La Bilancia NeraQuest C

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    La Bilancia Nera


    Chapter I - Accademia








    Oh ritornerò in Accademia. Esclamò in faccia al funzionario, con la busta tra le mani e il suricato che allungava il proprio collo verso l'ospite, all'uscio della sua umile dimora.
    Chiusa la porta alle sue spalle, si mise comodo sul divano e iniziò a leggere la comunicazione ricevuta, lunga giusto un paio di righe, sufficienti per informarlo sul luogo, giorno e ora dell'appuntamento.
    Decise di partire alle prime luci dell'alba del giorno successivo, con tutta calma.

    [...]

    Raggiunse il cortile privato dell'Accademia di buon ora, in perfetto orario, baldanzoso e pronto a conoscere i suoi compagni di viaggio, quei famosi ninja con cui condivideva il titolo di migliore Genin.
    Lo aveva saputo dagli anziani del suo villaggio, da cui si era recato per ricevere ulteriori istruzioni. Masayoshi non era un Genin come un altro. Era un Jinchuuriki, l'unico a Suna per giunta. Gli anziani si raccomandarono con lui di comportarsi bene, di non fare nulla di insensato e di tornare a casa con tutti gli arti.  E lì aveva saputo di essere l'unico ninja proveniente dal Paese del Vento.
    Sono il più forte Genin di Suna. Fu quello il suo pensiero quando, sotto ai raggi del sole, mitigato da un vento quasi primaverile, si mostrò ai presenti con un sorriso a trentadue denti.
    Per l'occasione aveva deciso di indossare un semplice pantalone largo, utile per facilitare i movimenti, e una felpa rossa al cui centro era raffigurato un suricato. Una lunga sciarpa di lana copriva il suo collo e parte del suo viso. La scimitarra ciondolava dietro la sua schiena, assicurata al corpo mediante corde robuste. Non si era risparmiato con le protezioni: oltre al corpetto in cuoio, su ogni arto superiore era applicata una benda rinforzata.

    Fudoh! Esclamò, quando vide il barbone avvicinarsi a lui dopo averlo riconosciuto grazie alla sua chioma bicolore, rossa e bianca. Nonostante se ne fossero date di santa ragione, per il divertimento di alcuni tristi ricchi mecenati, tra i due esisteva un legame di amicizia. Strinse con forza la sua mano callosa.
    Tutto bene, tutto bene. Fa sempre freddissimo qua. Per uno come lui, nato e cresciuto nel deserto, dieci gradi era una temperatura da polo nord. Questa volta ti guarderò le spalle. Tu cosa mi racconti? Chiese, mentre il suo sguardo si posava su Hebiko e su una specie di sacerdotessa in meditazione.

    Ah! Non volevo essere scortese ma dovevo salutare Fudoh-san..io sono Masayoshi Shokuto, di Suna. Avrebbe esclamato verso la ragazza otese, agitando la mano a mò di saluto.

    [...]

    Quando tutti i Genin giunsero nel cortile interno dell'Accademia, la sacerdotessa che era rimasta in disparte rivelò il suo vero talento. Per un momento, dopo aver scartato l'opzione musicista per via dello shamisen, il ragazzo dai capelli bicolore pensò si trattasse di una poetessa, ma si sbagliava, infatti, a giudicare dalla rapidità con cui estrasse la katana per tagliare un fiore in caduta, la donna doveva essere una kunoichi di livello molto alto. La lama si mosse nell'aria invisibile e silenziosa. 
    Con gli occhi fissi su di lei, la vide alzarsi da terra e avvicinarsi a loro, con quella grazia ed eleganza che facevano da copertura a una possibile assassina di professione,.
    Si presentò a loro, annunciando il luogo della missione: Inochi no Mori, Paese dell'Orso, distante chissà quanto da Suna.
    Spero non faccia freddo. Pensò, strofinandosi le braccia.
    Posò lo sguardo dove il gracile arto della ragazza indicò. In un angolo del cortile, uno affianco all'altro, vi erano sei zaini colorati, stracolmi, con provviste militare, mappe e un machete da usare in loco.
    Provviste...militari. Inorridì al pensiero di dover mangiare cibo scatolato. Lui si cibava solo di scorpioni rossi, carne di cammello e altre prelibatezze dell'Anarouch. Il machete passò in secondo piano.
    Il motivo del loro viaggio fu finalmente rivelato. In quelle lande cresceva un legno prezioso, costoso più dell'oro, utilissimo per creare sia armi sia oggetti e grazie alle relazioni diplomatiche l'Accademia si era garantita volumi di scambio molto elevati. Scambi che si erano interrotti in modo brusco e senza motivi chiari.
    Il loro compito era andare lì e provvedere a ristabilire le attività.

    Tra barboni e profughi vi erano personaggi "illustri", come Hebiko Dokujita, la ragazza che aveva salutato qualche minuto prima, consigliera di Oto. La squadrò con i suoi occhi smeraldo. Doveva essere molto forte per ricoprire quel ruolo da semplice Genin. Sarebbe stata lei ad occuparsi di eventuali trattative, anche se non sembrò contenta di ricevere tale onore.
    Urca, è piuttosto lontano. Si lasciò scappare quando udì dei sette giorni di viaggio. Non era contrariato per tutti i chilometri che avrebbero dovuto percorrere a piedi, tutt'altro, in tutti quei giorni avrebbero potuto socializzare e creare un gruppo affiatato. A un rapido sguardo, sembravano tutti tipi nella norma, professionali sul campo e amichevoli nei momenti di svago. Ad Higami, alle porte del bosco in cui cresceva il cosiddetto legno vivo, li avrebbe attesi un contatto accademico. 


    Giunto il momento delle domande. Masayoshi udì le perplessità d Fudoh-san e di Hebiko-sama. C'erano dei punti oscuri in quella storia e non era stato il solo a notarli. 
    Qualche dubbio lo ho anche io. Si grattò il capo, cercando di fare mente locale sulla marea di perplessità che affollavano la sua mente.  Lei ci dice di recarci là e indagare, ma l'Accademia ha già un contatto ad Hi...Hi..Higami. Riuscì a ricordare il nome del villaggio. Costui non è riuscito a dirvi cosa sta accadendo là di preciso? Siamo sei Genin, nemmeno scarsi ho saputo. Secondo me, si ha  già un idea di quale nemico potremmo incontrare là. Kurotempi? Veterano? Cremisi? Può dirci qualcosa di più? Per essere un Genin, ne aveva passate parecchie. Forse era l'unico ad aver avuto a che fare con i Cremisi, il Veterano e i pazzoidi dei Kurotempi.
    Ripensò ai machete. E perché i machete, se posso chiedere. Grazie. Ringraziò, incrociando le braccia al petto.

    Quando il briefing sembrò terminare, un uomo anziano apparve davanti ai loro zaini.
    Aveva il volto di un centenario ma i suoi occhi era vispi e attenti. Si avvicinò, consegnando loro delle lettere da aprire solo nel caso...in cui si sarebbero dimenticati chi fossero.
    Masayoshi trattenne a stento una risata. Il Rokubi sarebbe stato ben felice di ricordargli i terribili avvenimenti della sua "splendida" infanzia.
    Dimenticare qualcosa era possibile, ma perdere coscienza di se stesso, con un demone dentro di sé, era pura follia. Per lui, ovviamente.
    Ad un occhio esperto, in un luogo dove era facile perdere i ricordi e la propria identità, Masayoshi poteva rivelarsi una bomba ad orologeria.
    Prese la sua lettera e la inserì nella tasca del pantalone, in attesa di ricevere il suo zaino.
    Avrebbe voluto chiedere molte cose, ma lla Vipera di Oto lo anticipò, vomitando sul vecchio tutti i suoi dubbi. il Genin annuì ad ogni domanda.
    Perché essere così misteriosi. Secondo Masayoshi, gli anziani di Suna avrebbero bestemmiato in Anarouchese antico se avessero saputo di quel briefing così misterioso, ma forse loro ne sapevano di più e se avevano dato il loro lasciapassare, seppur con difficoltà, significava che il Jinchuuriki sarebbe stato in grado di portare a casa la pelle.

    [...]


    Terminato il briefing, udì le raccomandazioni della consigliera di Oto, con molte probabilità capoteam della spedizione. Masayoshi si sentiva negato ad assumere ogni posizione di leadership, perciò non avrebbe reclamato alcunché, attendendo l'inizio del viaggio.








     
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