsai che crescevano tra le case senza disturbarle, e i bambini che ci giocavano sotto neanche sembrava che quella fosse una sottilissima bolla dentro ad un mondo in guerra.
    Aveva sempre l’impressione che distogliere lo sguardo da quell’immagine o muoversi di scatto l’avrebbe distrutta per sempre, per cui era raro che quando si soffermasse alla finestra non vi rimanesse meno di qualche minuto.
    Ma l’imprevisto era dietro l’angolo, precipitò, si schiantò sul vetro e rompendolo si adagiò sul pavimento: un tengu.

    Ma che cazzo!

    Aveva scattato indietro evitando di prendersi il pennuto in faccia ed aveva notato che il suo volo era si scattante ma incerto, dovuto probabilmente a qualche ferita nascosta tra le penne, a giudicare dal fiatone e dal becco intaccato di recente.
    Non ci fu bisogno di un medico, un buon mix di tonici aiutarono la creatura a riaversi, non lo aveva riconosciuto immediatamente ma non era un tengu qualsiasi, apparteneva al grande clan che aveva stretto un patto con Itai.

    Itai!
    Sta bene?!?


    Il tengu scosse la testa allontanando l’ultimo rimasuglio di intontimento per poi riprendere fiato.

    Non posso parlarti di lui.
    Ma non è per quello che sono qui.


    Un battito d’ali che scompigliò mezzo studio e l’umanoide fu nuovamente in piedi.

    Tsubasa Hagane è il mio nome.

    Si presentò con un inchino che Raizen ricambiò, presentandosi a sua volta.

    Raizen Ikigami.

    Si concesse poi uno sgarbo, dopotutto era luiquello a cui era stato sfondato il vetro.

    Ma prima di continuare.
    Perché non puoi darmi risposte riguardo Itai?


    Inspirò, contrito.

    Ci è stato espressamente proibito... da lui.

    L’Hokage annuì costringendosi a cedere.

    Dimmi allora, cosa ti porta qui.

    Il tengu non abbandonò la sua posizione, portando una mano al petto.

    Una richiesta d’aiuto nobile Hokage.
    Da tempo immemore siamo legati a questo villaggio, addirittura uno dei suoi clan fondatori secondo la leggenda ha un legame di sangue con noi.
    I nostri protettori però sono da tempo lontani dalla nostra voce e nessuno dei firmatari del contratto è raggiungibile dalla nostra voce.
    Non sapevamo chi scegliere, e abbiamo scelto le persone più vicine ai nostri storici alleati.


    La Montagna si sedette dietro la scrivania.

    Mettiti pure comodo e raccontami cosa succede.

    La creatura prese posto dinnanzi a lui, nella sedia solitamente utilizzata dagli ospiti, ma non si sedette normalmente, bensì ci si appollaiò, cosa che stupì Raizen solo inizialmente, dopotutto erano in parte volatili, sarebbe stato più strano vederlo sedersi normalmente.

    La nostra terra è presa di mira da un cospicuo numero di samurai, cercando di entrare nelle nostre terre già da qualche settimana, temo che qualcuno abbia rivelato loro alcuni dei segreti delle nostre terre.

    Ed immagino che siano li a cercare qualcosa ma tu non possa dirmi cosa sia.

    Il Tengu si fece pensieroso, ma la sua risposta tardò ad arrivare per questo fu Raizen stesso ad incalzare.

    Va bene, immagino che anche voi abbiate i vostri segreti, ma temo che più in là potrebbe essere necessario accennarmi qualcosa, per cui credo dovrai parlarne con chi di dovere e cercare di convincerlo.
    Proviamo a saltare questo punto e procediamo.


    Hagane annuì.

    Saprà certamente che raramente abitiamo luoghi facilmente raggiungibili e come la stragrande maggioranza delle creature anche noi non facciamo eccezione.
    Il Monte dei tengu è ben protetto… ma la sua valle no.
    Non possiamo infatti estendere una così forte influenza ad territorio così ampio, ciò non toglie che sia per noi un luogo sacro da sempre inaccessibile se non sotto nostra concessione.
    I samurai non lo accettano, vorrebbero conquistarlo e a noi non resta che difenderlo con ogni mezzo.


    Fissò Raizen per lunghissimi istanti.

    Persino richiedere aiuto.

    La Montagna si levò.

    Verrò io stesso allora.

    Il tengu trasalì.

    Lei Hokage?!?

    Si, esattamente.
    Il vostro non è solo un problema da combattere con la forza, si tratta di difendere dei confini, ed il modo migliore per farlo è la politica.
    Ed al momento non ho nessuno che possa esprimersi in mia vece riguardo simili temi.


    Indossò l’equipaggiamento da missione.

    Certo prima è sempre buona educazione riempire un vassoio con i denti degli invasori per una proficua trattativa.

    Il mezzo rapace annuì e dopo aver poggiato una mano sulla spalla di Raizen attivò un richiamo inverso ed i due si ritrovarono a Monte Corvo.
    Il richiamo li aveva portati in quella che sembrava una piccola piazzola a strapiombo sul nulla più assoluto.

    Oh, vero.
    Volate.


    Disse mentre si ritraeva.
    Monte corvo era ciò che erano i Tengu: una via di mezzo, i massicci picchi a strapiombo erano costellati di quelle che parevano essere piccole abitazioni, ma non somigliavano troppo alla tipica abitazione umana, erano circolari, somigliavano in un certo senso a Kumo nell’ideologia ma era palese che la necessità fosse quella di unire il comfort di un piccolo nido alle comodità che un abitazione umana poteva fornire.
    Fini rametti diventavano quindi grossi rami e travi e piccole pagliuzze diventavano fascine o tappeti d’erba che componevano tetti ben isolati contro le rigide temperature di un luogo sicuramente parecchio in alto vista la leggerezza dell’aria.
    Ma per quanto quella fosse la tipologia di abitazione principale si potevano notare case differenti, più elaborate in cui erano distinguibili tegole e finestre, per quanto non potessero mancare elementi dissonanti come l’ingresso composto da un trampolino nel vuoto.

    Incredibile.
    Ho stretto un alleanza con i draghi, ma essendo la differenza di stazza considerevole come anche la fisionomia è difficile stupirsi del loro modo di abitare.
    È tutto troppo diverso per essere anche solo accostato… qui invece è tutto così simile da essere tutto nuovo!
    Ah!


    L’Hokage sapeva essere ben più curioso di quanto potesse essere normalmente un adulto della sua età, e non faticava a mostrare l’entusiasmo.

    Dovrà saziare la sua curiosità più tardi temo, purtroppo non siamo qui in visita di cortesia.

    Certamente.

    Rispose senza remore.

    Fai pure strada, mi muoverò a salti quando possibile, ma se le guglie saranno troppo lontane temo dovrai offrirmi una zampa Hagane.

    Il Tengu annuì nonostante non ci sarebbe stato bisogno del suo aiuto, pochi misurati salti, a cui dopotutto Raizen era avvezzo essendo il modo più comodo per attraversare il villaggio quando si era di fretta, sarebbero giunti al punto più alto del lussureggiante villaggio.

    La dimora di Sojobo, immagino.



    Hagane annuì e gli fece un cenno indicando l’ingresso.

    Sojobo-Sama!
    Non crederà ai suoi occhi!


    Il saggio tengu distolse lo sguardo dalla finestra, voltandosi verso i due e lasciando intravedere l’intera vallata dall’imponente apertura.

    Raizen!

    Il tengu gli si avvicinò, stringendogli una mano.

    Ho sperato, ma non pensavo avresti risposto in prima persona!

    I due si conoscevano da tempo, grazie a Itai infatti avevano condiviso qualche battaglia, Sojobo non era mai stato troppo entusiasta di Raizen in realtà, lo reputava forse irruento, ma evidentemente la sua forza e la necessità adesso gli davano una nuova visione del kage.
    O magari lo reputava realmente maturato?

    La situazione non è tragica, ma potrebbe precipitare rapidamente.
    Hagane immagino ti abbia già illustrato grossolanamente quanto sta succedendo.
    Non abbiamo potuto indagare sui reali motivi degli attacchi dei samurai, ma abbiamo visto e provato che hanno ottime armi, antiche quanto l’arte necessaria a produrle, e temiamo che siano qui per la materia prima: l’acciaio gioiello.


    Il colosso parve dubbioso, lui stesso non sapeva dell’esistenza di tale materiale, il che era abbastanza strano visti gli anni di esperienza non solo nella costruzione ma anche nella ricerca di tali manufatti.
    Accanto a lui Hagane aveva la stessa espressione, contrariamente a lei il suo leader non aveva avuto dubbi ne esitazioni a rivelare quelle informazioni a Raizen.

    Non so chi li abbia messi al corrente, ma pare lo vogliano a tutti i costi.
    Abbiamo due problemi però.
    Non è qualcosa da affidare alle prime mani che capitano e l’unica zona ancora produttiva si trova nel cuore di un luogo per noi sacro.
    Ed in parte è sacro anche per le proprietà di quell’acciaio.
    Il monte è il punto più alto del territorio ma è l’unica parte realmente inaccessibile, il resto della valle è delimitata solamente dai Torii che usiamo per creare un perimetro in grado di informarci riguardo chi entra nella valle.


    Raizen si avvicinò alla finestra cercando di guardare al di sotto per trovare un punto di riferimento che potesse rendere le parole di Sojobo un po' più concrete, ma sotto di lui si stendeva unicamente un mare di nuvole.

    Si, noi possiamo vedere oltre di esse, ma da sopra, ne da sotto per qualcuno che non appartenga alla nostra razza è possibile farlo.
    È lei a proteggerci, cercare di camminare al suo interno farebbe perdere sempre e comunque l’orientamento.


    Capisco.

    Incrociò le mani dietro la schiena e rimase in silenzio qualche secondo.

    Mi servirà una mappa della zona delimitata dai torii, dobbiamo sapere se ci sono punti maggiormente accessibili per loro o passaggi che potrebbero essere sfruttati a nostra insaputa.

    Era ora di innalzare qualche difesa.




    [Paese del Ferro]

    Alla locanda per Tasaki non fu difficile identificare il suo uomo, per quanto quello fosse il paese dei samurai infatti erano ben pochi ad averne il nobile portamento, e l’unico uomo che non sbraitava e si dimenava era un uomo canuto, con più anni sui capelli che non sulle spalle a giudicare da quanto erano dritte e larghe.
    Sedeva da solo ad un tavolo ed aveva davanti a se solamente una bottiglietta di sakè fumante, due piccoli bicchierini e dello tsukemono di daiko.
    Appena Tasaki varcò la soglia fu l’unico a dedicargli attenzioni facendogli un posato cenno con la mano ed indicandogli il posto libero davanti a lui.

    Buongiorno, ninja.
    Il mio nome è Minamoto Takakage.


    Fece un leggero inchino.

    So che Oto non è distante da qui, ti ho fatto comunque preparare questo piccolo spuntino, a breve dovremmo rimetterci in viaggio.
    L’urgenza ha fatto mobilitare gran parte delle nostre forze.


    Quando Tasaki si fosse sistemato avrebbe continuato ad esporre le sue informazioni.

    Pensavamo che saremmo stati in grado di spostarci da qui tutti insieme, ma la scarsa rapidità di risposta dell’accademia ci ha obbligato a muoverci senza di te.
    La nostra destinazione è il paese del fuoco, purtroppo non abbiamo fatto in tempo a rettificare il punto d’incontro, mi dispiace.
    Quando sarai pronto ci metteremo in viaggio, col giusto passo dovremmo passare solamente questa notte all’esterno.


    Appena Tasaki avesse finito il suo modesto piatto, offerto da Minamoto come se campasse solo di quello, il samurai si sarebbe messo in piedi, aveva una postura particolare quanto stranamente maestosa.
    Non si poteva dire che fosse un uomo imponente, arrivava al metro e settanta a fatica, ma i suoi piedi erano così saldi a terra che nonostante lo si guardasse dall’alto era impossibile sovrastarlo con lo sguardo.
    Era un uomo potente, ma il suo chakra avrebbe rivelato ben poco, i suoi indumenti pare lo aiutassero non poco a mantenere i suoi segreti.
    Il viaggio fu semplice, riscendere verso sud avrebbe permesso a Tasaki di assaporare il tepore che mano a mano si dava il cambio col rigido clima del ferro, fino a lasciare spazio al mite inverno del paese del fuoco, cosa che comunque non gli avrebbe impedito di sentire il bisogno di una coperta per la notte, gentilmente offerta da Minamoto che la teneva in un grosso zaino che oltre a quella pareva contenere il necessario per non sentire i morsi della fame durante il viaggio.
    Certo non sarebbe stato semplice accorgersi quando avrebbero varcato il confine, anche perché il loro punto d’arrivo era poco oltre, ed in mezzo ad una selva di profonde vallate in grado di far perdere ogni riferimento ai novizi della zona.
    Nel bel mezzo di una piccola radura avrebbero trovato il loro punto d’arrivo: un accampamento di una decina di tende in cui si respirava un aria fin troppo strana, non c’era tensione o il classico clima di una guerra, ma serpeggiava, al contrario, la speranza.
    O almeno quello sembravano affermare i volti dei samurai.
    Nella più spaziosa delle tende era stato predisposto un tavolo a cui era stata appuntata una cartina della zona: una stretta vallata di cui erano stati evidenziati una decina di punti che parevano essere i passi d’accesso alla stessa, su di ognuno compariva il kanji di Torii i grandi accessi che delimitavano i luoghi sacri.

    Tasaki, giusto?

    Nella tenda erano presenti cinque uomini ma l’unico a parlare fu quello seduto e con l’armatura più rifinita tra tutti, un generale, o comunque un uomo di potere visto il ruolo centrale che aveva in quella scena.

    Si, mio signore, dal villaggio accademico di Oto.

    Abbiamo richiesto un ninja specializzato nelle incursioni, sai darci una mano?

    Indicò la mappa mentre poneva quella domanda a bruciapelo, indicando la mappa con un movimento della mano.


    (punto verde tu, punti rossi i torii)

     
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